скачать книгу бесплатно
*****
Più tardi, nel cuore della notte, Shinbe si svegliò e vide Kyoko vestita, che dormiva accanto a lui sulla coperta.
Non volendo svegliarla e non volendo affrontare i propri peccati, la prese in braccio con delicatezza e la portò all’accampamento dove dormivano gli altri.
La adagiò accanto a Suki, dove dormiva sempre, e andò a stendersi di fronte, sentendosi terrorizzato e felice come non mai. Se doveva morire dopo poche d’ore, allora sarebbe morto felice.
Shinbe chiuse gli occhi e si chiese che cosa sarebbe stato peggio… che Kyoko ricordasse l’accaduto o no. Sapeva che non avrebbe mai amato un’altra donna, bisognava avere un cuore per farlo e lui non ce l’aveva… l’aveva già donato a lei. Glielo aveva donato fin dal primo giorno in cui l’aveva vista.
Se al mattino non fosse stato ucciso dai pugnali di Toya, allora sarebbe rimasto al proprio posto, continuando ad amarla segretamente e a sperare che lei non se ne accorgesse.
Capitolo 2 “Il terrore del mattino”
Shinbe si svegliò di soprassalto quando sentì l’urlo di Toya. Tutti i muscoli del suo corpo guizzarono al pensiero di diventare uno spiedino sui pugnali gemelli. La curiosità gli fece aprire lentamente gli occhi per vedere cosa stava succedendo.
«Sta’ zitto!» gridò Kyoko, alzando una mano per lanciare l’incantesimo addomesticante, poi si prese la testa tra le mani per il dolore lancinante.
«Che ti prende?» ringhiò Toya guardandola.
«Ooh.» gemette lei rannicchiandosi, «Shhh.» aggiunse, sperando che lui recepisse il messaggio.
Shinbe sospirò, molto probabilmente Kyoko aveva i postumi della sbornia e Toya non le era di aiuto. Era contento che lei gli avesse lanciato l’incantesimo, anche se gli sembrava ancora strano che funzionasse solo con Toya. A volte era invidioso di quella sua abilità… e anche del fatto che suo fratello fosse l’unico in grado di viaggiare nel tempo, seguendola nel suo mondo d’origine. Nella mente di Shinbe, la cosa non faceva altro che avvicinare ancora di più quei due.
Si chiese se lei si sarebbe ricordata della scorsa notte, considerato quanto fosse ubriaca. Chiuse gli occhi, sentendo lo stomaco contrarsi quando Toya rimproverò Kyoko per aver usato l’incantesimo. Finora, sembrava tutto normale. Si mise a pensare di nuovo, cercando di ricordare tutto chiaramente. Gli sembrava strano che l’accaduto fosse sembrato quasi un sogno.
Non ricordava molto di prima che la portasse all’accampamento, aveva usato un incantesimo protettivo per coprire ogni loro odore, nel caso in cui fosse stato evidente. Aprì di nuovo gli occhi, sapendo che nascondersi non lo avrebbe aiutato se lei si fosse ricordata di quello che era successo. Poi trattenne il fiato quando vide Toya avvicinarsi a Kyoko, annusandola.
Toya arricciò il naso e le chiese: «È alcol quello che sento?». Si sedette di fronte a lei quando sentì il suo gemito di dolore e colpevolezza, mentre con le mani si copriva il viso. «Che cavolo hai combinato? Ti sei ubriacata?» esclamò Toya, non riuscendo a trattenersi, poi chiuse la bocca quando lei si scostò le mani dal viso e gli lanciò un’occhiataccia.
«Toya, mi dispiace. Ma se non sparisci subito dalla mia vista, farò qualcosa di cui ci pentiremo entrambi.» gli disse con gli occhi socchiusi. Alzò una mano come per lanciargli di nuovo l’incantesimo e lui indietreggiò ringhiando.
Shinbe non poté fare a meno di sorridere quando Kyoko rimise suo fratello al proprio posto, e fece finta di tossire. A volte quei due erano così… divertenti. Un altro colpo di tosse attirò la sua attenzione. Sporgendosi per guardare, vide che Kamui aveva lo stesso problema a nascondere la sua risata.
