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In quanto Fae, Ryker non era estraneo al sesso, e Maurelle risvegliava in lui quell’istinto primordiale. Si chiese quanto fossero morbide le sue labbra che in quel momento erano serrate e per niente invitanti, ma non toglievano nulla al suo aspetto fisico.
Ryker si rimise a sedere, e guardò Maurelle stringere i pugni mentre quest’ultima fissava la Preside.
La ragazza rimase in quella posizione per qualche secondo prima di dirigersi verso un tavolo, e riportando lo sguardo su Ryker. Le ali della Fae si agitavano senza sosta. Il turchese ed il rosa di cui brillavano queste ultime erano perfettamente in tono con ciò che la ragazza aveva dimostrato della propria personalità. Era una delle femmine più forti che aveva mai visto.
Il fatto che non si era lasciata comandare con facilità, comportandosi come una bambola di pezza, lo attraeva tanto quanto il suo aspetto. Il fuoco che le ardeva dentro lo aveva chiamato a sé ancor prima che Ryker potesse guardarla per bene. La Fae si servì un pezzo di pane e qualche altro alimento prima di guardarsi attorno.
Il cuore di Ryker prese a battere all’impazzata, e provò il desiderio di alzarsi ed andare verso di lei, ma nello stesso momento Maurelle si diresse verso di lui. Gli si attorcigliò lo stomaco e fece fatica a restare fermo. Il ragazzo non aveva la certezza che la Fae si sarebbe accomodata al loro tavolo, poiché almeno altri dieci erano disponibili. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era farsi amica quella femmina combina guai. Ryker aveva già fatto arrabbiare chi si trovava al potere all’Accademia quando aveva cercato di fuggire al momento della cattura.
Il ragazzo si obbligò a riportare lo sguardo sul proprio piatto, quindi riprese in mano la forchetta e continuò a mangiare. Gli risultava difficile non alzare lo sguardo per controllare dove Maurelle avesse deciso di sedersi. Quando percepì il tocco delicato di una mano accanto a sé, sollevò la testa come un razzo.
Maurelle stava spostando la sedia vicino a Ryker. Quando gli sguardi dei due s’incrociarono, lui non poté fare a meno di notare le occhiaie sotto gli occhi di lei. Gli fece pensare che la Fae avesse combattuto con tanta forza, proprio come aveva fatto lui.
“Ehilà” esordì Brokk salutandola con la mano dall’altra parte del tavolo. Maurelle annuì nella direzione del ragazzo. “Sono Brokk. Ho sentito che la Gullvieg ti ha chiamato Maurelle, è il tuo nome, vero?”
“Sì” rispose lei, voltandosi poi verso Ryker. “Sei nuovo qui, vero? Come sta la tua ala?”
Ryker rimase a bocca aperta per un secondo, cercando di mascherare lo shock portandosi un boccone di cibo alle labbra. Quindi annuì masticando e deglutendo. “Sono Ryker. L’ala va meglio. I guaritori hanno fatto tanto per sistemarla” contrasse il muscolo in modo che l’ala balzasse in avanti oltre la spalla, e poi la lasciò ricadere. Non voleva fare lo stronzo, quindi le parlò, ma non desiderava nemmeno portare molto avanti la conversazione.
Aveva già attirato abbastanza attenzione con il proprio tentativo di fuga, e non gli serviva a nulla aggiungere Maurelle alla lista dei suoi amici intimi per suscitare uno scrutinio più attento da parte della Gullvieg. Ryker sperava di essere riuscito a dissipare ogni dubbio che la spregevole Preside nutriva nei suoi confronti.
La ragazza rilassò la schiena sulla sedia e tese la mano come per toccare l’ala del ragazzo. Ryker s’irrigidì d’istinto. Maurelle molto probabilmente comprese la ragione della reazione di lui, quindi abbassò la mano. Era meglio se i due fossero restati distanti nonostante l’attrazione veemente che il Fae provava verso di lei.
“Almeno sei ancora vivo. Temevo che anche tu fossi morto” gli disse giocherellando con il cibo sul piatto con una smorfia in viso.
