скачать книгу бесплатно
Amando Una Spia Americana
Dawn Brower
La guerra, che li ha fatto incontrare, li ha poi costretti a lasciarsi. Anni dopo si ritrovano e potrebbero rivivere il loro amore, ma le paure di Victoria rendono tutto ciò impossibile. Sopravvissuti ad un mondo lacerato dalla guerra, dovranno attendere per sapere se il tempo riuscirà a guarire anche il loro amore... Mai William Collins avrebbe voluto abbandonare il piaceri della sua tenuta in Lilimar: un giorno l'intera proprietà sarebbe stata sua, e lui non voleva altro che farla prosperare. Ma, dopo lo scoppio della Grande Guerra che ha devastato il mondo, comprende che non può nascondersi e che deve fare la sua parte per la Patria. Deve combattere, per assicurare al mondo la stessa pace che lui ha sempre agognato. Quindi, accetta di diventare una spia, e si getta a capofitto nella sua missione. Victoria Grant è la figlia di un Vicario, forgiata al senso del dovere. Ha studiato da infermiera e, allo scoppio della guerra, non ci pensa su due volte per diventare crocerossina e andare a lavorare negli ospedali di frontiera. Durante il viaggio in treno alla volta del suo primo incarico, conosce un gentiluomo, di cui s'innamora e con cui inizia una relazione. La guerra, che li ha fatto incontrare, li ha poi costretti a lasciarsi. Anni dopo si ritrovano e potrebbero rivivere il loro amore, ma le paure di Victoria rendono tutto ciò impossibile. Sopravvissuti ad un mondo lacerato dalla guerra, dovranno attendere per sapere se il tempo riuscirà a guarire anche il loro amore...
Copyright © 2019 di Dawn Brower
Tutti i diritti riservati.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, compresi i sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni, senza il permesso scritto dell'autore, tranne per l'uso di brevi citazioni in una recensione del libro.
Pubblicato da Tektime
Amando Una Spia Americana
Indice
Parte I (#uf0293b1e-7bc6-5d88-a507-7dcbfb45e95a)
Capitolo Primo (#u48e9114e-2e36-54f6-a215-f13d0531736a)
Capitolo Secondo (#u0d225bb7-f77d-5e8f-93e7-36364b722352)
Capitolo Terzo (#u8e94c2da-7789-5421-95ec-f54e333c927e)
Parte II (#litres_trial_promo)
Capitolo Quarto (#litres_trial_promo)
Capitolo Quinto (#litres_trial_promo)
Capitolo Sesto (#litres_trial_promo)
Capitolo Settimo (#litres_trial_promo)
Capitolo Ottavo (#litres_trial_promo)
Capitolo Nono (#litres_trial_promo)
Capitolo Decimo (#litres_trial_promo)
Capitolo Undicesimo (#litres_trial_promo)
Epilogo (#litres_trial_promo)
ALTRI LIBRI DI DAWN BROWER (#litres_trial_promo)
CHI E’ L’ AUTRICE (#litres_trial_promo)
Parte I
Capitolo Primo
Gennaio 1915
Il fischio del treno echeggiò nell’area del terminal. Quel suono riportò alla realtà Victoria Grant, che sedeva su una panchina riservata ai viaggiatori. Era arrivata presto, in stazione, proprio per non perdere il treno che l’avrebbe portata in una piccola città della Francia. Da lì avrebbe viaggiato in compagnia di un intero reggimento, per arrivare in un ospedale da campo dove avrebbe lavorato come infermiera.
Il suo treno si stava appunto fermando alla banchina, facendo grandi sbuffate di vapore. I passeggeri scesero alla spicciolata e per un bel po’ Virginia non riuscì a salire. Attese il segnale dell’addetto, che dava il via libera ai nuovi passeggeri. I facchini stavano ancora scaricando i bagagli; presto altre valigie avrebbero preso il posto di quelle già scese.
