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L'Uomo Di Maggie
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L'Uomo Di Maggie

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Aiden sembrava ferito e imbarazzato mentre afferrava il cappello e si dirigeva rapidamente verso la porta.

“Mi dispiace,” ripeté mentre usciva, ma lei non stava ascoltando. Sbatté invece la porta e la chiuse a chiave appena lui se ne fu andato, prima di crollare in lacrime sul pavimento, stringendo ancora al petto il libro.

* * * *

“Altri pancake?”

Aiden scosse la testa. Quella mattina davvero non aveva fame. Si sentiva malato.

“No, Josie, grazie. Ho mangiato anche troppo.”

Lei roteò gli occhi. “Ricordo che una volta mangiavi il doppio e avevi ancora appetito,” osservò, indicando il suo piatto.

“Penso che abbia il mal d'amore, sorellina.” Ben scoppiò a ridere dall'altra parte del tavolo.

“Molto divertente.” Aiden non era dell'umore giusto per essere preso in giro, quel giorno. Sbadigliò.

“Allora siamo tutti d'accordo? Organizzeremo una cena e inviteremo questo Rossington e sua moglie. Presumo che ne abbia una?” Josie stava prendendo appunti in un grande quaderno mentre parlava.

“Mmh, penso che dovremmo invitare anche qualcun altro per non risultare troppo ovvi,” disse Ben. “Sono sicuro di poter invitare alcuni personaggi di spicco locali che potrebbero impressionarlo.”

“Buona idea,” concordò Greg, appoggiando una tazza di caffè appena fatta sul tavolo prima di prendere posto accanto alla moglie. “Ma non voglio che Josie esageri con i preparativi e l'organizzazione.” Le mise un braccio intorno alle spalle in modo protettivo.

“Greg, sono incinta non malata,” gli fece notare lei, alzando gli occhi al cielo.

“Lo so, ma la gravidanza è ancora all'inizio. Devi stare attenta.” Greg era irremovibile.

“Beh, forse potrei trovare qualcuno che mi aiuti,” cedette Josie con un sorriso. Si morse le labbra mentre tornava a guardare il quaderno. “A quante persone stavate pensando, ragazzi?”

“Allora, se vogliamo fare colpo su Rossington dobbiamo invitare lui e la moglie, e, con noi quattro, penso sia una buona idea invitare almeno un'altra coppia o un altro paio per non far sembrare la cosa troppo palese,” rispose Ben, contandoli sulle dita.

“Un altro paio di coppie, intendi?” Aiden aggrottò la fronte, bevendo un sorso di caffè.

Josie ridacchiò, con i riccioli castano scuro che le danzavano intorno alle spalle. Di sicuro appariva graziosa. “Oh, penso che avremo bisogno di più di un paio di coppie,” disse, con gli occhi lampeggianti di gioia.

“Quindi, è più di una coppia o di una coppia di coppie? Per la miseria, ragazzi!” Aiden scosse la testa frustrato mentre gli altri ridevano.

“Lascia fare a me. Inviterò io alcuni ospiti,” disse Ben con una risatina, quando si alzò. “Grazie per la colazione, Josie.” Si chinò sul tavolo e diede un bacio sulla guancia della sorella prima di lasciare la stanza. “Vado in città. Devo prendere alcune cose. Ci vediamo più tardi.”

“Aspetta,” lo fermò Josie appena raggiunse il corridoio.

Ben tornò indietro, facendo capolino dalla porta della cucina.

“Porterai qualcuno? Alla cena, intendo.”

Ben guardò il fratello, scoccandogli un sorrisino furbo. “Nah. Penso che sarebbe meglio rimanere concentrati sugli affari, non è vero, Ade? O stavi morendo dalla voglia di presentare la tua ultima ragazza alla famiglia?”

Aiden sentì una fitta di emozione allo stomaco, poi scosse la testa. “No. Hai ragione, Ben. È una cena di lavoro, dopotutto.”

“Bene.” Josie annuì e scribacchiò qualcosa sul quaderno mentre sentivano la porta d'ingresso sbattere, segno che Ben era uscito.

“È meglio che vada a vedere i cavalli,” disse Greg, poi si alzò. Baciò affettuosamente Josie in cima alla testa prima di andarsene. “Non esagerare, capito?”

Lei roteò gli occhi ma fece un sorriso contento, felice per la sua preoccupazione.

“Sono felice di averti tutto per me,” si rivolse ad Aiden mentre iniziava a sparecchiare. “Chi è questa ragazza? È qualcuno che conosco?”

