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“Dovunque! – esclamò lui, di getto – E voi?”
Brooke rimase un attimo a riflettere, per trovare le parole giuste. Come poteva dirgli che lei si trovava già dove avrebbe voluto essere? Cioè, con lui? “Vi seguirei. “ mormorò.
Lui si voltò a guardarla, sorridendo. “Sarebbe meraviglioso! Potremmo vivere insieme fantastiche avventure e visitare tutti quei posti di cui si parla e si scrive. Quanto mi piacerebbe!”
Brooke si tirò su a sedere, abbracciandosi le ginocchia con le mani. “Peccato che non siamo uccelli, allora!” sospirò.
“E’ vero – rispose Drake, incrociando le braccia dietro la testa – Però, quando saremo grandi potremmo viaggiare insieme.”
“Forse.” rispose Brooke, facendosi triste di colpo. Era sicura che, quando lui fosse diventato un uomo, ci sarebbe stata un’altra signora al suo fianco, ad accompagnarlo nelle sue avventure. Si sarebbe sposato e avrebbe messo su famiglia, e lei sarebbe diventata solo un pallido ricordo… se mai lui si fosse ricordato di lei.
Drake si rotolò su un fianco e la guardò. “Facciamo un patto segreto. Quando sarò maggiorenne verrò a cercarvi. In fondo, l’Inghilterra non è così grande e io sarò Duca!” esclamò, con un sorrisetto malizioso.
Brooke non ne era affatto convinta, ma decise di reggergli il gioco. In fondo, che c’era di male a sognare un po’? Gli sorrise, lasciandosi vincere dalle sue fantasie.
“Sì, e poi scapperemo insieme e faremo il giro del mondo!”
“Perché no? E quando ci saremmo scocciati di visitarlo tutto, voleremo da qualche altra parte!” La guardò con dolcezza. “Da dove vorreste cominciare?”
“Oh, innanzitutto vorrei vedere Parigi! – esclamò lei, elettrizzata – E poi… l’Egitto!”
Drake le strinse la mano. “Allora, è una promessa. Vi troverò e vi porterò a vedere Parigi. Sarà la nostra prima tappa. Vi farò fare il giro completo della città, poi vi accompagnerò nelle boutique più eleganti, e infine andremo nei migliori ristoranti e ci abbofferemo fino a scoppiare! E poi, vi farò fare dal migliore sarto della città i vestiti più eleganti per andare a visitare l’Egitto!”
“Andata! – esclamò lei, stringendogli a sua volta la mano – Sarà divertente! E potremo anche andare a visitare i musei, i club dove si gioca e si scommette, e poi chiaramente vi accompagnerei a caccia! Insomma, vi seguirò come un vero compagno di avventure!”
Drake la guardava eccitato, con gli occhi verdi che scintillavano.
“Sì, faremo tutto assieme, mia cara! Sarete la mia compagna in ogni momento della giornata. Voglio che le cose tra noi rimangano come sono adesso!” esclamò.
“Anch’io lo voglio – rispose lei, mettendosi la mano sul cuore – Non immaginate quanto.”
Drake le carezzò dolcemente la guancia con la mano – E poi…potremo anche baciarci…” sussurrò.
Si avvicinò lentamente a lei, e Brooke sentì il cuore esploderle dalla felicità. Prima che potesse rispondere, lui appoggiò le labbra sulle sue e la baciò. Un bacio casto e dolcissimo, che per un attimo oscurò tutto il mondo che avevano intorno.
Il suo primo bacio d’amore…
CAPITOLO PRIMO
Londra, Inghilterra, 1814
Una folla di gente gremiva Bond Street, mentre Brooke usciva dal negozio di modista. La seguivano a ruota le sue amiche d’infanzia: Narissa, Duchessa di Blackmore, e Hannah, Marchesa di Ramsbury, accompagnate dai rispettivi mariti che, per galanteria, portavano per loro le decine di pacchetti di acquisti.
Narissa era in attesa del suo primo figlio, e stava facendo di tutto per farsi accettare dalla società bene della città. Voleva assolutamente mostrarsi degna del ruolo che ricopriva. Brooke e Hannah l’avevano accompagnata per aiutarla a scegliere l’abito e l’acconciatura per il prossimo ballo, che lei e il Duca suo marito avevano organizzato a palazzo, per la settimana prossima.
“Speriamo che andrà tutto bene!” diceva in quel momento Narissa. Brooke la guardò con tenerezza, scuotendo il capo.