Victoria si mise a passeggiare nervosamente per la stazione. Non aveva molti bagagli con sé perché, come infermiera, non necessitava di troppe cose. Quindi si era portata giusto le divise e i pochi effetti personali che le erano rimasti. Essendo figlia di un vicario, aveva imparato presto la frugalità. Era stata una buona allieva per suo padre, e si era forgiata all’aiuto dei bisognosi. Con la Grande Guerra che stava devastando il mondo, le donne come lei erano preziose. Aveva quindi deciso di utilizzare le sue abilità da infermiera per portare soccorso e mettersi al servizio della causa.
Camminando, si scontrò con un possente torace maschile. Imbarazzata, alzò lo sguardo e si trovò a fissare due occhi blu, ma così scuri da sembrare neri, e dei capelli talmente imbrillantinati da apparire spalmati di miele. “Perdonate!” esclamò, cercando di mettere distanza tra lei e l’uomo.
“E’ colpa mia! – esclamò quello, con un accento che a Virginia sembrò subito Americano, forse degli Stati del sud. Ne rimase fortemente sorpresa: da quando era scoppiata la guerra, non c’erano più molti Americani, in Francia. Per quel che sapeva, l’America stava cercando di mantenersi neutrale.
“Sarei dovuto stare più attento – aggiunse l’uomo, con un sorriso tale che Victoria si sentì totalmente perduta, e per un attimo faticò a mantenere il controllo. Ma subito si riprese: “Siete diretto verso il nord della Francia? – disse, tanto per darsi un tono. Ma si rese conto di avere fatto una domanda ovvia, se non banale.
Lui guardò un attimo il treno e sorrise di nuovo: “Certo. E voi, se non sono indiscreto?”
Victoria annuì con il capo. Si sentiva molto confusa. Era una strana conversazione, quella. In genere non le riusciva bene attaccare discorso. Con un uomo, poi! Non ne comprendeva bene il motivo, ma in genere gli uomini la mettevano in soggezione e, le rare volte che ci parlava, s’incartava con le parole. “Ehm…sì, anch’io…- disse. Si sentiva una perfetta idiota! Non vedeva l’ora di defilarsi e nascondersi da qualche parte!
Al suo imbarazzo in genere i maschi rispondevano con la medesima difficoltà, e alla fine Victoria si ritrovava solo a parlare di questione mediche o comunque legate al suo lavoro.
Lui ridacchiò sotto i baffi: “Allora, sarà un piacere fare il viaggio insieme.” esclamò. Lei si stupì e lo fissò per studiarlo meglio. Diceva sul serio o era uno di quelli che amava divertirsi alle spalle della gente? Ma, comunque, cosa importava? Di certo, non aveva alcuna voglia di approfondire quella conoscenza!
Uno degli addetti fece capolino dal treno e urlò: “Tutti in vettura!” A quelle parole, i passeggeri iniziarono a fare ressa per salire, e così fece anche Victoria. Non aveva un posto prenotato, o magari una cuccetta, dove rimanersene indisturbata per tutta la durata del viaggio. Quindi, doveva cercare di beccare almeno un posto in cui sedersi. Per fortuna, il viaggio non sarebbe stato troppo lungo.
Riuscì ad arrivare al corridoio di passaggio e a trovare un posto vicino al finestrino: almeno, guardando il paesaggio, avrebbe avuto qualcosa con cui svagarsi! Ma lo stesso uomo di prima la raggiunse e si sedette accanto a lei. “Come vedo, c’incontriamo di nuovo. – disse – Ma, perdonate i miei modi inurbani. Mi chiamo William!” E le porse una mano.
Victoria rimase a fissarlo, interdetta. Quell’uomo era un ammaliatore! Non potè trattenere un sorriso. “Io mi chiamo Victoria – disse, dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio.
“E’ un piacere conoscervi, signorina Victoria. Sono molto felice di fare questo viaggio in vostra compagnia e di scambiare quattro chiacchiere!” Toh, sembrava sincero! Ma Victoria era convinta che si trattasse di pura e semplice cortesia. Non aveva molta voglia di chiacchierare. Magari, gli avrebbe fatto piacere lo stesso. In realtà, parlare un po’ con quello sconosciuto non le dispiaceva: odiava viaggiare, e si annoiava mortalmente durante il tragitto. Quell’uomo, William, poteva diventare una buona compagnia.