Aiden fece una smorfia. “In realtà stavo per parlarti di lei.” Si alzò e la aiutò con i piatti. “So che Ben non l'approverebbe ma forse tu potresti farlo.”

Lei lo fissò, incuriosita. “Vai avanti.”

“È che questa ragazza mi piace molto, ma non usciamo insieme. Cioè, ieri sera siamo usciti, ma…”

“Ma…? Ti sei divertito?” I suoi occhi brillarono di curiosità.

“Sì, ci siamo divertiti molto.” Sospirò ripensando alla serata che avevano trascorso insieme. Era stata fantastica fino a quando…

“Quindi è ovviamente molto carina. Perché quella faccia lunga, Ade?”

“È una cameriera,” spiegò.

“E?” Josie era chiaramente imperturbabile.

“Beh, non ha molti soldi. L'ho portata da Sebastian senza pensarci. All'inizio temevo che si sarebbe rifiutata di entrare, ma alla fine è andata bene. In effetti, una volta dentro si è comportata come se appartenesse a quel posto. Sapeva tutto del vino che abbiamo bevuto, ha detto che è stata anche in Francia. Ci siamo divertiti sul serio.” Sorrise.

“Ma?” Josie aggrottò la fronte. “Cos'è successo?”

Sua sorella riusciva sempre a leggerlo come un libro aperto.

Sbuffò. “L'ho accompagnata a casa. Non crederesti mai al modo in cui vive quella ragazza, Josie. Quel posto è freddo e pieno di spifferi e lei non ha mobili o tappeti decenti, e l'ascensore non funziona. Mi sentivo così…”

“Colpevole?” Josie lo abbracciò con affetto.

Aiden annuì. “Non volevo che si sentisse a disagio per avermi portato lì. Ho cercato di non sembrare sconvolto o altro ma ho finito per sconvolgere lei.”

Lei si allontanò bruscamente. “In che modo? Cosa le hai detto?”

Aiden le raccontò del libro sul galateo e della conversazione che avevano avuto dopo averlo trovato nella libreria di Maggie. Josie sussultò.

“Non so perché l'ho detto. Stavo solo scherzando.”

“Riesco a capire perché si è arrabbiata.” Josie annuì lentamente.

Lui sospirò di nuovo. “Lo so.”

“Sembra una donna orgogliosa, anche se non possiede molto,” continuò sua sorella pensierosa.

“È molto orgogliosa. Ho dovuto lottare quando si è trattato di pagare il conto. Voleva fare alla romana.” Sentì lo stomaco annodarsi per la situazione che sembrava sempre meno promettente.

“Forse possiamo chiederle di venire a darci una mano con la cena? Mi hai detto che si è trovata bene da Sebastian e ovviamente la pagheremo. Ci aiuterebbe entrambi. Pensi che vorrebbe farlo?” Gli occhi di Josie brillarono mentre guardava suo fratello.

Lui si accigliò. “Non lo so.” Si morse il labbro.

“Beh, immagino che sia un lavoro migliore della tavola calda, quindi potrebbe aiutarla sia dal punto di vista del morale che dello stipendio,” rifletté Josie. “E solo il cielo sa che con la gravidanza ho bisogno di tutto l'aiuto che riesco a trovare.”

“Su questo hai ragione.” All'improvviso si sentì un po' meglio. “Ne parlerò con lei dopo averle chiesto scusa per il pasticcio che ho combinato,” disse con decisione. “Grazie, sorellina.” Si chinò e le diede un bacio affettuoso sulla guancia prima di afferrare il cappello e dirigersi verso la porta. Finalmente qualcosa sembrava andare nel modo giusto.

* * * *

Aiden sorrise mentre saliva sul pick-up e si dirigeva alla piccola tavola calda di Bracken Ridge. Sapeva che Maggie non avrebbe voluto vederlo ma lui doveva fare qualcosa.

La ragazza lo guardò accigliata dal bancone quando entrò portando un grosso mazzo di fiori. Aiden si aspettava quella reazione, però, e le rivolse un sorriso smagliante. Sebbene lei si stesse deliberatamente tenendo occupata servendo i pochi tavoli occupati, lui prese posto al bancone, dove sempre, e l'aspettò.

Alla fine fu costretta ad avvicinarsi.

“Buongiorno, Maggie. Ti ho portato questi.”