“Cavolo, a volte fa davvero paura.” pensò Toya, voltandosi dall’altro lato. «Bene, parleremo più tardi!» esclamò, guardandola con la coda dell’occhio, consapevole di averlo detto un po’ troppo ad alta voce. Scattando in piedi, uscì dalla capanna, non volendo restare lì nel caso in cui provasse a lanciargli di nuovo l’incantesimo. Per fortuna quello stupido incantesimo durava poco, altrimenti sarebbe stato doloroso.
Suki non aveva aperto bocca mentre guardava Kyoko con stupore. Quando Toya se ne andò, le si avvicinò lentamente e, chinandosi, sussurrò: «Vado a prenderti un po’ d’acqua fresca, ok? Rimani sdraiata, torno subito.». Le poggiò una mano sulla spalla mentre Kyoko le faceva un cenno con la testa, e si chiese come avesse fatto ad ubriacarsi. Decidendo di aspettare per chiederglielo, uscì per andare a prendere l’acqua.
Kamui non resistette e, con un sorriso smagliante, disse: «Kyoko, non posso credere che sei uscita senza invitarmi.». Il suo sorriso si allargò ancora di più quando lei gli lanciò un’occhiataccia. Sentendo Kaen che stava fuori ad aspettarlo, uscì per raggiungerlo.
Kyoko gemette per il mal di testa martellante, avrebbe chiesto a Suki di guardare nel suo zaino, aveva sicuramente qualcosa per il dolore e, se fosse riuscita a trovarlo, probabilmente avrebbe finito l’intera confezione. Vide avvicinarsi un’ombra e si voltò, ritrovandosi a fissare Shinbe.
All’improvviso le balenò nella mente la scena di lui che la faceva sua… era un sogno, no? Un sogno post sbornia, sì… adesso ricordava. Postumi o no, non poté frenare quei pensieri e arrossì. Per fortuna lui non aveva il potere di leggere nella mente come Kyou.
«Kyoko, stai bene? Posso fare qualcosa per te?». Shinbe si sentiva in colpa, lei era convinta che si era trattato di un sogno. Ma adesso doveva sapere se ricordava qualcosa e, a giudicare dal rossore, forse sì. Quando Kyoko finalmente rispose, lui sospirò di sollievo… e di tristezza. Da qualche parte dentro di sé, sperava che lei ricordasse e ponesse fine alla questione.
Kyoko gli rivolse un debole sorriso. Maledetti sogni… perché aveva dovuto sognare proprio lui? E non bastava averlo sognato in quel modo, lo aveva anche trovato a guardarla così da vicino che poteva sentire il calore del suo corpo.
Si scostò con gli occhi spalancati, c’era qualcosa di strano nel modo in cui lui la stava guardando, come se stesse scrutando nella sua anima. O stesse per palparla… con Shinbe non si era mai sicuri. Kyoko scosse mentalmente la testa e si disse: “No. Non voglio che accada, non adesso! Rispondi alla sua domanda.”. «Mmm… ti dispiacerebbe guardare nel mio zaino e cercare le medicine?» gli chiese, portandosi di nuovo le mani alla testa nel tentativo di far passare il dolore. “Non andrò mai più a una festa con Tasuki e i suoi amici della confraternita, mai più.” si disse.
Shinbe rovistò nello zaino per cercare la scatola e gliela porse. Kyoko gli sfiorò involontariamente la mano e lui sentì un’improvvisa ondata di calore che lo fece eccitare.
“Oh, quanto è vulnerabile adesso, potrei… no! Che mi è saltato in mente? Cavolo… hanno ragione a darmi del pervertito.” pensò tra sé e, cercando di allontanarsi in fretta, le sfiorò accidentalmente una coscia.
Kyoko trasalì al contatto… perché doveva essere proprio lui ad aiutarla, in quel momento? Perché Toya non era lì a guardarla storto e a sgridarla? “Quelle labbra, quegli occhi… devo smetterla di guardarlo così!” si disse, riportando l’attenzione sulla scatola di pillole.
Shinbe la guardava ipnotizzato… non aveva ancora tentato di castrarlo, perciò significava non ricordava niente. “Ma perché non ricorda?” si chiese tristemente.
Kyoko si voltò a guardarlo, stabilendo un contatto visivo che le fece quasi andare in tilt il cervello per un momento. «Mi porteresti dell’acqua, per favore? È difficile mandarla giù senza bere.».
