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Incantesimo Di Mezza Estate
Incantesimo Di Mezza Estate
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Incantesimo Di Mezza Estate

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Fanculo. Quell’affermazione faceva riflettere.

L’energia sortiva l’effetto opposto su di me. Mi rendeva irrequieto. Come se dentro di me ci fosse un animale in cerca di una preda. Come se finalmente la possibilità di mutare fosse alla mia portata, e avessi un margine di errore sottile come un laser. Quell’enigma, scritto in una lingua dimenticata all’interno della scatola, avrebbe potuto essere l’ultima possibilità del tuono di spezzare l’incantesimo.

Più a lungo fossimo rimasti nelle nostre forme umane, più ci saremmo indeboliti. Era diventato difficile acquisire l’oro e i gioielli di cui avevamo bisogno per proteggerci. Erano secoli che vegliavamo sulla Summerland Valley, e di recente eravamo stati colpiti a tradimento, accecati da una minaccia che non eravamo riusciti a vedere, ma che stava proprio sotto il nostro naso.

Per anni, nella valle, c’era stato un drago ribelle. Non era un membro del nostro tuono, e avevamo pensato che non ci fossero altri draghi oltre a noi nel Nord America, finché non si era mostrato. Jerry, questo il suo nome, si era reso responsabile di un omicidio e della distruzione della casa di Nora, andata completamente bruciata. Lo avevamo ucciso prima di scoprire se stava lavorando da solo.

Se il tuono non fosse riuscito a risolvere quell’enigma, non saremmo più stati in grado di difendere la valle. Avremmo perso tutte le nostre conoscenze.

«Ovviamente è un fottuto casino. Il nostro destino ci è stato consegnato a mano da Nora Whynot» ringhiò Rafe. «Da Nora e dall’altra nipote...»

«Monique» lo corressi.

Rafe sbuffò. «La scatola è qui da quando ci sono Nora e Monique. Sono loro che bloccano l’energia di cui abbiamo bisogno per decifrare il codice.»

Tanner scosse la testa. «Nora non può cambiare ciò che è scritto in questi libri. Tutti sanno che è un’incantatrice da quattro soldi. Non c’è niente, nei grimori, che faccia riferimento a quel messaggio. E ricorda che lei non può influenzare questa cosa, non sa che questi libri esistono.»

«Magari ha lanciato un altro incantesimo.» Rafe strappò il libro a Tanner. Sfogliò troppo velocemente le pagine delicate, e la sua frustrazione aumentò quando non trovò quello che stava cercando. Quando alzò lo sguardo, i suoi occhi erano selvaggi. «E se non funzionasse?»

La paura non si addiceva al nostro tuono.

«Funzionerà» gli assicurai. Non avevo modo di sostenere quell’affermazione, ma i ragazzi si erano fidati di me per secoli. Erano rimasti con me, intrappolati nelle loro forme umane, per cinquant’anni, finché non era emerso un nuovo leader tra i draghi. «Gli incantesimi e le leggende funzionano in modi che fatichiamo a comprendere. Potremmo dover ricorrere ad alcune delle nostre sacre reliquie...»

Quell’idea fu interrotta da un colpo alla porta, che si aprì senza invito. Non fu una grossa sorpresa trovare Nora dall’altra parte. A parte le Whynot, nessun essere umano che viveva a Summerland aveva mai trovato ospitalità nelle nostre caverne. I nostri concittadini conoscevano solo la leggenda secondo cui i draghi una volta proteggevano la Summerland Valley.

«Non è un buon momento, Nora.» Tenere per me la mia irritazione richiese uno sforzo. Se fosse stata solo lei, non le avrei concesso quella cortesia. Ma non era venuta da sola. C’era Monique alle sue spalle.

La donna che aveva svegliato il mio drago.

«Chance si sta comportando educatamente. Non è mai un buon momento, Nora» aggiunse Rafe, fissando la donna minuta. «La maggior parte delle persone aspetta di essere invitata prima di irrompere in una stanza.»