Lei scosse la testa. “Non li voglio. Non voglio niente da te. In effetti, preferirei che te ne andassi adesso e non tornassi più. Credi di potercela fare?” Il suo volto era teso e il tono freddo come il ghiaccio.

Lui le sorrise. “No.”

Maggie sbuffò, incrociando le braccia sul petto mentre lo fissava con aria di sfida.

Aiden sapeva che la ragazza non avrebbe fatto una scenata con altri clienti presenti ma in fondo era preoccupato soprattutto che lei volesse che se ne andasse sul serio.

Maggie strinse gli occhi. “Cosa vuoi da me'”

“Un caffè e uno dei tuoi deliziosi dolcetti alla cannella, per favore.” Sorrise, sperando di vederla sciogliersi un po'.

Non si sciolse per niente.

Anzi, serrò le labbra con forza e guardò gli altri clienti. Aiden aveva avuto ragione nel pensare che non volesse fare una scenata in pubblico. Gli servì il caffè e gli porse un dolcetto caldo. Aveva un profumo delizioso.

Aiden sorrise e prese il piatto, rimanendo sorpreso quando lei non lo lasciò andare subito. Invece, si chinò verso di lui e parlò a bassa voce, a denti stretti.

“E ti sarei grata se lasciassi l'importo corretto sul bancone. Non ho bisogno delle tue mance esagerate. Non ho bisogno di niente, da te.”

Lasciò andare il piatto così in fretta che Aiden quasi cadde all'indietro dallo sgabello. Il suo cuore sprofondò. La guardò ma lei, invece di restare lì a parlare come faceva di solito, si allontanò e andò a pulire alcuni tavoli. Dannazione!

Capitolo Quattro

Maggie sentiva la pancia dolere mentre si dava da fare per pulire tutti i tavoli del piccolo locale. Strofinò le tovagliette di plastica fino a quando non furono tutte perfettamente lucide, poi prese una brocca d'acqua per riempire i piccoli vasi con i mazzetti di fiori selvatici che aveva posizionato al centro di ognuna.

Aiden era ancora seduto al bancone quando finì, così decise di dedicarsi al lavaggio delle finestre, qualunque cosa per evitare di dovergli parlare. Con un po' di fortuna, lui avrebbe capito il suggerimento e se ne sarebbe andato.

La gola le faceva male dopo aver pianto per la maggior parte della notte, e sapeva che il suo aspetto non era messo meglio. Le erano comparse delle borse sotto gli occhi e la pelle appariva pallida per colpa della stanchezza. Non aveva quasi chiuso occhio, il che era davvero ridicolo. Erano usciti insieme solo una volta, ma era stata una serata perfetta dall'inizio alla fine. Non si era accorta di quanto lui le piacesse fino a quando non lo aveva cacciato. Le era sembrato davvero genuino e non era apparso scioccato quando aveva visto le condizioni del suo appartamento. Ma, a pensarci bene, tornava tutto. Aveva avuto pietà di lei e le aveva dato dei consigli ogni volta che era andato alla tavola calda, dandole anche dei soldi con la scusa della mancia. Aveva flirtato con lei e le aveva fatto credere di essere interessato prima di chiederle di uscire. Era un uomo intelligente. Poi l'aveva volutamente portata in un ristorante chic dopo averle detto che uscivano solo per un drink, al massimo per un pasto veloce da qualche parte. Stava chiaramente cercando di farla sentire a disagio e fuori dalla sua portata. Beh, era davvero un idiota se pensava di poterla prendere ancora in giro. Sorrise mentre ricordava la loro conversazione sul vino, poi ricordò anche come poco dopo lui aveva pensato che le sue conoscenze provenissero tutte da un libro.

Non sa proprio niente.

“Posso avere un altro caffè?” le chiese quando Maggie andò dietro il bancone per prendere un secchio di acqua pulita per sciacquare le finestre.

I suoi grandi occhi azzurri sembravano tristi, e di sicuro non stava sorridendo.

“Certo.” Prese la caffettiera e gli riempì di nuovo la tazza.

Aiden appoggiò la mano sopra la sua mentre lei si allontanava, e Maggie si voltò sorpresa.

“Maggie, mi dispiace per la scorsa notte.” La sua voce era bassa e gentile.

Lei si strinse nelle spalle. “Non ti preoccupare. Non sono così arrabbiata.”

