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Abigail Strega Per Caso
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Abigail Strega Per Caso

3

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Abigail Strega Per Caso

La ragazzina andò a sedersi in un banco della fila accanto a quella dove stava seduta Abigail.

Nel pomeriggio, Abigail riferì a Ken quanto era successo quella mattina.

«Se prima c’era il dubbio che potesse essere solo un caso di omonimia, ora abbiamo la certezza che si tratta proprio di loro.»

«Già,» disse Abigail «a parte il fatto che utilizzino i loro veri nomi mi ha incuriosito il fatto che Rachel ha sempre indossato dei guanti neri di pelle, sono magici anche quelli?»

«No, la verità è che lei, come ogni strega che si comporta male, ha delle mani brutte e se ne vergogna. In quanto al fatto che usino i loro veri nomi è solo perché qui non sono conosciuti come nel nostro mondo magico.»

«Che si fa adesso con loro?»

«Niente, per ora, aspettiamo la loro prossima mossa: noi li abbiamo già individuati e quindi ci sarà più facile controllarli. L’importante è che tu ti comporti normalmente come hai sempre fatto prima di conoscere tutta la storia.»

«Va bene, Ken, farò come dici.»

Intanto, in una camera d'albergo del paese, Rachel, ancora nelle sembianze di una dodicenne, e Rudolph stavano discutendo.

«Allora, Rachel, hai voluto fare la parte di mia figlia per controllare la mia classe. Ti è servito a qualcosa almeno?»

«Non saprei, tu ieri mi dicevi che era la rossa, come si chiama, Abigail, che continuava a fissarti, mentre io stamattina continuavo a sentirmi gli occhi addosso di quella biondina, Deanna.»

«Secondo me ti osservava tutta la classe, perché è piuttosto inusuale una ragazzina di 12 anni che si tiene indosso i guanti per tutta la durata delle lezioni.»

«Ma lo sai che noi streghe cattive ci riconoscono dalle verruche sulle mani.»

«Nel nostro mondo, ma qui tra gli umani ormai non c’è quasi più nessuno che crede alle streghe, alle fate o agli orchi. Ho visto donne normali con mani più brutte delle tue.»

A questa osservazione Rachel ebbe uno scatto e saltò sul letto dov’era seduto Rudolph atterrandolo, quando lui fu sdraiato lei gli saltò sopra e gli strinse il mento con la mano:

«Ah, pensi questo delle mie mani, che sono brutte?»

«Sei stata tu la prima a dirlo.» bofonchiò Rudolph.

Lei, con l’altra mano, prese quella di Rudolph e gli disse:

«Lo sai che con un incantesimo potrei trasformare la tua bella manina in una zampa di gallina?»

«No, ti prego, non farlo. Ti chiedo scusa.»

«Non è ancora abbastanza. Toglimi il guanto da questa mano.» disse Rachel senza mollargli il mento con l’altra.

«Cosa hai intenzione di fare?»

«Voglio solo che mi baci la mia mano piena di verruche e pustole.»

«Va… va bene.»

Rudolph fece come lei gli aveva chiesto, dopodiché lei mollò la presa, si rimise il guanto ed uscì dalla stanza mentre Rudolph corse in bagno a vomitare.

Intanto, anche Ken ed Abigail stavano discutendo sul da farsi.

«Mi sa che domani dovrò venire a scuola con te.» disse Ken.

«Ci vieni come insegnante o come pluriripetente?» chiese ridendo Abigail.

«Nessuno dei due, Rachel e Rudolph mi conoscono e vedendomi capirebbero al volo che sono nel posto giusto.»

«E allora come fai, diventi invisibile?»

«Non proprio, è una cosa che odio, ma sarò costretto a riprendere la mia forma originale: cioè ad essere alto solo venti centimetri o poco più così potrò nascondermi nel tuo zainetto.»

«E se qualcuno ti nota lo stesso?»

«Sono in grado di restare immobile e sembrare un pupazzetto. Se qualcuno mi nota puoi dirgli che sono un regalo che ti han fatto per il tuo compleanno e che sono un portafortuna.»

«È così pericolosa Rachel?»

