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Mai Sfidare Il Cuore
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Mai Sfidare Il Cuore

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Una volta fuori, Kyoko si appoggiò a un albero, rendendosi conto che, probabilmente, sarebbe dovuta rimanere a letto. Il cuore le batteva forte e sentiva dolore dappertutto, si chinò per massaggiarsi le ginocchia. Ricordava di aver ballato con Tasuki alla festa, ma si sentiva come se fosse stata investita da un camion. Un bel bagno nella sorgente calda sarebbe stato un sollievo per i muscoli. Non avrebbe più mangiato neanche la frutta, alle feste.

All’improvviso le venne in mente una cosa… Toya avrebbe sentito l’odore di Shinbe sui suoi vestiti, e l’ultima cosa che voleva era metterlo nei guai per qualcosa che non aveva fatto. Si allontanò dalla capanna barcollando e gemendo per i postumi della sbornia, decisa a lavare via non solo il dolore ma anche i vestiti.

*****

Toya ringhiò mentre ispezionava il villaggio in cui erano arrivati. Strinse i denti, era troppo tardi. Era tutto distrutto. Ultimamente sembrava che, qualunque cosa facessero, fossero sempre un passo indietro rispetto a Hyakuhei e i suoi demoni. Si accigliò e si mise alla ricerca di sopravvissuti.

«Se si è disturbato a distruggere questo villaggio, vuol dire che qui è nascosto un frammento del cristallo.» disse preoccupato.

«Dobbiamo aiutarli.» disse Suki mentre camminava accanto a Kamui, poi si chinò per controllare un bambino che piangeva e sembrava tutto solo.

Toya chiuse gli occhi per quella scena familiare mentre il suo sangue ribolliva. Hyakuhei era in possesso di quasi tutti i pezzi del talismano e non gli importava delle vittime lasciate lungo il cammino… dopotutto, aveva ucciso il suo stesso fratello. E ora i guardiani stavano cercando di proteggere Kyoko da quell’assassino.

Se Hyakuhei avesse trovato tutti i pezzi del cristallo, sarebbe stato in grado di entrare nel mondo di Kyoko, portando con sé molti demoni. Non potevano permettere che ciò accadesse. Toya sentì un brivido freddo lungo la spina dorsale e capì che qualcosa non andava.

“Kyoko”, la parola riecheggiò nella sua mente come un avvertimento.

«Voi due, rimanete qui a dare una mano. Io vado a controllare Kyoko.» disse, correndo nella direzione da cui erano venuti. Sapeva che qualcosa non andava… lo sentiva dentro di sé. Non avrebbe mai dovuto lasciarla senza protezione, non con i demoni di Hyakuhei così vicini. Non riusciva a scrollarsi di dosso la paura di perdere l’altra metà del proprio cuore.

«Non gli permetterò di toccarti!» gridò mentre correva per raggiungere Kyoko e salvarla dal pericolo.

Capitolo 3 “Il bacio della gelosia”

Kyoko era diretta verso la sorgente calda, si sentiva stanca e dolorante, e non vedeva l’ora di rilassarsi nell’acqua. Inciampò su una roccia e si chiese se avrebbe impiegato settimane per riprendersi dalla sbornia di una sola sera.

«Maledizione! … Oh, adesso parlo come Toya.» disse con una risatina.

Shinbe la seguiva in silenzio, sbirciando da dietro gli alberi. Dovette trattenere una risata quando la sentì paragonarsi a Toya. Era bello sapere di non essere l’unico del gruppo a parlare da solo, se lui era pazzo, allora insieme erano una coppia perfetta.

Arrivando finalmente alla sorgente, Kyoko rovistò nel suo zaino. Trovando ciò di cui aveva bisogno, sistemò i suoi articoli da bagno sulla riva. Si spogliò velocemente e si adagiò nell’acqua fumante. «Ah, che bello.» disse chiudendo gli occhi, poi si massaggiò le gambe per allentare la tensione. Soddisfatta, si distese e si rilassò completamente.