“Bene – disse – Di cosa dovremmo parlare?”
“Di tutto ciò che ci passa per la testa! – rispose lui, sorridendo – Parlatemi un po’ di voi…”
Di lei? Victoria pensò alla sua vita noiosa, in cui non succedeva mai niente. “Preferirei parlare di voi, invece.” Non voleva certo ammorbarlo con la quotidianità della sua piatta vita!
“Beh, questo è ciò che dicono tutte le belle signorine!” esclamò lui, facendole l’occhiolino. Il cuore di Victoria fece un balzo: non era abituata ai complimenti, e il fatto che provenissero da un uomo acuiva il suo imbarazzo. Come se le avesse letto nel pensiero, l’uomo le disse: “ Potremmo cominciare da qualcosa di più semplice, allora. Ad esempio, che tipo di fiore prediligete?”
Victoria si lasciò andare sul sedile, riflettendo su cosa rispondere. Nessuno le aveva mai fatto quella domanda. In effetti, i fiori le piacevano tutti: erano così belli! “Se dovessi sceglierne uno, direi…le violette! – rispose – Sono belle, resistenti e hanno un sacco di proprietà curative!”
Lui le sorrise di nuovo: “Voi…non siete una donna ordinaria, sapete?”
Lei arrossì violentemente: “E’ un bel complimento! Vi sono grata per avermelo fatto.”
Il tempo passò e, più parlavano, più in Victoria si faceva spazio il pensiero che quell’uomo stesse flirtando con lei. Non che ne avesse esperienza! Nessuno aveva mai flirtato con lei ma, per quel poco che ne sapeva, lui le dava proprio quell’impressione! Ma forse si sbagliava.
“Sono solo una donna con uno scopo e una missione nella vita – disse, semplicemente.- Tutto il resto non m’interessa.”
L’uomo s’incupì. “E’ molto triste ciò che dite. Suppongo che sia il vento di questa guerra. Siamo tutti in tensione per la nostra vita, e cerchiamo di rifugiarci nelle nostre sicurezze.”
“E’ vero – rispose lei – Sono tempi difficili, questi, e ognuno deve trovare in se stesso la forza per andare avanti.”
A Victoria William piaceva. Era una persona semplice e gentile. Desiderò disperatamente di averlo conosciuto in tempi migliori, non in quegli anni di guerra…Ma poi si disse che forse era meglio così; probabilmente in altre circostanze lui non l’avrebbe nemmeno notata.
“Avete ragione – concordò William – La guerra porta solo sventure. E’ un peccato che i grandi Governanti non abbiano trovato altro modo che questo, per sanare i propri diverbi. Ma, eccoci qui. E posso dirmi almeno felice di una cosa.”
“Cosa? – chiese lei, tremando per la risposta.
“Perché mi ha permesso di fare la vostra conoscenza.”
Ne era convinto. Victoria sarebbe stata la donna della sua vita. Lei ricambiò il sorriso. “Mi spiace, ma sono frasi senza senso…” Si accomodò meglio sul sedile. “Tuttavia, potrebbe esserci del buono in quello che avete detto. Prendiamo al volo questa opportunità e vediamo di conoscerci meglio. Vi va?”
“Se anche voi ne avrete il coraggio, non potrò che seguirvi a ruota. Cominciamo da voi, mia cara…”
Chiacchierarono per tutto il viaggio come se si conoscessero da sempre. William era il primo uomo con cui Victoria riusciva a sentirsi a proprio agio. Ciò che le dispiaceva era che, una volta arrivati, ognuno avrebbe seguito la propria strada e non si sarebbero mai più rivisti. Ora, cominciava a desiderare qualcosa di più di un incontro fortuito. Conoscere William aveva alimentato in lei la speranza: per la prima volta sentiva, nel profondo del suo cuore, che forse anche lei aveva diritto all’amore e alla gioia.