La Preside si alzò in piedi tenendo le mani sui fianchi. “Voglio dare il benvenuto a tutti a questo nuovo anno alla Bramble’s Edge Academy. Sono orgogliosa di aver gestito quest’istituzione per trecento anni. Non troverete nessun’altra scuola che vi insegnerà meglio a controllare le vostre abilità. Abbiamo diversi nuovi studenti, i quali verranno valutati dopo domani”.
Ryker ascoltò la Gullvieg dare indicazioni circa dove si trovavano le classi e le aree per fare pratica. Poi smise di prestare attenzione al discorso della Preside per concentrarsi su Maurelle. Come aveva fatto a sapere del suo tentativo di fuga? L’aveva forse visto cercare di volare da infortunato? I suoi coinquilini si congedarono nel momento in cui la Preside riferì le informazioni più rilevanti, il resto non era importante.
Ryker avvicinò appena la sedia a Maurelle, poi si piegò verso di lei e le chiese “come facevi a sapere ciò che mi è successo?”
I suoi occhi grigi erano iniettati di rosso quando ritornarono su di lui. Le si era formato del sudore sulla fronte. “Oh. L’agente che mi ha rapita ha usato un cappio magico…”
“Catene” la interruppe precisando il nome del vincolo.
La ragazza gli rivolse un gesto di congedo con la mano. “Ad ogni modo quando l’ho toccato ti ho visto cercare di scappare e poi cadere quando hai sbattuto contro la barriera”.
“Pratichi la psicometria” disse lui traendo le conclusioni in base a ciò che aveva detto la ragazza. Non lo sorprese nemmeno il fatto che si fosse divincolata quando era stata portata all’Accademia. Ryker si era posto l’obiettivo di non approfondire le cose con lei, ma non riusciva a non preoccuparsi per la sua salute. “Ti hanno ferita quando ti hanno catturata?”
Gli occhi di lei si riempirono nuovamente di lacrime, e poi abbassò il capo. Il modo in cui rilassò le spalle gli suggerì che la ragazza si era arresa completamente. La vista di lei così fragile gli spezzò il cuore. Ryker si ammonì mentalmente e fece del proprio meglio per non confortarla. “No. Non mi hanno ferita, ma mia mamma…lei era…ha cercato di aiutare”.
La voce di Maurelle era così bassa che Ryker dovette prestare molta attenzione per comprenderla. “Spero che tua mamma stia bene. La mia non ha fatto niente quando sono volato fuori dalla finestra”.
“Sei fortunato che ha tenuto la bocca chiusa. Hanno ucciso mia mamma” ribatté la ragazza a denti stretti.
Ryker era troppo scioccato per apprezzare la scintilla che si era accesa in lei. “Cosa? Come fai ad essere qui adesso? Mi dispiace” aggiunse poi. Il suo commento era completamente insensibile. Non aveva mai sentito di qualcuno che restava ucciso durante un reclutamento. Il fatto che questa bellissima femmina avesse perso la madre gli fece venire voglia di prendersela con chi si trovava ai piani alti. Era fottutamente inaccettabile.
Non è così che si rimane distaccati, ricordò a se stesso. L’ingiustizia gli pesava nell’animo. Nessun Fae doveva soffrire in tal modo. Non c’entrava niente con lei personalmente, si rassicurò.
“Se potessi sarei a casa con mio padre e le mie sorelle per mandare la sua anima nell’aldilà. Queste persone sono dei mostri”.
Ryker le posò un palmo della mano sulla spalla nel tentativo di consolarla. Maurelle non gli sorrise nemmeno quando alzò il viso, quindi il ragazzo sollevò la mano non desiderando avvicinarsi ulteriormente a lei nonostante il lutto la distruggesse. In quel momento il maschio si rese conto che doveva essere appena successo.
Spiegava il perché indossasse ciò che sembrava un pigiama piuttosto che la divisa nera della scuola con tanto di logo. Come potevano aver ucciso sua madre per poi obbligarla a presenziare ad un banchetto di benvenuto come se non fosse successo niente?