Shinbe era appoggiato a un albero e osservava affascinato quel suo rituale quotidiano. Era aggraziata e pura… improvvisamente si sentì di nuovo in colpa per quello che aveva fatto. Si voltò di spalle e si portò una mano al petto, sentendo un dolore che lo attanagliava.

Non avrebbe dovuto trovarsi lì… non era stato onesto. Lei lo avrebbe odiato quando avrebbe scoperto che cosa le aveva fatto. Si accigliò mentre il peso sul petto aumentava. Tuttavia, non riuscì a resistere all’impulso di voltarsi di nuovo. Sospirò con desiderio mentre la guardava galleggiare in acqua.

«È molto meglio della vasca moderna che ho a casa.» disse Kyoko guardandosi intorno. Sembrava una piscina nascosta, era un posto davvero tranquillo e appartato. Alberi e piccoli arbusti circondavano la sorgente, dandole assoluta privacy. “Quella roccia sporgente sarebbe l’ideale per prendere il sole.” pensò sorridendo.

Canticchiò allegramente mentre galleggiava, poi decise di proseguire con il lavaggio “purificatore”. S’insaponò i capelli e si chinò sott’acqua per risciacquarli, emerse e ripeté l’operazione. Poi, prima di uscire dall’acqua, ripulì i vestiti con la speranza che si asciugassero in fretta.

Avvicinandosi furtivamente, Shinbe la osservava da un cespuglio a pochi metri di distanza. Ammirò le sue curve… era bellissima, come una dea emersa dalle acque. Kyoko si legò un asciugamano al petto e ne avvolse un altro attorno ai capelli, mentre iniziava ad asciugarsi.

Shinbe l’aveva spiata in segreto molte altre volte, ma non era mai rimasto così a lungo per assistere alla parte finale, arrivava sempre qualcuno a cercarlo prima che lei finisse. Sospirò mentre Kyoko faceva scorrere lentamente l’asciugamano sulle gambe. Il dolore gli fece stringere i denti quando lei indossò i sottili indumenti che le coprivano i punti più preziosi. Si sforzò per non percorrere la poca distanza che li separava e raggiungerla.

All’improvviso si udì uno scricchiolio dal lato opposto. Kyoko si bloccò, e sia lei che Shinbe si concentrarono per sentire altri rumori. Si sentì un altro ramo spezzato, questa volta da un cespuglio vicino. Shinbe la vide avvicinarsi al cespuglio, brandendo l’asciugamano come se fosse uno scudo.

«Ok, Shinbe! Lo so che sei tu, vieni fuori… così posso darti un ceffone!» esclamò Kyoko, e guardò il cespuglio in attesa… Shinbe aveva la fama di guardone, e poi era l’unico rimasto alla capanna, perciò… . Il cespuglio si mosse appena. «So che sei lì e, quando Toya scoprirà che mi stavi spiando, probabilmente ti ucciderà. Per non parlare di Suki, sono sicura che non le dispiacerà picchiarti.».

Il cespuglio si mosse di nuovo e una zampa nera, lunga e appuntita, sbucò dai rami contorti.

«Ma che cos’è?» esclamò Kyoko, mettendosi a correre proprio mentre un enorme demone-scorpione usciva allo scoperto. Corse verso i suoi vestiti e il suo zaino, in cui teneva la balestra.

«Kyoko! Stai giù!» gridò Shinbe, sbucando dai cespugli con un grosso ramo in mano. Lo lanciò verso il demone, che lo vide arrivare e lo bloccò con una zampa, facendolo volare in aria. Il ramo atterrò ai piedi di Kyoko, proprio mentre lei si chinava per prendere la balestra… quel colpo l’avrebbe stesa.

Shinbe corse verso di lei e prese il ramo. Alzando un sopracciglio, la guardò e sorrise, «Ho l’impressione che sei un po’ troppo svestita per combattere con un demone.». Il suo sorriso si allargò quando vide la sua espressione, che si trasformò subito in orrore…

Sentendo un brutto presentimento, Shinbe si voltò facendo oscillare il ramo proprio mentre lo scorpione si scagliava su di loro. Lo colpì a una zampa, ma la creatura lo infilzò in un fianco, sbalzandolo in aria. Il sangue di Shinbe si raggelò mentre lo scorpione si avvicinava alla sacerdotessa.

