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Saudade
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Saudade

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Saudade
Ursula Sila-Gasser

Saudade. Romanzo, Ed. Carnets Nord, agosto 2018. Un segreto di famiglia. Un romanzo come un sussurro. Una donna scrive al fratello, senza mai ricevere risposta, per chiedergli perché è così freddo nei suoi confronti. Cosa è successo tra loro fin dall'infanzia? Perché si trasmette tra persone della stessa famiglia? Le tribù adepte al diniego sono senza dubbio le più pericolose: in questa famiglia una madre castratrice sempre critica nei confronti della figlia e un padre che va in collera per un nonnulla. Questa radiografia dei legami familiari sullo sfondo dell'esilio, tra Germania, Brasile e Svizzera, si legge tutta d'un fiato. Isabelle Potel. Madame Figaro del 16.11.2018

Essere o non essere nella norma. Attraverso una serie di lettere senza risposta a suo fratello, Mathilde si racconta. Nipote di tedeschi emigrati in Brasile durante l'inflazione degli anni Venti, non smette mai di cercare un posto nella sua famiglia e nel mondo. La violenza del padre e i silenzi della madre l'hanno incoraggiata a ritirarsi, a vivere il meno possibile. In uno stile semplice ma ricco di emozioni, questo primo romanzo esplora il malessere esistenziale, dai dolori dell'infanzia alle disillusioni dell'età adulta. È attraverso la scrittura che la sua eroina riesce a reinventarsi. Claire Julliard L'OBS du 20.12.18 . Nominata per il Premio Alain Fournier 2019 https://www.prixalainfournier.fr/actualites/prix-alain-fournier-2019/ . Presentazione dell'editore Carnets Nord (che ha pubblicato il libro nel 2018 ma è fallito nel 2019): Con l'aiuto di lettere indirizzate a un fratello che non risponde mai, Mathilde ripercorre i suoi passi: dalla Svizzera, dove ora vive, parte per ritrovare il fascino di San Paolo, il calore del Brasile, il rumore assordante della città troppo grande è come un canto felice per le sue orecchie. È il paese dove sono arrivati i suoi nonni tedeschi, in fuga dalla crisi degli anni Venti, e dove ha trascorso la sua infanzia. Quando inizia la Saudade (parola portoghese che esprime una malinconia tinta di nostalgia), questo sentimento che trasforma i ricordi di Mathilde in rimpianti? È un miraggio dell'infanzia? Una delusione dell'età adulta? Ursula Sila-Gasser ci consegna un sottile resoconto sulle illusioni e sugli eterni ritorni della vita. La Saudade diventa una musica che porta alla felicità interiore. Presentazione dell'autore: Il mio libro parla dell'esilio. L'esilio geografico attraverso i continenti, che spesso separa dolorosamente le persone che si amano, ma anche l'esilio interiore che a volte, anche più dolorosamente, può portarci via da noi stessi. Una storia tra Brasile e Svizzera che affronta i temi dell'esilio e dell'abuso psicologico.

Ursula Sila-Gasser

Saudade

Storia di una donna che si libera dall’invadenza della sua famiglia per trovare infine la felicità

Tradotto da Maria Flora Caronni

Pubblicato da Tektime

Copyright © 2020 - Ursula Sila-Gasser

A Daniel

Ai miei figli

Questa è un'opera di finzione. Qualsiasi somiglianza dei luoghi descritti a luoghi esistenti non è dovuta al caso, ma alla mia sola pigrizia.

Inoltre, qualsiasi somiglianza dei personaggi con persone viventi o defunte è puro frutto della mia immaginazione.

“Credo che la più toccante di tutte le parole sia la parola in portoghese “saudade “(pronuncia saudagi). Esprime il rimpianto dell’assenza, il dolore della separazione, l’intera gamma della privazione dei propri cari e degli oggetti amati. Questa è la parola incisa sulle tombe, il messaggio che inviamo ai genitori, agli amici. L’esiliato ha saudade della propria patria, il marinaio della famiglia, gli amanti l’uno dell’altro non appena si separano; noi abbiamo saudade della nostra casa, dei libri, degli amici, della nostra infanzia, dei giorni che abbiamo vissuto”.