Ryker si rese quindi conto che forse le voci che giravano circa l’Accademia, specificatamente circa gli umani che la gestivano, erano vere. Dopo tutto ogni storia di paura era basata su fatti realmente accaduti.
Poteva non trattarsi di un accadimento isolato. Erano troppo preparati per piegare questa ragazza ai loro ordini. La politica del terrore assicurava poche obiezioni. Avrebbero potuto farle degli incantesimi o altre cose per far sì che Maurelle non parlasse, ma non avrebbero alleviato il suo dolore.
La reazione che aveva avuto quando era stata portata nella mensa aveva attirato l’attenzione di tutti. Senza dubbio alcuni studenti attorno a loro avevano sentito ciò era accaduto. La notizia della morte della madre di Maurelle sarebbe rimasta per un bel po’ al campus.
“Non sei sola” le promise. “Sfortunatamente sospetto che troverai qualcun altro che condivida ciò che hai passato”. La speranza che lesse negli occhi di lei gli aveva fatto aggiungere l’ultima considerazione per fare in modo che comprendesse il fatto che Ryker non stava parlando di se stesso.
“So che hai ragione. È per questo che…ugh” disse sussultando come dal dolore e portandosi una mano sulla testa. Il pallore della sua pelle mutò in una sfumatura sul verde.
“Non sembri molto in forma. Ti sei fatta visitare da un guaritore?”
Maurelle scosse il capo agitando le sue ciocche rosa. “Non mi sentivo bene quando mi sono venuti a prendere. Sono appena arrivata. Mi hanno fatto venire qui per prima cosa”.
“L’infermeria si trova al secondo piano dell’ala est” l’informò. Era tutto ciò che poteva suggerirle. Non aveva intenzione di rendersi bersaglio più di quanto lo fosse già.
“Grazie” mormorò lei alzandosi in piedi.
Ryker l’accompagnò per qualche metro, desiderava poter fare di più per migliorare la situazione di lei. I due rimasero in silenzio. Si comportò da stronzo e non la salutò nemmeno quando presero strade diverse, lui si diresse verso il quarto piano dove si trovava il proprio dormitorio.
Gli si agitarono le budella quando le sue parti basse decisero che fosse una bella idea assecondare l’attrazione che provava nei confronti della ragazza. Era il caso che si facesse una doccia fredda, dato lo scompiglio causato dal fatto che aveva trattato Maurelle come una seccatura.
CAPITOLO QUATTRO
“Gli orari sono sempre così impegnativi?” domandò Ryker al suo coinquilino. Era all’Accademia da qualche giorno, ed i programmi erano più pesanti del lavoro part-time che aveva prima di venir portato a scuola.
La maggior parte dei giovani adulti Fae lavoravano per contribuire al sostentamento delle loro famiglie ma s’applicavano raramente più di dieci ore al giorno, informazione in contrasto con quanto presentato durante le lezioni di storia. Gli insegnanti avrebbero dovuto sapere che gli studenti non si sarebbero bevuti le loro fandonie. Erano loro a lavorare veramente fuori dall’Accademia per aiutare le loro famiglie ad arrivare a fine mese.
Sembrava che ciò che venisse insegnato all’Accademia fosse a favore degli umani. Gli insegnanti raccontavano loro di come gli umani avevano salvato Bramble’s Edge dalla rovina, ed era qualcosa che faceva infuriare ma anche riflettere.
Appena arrivato all’Accademia, Ryker aveva provato l’impulso di scatenarsi contro chiunque avesse blaterato tali bugie. Con il passare del tempo aveva però compreso meglio il meccanismo. Non credeva comunque al fatto che gli umani li avessero salvati, poiché erano stati loro ad attaccare i Fae.
Le loro armi surclassavano le abilità dei Fae e debilitavano il loro reame. Sua madre gli aveva detto abbastanza per fargli comprendere la strategia dietro la guerra. I Fae avevano tentato di difendersi, mentre gli umani avevano fatto il possibile per neutralizzare i poteri di cui era dotato il popolo di Ryker.