Sapeva che quella creatura posseduta percepiva il suo potere. Doveva fare subito qualcosa, perciò decise di usare i propri poteri telecinetici per sollevare una roccia, e la scagliò più forte che poté, sorridendo quando colpì lo scorpione alla testa.

Il demone urlò e si girò, lanciando un’occhiataccia al guardiano ferito. Shinbe si sforzò per rialzarsi da terra quando la creatura si scagliò di nuovo su di lui. Rotolò appena in tempo per puntare la punta affilata del ramo. I suoi occhi brillarono mentre sussurrava un incantesimo per ammorbidire la carne dura del mostro.

Kyoko, in preda al panico, gridò il nome di Shinbe mentre il demone si fiondava su di lui. Era successo così rapidamente che quasi non aveva avuto neanche il tempo di sbattere le palpebre. Il demone saltò verso a Shinbe e, un attimo dopo, l’estremità del ramo gli fuoriuscì dalla testa, con il sangue nero che grondava sul terreno. La creatura si contorse, poi cadde esanime addosso al guardiano.

«Shinbe!» gridò di nuovo Kyoko. Corse verso di lui, vedendo tutto quel sangue che si riversava a terra. Sperava che non fosse anche il suo, ma era difficile da capire perché l’enorme scorpione lo aveva travolto quasi completamente, lasciandogli libero soltanto il viso. Shinbe aveva gli occhi chiusi e, per un momento, il cuore le si fermò per il terrore.

Lui percepiva ancora il terrore di Kyoko e, qualunque fosse la causa, doveva distruggerla. Cercando di lottare contro il dolore, aprì gli occhi e la trovò lì a fissarlo, bianca come un fantasma. Il cuore iniziò a battergli forte quando si rese conto che era terrorizzata per lui. Ma era vivo e quel terrore iniziò a svanire, facendogli riscaldare il sangue.

Con voce roca le disse: «Kyoko, per favore, aiutami… a togliermelo di dosso.». Si sforzò per spingere via la bestia morta, ma le sue braccia rimasero intrappolate per il peso. Pur essendo posseduta, quella creatura non avrebbe dovuto pesare così tanto, né avere una tale resistenza. Restrinse lo sguardo, percependo un frammento del cristallo molto vicino e le disse: «Sta sfruttando il potere di un frammento… trovalo.».

Kyoko smise di spingere lo scorpione gigante e si concentrò per scrutare il suo corpo. Quando il Cuore di Cristallo Protettore era esploso e i suoi frammenti erano ricaduti sul regno dei demoni come una pioggia, era partita una frenetica caccia per ritrovarli tutti. Un tempo, quello doveva essere stato un piccolo scorpione… finché non era stato posseduto da un demone e aveva trovato un frammento, ricevendo una scarica di potere.

«Lì!» esclamò Kyoko quando notò una lieve luce blu sul collo. Cercando di non vomitare, guardò nella bocca rimasta aperta. Facendo una smorfia, allungò una mano e afferrò il cristallo, e le dimensioni dello scorpione iniziarono a ridursi all’istante. Lo spinse di lato e Shinbe lo allontanò, poi lo videro rimpicciolirsi nella mano di lei.

Kyoko guardò Shinbe, i capelli gli nascondevano il volto ma, a giudicare dai movimenti, capì che stava cercando di riprendere fiato. Lo scrutò per cercare eventuali ferite. Il fianco dove il demone lo aveva infilzato stava sanguinando e lei si guardò intorno per cercare qualcosa con cui fermare l’emorragia. Poi prese il suo asciugamano, sapendo che sarebbe stato utile premerlo sula ferita.

Shinbe si mise a sedere, guardando disgustato il piccolo insetto morto. Tenendo una mano premuta sulla ferita, riportò l’attenzione su Kyoko e la vide correre a prendere l’asciugamano che aveva fatto cadere nella fretta di aiutarlo. La guardò e dimenticò completamente il dolore che stava provando.