Shinbe guardò la sua bocca confuso… quelle labbra erano così invitanti, forse avrebbe potuto… si chinò e si concentrò sulla pillola che lei aveva in mano.
«Già, sembra piuttosto grossa.» le disse, anche se non aveva idea di cosa fosse. La porta si aprì all’improvviso e lui, con aria colpevole, girò la testa di scatto, vedendo Suki e Kamui che entravano con una brocca d’acqua.
Suki lo guardò con aria annoiata: «Che stai facendo?».
Shinbe indietreggiò, chiedendosi se lei gli avesse letto nel pensiero… aveva la misteriosa abilità di sapere sempre quando lui si comportava male… o stava per farlo.
«Oh Suki, versami un po’ d’acqua, per favore. Prima prendo la medicina, prima starò meglio.» intervenne Kyoko, poiché Shinbe non stava facendo niente di male.
“Salvo per un pelo.” pensò lui contento.
Suki versò dell’acqua nella tazza e iniziò a raccontarle dei capricci di Toya quando non l’aveva vista tornare il pomeriggio precedente.
Shinbe si appoggiò al muro, guardando Kyoko e ascoltando le parole di Suki: «… se avesse continuato a gridare, giuro che…» … “Kyoko, ti prenderei tra le braccia e ti bacerei.” pensò Shinbe. «… è un prepotente arrogante…» aggiunse Suki. … “Ti desidero così tanto.” continuò Shinbe. Era nervoso, chissà per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a mantenere il segreto, adesso che l’aveva reclamata. «… non è vero, Shinbe?» gli chiese Suki all’improvviso.
“Eh? Qual era la domanda?” si chiese Shinbe, guardando le ragazze che aspettavano una sua risposta. Non avendo idea di cosa stessero parlando, rimase sul vago: «Oh, sì. Penso che tu abbia assolutamente ragione. Se volete scusarmi, devo parlare con Toya.». Detto questo, uscì subito dalla capanna. Suki e Kyoko videro la porta chiudersi e ridacchiarono.
Shinbe uscì di corsa e si fermò accanto al muro. Appoggiò le mani sul legno freddo e poi vi sbatté la fronte… il dolore lo aiutava sempre a liberare la mente ma, stavolta, procedeva a rilento. Dopo la scorsa notte, non era riuscito a riprendere il controllo sui propri sentimenti, era più difficile del solito.
Non se la sentiva di palpare Suki per poi farsi schiaffeggiare, non dopo quello che era successo con Kyoko. Temeva che non sarebbe mai riuscito a toccare nessun’altra ragazza senza che gli venisse la voglia di tagliarsi la mano. Aveva scelto la sua compagna e lei non lo sapeva neanche.
Toya era a poca distanza e osservava suo fratello, percependo il suo senso di colpa. Uno dei vantaggi di essere un guardiano era la capacità di percepire i sentimenti degli altri, come se fosse una macchina della verità.
Alzò un sopracciglio e gli chiese: «Che c’è, hai dato di nuovo fastidio a Suki?», e rimase perplesso quando lo vide sussultare.
Shinbe si voltò verso Toya con i suoi occhi scuri e impauriti, e si scostò dal muro per raddrizzarsi. «No! Io… ecco, beh…» iniziò, infastidito dal suo stesso balbettare, e si sforzò di calmarsi e darsi un contegno. «Sono solo uscito perché non volevo dare fastidio a Kyoko.» disse con tono saggio, sperando che suo fratello fosse d’accordo.
Toya ringhiò dal profondo della sua gola: «Voglio proprio sapere come ha fatto ad ubriacarsi. Adesso vado a chiederglielo.». Fece per entrare ma Shinbe lo afferrò per un braccio, facendolo fermare. Toya guardò la mano che lo tratteneva, chiedendosi che avesse in mente suo fratello.
Shinbe vide le scintille argentate nei suoi occhi e lo lasciò andare; poi, con voce ferma, si azzardò a dire: «Fossi in te, aspetterei… se non vuoi sentire il sapore del pavimento.». Nascose un ghigno quando capì che Toya stava ricordando quando Kyoko gli aveva lanciato l’incantesimo.
