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Drake si chiese se anche per lui la lavanda non avesse rappresentato un forte richiamo verso Cumbria. Ricordava il loro campo di fiori viola. Ne prese nota, per il prossimo mazzo di fiori che le avrebbe invitato.
“Comunque, le rose hanno sempre un meraviglioso profumo!” continuò lei, chinandosi sui cespugli per aspirarne l’odore.
“E’ vero!” sorrise lui. Dopo di ciò, lui la condusse per mano in una zona del giardino un po’ più isolata, guardandola furtivamente con la coda dell’occhio. Da ragazzina era già bella, ma non avrebbe mai immaginato lo splendore di donna che sarebbe diventata! Perché era ancora nubile?
Arrivarono in un angolo molto intimo del giardino, con una bella panchina tutta di ferro lavorato all’ombra di una quercia. Lui le fece segno con la mano.
“Ci sediamo?” le chiese. Lei annuì e così si accomodarono. Un pesante silenzio era sceso tra loro. Lei si mise a fissare il cielo azzurro, e lui seguì il suo sguardo, rimanendo ad osservare le profondità azzurre sulle loro teste. Alla fine chiese: “Cos’è successo, da quando ci siamo persi di vista?”
“Nulla di particolare – rispose Brooke – E a voi?”
Drake fece una smorfia di scontentezza. Che razza di risposta era? Voleva sapere tutto di lei! Come aveva trascorso quei lunghi anni, cosa voleva fare adesso, e i suoi gusti, e i suoi pensieri più nascosti! Soprattutto, voleva sapere perché non si era sposata. La guardò con intenzione.
“E…ditemi, siete stata felice?”
Lei abbassò lo sguardo, confusa. “Che razza di domanda è?” esclamò.
“Una come un’altra.” rispose lui. E avvicinò la gamba alla sua coscia.
“Beh… mi piace, la mia vita.” disse lei, guardandolo negli occhi.
Drake emise un profondo sospiro. “Ne sono felice. E, cosa fate, nel vostro tempo libero?”
Lei arrossì. “Se ve lo dicessi, pensereste che sono matta!” mormorò.
“Per niente! – esclamò lui, prendendole la mano – Vi conosco troppo bene!”
Lei tirò via la sua mano e se la mise in grembo. “Meglio così. Sapete, qualcuno pensa che sono matta! Addirittura, spettegolano sul mio conto!”
“Davvero? – esclamò lui, sgranando gli occhi – Perché? Cosa fate di così…singolare?”
“Beh… mi piacciono i cavalli e i giochi di carte, molto più di quello che sarebbe concesso a una signorina!” mormorò lei, senza guardarlo in faccia.
Drake scoppiò in una sonora risata. “Invece è divertente…e degno di voi!” esclamò.
“Perché non mi avete ancora vista mentre bevo o dico parolacce, quando perdo a carte!” rise lei.
“Al contrario! Penso che riderei come un matto! E poi… è eccitante.”
Non lo sorprendeva affatto tutto ciò. Conosceva Brooke da quando era bambina, e conosceva la sua natura peperina e fuori dagli schemi. Per questo la adorava! Negli anni in cui non si erano visti gli era sembrato di sentire qualcosa del genere, sul suo conto, ma non ci aveva fatto molto caso. E poi, cosa contava?
Brooke si accomodò meglio sulla panchina, visibilmente sollevata dalla reazione di Drake. “E voi? Cosa avete fatto, in tutti questi anni?” chiese.
Lui era preso dal contatto della sua coscia. Un brivido di eccitazione gli stava percorrendo il corpo. Il fatto che lei avesse menzionato il passare degli anni, lo fece rinsavire di colpo. Che significava? Quegli anni erano pesati anche su di lei? Lo aveva desiderato? Era per questo, che non si era sposata?
“Drake?” lo chiamò Brooke, girandosi a guardarlo.
“Perdonate, ero immerso nei miei ricordi – si giustificò lui – Cosa ho fatto? Diamine, non sono stati anni piacevoli, per me! Mio padre è morto lasciandomi un mucchio di debiti e di impegni. Mi sono rimboccato le maniche e ho dovuto dedicare tutte le mie energie alla tenuta, per evitare di perdere i pochi beni che avevo ereditato!”
Brooke lo toccò sul polso. “Oh, Drake, mi dispiace molto per il vostro lutto!” sussurrò.
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