Parte del potere del Re e della Regina Fae manteneva l’equilibrio all’interno del reame, sia fra le specie che fra i vari individui. Sua madre gli aveva spiegato che ogniqualvolta qualcuno lasciava che il proprio potere prendesse il sopravvento, il Re interveniva e rimetteva il soggetto in riga. La loro mera presenza nel regno apportava qualcosa che stabilizzava l’intera specie.
Ciò ebbe fine con la morte del Re e della Regina, quando la popolazione ne risentì emotivamente e venne generato così tanto caos da permettere agli umani di subentrare e prendere il controllo del reame dei Fae.
Inizialmente così tanto potere risultò difficile da controllare per la maggior parte degli esseri sovrannaturali, specialmente per i Fae. Questi ultimi rappresentavano infatti una specie passionale, in ogni aspetto. Ryker aveva sentito sua madre lamentarsi un migliaio di volte della piega presa dall’Accademia, la donna contestava infatti il concetto che lo scopo principale della scuola fosse di assistere i Fae a controllare i propri poteri—gli umani avevano rovinato ciò che aveva creato il Re Oberon.
Ryker aveva compreso esattamente ciò che intendeva sua madre in base al numero di volte in cui i suoi nuovi amici non erano stati in grado di vederlo, o tutte le occasioni in cui si era svegliato sporco come se avesse fatto il bagno nello stagno accanto alla macelleria dove lavorava sua madre. Non aveva inteso esattamente lo scopo della scuola, ma gli era chiara la parte sul controllo.
Ai suoi coinquilini continuavano ad accadere diverse cose, ma Ryker notò certi aspetti che lo resero confuso. Non era ancora sicuro di quali fossero i propri poteri. Anche i professori che avevano effettuato la sua valutazione erano rimasti perplessi, quindi l’avevano assegnato alla lega dell’aria.
Sembrava aver dimostrato molte abilità associate con i Fae che controllavano l’aria. Non era certo di come sentirsi al riguardo. Aveva visto molto poco circa l’abilità di manipolare i pensieri o i sogni, o comunicare direttamente con qualcuno tramite la mente. Insieme ad altri poteri della mente.
Ryker non vedeva l’ora di apprendere di più riguardo ciò che fosse in grado di fare la propria mente, ma allo stesso tempo era attratto dalla lega del fuoco. Il modo in cui la rabbia si accendeva in lui, oltre alla propria tendenza a dare inizio alle liti sembravano lasciar intendere che il fuoco fosse il suo elemento. Tali impulsi spiccavano rispettato alle altre sue abilità.
Ogni Fae era dotato di abilità base. Si trattava di una ragione per cui Ryker non era ancora sicuro della voracità dei pregiudizi di sua madre circa gli umani. Gli umani non vivevano tanto a lungo quanto i Fae. Inoltre non erano dotati di forza e udito superiore. Non guarivano velocemente tanto quanto loro.
I Fae erano inoltre in grado di mascherare il proprio aspetto fino ad un certo punto. Potevano amplificare le abilità che possedevano in misura ridotta, e coloro i quali erano dotati di un certo talento nella moda avevano realizzato e messo in vendita scudi che avrebbero camuffato l’aspetto dei Fae in modo che potessero andarsene da Bramble’s Edge per cercare un altro posto dove vivere al di fuori delle baraccopoli. Per questo quindici anni prima era stata costituita una squadra di detective.
Il padre di Eitin era un detective impiegato al confine, fermava i Fae ed i mezzo-sangue affinché non oltrepassassero il limite. Alla madre di Ryker non piaceva che fosse amico di Eitin, ma i due erano inseparabili. La donna non aveva nemmeno mai tenuto nascosto ad Eitin stesso la propria opinione.
I due ragazzi avevano inventato un gioco secondo il quale dovevano indovinare quante volte la madre di Ryker l’avrebbe ripreso circa il fatto che i Fae non avrebbero mai dovuto sfruttare la propria abilità di percepire un altro Fae a discapito della propria specie.