Nora alzò gli occhi al cielo. «Scusate se ho interrotto gli affari segreti dei draghi. Ma potrei morire aspettando un invito da parte vostra.»

«Nonna» disse Monique a denti stretti. «Forse è meglio se ce ne andiamo.»

«No.» Ero troppo consapevole degli sguardi compiaciuti del mio tuono mentre camminavo verso le signore. Monique, che somigliava tantissimo a sua sorella pur essendo più raffinata – no, sobria – aveva acceso un fuoco dentro di me. E il mio drago mi implorava di alimentare le fiamme. «A cosa dobbiamo questo onore?»

Nora agitò la mano. «Chance Drake, non provare ad ammaliarmi.»

“Non ci penso proprio.”

Cazzo, il mio drago non mi parlava da decenni. Dissimulai la mia sorpresa.

Non potevo lasciare che quella donna mi prendesse alla sprovvista. E non potevo mostrarmi debole con il mio tuono. Per la prima volta in una generazione, avrei dovuto attenermi agli ordini di un altro drago. Sarei morto, per mio fratello, ma prendere ordini da lui avrebbe potuto spezzarmi. «Non sperarci troppo, Nora. A cosa dobbiamo la tua visita?»

Lei raddrizzò le spalle. Aveva capito che c’era in atto uno scontro di potere. «Mia nipote se ne stava tutta imbronciata nella sua stanza, di sabato sera, e questa caverna è piena di bellissimi draghi single, che oltretutto sembra non si stiano divertendo. Devo lanciare un altro incantesimo...?»

«No!» rispondemmo tutti all’unisono.

Nora ridacchiò. «Avete una giovane donna bella e annoiata sotto il vostro tetto. Non incolpate me se il vostro incantesimo d’amore non ha funzionato.» Si avvicinò al tavolo. «Come ve la cavate con la scatola?»

Nora aveva percepito che qualcosa non andava nel momento in cui era entrata nella stanza. Poteva far schifo come incantatrice, ma sapeva leggere l’energia.

«Ci hai trafficato prima di donarcela?» chiese Jax.

«No.» Nora indietreggiò, la fronte aggrottata. «Gli incantesimi rispondono all’energia, ed è per questo che non sempre vanno come uno spera. È la vostra energia che li guida.»

«Quindi stai dicendo che è la nostra fortuna di merda a impedirci di mutare?» chiese Rafe. «Questa scatola avrebbe dovuto spezzare l’incantesimo.»

«È possibile.» Nora sospirò. «Se attribuite alla reliquia troppo potere, potrebbe accorgersene. Lo sa. Ricordate, il potere è dentro di voi.»

«Va bene. Ma l’incantesimo dovrebbe essere in uno di questi libri.» Tanner sfogliò le pagine. Alla faccia del mantenere segreti i nostri grimori alla vecchia incantatrice. «La leggenda vuole che questa reliquia contenga il codice che ci consentirà di proteggere la Summerland Valley per le generazioni a venire.»

«Avete bisogno di aiuto per decifrarlo?» chiese Nora.

«No!» rispondemmo di nuovo all’unisono.

“Lasciala parlare” mi avvertì il mio drago. Cazzo, ora che il bastardo sfuggente e pieno di scaglie si era svegliato, voleva mettere in discussione tutto.

“Hai ragione, dannazione.”

Lo assecondai. E che cazzo. Avevo già perso il mio ruolo di alfa. Non avevo intenzione di perdere anche il mio drago. Mi rivolsi a Nora. «Credi che potresti aiutarci a leggere questo antico idioma?»

«Chance» disse Tanner sottovoce. «Che cazzo stai facendo?»

Scossi la testa. Per una volta, avrei ascoltato quello che aveva da dire la vecchia. E non era perché al mio drago piaceva guardare sua nipote. La magia di Nora era misteriosa, e forse stare al passo era il modo più semplice per procedere.

