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Io Sono Il Tuo Uomo Nero - Un Racconto Della Contea Di Sardis
Io Sono Il Tuo Uomo Nero - Un Racconto Della Contea Di Sardis
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Io Sono Il Tuo Uomo Nero - Un Racconto Della Contea Di Sardis

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Questo significava che Phoebe era stata scelta, per qualche ragione, per essere tramite di un figlio della magia

E questo la spaventava fino al midollo.

Ma stamattina la sua preoccupazione era duplice, e una era quella di far salire tutti e quattro i figli sullo scuolabus.

E l'altra preoccupazione riguardava lo Squartatore di Sardis.

Billy non aveva detto molto a Phoebe a proposito degli omicidi. Lei sapeva che lui non voleva farla preoccupare.

La gente parla, comunque, e le voci si scatenano nelle piccole città. E Phoebe lavorava alla Centrale dei pettegolezzi. La sua posizione di cassiera da Mackie le permetteva di ascoltare ogni sorta di storie.

Alcuni dicevano che l'assassino era il vecchio Ricky Jackson, l'uomo che era scomparso da tempo e la cui casa era andata a fuoco. Altri raccontavano che pensavano fosse Margo Sardis, il che Phoebe sapeva per certo che non era vero. E alcuni bisbigliavano che potessero essere demoni, e Phoebe pensava che questa potesse essere una possibilità.

Chiunque, o qualsiasi cosa fosse l'assassino, Phoebe era impaurita. Aveva paura per i suoi figli, aveva paura per Billy e Alan, e aveva paura per tutti quelli che vivevano nella contea di Sardis.

"Mamma, stasera devo lavorare. Dalle cinque alle nove." Pam lavorava all'ipermercato che non poteva annoverare tra i clienti nessuno nella contea di Sardis. O meglio, nessuno proveniente dalla contea di Sardis. I visitatori della contea vi facevano spesso acquisti, soprattutto perché erano abituati a comprare cose nei punti vendita il cui nome terminava con "Mart". Anche se l’ipermercato praticava prezzi più bassi, dai generi alimentari ai componenti elettronici ai pneumatici, rispetto ai suoi concorrenti locali, non riusciva ad attrarre la gente del posto. La gente che lavorava lì si dava molto da fare per spolverare e per spostare le merci da un posto all'altro. A nessuno interessava lavorare lì - sarebbero stati felici di prendere i loro soldi in cambio di niente - ma nessuno restituì i soldi.

"Dirò a Billy di venirti a prendere alle nove," disse Phoebe, mettendo le uova di Mary su un piatto.

"Posso farmi portare a casa da Jeff."

"Mi sentirò meglio se Billy ti passa a prendere, tesoro. Non dico niente di male su Jeff, ma finché Billy non prende quest’assassino, voglio che tu lo attenda." Phoebe guardò la figlia maggiore. " Fai contenta un'anziana signora, okay?"

Pam sorrise. "Okay, mamma. Di' a Billy che sarò lì fuori alle nove."

Mary s’infilò in bocca un grosso boccone di uova e disse: "E non dimenticate che questo pomeriggio, dopo la scuola, vado da Carol Grace. Zia Margo ha altre lezioni per noi."

"Non parlare con la bocca piena, Mary. Chiamami quando arrivi, capito? E di' a Kate che faremo qualcosa questo fine settimana."

"Sì, signora."

"Mamma?" disse Derek.

"Sì, piccolo?"

"Io e Catherine andiamo di nuovo dalla nonna dopo la scuola?"

"Sì, ragazzone, ci andrai."

Pam incoraggiò i due piccoli, che avevano appena finito di mangiare. "Forza, piccoli monelli! Andate fuori e aspettate l'autobus."

Mary si ficcò l'ultimo morso delle uova in bocca e disse: "Ehi! Aspettatemi!"

"Fate attenzione!" Gridò Phoebe. "Vi amo! Non parlare con la bocca piena, Mary!"

Phoebe si accorse che stava parlando con la porta d'ingresso già chiusa. I figli erano già andati via.

Una sensazione di trepidazione s’insinuò nei suoi pensieri mentre friggeva un uovo per la sua colazione. Lo mangiò in silenzio. Quando terminò, mise il piatto nel lavandino, recuperò la borsa e le chiavi e se ne andò al lavoro.

***

MENTRE ALAN PERCORREVA la strada verso l’Università pubblica di Perry, superò quello che sembrava essere un enorme cantiere. Macchinari per il movimento terra, ruspe, gru, autocarri con cassone ribaltabile e uomini con l'elmetto erano sparsi per gli otto ettari del cantiere. Sembrava che stessero scavando un'enorme buca nel terreno, o che l'avessero già completata. Non riuscì a capire quale delle due, mentre passava.