«Finché ha le sembianze di una ragazzina della tua età no, in quanto la trasformazione molecolare le impegna tutte le sue energie magiche e non può fare magie quando non è con il suo vero aspetto. Però lei è anche un tipo molto teatrale e si esalta a trasformarsi in pubblico perché si diverte a spaventare la gente, e questo potrebbe farlo durante una lezione di Rudolph se le venisse il ghiribizzo.»

«Allora da domani mi terrò un nuovo bambolotto portafortuna nello zainetto, sperando che non mi mangi la merenda.»

«Stai tranquilla, non mi piacciono le merendine moderne. Piuttosto, non è che potesti prestarmi i vestiti di qualche tuo bambolotto? Non vorrei essere un portafortuna nudo in quanto siamo a gennaio e fa piuttosto freddo da queste parti.»

«Ho solo quelli della Barbie, potrebbero andarti bene?»

«Veramente preferirei vestiti più maschili, però pantaloni, maglioncino e una giacca potrebbero andar bene.»

«Allora corro a casa a cercare e appena trovo qualcosa te li porto. Ciao Ken.»

«A più tardi, Abigail.»

2 - E fu battaglia

Il giorno dopo, Abigail si recò a scuola con uno strano ospite nello zainetto, ma la mattinata procedette tranquilla: Rachel si comportò come una ragazzina normale e sembrava non sospettare nulla di Abigail. Anche le altre sue compagne non notarono lo strano bambolotto che aveva nello zainetto.

Nel pomeriggio, Ken fece il punto della situazione:

«Ci troviamo in una posizione di stallo.»

«Cosa vuoi dire?»

«Che siamo ad un punto morto: tu non puoi usare i guanti perciò io non posso continuare l’addestramento e Rachel non li può individuare. Si potrebbe continuare così finché Rachel non se ne vada, ma avendo sentito la loro energia non se ne andrà tanto presto.»

«E non c’è proprio nulla che si può fare per uscire da questa situazione?»

«Lasciami pensare… ma sì!! La bilocazione… che stupido a non averci pensato prima.»

««Bilocazione? Cosa sarebbe?»

«È una magia che serve a far credere alle persone che sentono l’energia magica, come Rachel, che ti trovi in un altro posto rispetto a dove sei.»

«Quindi, con questa magia posso far credere a Rachel di essere da qualsiasi altra parte?»

«Proprio così. »

«E come si fa?»

«È molto semplice: innanzitutto infilati i guanti, poi metti la mano sinistra sul cuore e infilati l’indice della destra nell’orecchio, pensa a un luogo qualsiasi e pronuncia la parola “fantagirus”; dopodiché tutta l’energia magica che produrrai usando i guanti verrà sempre localizzata nel luogo che avrai scelto.»

«Sempre quel luogo? E se volessi cambiarlo?»

«Non dovrai fare altro che ripetere quanto ti ho detto prima pensando a un posto diverso dal precedente. Come vedi è molto semplice.»

«Già, voglio provarci subito.»

Abigail si infilò i guanti, si mise nella posizione suggerita da Ken e pronunciò la parola magica.

«Che magia posso fare, ora?» chiese Abigail.

«Una qualsiasi.» rispose Ken «Fai apparire qualcosa, per esempio. Posso sapere dove hai indirizzato la tua energia?»

«A scuola.»

Abigail si concentrò e fece apparire una pallina da ping-pong.

«Bene,» disse Ken «se adesso fai apparire anche il tavolo e le racchette ci facciamo una partita.»

Nel momento in cui Abigail fece apparire la pallina, Rachel ebbe un sobbalzo.

«Eccoli! Ho sentito la loro energia, sono proprio qui.»

«Riesci ad individuare il luogo esatto?» chiese Rudolph.

«Lasciami concentrare… Sì, li stanno ancora usando… sono a scuola! Andiamo!»

Rachel prese Rudolph per mano e se lo trascinò dietro. Arrivati alla scuola scoprirono però che era già chiusa.

«La scuola è chiusa.» disse Rudolph.

«Lo vedo anch’io. Eppure sono sicura che l’energia veniva da qui.»

«Ma dentro non c’è nessuno.»

«Ci deve essere una spiegazione. Un momento, mi sta tornando in mente qualcosa a proposito di una lezione… ma sì, la bilocazione!»

«È vero, la tecnica per indirizzare l’energia magica in un luogo diverso da quello in cui viene effettuata la magia.»