Era assurdo, ma quelle poche ore avevano cambiato la sua vita e la sua prospettiva delle cose. Immaginò un compagno. Forse non William, qualcun altro…anche se in fondo all’anima sperava che fosse proprio William quell’uomo. C’era qualcosa di speciale in lui, che ormai l’aveva rapita per sempre…
Un Mese dopo
Era arrivata una lettera per Victoria, e lei cercò di tenere a freno l’impulso di andare subito ad aprirla. William le aveva promesso che le avrebbe scritto, ma non credeva che lo avrebbe fatto sul serio. E ora, che era arrivata una sua lettera, aveva quasi il terrore di leggerla. E se l’uomo che ricordava non fosse lo stesso che appariva nella lettera? E se le avesse scritto solo per gentilezza, ma in realtà non aveva alcuna intenzione di continuare la loro conoscenza? E se si fosse completamente sbagliata?
Si portò una mano sul petto e si rifugiò nella tenda delle infermiere, per leggerla in santa pace. Si sedette in un angolo e rimase a fissare il nome scritto sulla lettera. La mano le tremava, mentre ci passava il dito sopra. “Buone notizie? – esclamò una voce femminile con un forte accento scozzese alle sue spalle. Era una giovane infermiera dai capelli di un rosso acceso e due occhi verdi come l’erba. “E allora? Cosa aspettate? Apritela, no? “ la incalzò la ragazza.
Victoria non aveva intenzione di far diventare la sua lettera un fatto pubblico, ma Aisling non sembrava essere della stesso parere. Si rifiutò di lasciarla in pace e continuò a incalzarla. Victoria non glielo aveva mai detto, ma in realtà era felice che la compagna la coinvolgesse. Senza di lei si sarebbe sentita davvero sola. Continuò ad accarezzare la busta sigillata: “Non so…forse non dovrei aprirla…”
“Oh, sciocchezze! – esclamò Aisling – Non sappiamo cosa avverrà domani e siamo a rischio di morire ogni minuto! Quindi, ben venga un pizzico di felicità e teniamocelo stretto!” Appoggiò la mano su quella di Victoria. “Non sprecate neanche un attimo della vostra vita, mia cara, e apprezzate questo dono, per quanto piccolo sia! Leggetela.” Con un sospiro profondo, Victoria strappò la busta e tirò fuori la lettera. Iniziò a leggerla.
Victoria,
mi auguro che questa lettera vi trovi in buona salute. Non posso e non voglio pensare a nessun’altra possibilità. Una guerra come questa lascia ferite indelebili nell’anima di un uomo – la mia anima! – e sapere di poter contare su una persona come voi è la mia unica luce. E’ solo un mese che non ci vediamo, ma a me è parso un tempo infinito. Ho un bisogno disperato di vedervi. Vi prego, fatemi solo un accenno e troverò il modo di raggiungervi!
Dal giorno che vi ho incontrato, la mia vita è completamente cambiata. Siete sempre nei miei pensieri, e io non riesco a spiegarvi a parole ciò che provo. Spero che anche voi sentiate per me i medesimi sentimenti. Da parte mia, sono disposto ad aspettarvi per tutta la vita, anche se spero che non dovremo arrivare a questo.
Vi chiedo perdono per una lettera tanto breve. Vorrei potervi dire tante cose, ma purtroppo questi tempi amari non concedono a un uomo la libertà di esprimersi seguendo il proprio cuore. Mi astengo dal raccontarvi le difficoltà e i pericoli della vita in trincea, poiché non voglio angustiarvi e raddoppiare le vostre sofferenze. Sappiate solo che vi penso continuamente, senza tregua.
Con affetto
William.
Victoria chiuse gli occhi e provò a deglutire, per liberarsi dal groppo che aveva in gola. Lui voleva disperatamente vederla! Doveva arrendersi a questo amore, e confessargli che anche lei non vedeva l’ora di riabbracciarlo?
“Quel sorriso sulla vostra faccia mi dice che si trattava di buone notizie! – ridacchiò Aisling.
Victoria si portò una mano al viso, per nascondersi. Non si era accorta che stava sorridendo! Non disse nulla, ma subito si mise al tavolino e tirò fuori l’occorrente per scrivere. Scrisse velocemente poche righe e poi si alzò, per andare a spedire la sua lettera. Sperava vivamente che l’indirizzo di William fosse corretto, e che quella lettera lo avesse trovato sempre lì. Spesso i soldati venivano spostati improvvisamente, e potevano passare mesi prima che ricevessero la loro corrispondenza. Ma cercò di non pensarci. William voleva rivederla, ed era tutto che contava per lei, in quel momento!