Interessante. Questa è una novità. Sono passato di qui solo tre giorni fa, e lì non c'era altro che un campo. Mi chiedo cosa sarà...

Prese nota mentalmente di chiederlo a Billy più tardi. Forse lo sceriffo sapeva qualcosa al riguardo.

Qualunque cosa fosse, sembrò rappresentare un'enorme impronta sul campo che era stato lì. E, a causa degli alberi lungo la strada, il cantiere era visibile solo da una piccola area lungo la strada, e quell'area era utilizzata come vialetto per entrare e uscire dal campo.

Mentre Alan si spostava in auto più lontano, rivolse di nuovo i suoi pensieri agli omicidi.

Dobbiamo prenderlo. Spero che questa volta non sia una minaccia per qualcuno di noi a livello personale, perché non vorrei che si ripetesse la notte in cui Moses Turley s’introdusse nella fattoria. Non so che potere posseggano le ragazze, o se il potere possegga le ragazze, ma non voglio rischiare di scatenarlo di nuovo.

***

CLIFF ANDERSON APRIVA la sua agenzia immobiliare puntualmente alle otto di ogni mattina, e oggi non ci fu eccezione.

Cliff possedeva e gestiva la Vendita immobiliare mediante asta di Anderson, (La MIGLIORE! della contea di Sardis, esclamava il cartello sopra la porta), e comandava uno staff di dieci persone. Ad eccezione della sua segretaria, nessun altro impiegato della ditta sarebbe arrivato prima delle nove. Cliff amava trascorrere il tempo da solo la mattina, e gli piaceva avere a che fare con gli acquirenti mattinieri d’immobili che a volte arrivavano prima delle nove.

Arlene Looper, la segretaria di Cliff, lavorava per lui da quindici anni. Era molto brava nel suo lavoro. Arrivava ogni mattina poco prima delle otto per iniziare la preparazione del caffè e per organizzare la sua giornata.

Cliff osservava attentamente le gambe di Arlene. Erano delle belle gambe, e sognava che un giorno avrebbe avuto quelle gambe avvolte intorno alla vita. Di tanto in tanto, lanciava uno sguardo alle tette di Arlene, solo per assicurarsi che si presentassero nel modo in cui dovrebbero presentarsi le tette di una bella donna, ma le sue gambe intorno alla sua vita dominavano la maggior parte del tempo del suo sogno ad occhi aperti. Aveva sognato questo sogno ogni singolo giorno che Arlene aveva lavorato per lui. Solo una cosa lo aveva trattenuto dal realizzare quel sogno, e non era stata la paura del rischio legato alle molestie sessuali o di un'accusa di comportamento inappropriato sul posto di lavoro.

Arlene viveva a London, la città più meridionale della contea di Sardis.

Cliff nutriva una paura mortale nei confronti di London.

Non era qualcosa di cui potesse davvero individuare il preciso motivo. Qualcosa in quel paese, talmente piccolo che i residenti avrebbero dovuto scavare un "buco nella strada" per far fermare le auto di passaggio, lo terrorizzava a morte. Sentiva il suo respiro affannarsi man mano che si avvicinava alla piccola città, e gli veniva la pelle d'oca. Una volta oltrepassato il cartello dei limiti della città, gli saliva la collera come le piume sul collo di un gallo arrabbiato e cominciava a sudare copiosamente un sudore nervoso e puzzolente. Cliff si convinse infine che non sarebbe mai più andato di sua spontanea volontà a London, in ogni caso. Tutte le operazioni immobiliari a London furono allora delegate a uno dei suoi dipendenti.

Il pensiero di andare a London a prendere Arlene per un appuntamento, o di portarla a casa dopo, non era un pensiero che potesse essere presente nella mente di Cliff.

Se Arlene fosse consapevole di come Cliff la desiderava, non ne lasciava trasparire la minima evidenza.

Ma...

A volte, quando Cliff non la stava guardando, Arlene lo osservava. E sorrideva di gusto, come se si divertisse... o stesse guardando la preda.

E un riflesso giallastro sembrava attraversare allora le sue iridi ... una lucentezza gialla quasi animalesca.

Ma, questa mattina, prima che Cliff si fosse sistemato alla sua scrivania per il rito quotidiano di osservare il modo quasi furtivo di camminare di Arlene, il campanello sopra la porta d'ingresso tintinnò, e un cliente comparve.

La sua cliente era una bionda minuta e carina, con una leggera spolverata di lentiggini sul ponte del naso.

Cliff si voltò dalla caffettiera con un sorriso sul volto e attraversò l'ufficio per raggiungere la donna.

