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Jessica Ek
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Jessica Ek

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Una volta in centro compra i giornali in tre edicole differenti, mangia un kebab seduto su una panchina in piazza Vecchio mercato e beve un caffè in un bar dove spera di incontrare il tizio che gli deve pagare la fattura. Ma Poretti non si fa vivo. Così Nico paga la consumazione e si mette a girovagare nelle vie pedonali senza un obiettivo preciso.

Al contrario di quello che si potrebbe pensare, non sta perdendo tempo: è in cerca di quell'elemento, quella sensazione che, con l'aiuto del berrettino, gli permetterà di avere una percezione, il suo primo contatto con il passato di Francesca. È per questo motivo che non fa la spesa in un unico negozio, ma la suddivide in più botteghe, per vivere più situazioni in luoghi anche molto differenti tra loro. Così passa dalla macelleria climatizzata con la luce bianca e fredda dei tubi fluorescenti, alla pasticceria riscaldata con le luci calde e soffuse. La frutta la prende al mercato rionale. Cerca di guardare tutti e tutto, di scambiare una parola con più persone possibile per aumentare la possibilità di captare lo sguardo giusto, la parola giusta: il dettaglio che accenda la connessione.

Quando torna al parcheggio, due ore dopo, è un po' amareggiato per non aver ottenuto risultati, ma sa che non è così semplice e non funziona come nei film, dove gli sarebbe bastato toccare la cuffia per conoscere tutto sul passato di Francesca.

Ce la faremo, Francesca. Dobbiamo solo avere pazienza e ce la faremo. Tu, ovunque ti trovi, resisti.

Arrivato alla Mazda prende dalla tasca il mazzo di chiavi che scorre tra le dita in cerca di quella dell’automobile. Nella destra ha i giornali e le riviste appena acquistati. In quel momento la voce di una ragazza lo raggiunge alle spalle.

«Mi scusi, posso disturbarla un attimo?»

Nico alza lo sguardo che era rivolto alle chiavi: c’è una ragazza con in testa una cuffia viola davanti alla macchina, e gli sorride. Per un attimo sbarra gli occhi, non si può sbagliare: quella è Francesca!

Non ha un viso preoccupato, pare serena, tranquilla.

«Mi scusi!» La voce lo fa uscire dallo stato di trance in cui era caduto. Sussulta e sente un rumore di metallo levarsi dall'asfalto.

«No, accidenti!» Nico stringe la mascella e respira profondamente. Il flashback è terminato. È stato breve, troppo breve, e ormai è andato, impossibile recuperarlo.

«E che modi! Non ha neppure visto cosa le volevo offrire. Peggio per lei.» Ancora quella voce, la stessa che gli ha provocato il brevissimo viaggio mentale.

Nico si volta. C’è una ragazza con sciarpa e cuffia bianche che ha in mano dei volantini, forse dei buoni per un fast food. Lo guarda un po' risentita, si gira e se ne va a passo veloce.

«Ehi, scusami… io… » dice Nico, ma lei è già oltre l’angolo.

L’avevo agganciata, cavolo pensa, mentre raccoglie le chiavi che gli erano cadute e sale in macchina; incrocia le braccia sul volante, ci appoggia la fronte, chiude gli occhi e si concentra ancora. Deve riuscire a visualizzare quel momento di vita non suo, vissuto per un solo attimo; è fondamentale recuperare più dettagli possibili. Purtroppo, sono davvero pochi istanti: due, forse tre secondi. Quello che continua a vedere è il sorriso dolcissimo di Francesca e l’aria di non avere nessuna preoccupazione, entrambi indizi che stonano con la realtà dei fatti.

Qualche minuto dopo alza la testa, si spinge contro lo schienale e riapre gli occhi.

Se solo quella ragazza non mi avesse distratto, avrei potuto vedere a chi si stava rivolgendo Francesca. Chi guardava? Perché sorrideva?

In un guizzo di nervi per l’occasione perduta colpisce il volante con un pugno; è tremendamente frustrante sapere di averla agganciata per qualche istante e poi averla persa senza la possibilità di registrare un qualsiasi dettaglio utile a ritrovarla. Imprecando a mezza bocca avvia il motore e si allontana dal parcheggio.

È un inizio: il collegamento c'è stato e ne arriveranno altri.

S’impone di pensare positivo mentre percorre la strada a ritroso in direzione del suo ufficio. E’ una bella giornata di sole, tutti i negozi sono aperti e le persone passeggiano sui marciapiedi, come se niente fosse: come se andasse tutto bene.

Finché i problemi non toccano noi stessi e la sfera delle nostre conoscenze pensiamo che siano solo fatti da ascoltare in radio o al Tg.

Nico scuote la testa. Quella normalità però in fondo gli fa bene. Gli ricorda che fuori dalla dimensione nervosa e oscura del suo lavoro esiste un mondo che va avanti placido per la sua strada, ci sono le stagioni, c’è il sole e, soprattutto, persone che stanno bene e che non sono affatto scomparse. Il giretto in macchina lo calma.

Quella ragazza non ha nessuna colpa; anzi, probabilmente è stata lei a far partire il flashback, quindi dovrei ringraziarla, non avercela con lei per avermi risvegliato.

Tornato nel suo studio, mette da parte i giornali che ha acquistato, si siede alla scrivania senza neppure togliersi l'impermeabile e scrive su un pezzo di carta tutto quello che ha vissuto un quarto d'ora prima.

Con la mente ripassa più e più volte le immagini che via via si fanno più sfocate: si concentra dapprima su Francesca, poi su quanto le stava intorno: colori, luce, sensazioni, suoni. Solo quando è convinto di aver trascritto tutto si rilassa e si toglie il cappotto.

«Santo cielo qui si gela!» dice a voce alta.

Un brivido che parte dalle dita gli sale fino alle spalle; si massaggia le braccia e va a controllare la stufa nell'altro locale: è spenta. A malincuore prende dalla scatola un altro libro, questa volta senza guardare la copertina o leggere il titolo, lo mette nella caldaia con un po' di Diavolina e della legna e dà fuoco.

«Ora il lavoro da fare è capire cosa in quella ragazza dei volantini mi ha provocato la connessione con Francesca, così da cercare di replicarla in qualche maniera… »

Per scaldarsi le membra e i pensieri si mette a camminare a lunghi passi su e giù per la stanza riflettendo tra sé come fa sempre quando deve risolvere un enigma.

«Quella ragazza deve essersi comportata come Francesca: non voleva delle informazioni, aveva qualcosa da offrire. Francesca quindi voleva darmi qualcosa? Chi c'era al mio posto? Con chi stava comunicando?»

Nel flashback Francesca è serena, non preoccupata. Conosce forse il suo interlocutore? È lui il suo aggressore? Sta sorridendo alla persona che la rapirà?

Nico chiude gli occhi e visualizza l’ambientazione. Si trova in un parcheggio. È forse fuori dal ristorante dov'è stata vista l'ultima volta? Francesca si è avvicinata a qualcuno e ha richiamato la sua attenzione.

«Mi scusi?» Nico muove le labbra. «Mi scusi?» pronunciare quella frase lo rimanda alla visione e scatena mille domande.

«A chi stavi parlando? E cosa volevi chiedere, o offrire?»

Riapre gli occhi e si fionda sul foglio degli appunti a trascrivere le ultimissime intuizioni, quindi riprende a camminare.

«La ragazza aveva in mano dei volantini, come io avevo in mano dei giornali e le chiavi della macchina. Possono avere contribuito in qualche modo all'apertura del portale?»


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