Joaquim Nabuco

“Car ce qui a été vécu

Sera rêvé

Et ce qui a été rêvé

Revécu”

François Cheng

1

In cucina, 17 giugno.

Avanti, fai un lungo sospiro. Potrebbe farti bene. Poi siediti sulla tua bella sedia verde pistacchio, sotto la lampada Artemide, e scuoti la testa. Andrà bene così, non aver paura di aggrottare le sopracciglia. Non hai innaffiato il basilico stamattina? Allora alzati, riempi l'annaffiatoio Alessi con acqua fresca e torna sederti quando avrai finito. Ho già capito che il tuo basilico è più importante di me, e ti farà bene potermelo dimostrare di nuovo.

Il mio basilico, invece, si è di nuovo completamente seccato. Dovrei innaffiarlo, ma me ne occuperò più tardi, quando avrò finito quello che ho da dirti oggi… E ora stendi le gambe sotto il tuo tavolo B&B Italia. Almeno, credo che sia un tavolo di B&B Italia, sai che non ne so molto di design.

Non importa di che marca sia, adotta l'aria disinvolta del big boss molto occupato, ma non troppo. Non il manager stressato, o peggio sovraccarico di lavoro, no. Quello che ha il controllo di tutto, che sa gestire le situazioni. Questa è l'immagine di te che vuoi trasmettere. Quindi, fai pure.

Sentiti libero di prendere tutta questa carta in mano e di portarla al trita-documenti. Hai intenzione di andare fino in fondo? Di farne coriandoli? Sarebbe senza dubbio più facile.

Un'altra idea sarebbe di prendere una matita ed elencare le mie contraddizioni su un pezzo di carta qualunque. Potrebbe essere divertente, no? Io, per esempio, adoro scarabocchiare su un foglio bianco e mi piace giocare con le parole. Le parole a doppio senso, per esempio, sono una miniera d'oro. Una parola a caso: la parola fratello. Un fratello non è sempre un vero fratello. Chiunque, infatti, il primo o l'ultimo arrivato, può essere un vero fratello. Ma io non sono al tuo posto, tutt’altro, e non credo che tu abbia tempo per questo tipo di gioco, così stupido. Sono sicura che altri saranno ben felici di giocarlo al tuo posto. Tua moglie, ad esempio. Non solo avrà il tempo di elencare le mie contraddizioni, ricordandomi, magari, che ho detto più volte che non sei più mio fratello, che non ti avrei scritto mai più, mai più, e che ho persino proclamato che non esisterò più per te, ma sarà anche felice di ripetermi alcune cose che avrei dovuto capire molto tempo fa, poiché me le ha già chiarite.

Ad esempio, dovrei rendermi conto che sei un uomo ammirevole, anche se spesso molto freddo, è vero. Porrà l’accento ancora una volta sul fatto che, ovviamente, anche se sei spesso molto freddo, lo sei in particolare con me e che, tuttavia, non dovrei farne una questione personale.

A quanto pare ti prendi meravigliosamente cura della tua famiglia. Sì, a volte sei troppo severo con i bambini, ma lei si assicura che non ne soffrano troppo. Poi, parlerà del tuo sfolgorante successo professionale. Ovviamente, per non passare per una vanesia, lo farà in modo non evidente, quasi con tono confidenziale,un tono leggermente lamentoso, appena un po'. Dirà semplicemente che non è per niente facile vivere con una persona che ha tanto successo nella vita .

La conversazione, poi, tornerà inevitabilmente all’ultimo Natale che abbiamo passato insieme. Perché anche su quest’argomento è giunto il momento che io veda il lato positivo delle cose. Certo, sei venuto a casa mia evitando il mio sguardo e non mi hai parlato per tutta la sera, ma hai fatto lo sforzo di venire.