Toya lo guardò storto, poi voltò le spalle alla porta borbottando: «E lei avrebbe dovuto fare attenzione, tanto per cominciare.». All’improvviso sentì un dolore alla testa e fece una smorfia, Suki era uscita e lo aveva colpito con la baionetta.
«Ahi, ma che ho fatto?» le chiese, lanciandole un’occhiataccia.
Suki lo guardò come per dire “Lo sai a cosa mi riferisco.” e rispose: «Non essere iperprotettivo.», poi ricambiò l’occhiataccia, sapendo che non avrebbe reagito. «Kyoko mi ha detto cos’è successo ieri sera.» continuò, e Shinbe vide tutta la vita passargli davanti agli occhi. Smise di respirare e si preparò ad essere ucciso da Toya.
Ma Suki aggiunse: «I suoi amici l’hanno portata a una festa dove servivano alcolici. Non ha bevuto nulla, ha solo mangiato della frutta e poi ha scoperto che era stata lasciata a macerare nell’alcol. Ma, a quel punto, era già ubriaca.».
Toya ringhiò e si voltò, pronto ad andare a rimproverare Kyoko per la sua stupidità, ma ricevette un altro colpo da Suki.
«Lasciala in pace, si è appena rimessa a dormire. E non credo che oggi potrà andare da qualche parte, perciò lasciamola riposare. Possiamo cercare il cristallo senza di lei, per un giorno.» disse Suki, poi si voltò a guardare Shinbe, chiedendosi perché si comportasse in modo così strano. Di solito la palpava almeno dieci volte, la mattina. «Shinbe, tutto bene oggi?» gli domandò, avvicinandosi e scrutando il suo volto pallido e i suoi occhi leggermente lucidi.
Shinbe si riprese quando si accorse che Suki lo stava fissando. Fece subito un passo indietro, poi si ricordò di quello che lei aveva detto. Sospirò scuotendo la testa e rispose: «In realtà no, non mi sento molto bene.». Non c’era bisogno di fingere perché, turbato com’era, gli sembrava di star impazzendo.
Toya arricciò il naso e disse: «Già, hai una pessima cera. Forse è meglio se rimani a sorvegliare Kyoko.», poi restrinse lo sguardo e aggiunse: «Ma, se la tocchi, lei me lo dirà.». Sapendo che suo fratello aveva sentito l’avvertimento forte e chiaro, si voltò verso Suki e le chiese: «Entri tu a chiamare Kamui o vado io?», non volendo saggiare di nuovo la sua baionetta sulla testa.
Suki scrollò le spalle e rispose: «Vado io. Tu…» gli puntò un dito al petto, «… aspetta qui.».
Shinbe represse una risata, ricordandosi di fingere che non stava bene. Come gli era venuto in mente? Toya, ovviamente, sapeva che i guardiani non si ammalano… o almeno non era mai successo. E poi… l’idea di stare da solo con Kyoko tutto il giorno… beh, quella tentazione era davvero troppo.
Toya osservò stizzito mentre Suki entrava per chiamare Kamui. Nel giro di un paio di minuti, Kaen si unì a loro, affacciandosi dalla porta. Shinbe sapeva che Kaen avrebbe badato a Kamui se ci fossero stati dei problemi. “Un guardiano che ha una guardia del corpo”… è così che lo prendeva in giro.
Il gruppo si allontanò e Shinbe sentì il proprio corpo e la propria mente rilassarsi per la prima volta, quella mattina. Sospirando, si voltò e rientrò nella capanna.
Kyoko si mosse nel sonno, la sua mente era ritornata alla sera prima. Era alla festa e voleva passare quel po’ di tempo che aveva con Tasuki. Le mancava molto perché questo mondo le portava via molto più tempo. Era così presa da accorgersi troppo tardi che la frutta era stata macerata nell’alcol. Mise il broncio, chiedendosi se Tasuki lo sapesse.
Non ricordava molto di quando aveva attraversato il portale , né di quando era tornata all’accampamento. Però ricordava una parte del sogno che aveva avuto… con Shinbe. La sua mente continuava a lavorare, non importava se lei fosse sveglia o dormisse.
Le era sempre piaciuto Shinbe perché era il più divertente dei guardiani e riusciva a farla ridere anche senza volerlo. Non era il tipo di ragazzo che si sarebbe accontentato di una sola donna. Ovviamente aveva i suoi difetti ma, ultimamente, lei aveva iniziato a vederlo in una luce diversa.
