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-Ovviamente, i miei cari mi mancano. Le mie tradizioni, i miei costumi, il mio modo di vivere sono senza pari. Ma sono avido di esperienze. Che vita è quella di colui che resta a casa senza mai vedere il resto del mondo?
Naëli si zittì.
Aveva sempre abitato a Sarmajor. Era la prima volta che lasciava il suo arcipelago natale. Questo pericolo le dava la pelle d’oca, e la eccitava intensamente allo stesso tempo, ma non rimpiangeva di essere rimasta a Sarmajor per tutta la sua infanzia. C’era un tempo per tutto. Oggi, lei era pronta a scoprire il mondo.
Yadriel notò il suo disagio, e le strinse le spalle in modo confortante.
-Ovviamente, ho cominciato a viaggiare molto più tardi di te! Nella scala della vita, tu mi superi notevolmente.
Naëli si riprese.
-Sai, lasciando Sarmajor, ho deciso che in ogni città in cui mi fossi fermata, avrei testato le nostre specialità per vedere se hanno lo stesso gusto, confidò lei. Ed ecco, prima città, e non ho neanche potuto assaggiare i nostri celebri profiterole, mormorò.
-Sono sicuro che hanno un gusto sgradevole, disse divertito Yadriel. E secondo me, faresti meglio ad approfittare del viaggio per sperimentare le specialità locali piuttosto che per degustare le tue sempre e comunque. Questione di curiosità, aggiunse con un occhiolino.
Naëli restò pensierosa un attimo, poi assentì. Lui sorrise con tenerezza, poi aggrottò le sopracciglia.
-Scusami, ma da quando ti ho incontrata, voglio chiederti una cosa.
-Si?
-I tuoi… ehm… i tuoi capelli.
La ragazza afferrò una ciocca dei suoi corti capelli e si mise a ridere. Erano blu come la notte circostante.
-Ah, questo! In realtà, non lo so. I miei capelli hanno preso questo colore a poco a poco dopo i miei undici anni. Non ho mai capito il perché. In realtà si, credo che questo abbia a che vedere con il mio potere sull’acqua. Quello anche, è cominciato a undici anni. Non hai mai visto un colore così durante i tuoi viaggi?
Yadriel scosse la testa negativamente.
-Capelli color rubino come quelli di Sayan si, ne avevo già visti, ma capelli blu, è la prima volta!
- Non pensavo che fosse così unico, mormorò la ragazza.
Dopo una breve riflessione, Naëli si rialzò dolcemente. L’aria fresca della sera e la leggera brezza che soffiava avevano fatto passare il suo mal di testa.
-Dovremmo rientrare.
Yadriel annuì e si alzò a sua volta.
Quando arrivarono all’albergo, solo Molly era ancora in piedi e discuteva con l’oste, piegata sul tavolo. Gli altri clienti avevano lasciato il posto, affaticati dalla loro lunga giornata. Si stava facendo tardi, in effetti.
-Una delizia, quel vino, disse Molly, l’occhio rivolto al suo bicchiere rossastro. Da dove viene?
-Da qui, per la mia barba! Le rispose teatralmente l’uomo, che sembrava aver esagerato con il liquore. Quello che produciamo a Nebbia della sera è pura estasi! Il miglior vino dei Sette Principati, se volete il mio consiglio, con le vigne locali che crescono ai piedi delle montagne. Fatevi un giro se capitate da quelle parti, offrono degustazioni gratuite!
-Tu, mi interessi, replicò Molly cercando di tenere gli occhi aperti.
Quando vide i due compagni, si alzò di colpo, come se una nuova forza fosse appena nata in lei.
-Ah, siete qui! Esclamò. Il signore qui presente – di una compagnia gradevole – ci propone di andare dal lato delle vigne del paese, vi interessa?
-Dove sono gli altri? Si preoccupò Naëli ignorando completamente le parole annebbiate della sua amica.
-Oh, sono andati a dormire… non reggono l’alcool, questi giovani. Non come me! Gridò colpendosi il petto con la mano destra.
-Certo, sospirò Naëli.
Si mostrò affaticata e salutò Molly con un gesto del polso.
-Andiamo a dormire anche noi. Buona serata!
Molly le rispose con un’alzata di spalle. Poi i suoi occhi rotearono e si accasciò sul tavolo russando sonoramente, i suoi capelli grigi sottosopra.
L’oste scosse la testa, desolato:
-Ma avete pagato una camera per lei!
8
Non ho bisogno di gingilli per far girare la testa ad un buffone! Ma se fa il macho, finisce sovente in pappa!
Sayan, Citazioni pittoresche
Mowis Badalon era una persona volenterosa ed appassionata. Non si tirava mai indietro e amava partecipare ad ogni tipo di intrattenimento creativo. Adorava passare il tempo a stendere sulla tela il paesaggio con molti dettagli. E quello che preferiva dipingere era l’oceano.
