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”Dolce Settembre”
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”Dolce Settembre”

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”Dolce Settembre”

O forse era solo una tattica per prendersi di nuovo gioco di lui?

<> dice cercando di darsi un tono ironico.

Nessuna risposta.

<>

<> fa Justin alla fine. <>

<> viene rapida la risposta scontrosa di lei.

<<...perché non giochiamo ad un piccolo gioco? Così ci passa la paura.>>

<>

<> dice lui veloce, senza lasciarle tempo di protestare,<>

<> grida Sandy, acida.

<>

<> afferma lei improvvisamente molto calma.

Justin fa uno sforzo per rimanere calmo, cosa vorrebbe dire esattamente? si chiede per un attimo grattandosi la testa.

<Pesca & Cioccolato? Sapevi benissimo quanto ci tenevo!>> non può impedirsi di chiedere.

<>

<>

<> dice risoluta. <>

<>

<> dice, e lo fissa con quei suoi grandi occhi neri tanto espressivi e seri.

 Capitolo 7 – Impazzisco per i tuoi tatuaggi

Justin rimase per qualche attimo perplesso. Lei aveva proprio chiesto...ciò che gli era sembrato di sentire?

<> mentì. Perbacco, se voleva sapere cose di lui non le restava che chiederlo a Teodora, capo del personale.

<> fa Sandy con una semplicità quasi infantile.

<> dice lui, di nuovo incavolato.

<>.

<> dice Justin per dire qualcosa, mentre la sua mente lavora con velocità. Ma quella ragazza...si stava per caso prendendo una cotta per lui?? No. Non poteva essere.

<> dice lei con semplicità. <> Si mise a strisciare un piede avanti e indietro con fare infantile che voleva essere quasi provocante, e Justin seppe che alludeva all'episodio delle mutandine rosse.

Vedeva attraverso la semi- oscurità gli occhi lucenti di Sandy, pieni di una specie di velato rancore e di tanto altro... Deglutì non senza fatica. La ragazza era evidentemente interessata... alla sua persona. Ad un tratto ebbe quasi voglia di ridere, così facile sarebbe stato?

<> disse cercando di avere un tono normale.

<> La risposta si lasciava aspettare e Justin avrebbe giurato che lei quasi stava arrossendo.

Era finalmente riuscito a risolvere il mistero Sandy: non lo voleva distruggere, aveva una cotta per lui ed era probabilmente gelosa!

Si rilassò all'istante, perché si trattava di una questione che sapeva fin troppo bene maneggiare.

<> fece, abbassando il tono in maniera sexy.

<> sussultò lei, portandosi una mano ai capelli. Justin sapeva che era segno di nervosismo, non stava più nella pelle.

<>

<> L'incredulità' mescolata alla speranza nella sua voce lo fece quasi intenerire.

Improvvisamente molto di buon umore, si tolse la giacca leggera e si sbottonò la camicia mostrando il petto nudo coperto di tatuaggi, che Sandy poteva solo intravedere attraverso la luce debole che proveniva di sopra l'ascensore. L'oscurita' contribuiva a creare un'atmosfera intima e carica di elettricità, e Justin si congratulò con se stesso, bloccare l'ascensore era stato un vero colpo di genio. Avrebbe dovuto ricordarselo per altre situazioni, compreso le ore piccole in ufficio con Annalisa.

<> fece lei sogghignando, e rise anche lui, di gusto. Si rese conto che si stava rilassando. Lei aveva un sorriso radioso, che brillava nell'oscurità', e quelle che si intravedevano nelle sue guance erano delle deliziose fossette? per la prima volta si disse che per una piccola secchiona non era niente male e probabilmente se avesse vestito in maniera diversa avrebbe anche potuto fare colpo su una grande quantita' di adolescenti come lei, pieni di ormoni oppressi .

<>.

 Capitolo 8 - Toccami

Sandy alzò gli occhi al cielo perché la trattava come se fosse una dodicenne.

<> disse, gli occhi neri lucenti più del solito. Con quei capelli stretti in due codini da Britney Spears sembrava un piccolo angelo tentatore.