Kyoko continuava a girarsi nel sonno, non era giusto. Lei amava profondamente Toya, ma lui dimostrava di rado di ricambiare i suoi sentimenti. Con Shinbe, invece, era tutta un’altra storia. Toya la rimproverava anche per le sciocchezze, mentre lui cercava sempre di farla stare meglio.
Più Toya si comportava male, più sembrava che Shinbe diventasse gentile, ma non andava oltre l’amicizia. A volte pensava a lui, e forse era stata questa la causa che l’aveva portata a fare quel sogno. Fino a quella sera, aveva sempre sognato cose entro il limite del sensato, mentre l’ultimo sogno era fuori controllo.
Lei sapeva che Toya la amava a modo suo e che, probabilmente, sarebbe anche morto per lei, eppure si rifiutava di mostrarle i suoi veri sentimenti. Sapeva che l’arrabbiarsi e il rimproverarla erano solo un modo per non dare a vedere che teneva a lei. A volte nascondeva i suoi sentimenti così bene da sembrare quasi credibile. E adesso lei si ritrovava a confrontare i due uomini. Trascorreva sempre del tempo con Shinbe e Toya, ed entrambi avevano i loro pregi e difetti.
I sogni in cui Toya la baciava erano dolci e teneri, talvolta eccitanti. Con Shinbe, invece, era diverso. Molto diverso. Quando sognava lui, si sentiva una donna. In quei sogni, lui la baciava in posti inimmaginabili e le faceva cose che non credeva potessero essere così belle.
Ma erano soltanto sogni… Kyoko sospirò e si rannicchiò, rabbrividendo al ricordo del sogno della notte scorsa… i loro corpi tremavano mentre facevano l’amore follemente. Sognando Shinbe in quel modo le sembrava quasi di tradire Toya.
“No!” pensò, “Toya non è il mio ragazzo. Finché rimane tutto nella mia mente, posso pensare quello che voglio… e la cosa vale anche per i sogni.”.
Quando si svegliò, si sentiva come se stesse per sciogliersi. Quando lo aveva visto appoggiato al muro come se niente fosse, aveva avuto la conferma che si era trattato solo di un sogno. Che cosa stava succedendo nella sua testa? Doveva darsi una calmata. Shinbe non avrebbe mai potuto amare una ragazzina inesperta come lei. Lui era un uomo di mondo che, probabilmente, aveva conquistato più donne in una notte di quante lei potesse contare su entrambe le mani. Strizzò gli occhi, rifiutandosi di pensare oltre.
Shinbe era rientrato nella capanna rilassato e tranquillo… finché non aveva visto Kyoko che dormiva. Si era fermato ed era rimasto lì a guardarla per qualche minuto. La vide rabbrividire e si chiese perché non aveva la coperta che le aveva sistemato la scorsa notte. Guardò meglio e capì che l’aveva spinta via quando aveva discusso con Toya.
Si avvicinò in silenzio per sistemargliela di nuovo e rimase accanto a lei. “Perché devo sentirmi così?” sospirò mentre si sedeva a terra, appoggiandosi al muro. Conosceva la risposta… “Shinbe, il ragazzo che tutti prendono in giro sulle donne, è innamorato di una ragazza di un’altra era.”.
La guardò con desiderio e serrò le labbra, Kyoko lo avrebbe ucciso quando avrebbe scoperto che non si era trattato di un sogno. Anche Toya lo avrebbe ucciso. Ma sarebbe stato possibile morire due volte per un crimine del genere?
Scuotendo le spalle, sospirò di nuovo, “Secondo Toya sì.”. Kyoko era innamorata del suo irascibile fratello e lui sentiva il senso di colpa scorrergli lungo la spina dorsale. Perché era innamorata di una persona che la trattava sempre male? Lui l’avrebbe amata con tutto se stesso. Forse era vittima di una maledizione, non si sarebbe meravigliato. Dopotutto, Kyoko aveva raccontato di suo nonno e di quanto credesse alle maledizioni e ai demoni. “Accidenti a Toya.”. Shinbe alzò lo sguardo e vide che si era girata di spalle, la coperta era scivolata via di nuovo e la minigonna era salita su, scoprendole il sedere. Un brivido gli percorse tutto il corpo… era così invitante.