«Non riesco a leggere ciò che c’è scritto. Ho dato un’occhiata, ma non sono riuscita a cogliere nemmeno una parola. Solo sensazioni.»

«Nonna, stai parlando per enigmi» disse Monique. Era rimasta vicino alla porta. La nostra energia aveva praticamente alzato un muro tra lei e noi.

«Mia nipote deve imparare a credere nella magia.» Nora mi mise una mano sul braccio e fece un cenno in direzione di Monique. «Forse tu puoi insegnarle come.» Si voltò e andò verso la porta.

«E questo cosa ha a che fare con l’incantesimo?» le chiese Rafe.

Nora lo guardò di traverso. «Tutto.» Poi se ne andò.

Monique era sbalordita. «Mi dispiace» disse. Il suo sguardo guizzò tra la direzione presa dalla nonna e me. «So che può essere una donna difficile.»

Rafe si prese gioco di lei. «Non sai quanto. Dove diavolo sei stata tutti questi anni, comunque?»

«A studiare medicina.» Monique incrociò le braccia davanti al petto nel caso in cui quel muro di energia non fosse stato abbastanza per proteggerla da noi. «So che dipendete da questa scatola per cambiare qualcosa che vi riguarda, ma io non credo nella magia.»

Rafe alzò le spalle. «Sei tu che ti perdi qualcosa.»

Monique prese un respiro profondo e si fece coraggio. «Farò andare via la nonna da qui il prima possibile. Se preferite, possiamo trasferirci in un hotel. Resterò a Summerland solo finché non si sarà rimessa in sesto.»

“Falla restare” chiese il mio drago.

«No.» Ignorai lo sguardo di Rafe mentre mi avvicinavo a Monique. Magari non credeva nella magia, ma irradiava da lei. «Fate parte della nostra famiglia. Potete restare nelle caverne per tutto il tempo che volete.»

«Grazie.» Monique strinse le labbra per smorzare un sorriso. Non avrebbe permesso a se stessa di sentirsi a proprio agio con noi. «Cercherò di tenerla sotto controllo.»

A quel punto fu il mio turno di ridere. «È impossibile controllare Nora Whynot.»

«Come se non lo sapessi» rispose Monique ridacchiando. «Posso controllare ogni altro aspetto della mia vita, ma con la mia famiglia, beh, è un’altra storia.»

Interessante. Quella donna teneva alta la guardia, ma mi aveva appena rivelato parecchio. Si proteggeva nell’unico modo che conosceva.

«Spero che tu rimanga per un po’, Monique.» Il mio drago era pronto a ruggire. «Potrebbe piacerti, questo posto.»

Lei sospirò. «Mi piace già.»

E detto ciò, andò via.

Capitolo tre

Monique

«Puoi tornare a Nashville ogni volta che vuoi.» La nonna mi stava aspettando nel corridoio. Aveva lasciato la porta aperta quando era uscita, convinta che la seguissi. Avrei voluto farlo, ma qualcosa mi aveva fatta rimanere dentro la stanza. Il mio cuore svolazzava ogni volta che parlavo con Chance, ma dovevo lasciare che quella fosse solo una fantasia divertente.

«Nessuno ti trattiene contro la tua volontà. Può aiutarmi Sophie a trovare una casa» aggiunse quando non risposi.

«Non me ne andrò prima che tu ti sia sistemata.» Per quanto mi piacesse quel posto, avevo un po’ di nostalgia. Cecily mi aveva mandato un mucchio di foto. Il suo tour era terminato, e lei era nel bel mezzo di una grande festa in un bar sul tetto di un palazzo. Una festa piena di celebrità. La prossima volta sarai tu la mia accompagnatrice, aveva scritto.

Era sempre la prossima volta e mai la volta buona. Mi ero persa un sacco di feste a causa dei turni in ospedale, o perché ero troppo esausta anche solo per pensare di mettere il naso fuori di casa. E in realtà, quando ci andavo, volevo sempre filare via. Non avevo niente in comune con le persone presenti. Quella sera avevo un appuntamento con una bottiglia di vino e un libro – una volta tanto non un articolo scientifico – e non avrei fatto a cambio con nulla al mondo.