Lui sentì un brivido leggero che cercò di allontanare.

<> disse con voce rauca, e protese un braccio in avanti. Sui bicipiti era disegnata una testa di tigre in pieno assalto.

<> rispose lei, con altrettanta emozione nella voce. <>

Ah, la fidanzata. Se avesse potuto, Justin si sarebbe fatto una bella risata, quella era una ragazzina che viveva in un mondo di soap-opere. Ma stranamente, lui non aveva alcuna voglia di pensare ad Annalisa. Tutto ciò che voleva ora era che Sandy gli accarezzasse la pelle con la sua piccola mano, che sicuramente doveva essere morbidissima. Sussultò al solo pensiero.

<>. Stava per rinunciare quando lei protese una mano e gli toccò il braccio con un dito solo.

Lui trattenne il respiro. Il suo tocco era più delicato di una piuma, accarezzò lentamente la tigre per qualche secondo, poi si ritirò imbarazzata. A Justin parve che le fosse tremato la mano e si rese conto che anche il proprio cuore batteva più forte del normale. Era passato troppo tempo, dall'ultima volta che era uscito con una ragazza al college, a Chicago. Quell'amore da adolescenti, le timidezze, le occhiate con sottinteso, il primo sfiorarsi, i primi baci ...

Si chiese improvvisamente cosa sarebbe successo se avesse osato andarle più vicino.

In quel momento, un brusio inaspettato li fece trasalire. L'ascensore...stava salendo!

In meno di cinque secondi, prima che Justin e Sandy se ne rendessero conto, le porte si aprirono con un grande tonfo e loro si ritrovarono....all'ottavo piano, immersi di luce.

Con davanti praticamente l'intero personale della ditta, e in primo piano, Gerardo, Annalisa e Salvatore Quattrocchi.

 Capitolo 9- Sesso nella vasca del capo

Forse per la prima volta in vita sua, Justin non seppe come reagire e rimase lì interdetto a fissare il suo capo, che lo stava fissando con altrettanto stupore, gli occhi sgranati come due polpette marroni.

Perché Justin si era scordato un piccolo dettaglio: era a torso nudo.

<> singhiozzò Annalisa, immagine dell'orrore, i capelli arruffati, occhi gonfi e trucco fino al mento. Come se li avesse colti in pieno delitto, l'uno sopra l'altro. Be' non sarebbe mancato molto, si disse Justin con un sussulto di orgoglio.

Cercò di guadagnare tempo e cominciò a infilarsi la camicia, mentre in quello stesso attimo Sandy si alzò da terra e se la diede a gambe prima che nessuno le potesse chiedere nulla. Era talmente scomposta, e quelle nei suoi occhi sembravano...lacrime?

Justin pensò di avere allucinazioni: la ragazza stava piangendo? Come se fosse appena stata...come se lui...

<> ringhiò Gerardo, mentre Salvatore Quattrocchi lo aiutava imbarazzato ad alzarsi e a recuperare gli altri pezzi di abbigliamento. <>

Tre minuti dopo, lui e Gerardo Spiazzi avevano forse la discussione più furente di tutta la loro comune esistenza in quella ditta. Justin non lo aveva mai visto così fuori di sé, nemmeno quando per un grosso errore aveva perso anni fa' uno dei clienti più importanti .

<< Prima scopi Annalisa sulla mia scrivania....poi neanche ventiquattro'ore dopo cerchi di molestare una studentessa nell'ascensore? Mio Dio Justin, sei LETTERALMENTE IMPAZZITO? Ma non hai imparato davvero nulla in questi anni da quando stai lavorando con me: gli affari non si mescolano alla vita personale?? Stai per caso facendo uso di cocaina, recentemente? Hai problemi personali? Dimmelo, te lo supplico, perché così non possiamo assolutamente andare avanti!>>

<> cercò Justin di interrompere quello che sapeva che sarebbe stato un interminabile battibecco. Questa volta il suo capo sembrava veramente furibondo, e benché gli sembrasse che tutti stavano un po' esagerando, non poteva non sentirsi un tantino preoccupato.