«Quindi chi ha i guanti e il folletto che lo sta istruendo ci hanno già riconosciuto e sanno che siamo qui.»

«Già, chi sarà il folletto istruttore?»

«La bilocazione… uhm… di solito è una magia che viene insegnata al secondo anno e i folletti istruttori sono sempre pignoli nel seguire il programma d’insegnamento alla lettera… tranne uno!»

«KEN!!!» dissero in coro Rachel e Rudolph guardandosi in faccia.

«Cosa hai intenzione di fare, ora? » chiese Rudolph.

«Voglio mandare un messaggio telepatico magico a quel dannato folletto per fargli sapere che io so che è qui, e se la sua allieva indossa ancora i guanti lo sentirà anche lei.»

«Un messaggio telepatico magico? Ti rendi conto di quello che può provocare?»

«Lo so benissimo e non me ne importa niente. Anzi, a pensarci bene, potrebbe essere un sistema per farli uscire allo scoperto. Conoscendo Ken, si precipiteranno a rimediare ai danni.»

Rachel iniziò a concentrarsi. Appena fu pronta, alzò le braccia al cielo e trasmise il messaggio:

“So che tu sei qui, Ken, se vuoi la guerra l’avrai, e per il bene della tua allieva è meglio che le consigli di darmi subito i guanti altrimenti potrebbe farsi molto, molto male. Se entro la prossima luna piena non avrò quello che voglio distruggerò l’intero paese e i suoi abitanti.”

Ken e Abigail, che indossava ancora i guanti, ricevettero il messaggio.

«Cosa facciamo, ora?» chiese Abigail.

«Per ora nulla, ma domani preparati a rimediare ai danni provocati da questo messaggio.»

«Danni? Come può provocare danni un messaggio telepatico?»

«Questo era un messaggio telepatico magico, la sua onda d’urto può provocare effetti imprevedibili. Tra meno di ventiquattro ore in questo paese succederanno cose strane. »

Il mattino dopo, a scuola, sembrava che fosse tutto normale fino a che Abigail sentì un urlo. Si diresse nella direzione in cui proveniva e si trovò davanti un’insegnante terrorizzata da alcuni banchi imbizzarriti che scalpitavano come cavalli. Abigail si nascose dietro un angolo e chiese a Ken, che si trovava nel suo zaino, cosa dovesse fare.

«Devi far tornare quei banchi alla normalità.» rispose Ken.

Abigail si infilò i guanti e, seguendo le istruzioni di Ken, riportò i banchi al loro stato naturale. Dopo un po’ sentì l’insegnante aggredita borbottare qualcosa come “esaurimento nervoso… periodo di riposo…”.

Naturalmente Rachel, che quel giorno aveva deciso di non recarsi a scuola, aveva percepito l’energia magica, ma dato che Abigail aveva fatto la magia a scuola dove aveva scelto la bilocazione, lei pensò che fosse un altro tentativo di sviarla e quindi non ci fece molto caso.

La mattinata a scuola proseguì normalmente, o quasi, se non si vuole far caso alle lavagne allergiche al gesso che starnutivano in faccia ai professori e all’auto del preside che si arrampicava sugli alberi.

Ogni volta che succedeva qualcosa, Abigail riusciva a sistemarla senza farsi notare.

All’uscita tutto sembrava normale, fino a che lo scuolabus arrivò volando e anche lì Abigail sistemò ogni cosa, ma quello fu un errore.

Infatti Rachel insospettita dalle diverse magie effettuate a scuola, decise che era comunque meglio andare a darci un’occhiata, naturalmente con le sue vere sembianze, e arrivò proprio nel momento in cui Abigail stava facendo atterrare lo scuolabus.

«Finalmente ti ho beccato.» disse una voce alle spalle di Abigail, che si voltò e si trovò di fronte alla vera Rachel «Forse il tuo amico Ken ha dimenticato di dirti che se fai tre magie nel luogo in cui hai indirizzato la bilocazione, questa viene automaticamente annullata. A proposito di Ken, dove si nasconde? Oh, non importa, vedo che il tuo zainetto si sta agitando.»

«Cosa vuoi farmi, Rachel?» chiese Abigail.