“Vi agitate troppo! Come al solito. Ricordate chi siete. Quella massa di aristocratici si precipiterà al ballo, solo per vantarsi di essere stati invitati dal Duca e la Duchessa di Blackmore!”
“Brooke ha ragione! – aggiunse Hannah – Le vostre feste sono sempre un successo!”
Narissa sospirò e si accarezzò il ventre gonfio. “Averli al ballo è facile. E’ della loro opinione su di me e sul mio bambino che mi preoccupo. Sapete bene come possono essere crudeli. Desidero solo che mio figlio non si senta un reietto, tra di loro!”
“Non state a tormentarvi – le disse Brooke, dandole un colpettino sulla spalla – Questa gente non conta nulla, per voi. Pensate solo al vostro bambino. Angustiarvi a questo modo non gli farà bene.”
“E’ vero, ma per mio figlio sarei disposta anche a inginocchiarmi ai loro piedi. Purtroppo un titolo non conta nulla, se rimanete da solo, tra le chiacchiere della crema della società.” Narissa si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte. “Seth ed io siamo disposti a tutto, pur di entrare nelle grazie di questa gente.”
“Ci riuscirete.” le sorrise Hannah.
Assorta nella conversazione, Brooke per poco non si scontrò con un gruppo di monelli che giocavano allegri sul marciapiedi, due maschietti e una femminuccia che potevano avere circa sette anni. Erano sporchi e malvestiti, eppure sembravano felici mentre ruzzavano chiassosi per la strada. Mise la mano nella sua borsetta da passeggio e ne tirò fuori qualche moneta d’argento, che porse ai piccoli:
“Tenete, bambini, andate a comprarvi qualcosa da mangiare.” disse, gentilmente.
Le bambine si paralizzarono e spalancarono gli occhi, davanti a quel piccolo tesoro, mentre il maschietto lesto allungò la mano e afferrò i soldi:
“Grazie, signora!” esclamò. Poi i bambini scapparono via come un fulmine. Brooke si girò a guardarli e non si accorse di una pietra che stava proprio in mezzo al marciapiede. Inciampò, e andò a sbattere contro un tizio che passava proprio in quel momento.
“Oh, che stupida! Perdonate!” esclamò, con le guance che le bruciavano dalla vergogna.
“Presa!” esclamò l’uomo, contro il quale si era scontrata.
Brooke ammutolì, al suono di quella voce. Alzò lentamente gli occhi sul viso dell’uomo e ritrovò gli occhi verdi che non aveva mai dimenticato, gli occhi di Drake!
“Drake…Oh, Vostra Grazia!” si affrettò a correggersi, perché ormai non erano più ragazzini e chiamarlo per nome sarebbe stato molto inappropriato..
Lui si scostò delicatamente da lei e le fece un profondo inchino.
“Lady Brooke…quanto tempo!” esclamò.
“Sì – mormorò lei, tristemente – Molto tempo.” Hannah le diede una leggera gomitata. Brooke riusciva a malapena a distogliere lo sguardo da Drake. Mille pensieri le si affollavano nella mente, e dolci ricordi le scorrevano nelle vene come sangue.
Fu Hannah a distoglierla dai suoi pensieri.
“Beh, Lady Brooke, pensate di presentare anche noi a Sua Grazia?” le disse, con tono di rimprovero.
“Perdonate! – esclamò la ragazza, facendosi rossa come il fuoco – Vostra Grazia, permettetemi di presentarvi Lady Hannah, la mia migliore amica, e Lady Narissa, Duchessa di Blackmore.”
“E’ un piacere conoscervi, signore – esclamò galantemente Drake, con un inchino – Io sono il Duca di Grafton.”
“Vostra Grazia…” sorrisero le due donne all’unisono, e facendo la riverenza.
Narissa dette una veloce occhiata alla gente che li sorpassava, e alla folla che gremiva la strada. “Forse qui siamo d’impaccio – disse, maliziosamente – Perché non ci spostiamo altrove?”
Brooke era ancora persa negli occhi di Drake. Nel suo cuore ribollivano migliaia di ricordi, milioni di domande, ed un gran dolore. Si sentiva felice e triste nello stesso tempo, ad averlo incontrato, e non riusciva a capire il perché.
“Perdonate le mie cattive maniere – disse lui, aggiustandosi il colletto – Voi e le vostre amiche avrete sicuramente da fare. Allora vi lascio libere ai vostri impegni.”
“Beh, noi abbiamo finito – intervenne Hannah, con un sorriso – Ma può darsi che c’incontreremo di nuovo, Vostra Grazia.”