Quando Eitin aveva manifestato i propri poteri non c’era dubbio che sarebbe stato assegnato alla lega del fuoco. Ryker si chiese come sarebbe stata valutata Maurelle. Non l’aveva più vista da quando le aveva suggerito dove si trovava l’infermeria, ma non riusciva a smettere di pensare alla bellissima femmina. ‘Non metterti nei guai’ s’ammonì per la millesima volta quella settimana.
Era una fortuna non vederla. Gli rendeva più semplice stare lontano da lei.
La testardaggine del ragazzo gli impediva però di pensare a qualsiasi altra cosa; Ryker si chiedeva se Maurelle sarebbe stata assegnata alla lega dell’aria o del fuoco, o forse anche a quella di acqua o di terra. In base a ciò che aveva visto di lei dubitava che la ragazza fosse una Fae di terra, poiché se così fosse stato avrebbe sicuramente provocato dei terremoti o agitato dei macigni causa la sua irritazione generata dal momento in cui era stata portata all’Accademia.
Per ragioni analoghe non era probabile che si trattasse nemmeno di un Fae d’acqua. Le guardie che l’avevano trattenuta non avevano sanguinato dagli occhi, e dall’oceano circostante non si erano levate onde anomale. Parte di lui sperava che Maurelle fosse stata assegnata alla lega dell’aria come lui, ma se così fosse stato non si era ancora presentata a lezione. Il che era positivo, si ricordò nuovamente. L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano altri incontri imbarazzanti con la ragazza.
Mise da parte i pensieri circa Maurelle ed il modo in cui il lutto della ragazza lo esasperava, quindi Ryker uscì dalla propria stanza applicando ogni protezione possibile alla porta. Qualcuno facente parte della propria lega non doveva essere in grado di manipolare i metalli come faceva lui, poiché si trattava di un’abilità riservata ai Fae di terra. Ryker non voleva però che qualcuno entrasse nella sua stanza in sua assenza.
“Ehi Ryk. Stai bene? Non hai fatto colazione” commentò Daine quando lo vide. I dormitori erano situati in estesi fabbricati di cinque piani, e la pianta del loro appartamento era pensata per garantire agli occupanti molta privacy—maggiore di quanta ne avesse a casa, aspetto che rendeva l’Accademia piacevole.
Daine non sembrava molto entusiasta di alzarsi dal divano per andare a lezione, mentre Sol e Brokk avevano già in mano i libri ed i quaderni. Le camere presenti nell’appartamento erano disposte attorno ad un living centrale, dove facevano pratica e studiavano.
“Sì, mi sono solo addormentato” mentì sistemando i propri libri. Non era certo di potersi fidare dei propri coinquilini condividendo con loro le domande che gli frullavano in mente. I propri dubbi e le obiezioni circa l’Accademia erano diminuiti con il tempo, ma non se n’erano andati completamente.
Sol ridacchiò e scosse il capo. “Nemmeno io volevo alzarmi alle cinque del mattino. Quel fottuto materasso è fatto di nuvole o qualcosa del genere. Non pensavo che i letti potessero essere così comodi”.
Il volto di Ryker sicuramente nascondeva alla perfezione le emozioni caotiche del ragazzo. Quindi annuì e proseguì verso la porta. “Sicuro. Ho sempre dormito nel mio letto, e mia mamma sicuramente ci ha trascorso più tempo di me”. Possedere un letto morbido e nuovo rappresentava un lusso per la maggior parte degli abitanti.
Ryker discese le scale ascoltando i suoi compagni parlare delle differenze fra le loro case e l’appartamento al dormitorio. Stava per intromettersi nel discorso, commentando che effettivamente il petto gli faceva meno male rispetto a quando era a casa, e gli organi funzionavano meglio grazie all’aria pulita, ma proprio in quel momento Maurelle uscì da una stanza al piano inferiore al loro.
Vacillò e riuscì a malapena ad aggrapparsi alla ringhiera per non cadere giù dalle scale. Definirla stupenda era un eufemismo. Si era lavata ed i suoi capelli splendevano, sul suo viso non troneggiava più il pallore tipico di chi si sente male; la sua bellezza era innegabile.