Non l’oceano in burrasca, che inghiottisce una nave sfortunata nei suoi flutti indiavolati. No, l’oceano calmo, agitato da deboli onde, che cercava di catturare nel loro torpore ingannevole. Arrivare a cogliere quel movimento che non era unico e a catturarne la quintessenza. Questa era una sfida. Una sfida ben più grande di quella della Coppa dei Sette Principati alla quale aveva deciso di partecipare, o piuttosto alla quale l’avevano fatto partecipare. I suoi amici l’avevano arruolato di forza in quest’avventura perché pensavano che avrebbe potuto portare un aiuto fondamentale, cosa di cui lui dubitava fortemente.
Ma dato che era disponibile e non esitava mai a rendere il suo servizio, aveva accettato ben volentieri.
La malinconia l’aveva raggiunto al primo bicchiere che avevano condiviso quella sera per festeggiare il completamento della prima tappa. E i seguenti non avevano migliorato il suo stato. Per questo, aveva abbandonato i suoi amici e si era recato sulla banchina, solo, di fronte al mare che sembrava rimproverargli l’averlo abbandonato per una corsa di veicoli.
Sì, era esattamente questo.
Lo respingeva.
Si sedette sul bordo del pontile, i piedi penzolanti sopra le onde, poi prese il taccuino e la matita che teneva sempre in tasca.
E si mise a disegnare.
La notte, le onde, il mare.
L’acqua che perforava la sua anima. Realizzando questa creazione, riprese confidenza, come se l’oceano lo perdonasse. Era talmente assorto nel suo lavoro che non si accorse nemmeno della presenza alle sue spalle.
Non ebbe neppure il tempo di fare un’esclamazione di sorpresa. Il pesante bastone si abbatté sulla sua testa, sprofondandolo nelle profondità del porto di Nebbia della sera. Prima di perdere conoscenza, Mowis Badalon si scusò. Sapeva che era stato punito per aver lasciato il suo amico oceano.
I flutti non perdonavano mai.
9
Il mondo si muove più in fretta. Gli scambi aumentano, i veicoli diventano più potenti. I cittadini si equipaggiano con il materiale più avanzato. Le automobili hanno fatto la loro apparizione. Sono destinate ad un’evoluzione rimarchevole. In mezzo a questa agitazione, le tradizioni fanno fatica a mantenere la loro posizione. La civilizzazione è in movimento.
Antoni Fergus, All’ora dell’industrializzazione
-Dove è Molly? Chiese Joan, appollaiato sul Lupo di mare.
Si teneva dritto come un picchetto sulla banchina di ormeggio dello Storione stellato, guardando ovunque alla ricerca dell’anziana signora.
Naëli alzò le spalle.
-Credo che non la vedrai dirci arrivederci, a meno che tu non aspetti qui fino a pomeriggio inoltrato.
-Ha esagerato un po’ con il bere, rincarò Yadriel. Fortunatamente si occupa solo della parte navale e non deve partire per la seconda tappa terrestre con noi!
Joan borbottò e fece segno a Naëli di salire sul veicolo.
-Incredibile. Incredibile! Ha solo questo da fare, e si permette di smaltire la sbornia. Peggio per lei, andiamo sulla linea di partenza. Yadriel, prendi l’Oncia di ebano che è ancora sullo Storione stellato. Dove diavolo è finita Sayan?
-E’ andata a recuperare il foglio del punteggio, rispose il sameda.
-Sono già andato a guardarlo, disse Joan, infastidito. Bene, ci raggiungerà sulla linea di partenza. Che è tra 10 minuti!
Naëli e Yadriel si scambiarono uno sguardo stupefatto davanti al tono del loro amico. Era così teso questa mattina. Era per caso lo stress della partenza?
Naëli scacciò ogni preoccupazione salendo sul Lupo di mare. Salutò lo Storione con la mano prima che Joan mettesse in moto. Sapeva che era stupido salutare una barca, ma era la parte infantile che conservava in fondo a se stessa. Si sarebbero rivisti la sera del giorno dopo, a Riva d’oro, un borgo a sud dell’isola, dove sarebbero partiti per Kur.
Un viaggio marittimo molto più lungo, che avrebbe richiesto una settimana buona.
Naëli era leggermente angosciata all’idea di partire così lontano nel sud. Non si era mai allontanata troppo da casa sua, dopotutto. Ed era sempre stata ansiosa per natura. L’ignoto, il viaggio,… Non era questa la sua zona di confort. Ma era circondata dai suoi amici, e questo non aveva prezzo.