«Per ora niente, ma fatti trovare qui a mezzanotte e faremo un duello magico. Io adesso so chi sei e come trovarti, perciò ti consiglio di venire stanotte, se non vuoi che succeda qualcosa di male alla tua famiglia.»

Detto questo, Rachel se ne andò lasciando Abigail pensierosa.

Nel pomeriggio Abigail e Ken stavano discutendo sul da farsi.

«Cosa devo fare ora, Ken?» chiese Abigail.

«Non abbiamo scelta, devi fare il duello magico con Rachel.»

«E come si fa?»

«Non è molto difficile, devi scegliere le formule da battaglia. Resteremo insieme fino all’ora del duello e te le insegnerò.»

«Già, l’ora del duello. Credi che i miei genitori mi lasceranno uscire a mezzanotte?»

«È vero. C’è anche questo problema ma non preoccuparti, ti teletrasporterò.»

«Teletrasportarmi? Puoi farlo?»

«Tutti i folletti possono farlo quando sono nelle loro vere sembianze. E sono in grado di portare una persona con loro. Solo quando assumiamo sembianze umane non possiamo usare la magia.»

«Qual è il piano, allora?»

«Ritornerò alle mie dimensioni normali da folletto e mi sistemerò nel tuo zainetto. Verrò a casa con te e intanto ti insegnerò le formule che puoi usare. Poi quando sarà l’ora ci teletrasporteremo nel cortile della scuola.»

Ken si sedette sul tavolo e cominciò a rimpicciolire fino a raggiungere i suoi venti centimetri scarsi, dopodiché si infilò nello zainetto che Abigail gli aveva messo accanto.

Intanto anche Rachel e Rudolph stavano discutendo.

«Davvero hai sfidato quella ragazzina a un duello magico?» chiese Rudolph.

«Sì, ora che ho trovato la mia preda non me la lascerò sfuggire.»

«Ma è solo una ragazzina, non conosce ancora bene la magia.»

«Vedrò di non farle troppo male. Del resto io voglio solo i guanti, se me li darà spontaneamente posso anche rinunciare al duello. Ma ho notato che è molto sveglia e impara in fretta, sono sicura che Ken l’avrà preparata per bene per stanotte.»

«Verrò anch’io stanotte.»

«Vieni pure, così ti godrai un bello spettacolo.»

Fu così che si giunse alfine alla resa dei conti e i contendenti si preparavano allo scontro in maniera diversa: Rachel che pregustava già la vittoria e Abigail che non perdeva una parola di Ken e

prendeva un sacco di appunti per memorizzare meglio le formule da battaglia. Ken spiegò anche che ad ogni formula si formava un dardo magico luminoso che partiva dal dito indice dei contendenti e doveva essere scagliato contro l’avversario che cercherà di schivarlo perché se viene colpito verrà trasformato in qualcosa temporaneamente, per circa un’ora.

«In che cosa, esattamente?» chiese Abigail.

«Qui nessuno può dirlo, come hai notato le formule magiche da battaglia sono formate da settanta monosillabi che vanno combinati tre a tre. Le combinazioni possibili sono oltre trecentomila.»

«Se Rachel schiva il colpo e io colpisco qualcos’altro si trasforma anche quello?»

«Sì, ma il dardo perde potenza allontanandosi, se non incontra un ostacolo da trasformare si esaurisce. E più l’ostacolo è lontano, meno la trasformazione dura. Adesso però è ora di andare all’appuntamento.»

Abigail diede un’occhiata all’orologio e vide che segnava le 23,50. Prese Ken delicatamente e se lo mise sulla testa secondo le sue istruzioni, appena si fu sistemato Ken allargò le braccia e si mise a recitare frasi incomprensibili mentre un alone luminoso cominciò ad avvolgerli.

Intanto Rachel e Rudolph erano già sul posto e attendevano gli avversari.

«Te lo ripeto, Rachel, è una ragazzina: i suoi genitori non la lasceranno uscire a quest’ora.»

«Non sottovalutare Ken, sono sicura che in un modo o nell’altro saranno qui.»

Appena Rachel ebbe finito di dire così videro materializzarsi una macchia luminosa che quando si affievolì mostrò loro Abigail con in testa Ken.

Abigail prese Ken e lo posò a terra in modo di potergli permettere di tornare a dimensioni umane.

Intanto cominciava a nevicare.