“Ha dimenticato che è ancora nuda.” pensò, “Beh, non sarò io a ricordarglielo.”. Cercò di mantenere un’espressione tranquilla mentre lei tornava con l’asciugamano.

Kyoko gli si sedette accanto e gli scostò il soprabito per controllare la ferita. «Shinbe, potresti togliertelo?» gli chiese. «Devo capire da dove proviene tutto questo sangue.».

La sua voce era affannosa e suadente, una musica per le sue orecchie. Vederla preoccupata per lui lo confuse a tal punto che non riuscì neanche a fantasticare sul fatto che gli avesse chiesto di togliersi i vestiti.

Si tolse il soprabito e si sbottonò la camicia. L’indumento gli ricadde lungo le braccia, scoprendogli il petto e gli addominali, oltre che la ferita sul fianco. Con una mano si era abbassato leggermente i pantaloni da un lato per scoprire la ferita per intero, ma non aveva scostato il braccio… lo aveva tenuto sul grembo per nascondere la propria erezione.

Kyoko cercò di rimanere concentrata sulla ferita, ignorando tutto il resto. Poggiò una mano sulla sua pelle nuda e con l’altra premette l’asciugamano sulla ferita. Sentì i muscoli di Shinbe guizzare al suo tocco, facendole risalire il calore lungo il braccio. I suoi occhi verde smeraldo incrociarono quelli color ametista di Shinbe.

Lui la vide arrossire nell’istante in cui i loro sguardi s’incrociarono e rimase sorpreso, sentendo la propria pelle surriscaldarsi laddove lei lo stava toccando. «Va tutto bene?». Lei annuì senza distogliere lo sguardo dall’asciugamano, rimuovendolo delicatamente per vedere se l’emorragia si era fermata.

Il sangue non colava più e Kyoko andò a bagnare l’asciugamano per pulire la ferita. Shinbe abbassò lo sguardo e pensò tra sé: “Non mi stupisce che l’emorragia si sia fermata… il sangue è defluito verso tutt’altra parte.”. Sospirando, scacciò subito quel pensiero mentre lei tornava con l’asciugamano bagnato, e si ritrovò a fissare il suo reggiseno. Riportò subito lo sguardo sul suo viso, se voleva mantenere la propria dignità doveva farla rivestire.

Kyoko stava pulendo tutti i residui di sangue, cercando di fare molta attenzione, quando lo sentì pronunciare il suo nome con voce roca e tesa. Si fermò e lo guardò ma, per il modo in cui era china su di lui, si ritrovò a pochi centimetri dal suo viso. I suoi occhi brillavano e sembrava che ci fosse soltanto lui in quel momento. Nessuno dei due disse una parola e lei abbassò lo sguardo sulle sue labbra.

Shinbe la fissò e il suo corpo si mosse contro la sua volontà, avvicinandosi. Posò le labbra sulle sue in un bacio appena accennato, che era soltanto la quiete prima della tempesta poiché il suo respiro si surriscaldò. Poi una sfocatura rossa e nera lo colpì, scatenando di nuovo il dolore al fianco che aveva appena iniziato ad affievolirsi.

Shinbe fu trascinato all’indietro e sbattuto a terra da un Toya furioso, che gli si sedette addosso e gli puntò uno dei suoi pugnali alla gola.

«Bastardo, che cosa pensavi di fare?» gridò Toya, tremando per la rabbia. L’immagine di suo fratello che baciava Kyoko gli sarebbe rimasta impressa per sempre nella mente. «Io l’ho affidata a te e tu la molesti?» urlò infuriato.

Gli occhi di Shinbe divennero color viola scuro.

Kyoko si mise tra loro, dando le spalle a Shinbe come per proteggerlo, poi, guardando Toya, gridò: «Non ci provare!», e allargò le braccia con fare protettivo, «Non è come pensi tu.».

Toya abbassò il pugnale ringhiando: «Ah no? E allora perché diavolo sei nuda?», e la scrutò dalla testa ai piedi a sostegno di ciò che aveva appena detto.