Avrebbe avuto tempo di pensare a tutto questo dopo: prima, la tappa di Sarkoth. Si mise a riflettere sul pericolo che li aspettava aggrappandosi ai fianchi di Joan mentre si dirigevano verso la linea di partenza. La corsa si articolava in due tappe, divise in sezioni da un diverso numero di punti di controllo che permettevano di verificare che nessun partecipante imbrogliasse prendendo delle scorciatoie. La traversata doveva essere semplice, dato che l’isola era ritenuta uno dei Sette Principati più piacevoli e che c’era solo la parte sud da attraversare. Dotata di un clima temperato, alternava le valli boscose alle praterie verdeggianti in un ambiente incantevole. L’unica vera difficoltà consisteva nel passaggio della catena dell’Arco, vera e propria colonna vertebrale dell’isola che si elevava a diverse centinaia di metri sul livello del mare. La catena montuosa portava bene il suo nome, dato che si estendeva in un arco dalla punta del Corno a sud al Capo Ocra al nord senza discontinuità, dividendo Sarkoth in due parti disuguali.
Naëli traeva le sue conoscenza dagli insegnamenti di Molly. Il timoniere conosceva i Sette Principati come le sue tasche. Non era al suo primo rally, secondo Joan. Quando quest’ultimo le aveva presentato l’anziana signora, Naëli era rimasta impressionata dalla sua presenza, e si era trattenuta dal domandarle quale sarebbe stato il suo ruolo nell’equipaggio. Ma Joan le aveva comunque spiegato che era la regina dei mari, che navigava come nessun’altro e che sarebbe stato l’elemento chiave della squadra. Naëli non aveva replicato.
Il Lupo di mare si fermò dietro una linea di veicoli, imitato dall’Oncia di ebano che lo seguiva da vicino, e Joan mise il piede a terra. La maggior parte dei concorrenti era già allineata sulla linea di partenza in una pianura fuori dalla città. Il lungo dirigibile degli organizzatori sorvolava Nebbia della sera, esortando i partecipanti a presentarsi immediatamente in partenza.
Joan inveì vedendo Sayan che scattava nella loro direzione. La ragazza corse a perdifiato prima di immobilizzarsi davanti a loro, piegata in due per riprendere fiato.
-Uff…a rapporto, capo…uff…Ho recuperato…i risultati della tappa di ieri sera, disse lei senza fiato, tendendo a Joan un plico di fogli.
Lui li prese bruscamente.
-Grazie, ma ero già andato a consultarli. Mio Dio, avevamo previsto un briefing sulla tappa di Sarkoth questa mattina! Ma tra la tua assenza e quella di Molly non vedo come avremmo potuto farlo!
Le gettò uno sguardo irritato, al quale lei rispose mostrando i denti.
-Avevi già guardato i risultati? E non hai pensato che avrebbe potuto interessarci?
Lui alzò le spalle.
-Siamo arrivati primi.
-E allora? Non è l’unica informazione data dal foglio dei risultati. Possiamo anche studiare la concorrenza. Ma può darsi che ci trovi troppo stupidi per questo.
Joan ignorò la ragazza e mise con cura i documenti sotto la sua veste nera.
-Abbiamo preso milleduecento punti, dichiarò. Cioè il massimo per una squadra, e siamo tallonati da due squadre a ottocento punti: i Guardiani Grigi e l’Ombrello di seta, la squadra alla quale appartiene la giunca che ci ha minacciati al porto d’Ys. Ecco, sapete tutto, per maggiori dettagli, potremo guardare il foglio stasera se volete. Mentre aspettiamo, non perdetevi ad ammirare i bei paesaggi, aggiunse agitando una mappa di Sarkoth sotto il loro naso. La corsa sarà dura oggi, e perderemo il nostro vantaggio. Le tappe terrestri giocano in nostro sfavore. Ci vediamo questa sera ai piedi delle montagne. Conto su di voi per conservare una posizione rispettabile in classifica.
Mise il suo foulard intorno al mento senza aspettare, consegnò la sua mappa a Naëli e diede una spinta alla moto per mettersi dietro al resto dei partecipanti, senza rimarcare lo sguardo furibondo che gli gettava Sayan. I due equipaggi avrebbero tentato di rimanere insieme, ma sarebbero stati sicuramente obbligati a separarsi da un momento all’altro, ecco il perché delle raccomandazioni di Joan.
Naëli ne approfittò per gettare uno sguardo alla mappa. Conosceva il tragitto a memoria, ma aveva bisogno di rassicurarsi.
Due giorni per raggiungere Riva d’oro.
Una parte tranquilla lungo la costa del Golfo del crepuscolo prima di girare verso le montagne, passare attraverso la foresta del Sole ed iniziare la difficile traversata della catena montagnosa il secondo giorno. Dovevano accamparsi alla base dell’Arco la sera.