<> tuonò Gerardo, facendolo sussultare sulla poltrona.

<> disse Justin, gelido.

Qualcuno bussò alla porta ed entrò senza aspettare. Era Adriana, la segretaria di De Angelis.

<> disse, <>.

Cosa? Da quando gli dava del lei, la scorsa settimana erano andati con un gruppo di amici a giocare al bowling e si erano divertiti un mondo!

Ma ora Adriana era più rigida di un palo dell'elettricita' quando gli gettò in braccio...la sua scarpa, quella che aveva perso quando stava inseguendo Sandy per l'intero pianerottolo.

<> fece lui arrossendo, ma non ottenne che un'occhiata glaciale da parte sia della collega che del capo.

<> assicurò Justin perplesso, mentre lei sbatteva la porta.

<> disse Gerardo, infilandosi in bocca uno stuzzicadenti e osservando il suo amico contorcersi e sudare nell'intento di infilarsi la scarpa.

Volle aggiungere qualcosa, ma qualcun'altro entrò all'improvviso. Questa volta, Annalisa irruppe nella stanza come un uragano, o meglio dire, quanto di uragano ci poteva essere in una donna barcollante, arrampicata su dei tacchi quindici e con la faccia cosparsa di trucco.

<> la sgridò Gerardo, fissandola con ostilità. Ci mancava proprio l'IQ di resistenza della Touchè' Comunicazioni e la sua giornata sarebbe stata perfettamente rovinata.

<> urlò Annalisa, facendo praticamente un salto dalla porta dritto nelle braccia di Justin, schiacciandolo contro la poltrona. Fece per dargli un bacio, e invece...lo schiaffeggiò con violenza.

Sia Justin che Gerardo rimasero spiazzati, sbattendo ripetutamente le palpebre come in una scena della Famiglia Adams. Scattando in piedi, le mani sui fianchi e l'espressione omicida, il seno prosperoso che quasi esplodeva dal decolleté generoso, Annalisa sembrava una versione italiana di Angelina Jolie in Mr e Mrs Smith. Quasi ci si aspettava che togliesse una pistola dalla giarrettiera e sparasse sette colpi nel petto nudo e tatuato di Justin.

<> articolò costui, sfregandosi incredulo la guancia.

Gerardo stava quasi ingoiando lo stuzzicadenti.

<> ripeté lei in tono drammatico, gli occhi in fiamme. <> ripeté con espressione melodrammatica, colpendosi le cosce ripetutamente come se avesse già studiato quella scena un bel paio di volte prima.

<> esclama Gerardo, facendo praticamente un salto al di sopra la scrivania, ma Annalisa era già uscita, degna come una regina e inciampando goffamente nella spessa moquette azzurra.

<> la chiama Justin con disperazione, letteralmente le lacrime agli occhi.

<> urla Gerardo, più che mai in preda ad un attacco cerebrale.

 Capitolo 10 - Una visita inaspettata

<> Quattrocchi si infila attraverso la porta, ma quasi si becca in testa la palla da pallacanestro di Spiazzi che sta tentando i suoi colpi migliori facendo risuonare l'intero pianerottolo. Mentre Bennett lo osserva con l'aria più rilassata del mondo, sorseggiando languidamente qualcosa in un bicchiere di plastica.

<> dicono in coro Justin e Gerardo poi scoppiano entrambi dal ridere, una risata isterica che lascia Quattrocchi di stucco. Si era aspettato di vedere sangue e cadaveri sparsi per l'intero ufficio, invece i due accaniti giocatori di pallacanestro sembrano intendersi meglio che mai. Quella era davvero una strana giornata.

>>Ehmm....volevo solo annunciare una visita>> riuscì articolare con difficoltà.

<< Leone Santoro Barbieri e' qui e desidera vedere tutti e due al più presto possibile>>

Sia Gerardo che Justin saltano letteralmente in piedi, fissando scioccati il piccolo Quattrocchi che indietreggia verso la porta, sul punto di scappare. Sì, giornata decisamente fuori dall'ordinario per le sue abitudini.