Il dolore negli occhi di Aiden era ben visibile e Maggie si sentiva male solo a guardare quello sguardo chiaro, ma non c'era modo che gli permettesse di vedere quanto l'avesse fatta stare male in realtà. Maggie aveva stupidamente pensato che ci fosse qualcosa tra loro, ma per tutto il tempo l'uomo l'aveva solo presa in giro, mostrandole fino in fondo quanto fosse povera in confronto a lui. E ci è riuscito.

“Per favore Maggie, lascia che ti spieghi.” Le strinse forte la mano mentre lei tentava di allontanarsi, e la ragazza si guardò rapidamente intorno per vedere se qualche cliente li stava osservando. Nessuno sembrava fare caso a loro.

“Non c'è niente da spiegare, Aiden. Hai già detto e fatto tutto.” Strinse di nuovo i denti mentre sentiva le lacrime minacciare ancora una volta di scenderle lungo le guance. La sua gola era stretta da un nodo che quasi le impediva anche di respirare, lo stesso che era cresciuto durante la notte e che non sembrava per niente disposto ad allentarsi.

“Non volevo insultarti,” le disse con fermezza.

“Allora perché lo hai fatto?” Lo fissò, trovando più facile mostrargli la propria rabbia piuttosto che il proprio dolore.

“Stavo solo scherzando. So che sei una persona intelligente e gentile. Diavolo, è una delle cose che più amo di te. È stato così bello uscire con te ieri sera che quando me ne sono andato avevo già voglia di rivederti. Voglio ancora rivederti.” Parlava in fretta e Maggie faticò a stargli dietro perché era ancora concentrata sulla prima parte del discorso. “È una delle cose che più amo di te.” L'aveva detto davvero?

I suoi occhi la stavano implorando di credergli, e Maggie sospirò mentre con lo sguardo seguiva una coppia che usciva dalla tavola calda.

“Pensi di essere migliore di me, vero?” sbottò.

“No.”

“Hai pensato che mi sarei sentita in imbarazzo in quel ristorante, che mi sarei resa ridicola. Speravi che mi sentissi fuori luogo e usassi la forchetta o il coltello sbagliati, o una cosa del genere. Eri così scioccato quando ho iniziato a parlare di quel maledetto vino. Scommetto che la mia conoscenza enologica ti ha rovinato la serata.”

Aiden scosse con forza la testa. “Ti sbagli, Maggie.”

“E hai insistito per pagare completamente il conto perché pensavi che non me lo sarei potuto permettere, non è vero? Mi hai persino accompagnato a casa per poter storcere il naso di fronte al mio minuscolo appartamento. Bene, Signor Sapientone, hai avuto la tua dose di divertimento. Ma sai una cosa? Non mi interessa. Ho più conoscenze nel dito mignolo di quante potrai mai averne tu in tutto il corpo, quindi non pensare di essere migliore della povera cameriera che hai invitato fuori ieri sera, perché non conosci proprio un bel niente di me.” Gli sputò quelle parole con rabbia, socchiudendo gli occhi nel tentativo di rimandare indietro le lacrime che le pungevano con forza le palpebre.

Fallì miseramente.

Voltandosi in fretta in modo che lui non potesse vederla piangere, strappò la mano dalla sua presa e fuggì nella piccola cucina. Non le dava alcuna privacy, dato che la parete era formata da vetri che le permettevano di tenere d'occhio la sala quando era intenta a cucinare, ma sbatté lo stesso la porta e ci si appoggiò contro.

Prese un fazzoletto dalla tasca del grembiule e si soffiò velocemente il naso prima di asciugarsi il viso. Consapevole di essere osservata, andò verso il lavandino e si lavò le mani, le asciugò e solo a quel punto lanciò un'occhiata al di là del vetro. Fu sorpresa di vedere che anche l'ultimo cliente se n'era andato, lasciando i soldi sul tavolo, e che Aiden era l'unica persona rimasta lì dentro. Era ancora seduto su quello sgabello dietro il bancone.

Maggie ribolliva dalla rabbia. La scenata che gli aveva appena fatto aveva fatto fuggire i clienti? Se era così, il Signor Burton non avrebbe dovuto scoprirlo, o l'avrebbe senza dubbio licenziata. Aprì la porta e si diresse verso il bancone, dove Aiden stava sorseggiando il caffè.

“Se perdo il lavoro saprò chi ringraziare,” gli disse con veemenza.

Lui fece schioccare la lingua. “Se perdi questo lavoro di sicuro ne troverai uno migliore. Lo sa il cielo se sei in gamba.”

Non era la risposta che Maggie si era aspettata, e in qualche modo la spaventò.