Allungò una mano per sfiorare la coperta che gli aveva nascosto quella vista, poi strinse i denti e si ritrasse prima che le dita potessero effettivamente toccarla. “È così vicina. Ma anche la morte è vicina, e io vorrei vivere ancora un po’.” sogghignò e s’infilò le mani in tasca. D’ora in poi avrebbe dovuto prestare attenzione a quello che faceva, altrimenti la sua vita sarebbe finita prima del previsto.
Se Kyoko non fosse stata innamorata di suo fratello, le avrebbe detto la verità senza esitare. Sapeva di non essere l’unico a provare quei sentimenti per lei. Era la sacerdotessa e loro la proteggevano con la propria vita. La amavano tutti, ognuno a modo suo. Ma Toya era diverso, non gli era mai piaciuta nessun’altra. Shinbe l’aveva capito, suo fratello era profondamente innamorato di Kyoko, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Shinbe chiuse gli occhi, sentendo che iniziavano a bruciare. Non aveva il diritto di amare Kyoko né nessun’altra, in realtà. Lui aveva il potere di salvare tutti in battaglia, gli bastava lanciare l’incantesimo del tempo e creare un vuoto che risucchiava ogni cosa sul proprio cammino. Quello era il suo potere più grande e anche il suo peggior nemico. Ogni volta che lo usava, quel pericoloso incantesimo diventava sempre più forte.
Tutti gli dicevano di non usarlo a meno che non fosse l’unica scelta perché, un giorno, sarebbe diventato troppo forte da gestire e lo avrebbe sopraffatto. L’incantesimo era stato un “regalo” di suo zio… il loro nemico. All’inizio pensava che fosse un grande dono, ma adesso capiva che non era affatto così. Era una maledizione. E lui l’avrebbe usata per distruggere proprio colui che gliel’aveva lanciata… anche a costo di perdere la vita.
Shinbe sbadigliò, la notte scorsa non aveva dormito quasi per niente, né prima né dopo l’arrivo di Kyoko. Aveva trascorso buona parte della serata ad ascoltare Toya che si lamentava perché lei non era tornata prima di sera come aveva promesso.
All’inizio, Shinbe aveva pensato che fosse ancora troppo arrabbiata con suo fratello per tornare… prima di andarsene avevano litigato perché lui aveva cercato di impedirle di tornare nel suo mondo. Toya le si era addirittura parato davanti per non farle raggiungere il portale. Alla fine Kyoko gli aveva lanciato il suo solito incantesimo, ormai Shinbe aveva perso il conto di quante volte era successo. Poi aveva promesso di tornare il giorno dopo, prima di sera.
Shinbe sogghignò compiaciuto ricordando Toya che lottava contro l’incantesimo, imprecando e gridando tutto quello che avrebbe fatto a Kyoko quando sarebbe riuscito a muoversi di nuovo.
Shinbe la guardò di nuovo… ecco perché la trovava così irresistibile, era capace di litigare con Toya e amarlo un istante dopo. Non serbava rancore, a prescindere da quanto lui la facesse soffrire.
Quando Toya l’aveva incontrata per la prima volta, aveva tentato di ucciderla… ma adesso le cose erano cambiate, tutti sapevano che la amava da impazzire, e che sarebbe morto per lei. Tuttavia, fingeva ancora di non sopportarla e spesso feriva i suoi sentimenti. Era così che le nascondeva il suo cuore.
Shinbe si strinse il setto nasale, cercando di placare i propri pensieri. Onestamente, si sentiva male per Toya e non voleva pensare cose brutte, però suo fratello aveva una possibilità con Kyoko e sembrava che non gli importasse.
Lui, invece, avrebbe dato la propria vita per avere un’occasione del genere. L’avrebbe trattata come una regina, se solo lei glielo avesse permesso. Ecco perché la scorsa notte aveva perso il controllo, si sentiva esausto. E adesso… Shinbe strizzò gli occhi, forse Kyoko stava meglio con Toya, visto il modo in cui lui si era approfittato della sua innocenza.
Poi sobbalzò quando Kyoko si mosse di nuovo nel sonno, scoprendosi ancora di più. Osservò il candore della sua pelle e strinse i pugni nelle tasche. Perché aveva una pelle così bella?