Capitolo Secondo
Primavera 1915
La pioggia cadeva ormai da ore. La terra , ormai zuppa, si era trasformata in fango sotto i piedi di Victoria Grant che, ad ogni passo, affondava a mezza gamba in quel putridume che le sporcava tutti gli stivali. Si sentiva come un soldato in trincea: era stufa di avere i piedi sempre fradici! Provò a fare passi più lunghi, per arrivare prima e liberarsi da quel fango. Ben presto raggiunse la tenda da campo, dove era stato allestito l’ospedale, spostò i lambi ed entrò.
“Oh, infermiera Grant! Avevo giusto bisogno di voi! – esclamò un medico - Sono arrivati nuovi feriti, e la maggior parte sono gravi!”
Avrebbe voluto dirgli che lo sapeva già. Aveva sentito la camionetta arrivare, e per questo si era diretta in gran fretta verso l’ospedale. Ogni giorno era peggio. Presto avrebbero avuti tanti di qui feriti da non sapere più dove metterli!
Si legò frettolosamente il suo grembiule da infermiera. Ben presto, sarebbe diventata lorda di sangue e di sporcizia, e voleva provare a difendere uno dei suoi pochi vestiti. Non disponeva di un nutrito guardaroba, e chiaramente nei pressi non era possibile trovare un emporio o anche una sarta che rammendasse i suoi abiti.
In quel momento, il medico si era avvicinato ad un tavolo operatorio, dove giaceva un uomo in stato semi comatoso, a causa della quantità di sangue perduto. Ma sembrava uno dei feriti meno gravi. Raggiunse il medico per aiutarlo. L’uomo ferito aveva i capelli castano dorati completamente imbrattati di sangue. La maggior parte del suo corpo nudo era coperta da un lenzuolo, ma qualcosa in lui attirò l’attenzione di Victoria. Gli guardò il viso e…rimase senza fiato quando lo riconobbe. Era William!
Temeva che non lo avrebbe mai più rivisto e ora, il ritrovarlo in quelle condizioni, confermò le sue paure. Ciò che notò era che l’uniforme che indossava, e che giaceva a un lato della barella, era Francese! Si sentiva tremendamente angosciata e confusa, ma lavorò alacremente insieme al medico per fermare l’emorragia. Il loro sforzo fu premiato e, dopo un’ora, l’uomo fu ritenuto fuori pericolo e la ferita venne ricucita.
Per fortuna c’era ancora qualche lettino libero, e William fu trasferito in uno di quelli. Victoria andò a lavarsi un attimo e poi prese posto al suo capezzale. Doveva cercare di tranquillizzare William, altrimenti non avrebbe riposato. Doveva vivere, doveva! Non era così che aveva immaginato il loro prossimo incontro. E lui, aveva ricevuto la sua lettera? Era stata tormentata dall’ansia, per tutto quel periodo, temendo che la lettera non gli sarebbe stata recapitata! E ora, eccolo lì, ferito! Si rifiutava di pensare che lui sarebbe morto e che la loro storia sarebbe finita! William , in quei pochi mesi, era diventato troppo importante per lei. Sentiva il cuore come un masso pesante nel petto, che le impediva di piangere. Ma piangere non avrebbe aiutato nessuno dei due, quindi si costrinse a farsi forza.
“Vi riprenderete! – gli sussurrò, ma parlava più a se stessa che a lui. Cercava disperatamente di aggrapparsi ad una piccola speranza, non le restava altro da fare! Qualsiasi altro pensiero era inconcepibile per lei! Chiuse gli occhi e si appoggiò alla testata del letto. Voleva solo rinfrancarsi un attimo, ma la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò profondamente.
“Ecco la bella addormentata – esclamò la voce di un uomo. Era roca ma sembrava lievemente divertita. - “Vi bacerei per svegliarvi, come un bravo principe azzurro, ma temo di non avere abbastanza forza per muovermi.”