«Ci mancava la neve, adesso.» sbuffò Rachel «Comunque, carina, se mi dai subito i guanti ti faccio tornare a casa sana e salva e io me ne andrò subito da qui.»

«Niente da fare, Rachel, conosco le tue intenzioni e non intendo darteli.» rispose Abigail.

«Come vuoi. Ti avevo offerto la possibilità di salvarti, che il duello abbia inizio.»

Le ragazze si misero in posizione mentre Ken e Rudolph controllavano a distanza.

«A te il primo colpo, carina.» disse Rachel.

«Tron kar dut!» esclamò Abigail, ma Rachel fu svelta a schivare il… pollo arrosto.

«Dhon kan katt! » Stavolta fu Abigail a schivare la torta che finì in faccia a Ken.

«Pil thor duv!» e Rachel se la vide davvero brutta con una lancia zulù che le passò vicino all’orecchio.

«Van zer tol!» Ma Abigail evitò il pallone da basket che però fini nelle parti basse di Rudolph.

«C’è qualcosa che non quadra.»disse Ken a Rudolph.

«Cosa?»

«I dardi magici dovrebbero trasformare gli ostacoli che incontrano, eppure ci sono delle trasformazioni prima che raggiungano un bersaglio.»

«È vero. Un momento, forse ho capito: la neve!»

«La neve?»

«Sì, i fiocchi di neve sono dei cristalli di ghiaccio e quindi sono solidi. I dardi magici li considerano ostacoli.»

«E li trasformano. Sono state fortunate finora che le trasformazioni sono state piccole, a parte la lancia zulù naturalmente.»

Ken e Rudolph vennero distratti dalla loro discussione dalle grida delle ragazze. Si voltarono e videro i due dardi magici a mezz’aria che si stavano compenetrando l’un l’altro. Anche le ragazze li guardavano allibite.

«Non è possibile!» esclamò Ken.

«Cosa non è possibile?» chiese Rudolph.

«Che i dardi si siano centrati l’un l’altro proprio al centro delle loro punte, una probabilità su cento miliardi.»

«E allora cosa succede?» chiese Abigail.

Le ragazze, affascinate e allo stesso tempo spaventate, avevano interrotto le ostilità.

«Non so, non è mai successo finora. Stiamo a vedere.»

I quattro osservavano i due dardi accorciarsi alle estremità e gonfiarsi al centro dove la luminosità spariva gradatamente e quando l’oscurità si avvicinò al terreno cominciò a risucchiare la neve e le foglie.

«Mondo troll!» esclamò Ken «Ma quello è un buco nero! Avete creato un maledetto buco nero.»

«Un buco nero, dici?» ribatté Rudolph «In effetti può essere: l’energia positiva e quella negativa si annullano a vicenda. Vado a dargli un’occhiata più da vicino.»

«Potrebbe essere pericoloso.»

«Starò attento e poi è piccolo, non credo che mi possa risucchiare.»

«È piccolo per il momento, ma a me sembra che si ingrossi sempre più.»

Rudolph, con la tipica curiosità dello studioso, si avvicinò al buco nero che, come aveva notato Ken, si era ingrossato.

«Però, sembra di stare davanti a un gigantesco aspirapolvere… EHI!!»

«Cosa succede, Rudolph?» chiese Ken.

«Non riesco più ad allontanarmi, mi sta trascinando dentro, AIUTATEMI!»

Ken capì la gravità della situazione e si rivolse alle ragazze:

«Dobbiamo aiutarlo o verrà risucchiato.»

«Dici davvero, Ken?» chiese Abigail.

«Sì, il buco nero si allarga sempre più, se non lo distruggiamo inghiottirà l’intero pianeta e poi il Sistema Solare.»

«Cosa possiamo fare?» chiese Rachel, per la prima volta con aria preoccupata.

«Dobbiamo unire i nostri poteri, solo così potremo salvare Rudolph e la Terra.»

«E come si fa?» chiese ancora Abigail.

«Mettete un vostro braccio sotto il mio e avviciniamoci così a Rudolph, poi quando gli saremo vicini voi allungate le vostre mani in modo che lui possa afferrarle.»

Abigail e Rachel fecero come aveva detto Ken. Appena furono abbastanza vicini a Rudolph, Abigail gridò:

«Prendi le nostre mani»

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