La nonna scosse la testa, tenendosi al passo con me mentre tornavo in camera mia. «Se tu dessi una possibilità a ciò che ti circonda, potrebbe piacerti.»

«Ho un lavoro e una casa in un’altra città» le ricordai.

«E sono entrambi vuoti, in questo momento. Voglio che tu rimanga. Sophie è entusiasta di averti qui. E penso che anche a Chance farebbe piacere averti intorno.»

«Ho paura ad avere un appuntamento con uno qualsiasi degli uomini di questa città. Quanto tempo è rimasta qui, Sophie, prima di sposarsi? Una settimana?» Scherzavo, ma la costante paura di essermi persa qualcosa, che di solito provavo per i selfie di Cecily assieme alle celebrità, era partita in quarta al pensiero del marito della mia sorellina. Non eravamo abbastanza in confidenza per scambiarci i dettagli intimi, ma dal modo in cui lei e Tyson si guardavano, potevo essere certa che le loro notti fossero tutto tranne che tranquille.

«Due settimane. Hai tempo per pianificare la tua fuga.» La nonna ridacchiò. «Vado in camera mia. Ho perso uno dei miei libri di incantesimi preferiti nell’incendio, e voglio rimetterlo insieme prima della celebrazione di Mezza Estate.»

«Puoi ordinarne uno nuovo?» le chiesi. La nonna era brava con la tecnologia, ma alcuni di quei vecchi libri erano fuori stampa. «Se vuoi te ne cerco uno quando torno in città.»

Lei scosse la testa. «Un Libro delle Ombre è una cosa molto personale. Non ce ne sono due uguali, perché è scritto dall’incantatore per l’incantatore stesso. È un diario, una storia personale della mia spiritualità.»

«Mi dispiace che tu l’abbia perso.» E, per la prima volta, mi sentii triste per non aver capito quel lato della mia famiglia. Fino a quel momento non mi avevano incuriosita granché quegli uomini concentrati su antichi testi, impegnati a cercare di decifrare il codice di un alfabeto morto da tempo. Forse c’era una traccia di verità, in tutto quel parlare di magia. Ma io avevo bisogno di qualcosa di concreto, per poterci credere. «Mi dispiace ancora di più di non averne mai saputo nulla fino a ora.»

Avevamo raggiunto la porta della stanza occupata dalla nonna. «Dai una possibilità a quell’uomo, Monique Louise. Smettila di preoccuparti delle cose che ti stanno aspettando a casa. Mentre sei qui, sii qui.»

Dopo quel discorso, la mia bellissima camera per gli ospiti mi sembrò claustrofobica. Ero lì, in montagna, e non ne stavo approfittando. Era una notte bellissima e limpida. Le giornate erano ancora lunghe, e il cielo era di quel blu brillante che compariva quando il sole si rifiutava di cedere il posto alla luna. Le sfumature arancioni erano come le cicatrici della battaglia, ma le stelle avevano avuto l’ultima parola, e già punteggiavano il cielo.

Quel posto era meraviglioso. L’aria limpida, il paesino nella valle che brillava sotto di noi. Forse avrei potuto leggere all’aria aperta, quella sera.

Vagai lungo un sentiero scosceso, desiderando di aver cambiato i sandali che ancora indossavo con un paio di scarpe da ginnastica. Avevo fatto le valigie al volo, prima di arrivare lì, e non mi aspettavo di fermarmi a lungo. E siccome continuavo a ripetermi che sarei partita presto, non mi ero presa la briga di fare shopping.

Due sedie Adirondack in legno fiancheggiavano una buca per un focolare con una vista mozzafiato sulla Summerland Valley. Perfetto. Qualcuno aveva lasciato uno di quegli accendini lunghi e una piccola catasta di legna. Speravo che a nessuno importasse se ne approfittavo.