<> ordina Gerardo quasi lanciandoglisi addosso per strangolarlo.

<> rifletté Justin a voce alta, fissando il suo capo e amico con aria interrogativa.

<> concluse Gerardo, preoccupato. <> sottolinea, con un gran sorriso da un orecchio all'altro.

<nostro di aiuto? Dopo tutto ciò che li abbiamo fatti passare con il latte per neonati, secoli fa'?>>

<mia vasca, all'anniversario del mio ventesimo anno di matrimonio....Signor Santoro Barbieri, prego, si accomodi!>>

Un uomo di mezza età, calvo e imponente fece l'entrata nell'ufficio. Se non fosse stato per l'espressione troppo glaciale per i suoi gusti e l'eleganza spinta all'estremo, a Justin gli sarebbe parso l'attore Bruce Willis in persona.

<> disse Santo Barbieri senza molte cerimonie, <Touchè' Comunicazioni. Ma prima vi devo chiedere un favore: ho sentito che c'e' tra di voi una fresca collaboratrice, una certa Sandrine Martignon, studentessa alla Bocconi. Che, a soli due mesi di stage, sta svolgendo un lavoro fantastico guadagnando clienti importanti. Se non vi dispiace, vi chiederei di chiamarla perché la nostra offerta ha a che fare anche con lei.>>

 Capitolo 11 - Un incontro premeditato

Il piccolo bar non era molto affollato, si era appena a metà marzo, fuori stagione turistica.

Justin entrò quasi furtivamente, evitando con cura di essere visto. Aveva inseguito l'Audi Cabriolet di Sandy non senza perplessità: i suoi dovevano essere davvero benestanti per regalarle una macchina del genere, o forse...si trattava di un ricco fidanzato?

Comunque la ragazza non sembrava fidanzata, era arrivata nella piccola località situata sul Mar Ligure accompagnata soltanto da un'amica.

Justin pensò per la centesima volta in quella settimana che, se la voleva dissuadere dal folle progetto di Santoro Barbieri, sapeva troppe poche cose sul suo conto. Sapeva che tra poco si sarebbe laureata alla Bocconi, che suo padre lavorava a Roma, in un importante centro finanziario. E che, così come appariva nella debole luce di quel bar di paese, era una creatura del tutto fuori dal mondo. Elegantissima.

Justin non l'aveva mai vista così, e solo a fissarla per qualche secondo gli venne una sensazione vicina allo svenimento. Se una tale cosa era ancora possibile, alla sua età.

Indossava una gonna pantalone bianca, un top colorato e sandali con zeppe all'ultima moda, forse Louboutin, che la rendevano particolarmente fascinosa. I capelli messi in piega le scendevano ondulati sulle spalle con delicate sfumature di biondo acceso (dov'erano finiti i codini?), e indossava più trucco che mai.

Quando per sbaglio si girò e finalmente si accorse della sua presenza, l'espressione sul viso di lei fece bruscamente irrigidire la parte sotto la cintura dei suoi jeans. Sembrò completamente scioccata, ma per un piccolissimo attimo...piacevolmente scioccata.

<> disse alle sue parti basse e con uno sforzo di volontà si diresse verso le due ragazze sedute nell'angolo opposto all'entrata.

<> fece, togliendosi il buffo cappello di paglia che avrebbe dovuto ripararlo dal sole. Per lui venire in quel paesino dimenticato dal mondo era un po' come andare nel Far West, si era vestito in maniera davvero noncurante. E non si sarebbe meravigliato se da qualche portone fosse sbucata qualche mucca come sulle confezioni di cioccolato Milka.

<<Here we go again...>> rispose Sandy acida, roteando gli occhi e sorseggiando controvoglia un po' del suo cocktail.

<> esclamò Justin con finto tono scioccato. <> tese la mano verso l'amica di Sandy, una mora altrettanto perfettamente vestita e truccata, che gli getto' un'occhiata divertita e curiosa e gliela strinse con garbo.