Tremò mettendo il documento in tasca. A prima vista, era una grande autostrada. Ma senza contare le trappole inevitabili che gli organizzatori si divertivano a tendere loro lungo il percorso. E per una tappa così tranquilla, non avrebbero dimenticato di piazzarne…a volontà. A meno che non si dimostrassero indulgenti per l’inizio della corsa. Cosa che Naëli dubitava fortemente, avendo capito come funzionava. L’impresa incaricata dello svolgimento della Coppa, la Cijena, era stata inizialmente una compagnia che proponeva oscuri e ufficiosi servizi di manipolazione. Si era poi riconvertita in questa nuova attività sportiva più ufficiale nove anni prima, ma contava comunque nelle sue righe numerose squadre di geni dell’imboscata, dell’inganno e della truffa.
-I concorrenti si riuniscano sulla linea di partenza, pronti a partire! Gridò la voce di Yoklavin Seth sopra le loro teste. Cedo la parola a Philas Smogg, onorevole direttore generale della Cijena, che ci raggiunge in questo giorno particolare per lanciare la seconda tappa della Coppa dei Sette Principati!
Il dirigibile degli organizzatori si era fermato non lontano dai concorrenti, sparsi sulla pianura, e tutti sembravano osservare l’uomo che prese l’altoparlante.
Era molto piccolo, nonostante il lungo cilindro che portava e le grandi orecchie delle quali era provvisto. Per dirla tutta, non era un uomo. Era un gremlin. Una di quelle creature dal naso schiacciato associato ad un’epidermide compresa tra il malva e il grigio. L’opulenza si vedeva nei suoi movimenti e nel suo aspetto. Un orologio da taschino era infilato nella tasca del suo vestito, perfettamente intonato al monocolo che ornava il suo occhio sinistro. Naëli non avrebbe mai immaginato che un simile personaggio fosse all’origine della celebre Coppa dei Sette Principati.
- Un gremlin è molto cattivo, mormorò Yadriel al suo orecchio. Sono dei maestri meccanici, e sono allo stesso tempo degli eccellenti negoziatori. Il Principe commerciante Grand, di Hoz, è un gremlin.
Naëli annuì. Ecco chi confermava la sua opinione sul personaggio.
-Concorrenti, concorrenti, benvenuti, tuonò Smogg. E’ un piacere per me lanciare questa seconda tappa della nostra famosa Coppa dei Sette Principati che, spero, saprà divertirvi, stupirvi e confondervi! Perché attenzione, quest’anno, i nostri ingegneri si sono superati nel percorso…Vi lascio giudicare da soli. La nostra reputazione è, come sempre, nelle vostre mani! Vi auguro un buon rally nei paesaggi della nostra bella Sarkoth…
Soffocò una risata.
Poi alzò il braccio, lo sospese in aria, prima di abbassarlo con un gesto secco.
Joan partì a tutta birra.
10
La prova. La Coppa è una prova completa. Dal punto di vista fisico, in quanto testa abilità e resistenza di tutti, ma anche mentale, perché vengono valutati la preparazione, la tenacia ed il ragionamento. Le trappole sono l’occasione per testare queste competenze. L’obiettivo non è arrivare primi ma provare a sé stessi le proprie qualità. Sovente, i concorrenti più deboli lo dimenticano: è una prova d’introspezione.
Nejim Palador, La prova
La mattinata di Naëli si riassumeva nell’osservazione alternata della catena dell’Arco che sorgeva da terra in lontananza alla sua destra e del mare del Crepuscolo agitato dai capricci del vento alla sua sinistra. In effetti, il Lupo di mare seguiva una strada costiera ad un ritmo tranquillo, dato che Joan aveva deciso di risparmiare i motori in vista degli eventuali imprevisti che potevano attenderli.
Naëli pensava fosse una decisione saggia, ma non poteva evitare di preoccuparsi vedendo aumentare lo scarto tra il Lupo di mare ed il gruppo di testa. Quest’ultimo era partito a tutta velocità dalla partenza della tappa, allargando lentamente lo scarto con il resto dei concorrenti. “Non ci possiamo fare niente, i loro veicoli sono più potenti, quando arriveremo alle montagne riguadagneremo terreno”, le aveva assicurato Joan, fiducioso.
Questo non impediva a Naëli di avere l’impressione che il Lupo di mare si trascinasse a fatica, e di sentirsi soprattutto particolarmente inutile al di fuori di una tappa marittima. Inoltre, avevano perso di vista l’Oncia di ebano dopo che avevano attraversato il Pacifico, un piccolo fiume che attraversava la pianura.
Fortunatamente, avevano evitato con astuzia le prime trappole poste sul loro cammino: un fossato abilmente nascosto da ciottoli instabili, un canyon molto stretto nel quale i veicoli più grandi non avevano potuto evitare di incastrarsi, ed un immenso gregge di montoni che era stato abbandonato in mezzo alla pista, e che aveva causato loro sudori freddi.