Victoria si tirò su di colpo e si stiracchiò. I muscoli le dolevano. “Non volevo addormentarmi! – disse. “Beh, neanche io avrei voluto sparare, ma purtroppo ci sono delle cose che proprio non si possono evitare.” – rispose lui.
Lei si accigliò. “Non c’è nulla da ridere in questo.”
“Sì, è vero! – cercò di ridacchiare William, ma subito ansimò per lo sforzo – Perdonate, ho cercato di regalarvi un po’ di buonumore.” La guardò e divenne subito serio. “ Mi siete mancata.” mormorò.
Lei provò a non guardarlo: cavolo, ma perché si era innamorata di lui? Cercò di cambiare argomento. “Perché indossate un’uniforme Francese? – chiese, indicando i calzoni, che erano l’unica cosa che gli era rimasta addosso.
Lui sospirò: “E’ una faccenda complicata.”
Victoria temeva la sua spiegazione, ma probabilmente aveva capito: William era una spia! La cosa un po’ la emozionò e le sembrava anche surreale, ma era l’unica spiegazione plausibile. Altrimenti, perché un Americano si sarebbe arruolato in una guerra che non lo riguardava?
“Capisco – disse lei. O era estremamente coraggioso, oppure era un pazzo. Forse era entrambe le cose. In ogni caso, Victoria provò un grande rispetto per lui. Quella guerra era una cosa da pazzi…beh, più o meno come tutte le guerre. Ma lei, in un modo o nell’altro, cercava di rimanerne fuori. Era come se stesse vivendo in un brutto sogno, e forse la parte che recitava William poteva rivelarsi utile a farlo terminare prima. Sapeva bene l’importanza delle spie, in tempi come quelli. E benché odiasse il loro ruolo, tuttavia non riusciva a condannare William per il fatto che fosse una di loro. Lui stava solo interpretando qualcun altro, come in una recita, e alla fine della guerra sarebbe tornato se stesso! Lei non l avrebbe certo giudicato, per questo.
“Ne dubito – rispose amaramente lui.
“Vi assicuro che è così. Comprendo più di quanto crediate. – disse lei. E lo fissò dritto negli occhi. “Purtroppo siamo in guerra e, dall’ultima volta che ci siamo visti, ne ho vissute di tutti i colori.!” Erano trascorsi solo sei mesi da quel momento, eppure le sembrava che fosse trascorsa una vita! Tutto quel sangue, e il lavoro all’ospedale, l’avevano come indurita. Victoria sapeva che, anche quando tutto fosse finito, mai avrebbe dimenticato gli orrori che aveva veduto e che, probabilmente, l’avrebbero perseguitata per il resto della sua vita.
Lui annuì col capo. “Allora, meglio non parlarne – disse con tristezza. William sembrava capire. Victoria si sentì confortata da questo.
“Sì, è meglio che tenga la tristezza solo per me. Ora voi mettetevi giù e riposatevi. Dovete pensare solo a guarire!” esclamò alzandosi e rimboccandogli le coperte.
Stava cercando di allontanarsi emotivamente da lui. Ancora un po’ e si sarebbe ritrovata perdutamente innamorata di quell’uomo, una spia! Non poteva permettersi di soffrire tanto! Sapeva che la maggior parte delle spie non aveva fatto più ritorno a casa e che quelle poche che ci erano riuscite…erano rimaste segnate per sempre.
Dicembre 1915
William s’infilò la giacca e se l’abbottonò. Doveva essere presto in un certo posto, e avrebbe dovuto camminare a piedi per mezza giornata, prima di arrivarci. Sapeva che i suoi compagni avrebbero fatto lo stesso. Fino a quando Lord Julian Kendall non si era recato a New York, William non aveva ancora capito di essere entrato a far parte della rete di spionaggio Britannica. Comunque, quella conoscenza poteva tornargli utile. Avrebbero discusso di molte cose, di lì a poco, e forse sarebbe riuscito a convincerlo di mettere in salvo anche sua sorella Brianne, e di allontanarla il più possibile. Odiava l’idea che lei s’innamorasse di un uomo costantemente in pericolo di vita!
“Dove state andando? – gli chiese Julian.