Notando il silenzio di Brooke, Narissa le diede un’altra piccola gomitata nelle anche. “Ah, certo, Vostra Grazia, sarebbe un piacere potervi rivedere quanto prima!” esclamò Brooke, come se venisse da un altro mondo.
“Sarei felice di potervi venire a trovare, Lady Brooke – disse Drake, con un caldo sorrise – Mi permettete di disturbarvi?”
“Oh, ne sarei molto lieta, Vostra Grazia.”
Il viso di Drake s’illuminò. S’inchinò e le baciò leggermente la punte delle dita della mano. “Allora, a presto.” mormorò.
Brooke fece una goffa riverenza, mentre Narissa e Hannah, dopo aver salutato il Duca con un cenno del capo, la tiravano con forza verso la loro carrozza, che attendeva all’angolo. Era ancora fuori di testa. Non riusciva a credere che, dopo tanti anni, si fosse imbattuta di nuovo nel suo primo amore; anzi, di esserci piombata sopra e di scorgere negli occhi di lui lo stesso lampo d’affetto di una volta.
Le aveva chiesto di rivederla! Che significava? Che anche lui l’amava ancora? Ma, salendo sulla carrozza, si rispose che non poteva essere. Non era possibile che lui non l’avesse dimenticata. Che le cose fossero rimaste intatte, dopo tutto quel tempo. Qualunque cosa fosse successa tra lei e Drake, ormai era andata, concluse con struggimento, accomodandosi per bene la gonna mentre si sedeva.
Narissa le si sedette accanto e Hannah di fronte. Le due donne si scambiarono un sorriso d’intesa e poi, quando la carrozza si mosse, Hannah le chiese maliziosamente:
“Allora? Raccontateci tutto!” esclamò.
Brooke afferrò immediatamente cosa intendeva Hannah, ma non le diede corda. Si sentiva ancora frastornata per quel fortuito incontro. Ma l’amica la incalzò.
“Di voi e del Duca, chiaramente.” Ma anche quella volta, Brooke fece finta di non intendere.
Così, ci pensò Narissa. “Come mai non ci avete mai parlato di Sua Grazia, mia cara? Ci avete tenuto nascosto di conoscere il Duca di Grafton!” esclamò.
“All’epoca non era ancora un Duca – si giustificò Brooke – Sono passati dieci anni, dall’ultima volta che ho visto Drake….. Cioè…” le si paralizzò la lingua per quella gaffe, che tuttavia non passò inosservata alle sue amiche.
“Beh, dovevate essere molto… intimi, per chiamarvi per nome!” esclamò la ragazza, con enorme malizia questa volta.
Brooke si guardò imbarazzata i piedi. Avrebbe dovuto tagliarsi la lingua! Di sicuro, quella confidenza con il Duca non era una cosa da tutti i giorni.
Narissa rincarò la dose: “E poi, il fatto che stavate lì imbambolata, a pendere dalle sue labbra, è molto significativo!” scherzò.
“Sciocchezze! – tagliò corto Brooke – E’ solo un vecchio amico d’infanzia! Mi ha scombussolato il fatto di averlo rivisto dopo tanto tempo! E proprio qui, A Bond Street!” Si accomodò sul sedile, cercando di apparire rilassato. “Beh, ora è passata! Mi sento già meglio!” e provò a sorridere.
“Peccato! – la stuzzicò Narissa – Perché, a pensarci bene, lui invece sembrava molto felice di rivedervi!”
“Traumatizzato, volete dire! – giocò Brooke – L’ho quasi fatto cadere per terra!”
“E’ vero!” ridacchiò Hannah.
Per tagliar corto, Brooke si mise a guardare ostentatamente fuori dal finestrino della carrozza. In una piccola parte del suo cuore si accese la speranza che Drake si fosse ricordato della loro promessa, e fosse giunto lì proprio per cercarla. Ma poi si disse che non era possibile, che lui probabilmente si trovava a Londra per altri motivi.
Da tempo lei lo cercava sui giornali, quando si faceva cenno ai componenti della sua famiglia, o magari si parlava di lui e delle sue conquiste. Se Drake avesse voluto davvero trovarla, ci avrebbe provato molto tempo prima..
Tuttavia, ardeva dalla voglia di sapere perché lui fosse a Londra. Ma l’avrebbe scoperto quando si sarebbero rivisti.
Al solo pensiero di incontrarlo, il cuore le si fermò nel petto: ah, cuore traditore! Doveva stare molto attenta a mantenere il controllo e a non lasciarsi andare a fantasie inutili!