Kyoko sentì il mondo crollarle addosso e si bloccò per la mortificazione, immaginando gli Dei che ridevano di lei. Sentiva l’aria fresca sulla propria pelle e lo sguardo di Toya la stava riscaldando in fretta. Abbassò le braccia e cercò i propri vestiti, scorgendoli su una roccia non molto distante.

Riportando lo sguardo su Toya, gli disse sibilando: «Sono stata aggredita e Shinbe mi ha salvato la vita. Lo stavo aiutando perché si è ferito per proteggermi. L’ho baciato, e allora? Era per ringraziarlo!». Poi fece per andare a prendere i vestiti ma cambiò idea quando Toya puntò di nuovo il pugnale alla gola di suo fratello.

«Le hai chiesto un bacio come ricompensa per averla salvata? Maledetto pervertito!» ringhiò Toya, ancora più furioso. Poi, con un rapido scatto, afferrò Kyoko per un braccio, tirandola a sé e allontanandola da Shinbe.

Gli occhi di Shinbe brillavano di rabbia per il modo in cui Toya trattava Kyoko. «Metti via quel pugnale.», le sue parole raggelarono l’aria mentre si alzava e si spolverava i pantaloni, con il petto ancora nudo. Si avvicinò minacciosamente a suo fratello, che era più basso di lui, pronto a combattere. Non era mai stato un codardo.

Kyoko andò a mettersi di nuovo tra loro. Il suo seno sfiorò accidentalmente il petto di Toya nello stesso istante in cui la sua schiena sfiorò la pelle calda di Shinbe, erano molto vicini. Alzò un sopracciglio e sbottò: «L’ho baciato io, non me l’ha chiesto lui. Adesso andate via, così posso vestirmi.». Cercò lo sguardo di Toya e, addolcendo la voce, quasi lo implorò: «È già abbastanza così, non peggiorare la situazione.».

Sentì Shinbe allontanarsi e, senza guardare, capì che si stava rivestendo, sentiva il fruscio della stoffa con i suoi movimenti a scatti. Sapendo che non era il caso di voltarsi, tenne lo sguardo fisso su Toya per vedere se avrebbe provato a ferire di nuovo suo fratello. Sospirò quasi di sollievo quando sentì i passi di Shinbe che si allontanavano dalla sorgente.

Toya non prestò attenzione a suo fratello, al momento stava guardando Kyoko, confuso. “Ha baciato Shinbe? Perché?”. Lei allungò una mano per toccargli il braccio, ma Toya si voltò subito di spalle e fece un passo indietro.

«Vestiti, ma non ti lascerò di nuovo da sola. Rimarrò qui finché non sarai pronta.», il tono della sua voce era ancora pieno di rabbia.

Kyoko sbuffò e si affrettò a vestirsi. Quando ebbe finito, si voltò e gli passò accanto, pronta a tornare all’accampamento, ma lui allungò una mano e la prese per un braccio, facendola girare.

Voleva solo sapere perché… perché aveva baciato Shinbe in quel modo? La frangetta gli ricadde sugli occhi, nascondendoli. «Perché l’hai baciato?» sussurrò. I suoi capelli svolazzavano nella brezza costante, facendoli brillare con riflessi argentati.

Kyoko si accigliò, non sapendo come rispondere. In realtà, forse voleva semplicemente farlo, ma non poteva dirglielo, perciò sospirò e rispose: «Non stavo pensando… quindi non so il perché.». Poi abbassò lo sguardo, era la verità.

Toya sentì la paura avvolgergli il cuore a quella risposta. Alzò la testa e la guardò negli occhi. «Ma non hai mai provato a baciare me… così.» ringhiò senza pensarci.

Gli occhi di Kyoko brillarono perché l’aveva messa in difficoltà, e lei gridò: «Non mi dai mai un motivo per farlo! E poi non ho un fidanzato, quindi sono libera di baciare chiunque, no?». Liberò il braccio dalla sua presa, ignorando il suo ringhio, e gli passò accanto chiedendosi perché, all’improvviso, si mostrasse così interessato.