I suoi coinquilini si resero conto che era rimasto indietro, quindi si voltarono verso di lui. Ryker fece per dire qualcosa, ma Brokk l’interruppe. “Ehi Maurelle, sembri stare meglio”.
La femmina arrossì appena e sorrise. “Grazie. Mi sento molto meglio”.
“E wow, sei così sexy” proseguì Brokk guardandola dall’alto al basso. Ryker provò il desiderio di dargli un pugno sulla sua bella faccia. Si sarebbe trattata però di una reazione inappropriata. Avrebbe dovuto incoraggiare l’ammiccamento dell’amico in modo da non mostrare il proprio interesse per Maurelle.
Ryker voleva però baciare quelle labbra piene e sentire ogni curva del bellissimo corpo della ragazza, ma si trattenne. “Smettila” abbaiò poi. Quindi si schiarì la voce e proseguì in tono più calmo. “Maurelle non ha bisogno di essere importunata. Come stai? Non ti vedo da un po’”.
“Il mio prode cavaliere” lo stuzzicò Maurelle. Ryker le rivolse un’occhiataccia nonostante gli piacessero fin troppo il sorriso e l’ironia pungente della Fae. “Ma non è necessario. I complimenti sono una bella distrazione dalla prospettiva di iniziare qui all’Accademia. Io e la scuola non andavamo d’accordo quando ero più giovane, quindi sono un po’ agitata. A parte quello mi sento molto meglio. Mi hanno tenuta in infermeria fino a ieri sera e mi hanno somministrato dei tonici ed altri trattamenti”.
Ryker si mantenne a distanza mentre scesero le scale in gruppo. “Come stai gestendo la perdita di tua mamma? Dato che non stai urlando o prendendo a pugni nessuno immagino che tu la stia affrontando bene”.
La ragazza sollevò bruscamente il capo al commento di Ryker. Scosse il capo ed attese che Sol aprisse la porta che li conduceva all’esterno prima di rispondere. “È terribile. Mi manca più di qualsiasi altro, ma…beh. Vorrei che non avesse interferito con gli agenti”.
Tale atteggiamento era profondamente diverso dalla rabbia che aveva dimostrato quando era arrivata. Brokk si spostò alla destra di Ryker mentre Sol si trovava davanti a loro. Maurelle era abbastanza intelligente da non aprirsi completamente. A Ryker piacevano i suoi coinquilini, ma fidarsi di loro era qualcosa di ben diverso. I ragazzi non gli avevano mai dato occasione di fidarsi, era quindi meglio che la ragazza restasse a distanza.
“Ciò che ti è accaduto è qualcosa di traumatico” commentò Ryker mentre uscirono dall’edificio. Definire traumatica l’esperienza di lei era un eufemismo. Maurelle percepiva il muro che Ryker aveva frapposto fra loro due, ed allo stesso modo si rendeva conto che il ragazzo era molto cauto. Non sapeva per certo come mai si stesse comportando in quel modo, ma in quel momento non aveva l’energia di scoprirlo.
Per la prima volta in quasi una settimana, il corpo ed il cuore di Maurelle non le dolevano in maniera insopportabile. La ragazza inclinò il capo all’indietro, lasciando che il sole le scaldasse il volto mentre la brezza oceanica le scompigliava i capelli. A Maurelle piacevano molto i giardini dell’Accademia. La flora, l’aria e l’acqua pulita nutrivano la sua anima con così tanta energia che non aveva mai provato prima.
A Bramble’s Edge i Fae erano circondati da troppa flora ed edifici di pietra. Era tutto coperto da terra e sporcizia, oltre a diversi elementi chimici che le facevano bruciare la pelle ed i polmoni. Data la connessione dei Fae con gli elementi, l’essere circondati da un ambiente incontaminato e privo di tossine era cruciale.
Guardò nei bellissimi occhi verdi di Ryker, ma distolse subito lo sguardo quando notò la rabbia sul volto di lui. Non aveva idea del perché fosse irritato, ma aveva già abbastanza di cui occuparsi piuttosto che cercare di farlo stare meglio.