CAPITOLO SECONDO
Drake Kingston, Duca di Grafton, fissava il giardino da una delle enormi vetrate del salotto del Conte di Notting, in attesa di Brooke. Avrebbe voluto scambiare quattro chiacchiere col Conte, prima, e chiedergli il permesso di passare del tempo con sua figlia, ma la servitù lo aveva informato che il Conte era fuori città. Così, ebbe la sicurezza che tra Brooke e suo padre non era cambiato nulla.
Il cuore gli si strinse, al pensiero di quanto la ragazza fosse poco amata dai suoi genitori. Pensava che, ora che la figlia era in età da marito, sarebbe stata almeno tollerata, ma a quanto pare si era sbagliato. Ed era una fortuna perché, altrimenti, a quest’ora Brooke poteva già essere sposata.
Sentì un fruscio di gonne e si voltò: gli occhi blu cobalto di Brooke erano fissi nei suoi, mentre entrava nella sala. Drake sorrise, davanti a quell’immagine vestita di un abito azzurro e i capelli biondi raccolti a chignon. Era bellissima! Gli mancò il fiato a guardarla, come gli succedeva quando erano bambini.
In un attimo era accanto a lei. S’inchinò e le sfiorò la mano con le labbra, ma non la lasciò subito. Aspettò che il suo tocco lo invadesse completamente. Aveva atteso anni, quel momento, e ora non voleva avere fretta. Desiderava sentirla, e toccarla. E non solo. Bramava stare solo con lei, e godere della sua compagnia. Dio, quanto gli era mancata!
Lei gli fece un grazioso inchino, anche se lui la teneva ancora per mano.
“Buon pomeriggio, Vostra Grazia!” esclamò.
Ma perché diavolo si ostinava a mantenere le distanze? Perché non lo chiamava per nome, come una volta? La freddezza di lei lo costrinse a darsi un tono.
“Mia signora.” mormorò.
Brooke si maledisse: cosa cavolo le era frullato per il capo? Lo aveva chiamato di nuovo Vostra Grazia! Ma se per lei era sempre e soltanto Drake! Anche il giorno prima si era mantenuta sulle sue. Ma perché? Non riusciva proprio a capire cosa le stesse succedendo.
Drake si guardò intorno, alla ricerca di una cameriera. Forse, il Conte aveva ordinato che Brooke venisse sempre accompagnata da qualcuno, per garantire un certo decoro. Ma non c’era nessuno, oltre a loro due, nella sala. L’unico servo che aveva intravisto era al suo posto, dietro la porta. Quindi, erano soli. E di certo a lei non interessava il giudizio di un domestico. E allora?
“Beh, cosa vi costringe a essere formale con me?” le chiese, a bruciapelo.
Le guance di Brooke si fecero rosse all’improvviso. “Ma… – balbettò – Immagino, per educazione.”
“Non me ne frega niente delle formalità e delle convenienze, Brooke. Chiamatemi Drake, come una volta.” esclamò lui.
La ragazza sorrise- “Molto bene…Drake.”
Sentendola pronunciare il suo nome, Drake si rilassò e sorrise. Com’era dolce quel nome sulle sue labbra! E che calore si sentiva dentro, adesso!
“Così va bene.” esclamò lui, soddisfatto. Girò di nuovo gli occhi attorno.
“Presumo che siamo soli.” disse.
“C’è una cameriera dietro la porta. Ma per il resto sì, siamo soli. I miei genitori non ci sono. Mio padre è giù in città, mentre mia madre…credo sia a casa sua.” rispose lei..
“E vostro fratello?”
“Dio solo sa dov’è. In qualche parte del mondo a inseguire uno dei suoi vizi!” rispose Brooke, con una leggera acredine.
Notando la sua tristezza, Drake si sentì fortemente in colpa. Aveva tardato troppo, per venire a cercarla. Non avrebbe dovuto permettere a niente e nessuno di mettersi tra loro. Lui sapeva quanto Brooke soffrisse per la mancanza d’affetto della sua famiglia! Ma, stupidamente, si era costretto a non pensarla. Stupido di un asino!
“Vi andrebbe di fare una passeggiata?” chiese, dolcemente.
“Certo!” rispose, raggiante, Brooke.
Drake la prese sotto braccio e insieme uscirono in giardino. Scivolarono in uno dei bei vialetti, ornato di rose selvatiche.
“Sono ancora le vostre preferite?” chiese lui, indicando i fiori.
“Non più! – rispose lei, con uno sguardo birichino – Ora preferisco la lavanda!”