<> disse con forte accento francese, che contribuì ancora di più al suo stupore.

<<Enchante'>> disse lui e la mora scoppiò in una piccola risata divertita, studiandolo con i suoi espressivi e velati occhi azzurri. Se accanto non avesse avuto Sandy, sarebbe parsa una diva del cinema, ma Justin non poteva non ammetterlo con se stesso: la vera diva era la secchiona della Bocconi. Che lo fissava con un'espressione tale che lui per poco temette di non ricevere in testa il bicchiere di mojito davanti a lei.

<> chiese Sandy, sempre più furente.

<> fece lui alzando le mani sopra la testa in segno di arresa. <> Sorrise di nuovo alla mora Claire, che gli ricambiò ondeggiando sulla sedia. Aveva sempre successo con le belle donne, colpa delle stelle che gli avevano regalato tanto fascino.

<>

<> rispose lui allegro, ordinando uno spritz alla cameriera. <> aggiunse lanciando di nuovo un'occhiata a Claire, la cui sedia si era già avvicinata a lui, dando una lunga occhiata ai tatuaggi sulle sue braccia palestrate. Sarebbe stato veramente facile, e rendere Sandy un po' gelosa era una tentazione troppo forte.

 Capitolo 12 - Entra in scena Charlie

<>.

<> non si scompose Justin. <>.

Ma Justin non finì le parole, che una massa di pelo bianco e orecchie per aria saltò da sotto il tavolo con un latrato furioso, dritto verso la sua gamba. Fece un salto dalla sedia, evitando per un pelo di essere addentato.

<> esclamò così forte che tutte le teste si girarono verso di lui.

<> disse Sandy senza scomporsi, mentre l'amica scoppiava in un'altra delle sue risate fragorose che cominciavano a dare un po' sui nervi alla povera vittima in camicia, cappello da cowboy e jeans come per miracolo scampati dai denti dell'animale.

<> ansimò Justin, mentre la peluria bianca si fece vedere in tutto il suo splendore: era un, doveva ammettere, bellissimo Golden Retriever di taglia media ma con denti che sembravano molto affilati, e lo fissava ...appunto, in cagnesco. Si costrinse di ricordare quanto amava i cani, quanto li adorava. Solo che l'apparizione era stata un po' troppo... improvvisa per i suoi gusti.

<> esordì di nuovo Sandy, e questa volta toccò a Justin alzare gli occhi al cielo.

<> disse e tese piano la mano verso il muso del cane che, ancora diffidente, finì per lasciarsi accarezzare e addirittura gli leccò le dita.

<> sbuffò Sandy. Era ancora più affascinante con quell'espressione imbronciata, e per qualche secondo Justin rimase semplicemente a fissarla, avvertendo perplesso i battiti del proprio cuore. Doveva fare molto caldo si disse, perché piccole gocce di sudore gli si formavano sulla fronte, e gli sembrò che anche la ragazza sudasse un po'. O forse era una qualche mal celata emozione?

Per la milionesima volta si chiese se lei avesse una cotta per lui, così come gli era sembrato in alcuni momenti al lavoro. Aveva otto anni più di lei, sapeva di essere uno che non passava inosservato dalle donne, era bello, affascinante e con una carriera alle stelle. Sarebbe stato un gioco da ragazzi conquistare Sandy, eppure nonostante certi segnali, lei continuava a indossare quella maschera di ghiaccio e antipatia nei suoi confronti che malgrado tutto le conferiva un adorabile je ne sais quoi, per dirla alla francese.

Sandy non era come "le donne" in generale. Aveva carattere, classe, oggi più che mai lo doveva ammettere. E non la si poteva leggere facilmente. A volte sembrava una bambina indifesa appena uscita dai banchi del liceo che non chiedeva altro che coccole e abbracci. Nell'attimo dopo diventava la regina dei ghiacci al Polo Nord, con un cuore più freddo dell'Alaska. Non era per niente facile con lei, ma Justin non amava mai le cose facili.

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