Iniziava a sentire sonno e strisciò lentamente verso di lei, senza distogliere mai lo sguardo. Sapeva che, se si fosse avvicinato troppo, si sarebbe svegliata, si sarebbe girata e gli avrebbe dato un ceffone.
Finora, tutto bene. Si sporse per scrutare il suo viso e sorrise, odorava ancora di alcol.
“Non è un problema.” pensò.
La lunga treccia di capelli ramati le circondava una spalla, lui la scostò di lato con delicatezza e si stese accanto a lei, strofinando il viso sui suoi capelli. Non osava avvicinarsi, ma poteva comunque offrirle un senso di sicurezza mentre dormiva.
Se si fosse svegliata e lo avesse trovato lì, si sarebbe giustificato dicendo che era stanco e che quello era l’unico modo per riposare e tenerla d’occhio allo stesso tempo. Sarebbe stato felice dello schiaffo che avrebbe ricevuto per questo, ne sarebbe valsa la pena solo per starle accanto un paio d’ore. Era troppo stanco per preoccuparsi delle conseguenze mentre i suoi occhi si chiudevano. Si trovava proprio dove voleva, al diavolo le conseguenze.
Kyoko piagnucolò con aria assonnata e si girò, sentendosi circondata dal calore. Si strofinò il mento e il viso, poi girò la testa e, sentendo qualcosa di solido, sospirò… probabilmente stava sognando di nuovo. Per provare la sua teoria, allungò una mano. Era qualcosa di molto solido. Si rannicchiò e quello strano calore sembrò avvolgerla ancora di più. Sentiva odore di tè al gelsomino e legno.
“Perché non riesco a togliermelo dalla testa? Aveva un così buon odore.”.
Ricordò la prima volta che lui l’aveva tenuta tra le braccia, era convinto di doverla salvare. Sorrise nel sonno, Shinbe era così forte ed era così dolce a preoccuparsi per lei, anche se le sue ragioni non erano del tutto legittime. Quella era stata la prima volta che aveva notato il suo buon odore.
Kyoko rabbrividì al ricordo e l’oggetto misterioso sembrò avvolgerle il polso. Lei allungò il braccio e si bloccò quando sentì un distinto fruscio di stoffa.
“Eh? Stoffa? Da quando i sogni fanno il rumore della stoffa?”.
Si svegliò di soprassalto, aprì gli occhi e vide il trench grigio che la avvolgeva. Scattò come una molla e scostò il braccio che la circondava. Shinbe gemette e rotolò sulla schiena.
Kyoko andò nel panico, guardandosi intorno nella stanza. Gli altri non c’erano e quello non era affatto un sogno… Shinbe stava dormendo accanto a lei. Doveva concentrarsi… che cosa stava succedendo? Lo guardò immobile…
“Quello di ieri era solo un sogno, no? Datti una calmata.” pensò nervosamente. “Dov’è Toya? Suki… Kamui… Kaen… dove sono finiti tutti?”.
Si spaventò quando Shinbe gemette nel sonno e infilò le mani nelle tasche. Alzandosi, lo aveva scoperto e adesso si sentiva in colpa. “Ha freddo.” si disse, e anche lei aveva freddo. Ricordò di essersi sentita congelare mentre cercava di addormentarsi.
Era per questo che si era sdraiato accanto a lei? Per tenerla al caldo? Kyoko arrossì, “Oh, che dolce.”, poi scosse la testa “No, no, no! A cosa sto pensando? Niente dolce.” sospirò sorridendo. “Mi arrendo.” pensò, e s’inginocchiò lentamente per tirargli su la coperta, ma si bloccò quando lui si mosse all’improvviso. Kyoko indietreggiò per vedere se si sarebbe svegliato, ma ciò non accadde, quindi lo coprì, prese il suo zaino e corse fuori dalla capanna.
Shinbe aprì un occhio mentre lei si allontanava. Quando se ne fu andata, rise tra sé: “Di nuovo salvo per un pelo.”, poi si chiese come mai non avesse un’impronta di mano stampata su una guancia o il cranio fracassato… Si alzò lentamente e contò fino a dieci, poi la seguì per vedere dove stesse andando.