Si avviò verso la capanna tenendo lo sguardo basso, Toya l’aveva fatta infuriare. Come osava arrabbiarsi con lei o Shinbe per essersi baciati? Che senso aveva? Non gli importava niente di lei. Non amava nessuno, quindi perché si preoccupava di chi la baciava? Spalancò la porta della capanna e si lasciò cadere sul sacco a pelo, immersa nei suoi pensieri.

Toya entrò dopo di lei, «Sarà meglio che non vi veda baciarvi di nuovo!» ringhiò, sedendosi di fronte a lei e appoggiandosi al muro.

Kyoko lo fulminò con lo sguardo mentre le sue parole le rimbombavano nella mente. “Come osa?” pensò, e i suoi occhi color smeraldo iniziarono ad emanare scintille.

«Io bacio chi voglio e quando voglio!» ribatté alzandosi con rabbia, poi arrotolò il sacco a pelo, prese lo zaino e si diresse verso la porta.

Toya balzò in piedi per seguirla con aria affranta. «Dove credi di andare? Maledizione!». Non aveva intenzione di farla arrabbiare al punto da andarsene, gli dava solo fastidio che Shinbe l’avesse toccata.

Kyoko si fermò senza voltarsi, poggiando la mano sullo stipite della porta. «Toya…» si girò leggermente, allungò la mano e, sorridendo, gli lanciò l’incantesimo addomesticante che lui tanto odiava, «Sta’ zitto!».

Toya cadde a terra imprecando, mentre Kyoko si allontanò passando accanto a Shinbe, diretta verso il santuario della vergine con l’intenzione di tornare a casa.

Shinbe era in piedi fuori dalla capanna, con un lieve sorriso sul volto. Aveva ascoltato le parole di Kyoko e il suo sorriso si allargò quando sentì Toya cadere a terra. Lei non lo aveva visto mentre usciva, così la seguì nella foresta.

Capitolo 4 “Non andare”

Arrivata al giardino del Cuore del Tempo, Kyoko si sedette sull’erba di fronte alla statua della fanciulla, guardandola in viso. Era consapevole di avere il suo stesso aspetto. Quelle sembianze appartenevano alla sua antenata, cui era dedicato il ricordo della statua. Se fossero vissute nella stessa era, avrebbero potuto essere gemelle.

Kyoko rammentò a se stessa perché si trovava lì e i suoi pensieri iniziarono a scontrarsi tra loro come se lei non ci fosse. “Toya è proprio un idiota!” si disse. Era appena tornata e lui non aveva fatto altro che rimproverarla. A volte lo odiava, sul serio… Ok, forse era una bugia.

Kyoko sospirò, “Non posso mentire a me stessa. Io amo Toya e, quando non c’è nessuno… spesso dimostra di ricambiare il mio amore.”. Socchiuse gli occhi pensierosa e aggiunse: “Ma poi finisce sempre per rovinare tutto.”.

Sarebbe andata a casa e forse non sarebbe tornata mai più. Si alzò di scatto, intenzionata a poggiare le mani su quelle della statua che l’avrebbe riportata a casa.

“Ma poi non rivedrei più Shinbe.”. Spalancò gli occhi e la sua mente gridò: “Provi qualcosa per lui!”. “È assurdo.” si disse, “Provo qualcosa soltanto perché l’ho sognato, non significa niente.”.

Si scostò dalla statua, abbassando le mani con esitazione e tornò a sedersi, appoggiandosi a una pietra fredda. “E se anche lui provasse qualcosa per me? Se il bacio fosse andato oltre, lo avrebbe ricambiato? Ma a lui piace giocare… bacerebbe qualsiasi donna. Però ha preso le mie difese con Toya… Sì, solo perché si sentiva minacciato, e poi lui è fatto così.”.

Una voce la destò dai suoi pensieri confusi: «Kyoko.», era la voce roca di Shinbe. Lei alzò la testa e arrossì, come se lui avesse sentito i suoi pensieri.