"Buongiorno! Mi chiamo Cliff Anderson. Cosa posso fare per lei stamattina?"

Cliff si aspettava che la giovane donna chiedesse informazioni sull'affitto di un appartamento, o magari di una casa economica che potesse essere affittata per un paio di settimane. Non l'aveva mai vista prima e, per questo, l'aveva ritenuta un'impiegata dell’ipermercato.

Quando lei gli disse cosa stava cercando, la curiosità di Cliff crebbe.

"Salve. Sto cercando una fattoria. Deve avere un minimo di quaranta ettari di pascolo, e una grande abitazione e un granaio. Sto organizzando una spedizione di bestiame da Carson City, Nevada, molto presto, e ho bisogno di una sistemazione per la mandria. Pagherò in contanti, se questo aiuterà ad accelerare la procedura."

A suo merito, Cliff mantenne un atteggiamento disinvolto nonostante la tensione emotiva.

***

"OH, QUESTO È terribile," disse Alan. Stava cercando di tenere la colazione nello stomaco mentre guardava la scena del delitto.

Billy annuì. "Hai mai visto qualcosa di così orribile in città?"

Alan pensò per un minuto. Poi, annuì. "Una volta. Aiutai a ripulire una fattoria che era stata usata da Esteban Fernandez. Era stata incendiata, ma c'erano due ragazzi dell’Ente federale antidroga morti nel seminterrato. Erano stati fatti a pezzi. Pensavamo che fosse stato fatto da Fernandez, ma i federali intervennero. La scena era di una tale gravità."

Non era stato rimosso nulla. Billy aveva voluto che Alan affrontasse l'intera faccenda nella sua realtà, non nelle foto. Billy pensava che avrebbe potuto notare qualcosa che era sfuggito a tutti.

Alan fece tre respiri profondi per calmarsi. Cominciò a studiare tutto ciò che era sulla scena. Metodicamente, scandagliò tutto prima di spostarsi. Quando si sentì pronto, s’infilò delle pantofole di carta sulle scarpe, in modo da non contaminare nessuna microscopica prova. Gradualmente, si spostò verso i resti della giovane donna. Studiò la disposizione di ogni organo. Studiò la forma del cuore di San Valentino composto dalle sue viscere. Si fermò, studiandolo attentamente. Si voltò di nuovo verso Billy.

"Non ci sono lacerazioni nelle viscere. L'hai notato?"

Billy scosse la testa. "No."

"Guarda."

Alan indicò una parte dell'intestino. "Qui è dove l'intestino è stato staccato dallo stomaco." Poi indicò la parte dell'intestino che si trovava accanto alla prima parte. "E questa è la parte che è stata scollegata dalla pancia." Guardò il medico legale: "Ho ragione?"

Il medico legale assentì.

"Quindi, non c'è stato alcuno strappo. Nessuna lacerazione. E nemmeno una torsione."

Billy era confuso. "E allora?"

Alan lo guardò. "Significa che chiunque l’abbia fatto, estrasse l'intestino a poco a poco, e formò il cuore mentre procedeva in questo. Gli intestini non sono stati aggrovigliati, e non sono stati strappati o tagliati. Ci volle una grande concentrazione o una grande fortuna. E ci volle del tempo. Le due metà del cuore sono identiche. Non sono disomogenee. La cosa risulterebbe molto difficile da fare, considerando questi fatti."

"Cosa ne pensi del modo in cui sono disposti gli organi?"

Alan li studiò per un po' di tempo. Scosse la testa.

"Non ne ho idea, Billy."

"Ok, chi diavolo decise di non chiamarmi per un fottuto caso di omicidio?" rimbombò una voce dalla soglia della porta.

Sia Billy sia Alan si girarono a guardare il nuovo arrivato.

Era Godfrey Malcolm, il capo della polizia di Perry.

Billy alzò la mano. "Fermati lì, idiota! Se vieni qua, mettiti delle pantofole di carta!"

"Perché diavolo?" urlò Malcolm.

"Così non contaminerai la scena del crimine! Come hai ottenuto questo lavoro, a proposito? Facendo pompini ad alcuni membri del Consiglio Comunale?"

Malcolm fissò lo sceriffo, ma non disse niente. I suoi occhi erano molto arrossati, e il suo naso era di un rosso vivo per il continuo bere.

Infine, Malcolm si appoggiò ubriaco al bordo della porta, mantenne a malapena l'equilibrio mentre s’infilava un paio di pantofole di carta ed entrò nell' aula.

Quando il capo della polizia vide ciò che era stato fatto, vomitò dappertutto sul pavimento.


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