“Allora, in che lega siete stati assegnati? Mi servono dei dettagli e dei consigli sulla lega d’aria in particolare” disse Maurelle.
Da ragazzina la faceva impazzire ciò che la scuola implicava, e le faceva venire gli incubi. All’Accademia si trovò a far riaffiorare tali paure da adulta. Sperava che Ryker o uno dei suoi amici sarebbe stato un suo alleato o qualcuno di cui si sarebbe potuta fidare. La freddezza di Ryker le faceva dubitare che il ragazzo sarebbe stato in grado di ricoprire quel ruolo.
Certo, era bellissimo, ma aveva un caratteraccio. Era fuori strada quando il tentativo di fuga di Ryker le aveva fatto pensare che i due sarebbero potuti essere complici. La feriva venir respinta dal ragazzo, ma non sapeva come mai.
“Io sono nella lega d’aria” rispose Ryker con una smorfia in viso. Maurelle si chiese perché lui non sembrasse un troll quando faceva quella faccia, sarebbe stato molto più semplice per lei se non fosse stata estremamente attratta da Ryker. Quest’ultimo sembrava essere scontroso, e non sembrava particolarmente ben disposto.
“Ti farà piacere sapere che anche io sono nella lega dell’aria” aggiunse Brokk.
“Diciamo che sei più pieno di aria calda” lo stuzzicò Ryker.
Maurelle si voltò verso Sol e Daine ridacchiando appena. “E voi?”
“Io sono nella lega del fuoco. Molto più incandescente dell’aria calda” rispose Sol ammiccando con le sopracciglia.
Daine si voltò e camminò all’indietro facendo svolazzare le ali nel parlare. “Io faccio parte della lega dell’acqua, ma penso abbiano sbagliato a valutarmi. Ieri stavo tornando al dormitorio e una guardia mi ha ripreso perché avevo fatto tardi dopo cena, quindi ho scatenato un terremoto”.
“Stronzo” lo ammonì Sol. “Hanno un perverso senso di soddisfazione nel tormentarci”.
“Mia ma…mamma mi diceva che è comune per i Fae poter controllare più di un elemento” disse Maurelle cercando di trattenere le lacrime, ignorando anche il nodo in gola. L’agonia che si aspettava di provare venne come smorzata, il che la rese perplessa ma le portò anche sollievo.
“Lo dice anche mia mamma” commentò Ryker, scioccandola. Maurelle si aspettava che la stesse ignorando. “Mi dice anche che l’avere così tanto potere ti rende più allettante agli occhi degli umani che controllano il castello”.
“Vi ricordate com’era quando erano il Re e la Regina a gestire il castello?” domandò Daine muovendo un ciottolo con un gesto della mano. Si fecero tutti piccoli e cercarono di fingere di essere occupati quando si resero conto che il sasso era diretto verso la testa di un altro studente.
Fortunatamente lo studente voltò a sinistra dirigendosi verso l’area in cui facevano pratica i Fae di terra. “Amico, l’hai quasi preso” commentò Ryker.
“Lo so. Non era mia intenzione”.
Brokk portò all’indietro i capelli che gli finirono sulla fronte. “Puoi sempre chiedere alla Gullvieg di partecipare ai corsi tenuti da entrambe le leghe. Noi siamo arrivati” aggiunse poi indicando l’edificio alla sinistra.
Salutarono gli altri con la mano lasciandoli a chiacchierare circa ciò che Daine avrebbe fatto riguardo alla sua situazione. Non sembrava che avrebbe chiesto alla Preside di partecipare ad altri allenamenti.
“Stai tranquilla” l’incoraggiò Brokk. “Abbiamo fatto esercizi di telecinesi da qualche giorno” con la coda dell’occhio vide che Ryker aveva abbandonato le braccia lungo i fianchi e stava stringendo le mani in pugni.
Era sempre più difficile ignorare il fatto che Brokk che faceva il carino con Maurelle era qualcosa che lo faceva incazzare.
“Sembra abbastanza facile” il cuore di Maurelle accelerò quando entrarono nell’edificio stipato di persone.