«Ehi, ciao.» disse, distogliendo lo sguardo nella speranza di nascondere il proprio rossore.

«Stai andando a casa?» le chiese lui avvicinandosi, «Non posso biasimarti, visto il comportamento di Toya.». Si chinò e le tese una mano per aiutarla a rialzarsi. Kyoko accettò l’aiuto e si alzò, scrollandosi la polvere dalla gonna. «Certe volte non lo sopporto. Io… mi dispiace davvero per tutti i problemi che ti ho causato.» disse, avvicinandosi alla statua.

Shinbe non voleva che Kyoko se ne andasse, ma sapeva che non nessuno poteva fermarla se aveva deciso così. Sapeva anche che le dava fastidio quando Toya le chiedeva di non andarsene, perciò non le avrebbe dato motivo di arrabbiarsi con lui. Anche se, in realtà, si sentiva come Toya… non voleva che se ne andasse.

Trattenendo i suoi veri sentimenti, cercò di tirarle su il morale. «Non preoccuparti, puoi causarmi tutti i problemi che vuoi, quando vuoi.» le disse, sorridendo e allungando la mano verso di lei.

Kyoko la sfiorò e gli rivolse un sorriso smagliante, poi svanì.

Shinbe rimase a fissare la statua mentre il proprio sorriso svaniva. Avrebbe voluto chiederle di non andare via. In realtà non aveva intenzione di palparla, aveva finto per farla sentire a suo agio e per farle capire che era tutto ok. Sapeva che era arrabbiata e voleva soltanto vederla sorridere, o che almeno mostrasse altre emozioni oltre a tristezza e rabbia. Il suo piano aveva funzionato meglio di quanto pensasse perché lei gli aveva sorriso.

Shinbe distolse lo sguardo dalla statua. Odiava il fatto che il portale del tempo fosse in grado di portargliela via, avrebbe voluto seguirla nel suo mondo almeno per una volta. I suoi occhi s’incupirono e si socchiusero al pensiero che Toya, invece, potesse seguirla attraverso il portale. Perché era stato scelto soltanto lui per farlo? Non era giusto, lui non era l’unico guardiano.

*****

Quando Kyoko si trovò dall’altra parte del portale, si distese nel tempio e appoggiò la testa sullo zaino, chiudendo gli occhi. Non voleva vedere nessuno in quel momento.

Le immagini di Shinbe che faceva l’amore con lei continuavano a balenarle nella mente. Perché aveva fatto quel sogno? Le faceva quasi desiderare di… “A cosa sto pensando?” si chiese mentalmente, doveva smetterla. Shinbe e Suki si piacevano a vicenda, anche se non volevano ammetterlo, e poi, lui ci provava con tutte. È fatto così.

Kyoko si alzò lentamente, uscì dal tempio che proteggeva la statua della vergine e pensò tra sé: “Adesso vado in camera mia e mi metto a studiare. Sì, domani andrò a scuola e si sistemerà tutto. Magari chiamo i miei amici e andrò in giro con loro.”. Poi si fermò e disse ad alta voce: «Nuova regola, niente frutta quando esci.».

*****

Toya stava ancora combattendo con la propria gelosia mentre camminava lentamente verso il santuario. Aveva intenzione di seguire Kyoko per un chiarimento, non poteva sopportare l’idea che fosse arrabbiata con lui.

I suoi sensi si acuirono, facendogli capire che non era da solo. Alzò lo sguardo e vide Shinbe, appoggiato a una delle rovine che appartenevano all’antico castello. Aveva le mani in tasca e il bastone poggiato sulle gambe, e aveva gli occhi chiusi come se stesse dormendo.

«Svegliati, stupido pervertito!» gridò Toya, più irritato di prima.

Shinbe aprì gli occhi assonnati, poi li richiuse e ribatté: «Che cosa vuoi?».

Toya ringhiò: «Cosa voglio? Voglio sapere che diavolo ci fai qui!».

Shinbe riaprì gli occhi e lo guardò con un sopracciglio alzato, «È vietato riposare?».