Misi un paio di pezzi di legno nella fossa e feci scattare l’accendino. Il legno assorbì il fuoco ma non si accese. Provai di nuovo, ma continuava a succedere la stessa cosa. Ma che diavolo? Sarei stata in grado di diagnosticare una malattia potenzialmente mortale osservando un campione di sangue, ma non riuscivo ad accendere un fuoco.

Così feci quello che avrebbe fatto qualsiasi donna abituata a contare solo sulle sue forze. Cercai le istruzioni su Google.

«Cosa stai facendo?» chiese una voce ricca e setosa come la notte che era calata senza che me ne accorgessi. Saltai per aria e quasi atterrai sul sedere nella buca per il falò. Non avevo sentito Chance arrivarmi alle spalle.

«Cerco di accendere un fuoco.» Mi alzai e mi pulii i jeans sporchi di terra.

I suoi occhi. Brillavano dello stesso colore del cielo appena prima del tramonto. Quell’uomo era davvero sbalorditivo, anche al buio. Forse anche di più, perché aveva tanti segreti e c’erano molte cose che non sapevo sulla sua vita.

Scosse la testa, il suo sorriso visibile anche nell’oscurità. «Non accenderai mai un fuoco con il telefono.»

Era ora di confessare. «Stavo cercando istruzioni.»

«Nessuno ti ha insegnato a farlo?»

Scossi la testa.

«Lascia che ci pensi io.» Scomparve in un crepaccio nella montagna e tornò con un cesto pieno di foglie e ramoscelli. «Ti serve un innesco. Il vento può essere piuttosto brutale, quassù, quindi teniamo al riparo tutto ciò che può volare via.»

Si accovacciò, e la maglietta si tese contro la sua schiena muscolosa. Riposizionando il legno che io avevo sconsideratamente lasciato cadere nella buca, aggiunse le foglie secche e poi si girò verso di me. «A te l’onore.»

Bastò uno schiocco dell’accendino perché le foglie prendessero fuoco. Le fiamme inghiottirono il primo pezzo di legno, e un soddisfacente bagliore arancione divorò la nostra opera.

«Vuoi compagnia?» mi chiese.

«Certo.» Avrei potuto giurare che il calore che accarezzava il mio corpo proveniva da lui e non dal fuoco. Quell’uomo aveva la capacità di cambiare l’energia intorno a sé. Io non capivo, e di solito mi rifiutavo di credere a cose del genere. «Grazie per non esserti preso gioco di me.»

«Sono sicuro che ci sono molte cose che tu sai fare e io no.» Chance si sistemò sulla sedia e alzò la testa al cielo. «Salvare vite, per esempio.»

«Molto dipende dall’istinto.» Lasciavo che le intuizioni mi guidassero quando i dati medici non sempre avevano senso. «Le persone spesso ignorano ciò che effettivamente vedono per quello che pensano dovrebbe accadere.»

Chance annuì, passandosi una mano sul mento ispido. Era un uomo selvaggio come il paesaggio montano che ci circondava. «Allora starai bene, qui. Non preoccuparti di quello che ti dice il telefono. Da queste parti, continuiamo a provare finché le cose non funzionano.»

«Non rimarrò a lungo. Una volta che la nonna si sarà sistemata, tornerò a Nashville.»

Qualcosa oltre al riflesso delle fiamme balenò nei suoi occhi. «Peccato. Ci sarebbero utili persone come te.»

«Non mi conosci nemmeno.»

«No, ma hai mollato tutto per venire ad aiutare tua nonna e tua sorella. E anche se non ti piacciono particolarmente», alzò la mano quando rimasi senza fiato, «le ami. Capisci cos’è importante.»

«Da quanto tempo vivi qui?» Avevo sempre considerato Summerland una cittadina di campagna, ma a quell’uomo non mancava la raffinatezza.

«Da sempre» disse con una risatina.