Naturalmente lei capisce bene che, dato il tuo atteggiamento, avrei preferito che tu non fossi venuto,ma dovrei comunque essere positiva e pensare che, dopo sedici anni d’indifferenza quasi totale, tu abbia finalmente mostrato un po‘ d’interesse per mio figlio Philippe, cui hai spiegato dettagliatamente il funzionamento della mia macchina fotografica. Probabilmente sapevi che poteva infastidirmi, perché l’hai fatto in modo molto evidente di fronte a me, sempre senza rivolgermi la parola, neppure una volta. Tuttavia, non dovrei fermarmi a queste piccolezze, ma mostrarti un po’ più di riconoscenza. Soprattutto perché, a causa mia, nostra madre è così infelice. Le causo tanto dolore, con le mie storie… Per quanto riguarda nostra madre, tua moglie probabilmente ammetterà che la situazione non è semplice. Nostra madre ha una chiara preferenza per te. Inoltre, ha una chiara preferenza per gli uomini, che mette sistematicamente su un piedistallo. Tua moglie pensa che sia ingiusto e capisce quanto io debba averne sofferto. A lei, è ovvio, non importa ed io dovrei fare lo stesso, sai, fregarmene completamente.

Intanto, devo confessarti che considerare una situazione ingiusta e affermare allo stesso tempo che non m’interessi, mi sembra contraddittorio. Se però continuerai a leggere le mie lettere, ti renderai conto che non è l’unica cosa, per quanto riguarda la nostra famiglia, la cui logica mi sfugge. Qui si tratta probabilmente delle mie capacità intellettive.

Alla fine, tua moglie ritornerà, senza dubbio, alla lista infinita delle mie contraddizioni, perché sicuramente troverà ancora qualcosa per allungarla.

Poi, probabilmente, anche nostra madre avrà voce in capitolo. Ci vorrà del tempo per spiegarmi che dovrei evitare di ritornarci sopra, e limitarmi ad accettare.

Mi dirà forse che voi due avete parlato di me e che in realtà tu non hai nulla contro di me. No. Tu pensi solo che io abbia dei problemi. Quando le chiederò se ha protestato sentendoti dire che ho dei problemi, mi assicurerà ancora una volta, con un po’ in imbarazzo, ma non più di tanto, che è felice di sapere che alla fine sono riuscita a uscirne. In altre parole, che finalmente sono diventata una persona normale.

Poi, forse, come ha fatto davanti a tutta la famiglia riunita, tornerà a spiegare che è normale avere così tanta ammirazione e amore per te, giacché sei riuscito così bene nella tua vita professionale. Mentre io, a quanto pare, sono più nella norma.

Non capirò mai il legame tra successo professionale e amore materno. La questione è complessa, ovviamente, quindi accantoniamola insieme a tutto il resto. Potremmo invece chiederci come mai nostra madre mi abbia allegramente passato dallo status di persona fuori del normale a quello di persona nella norma. Oppure, perché mai il fatto che io abbia dei problemi giustificherebbe il tuo atteggiamento freddo nei miei confronti.

In ogni caso, sicuramente non le ricorderai mai che essere una donna non è un vantaggio quando si tratta di successo nella propria vita professionale, soprattutto nel mio ambiente, quello scientifico. Non le spiegherai nemmeno come il fatto di crescere da sola due bambini piccoli non crei le condizioni più favorevoli per un avanzamento di carriera, o come lei stessa non mi abbia mai incoraggiato, ma al contrario mi abbia spinta a cercare di guadagnare soldi da casa per potermi prendermi cura dei miei figli.

Probabilmente non tornerai indietro nel tempo e non ti sorprenderai del fatto che lei mi consideri nella norma, mentre i miei risultati sono sempre stati molto superiori ai tuoi durante gli studi, che sono stata spesso tra i migliori studenti e che ho scritto una tesi di dottorato a soli venticinque anni, mentre si è dovuto pagare per una scuola privata perché tu riuscissi ad ottenere il diploma di maturità.

Che tu mi creda oppure no, non lo dico per vantarmi. È solo per fare delle precisazioni.

Nostro padre si affretterà a sfogliare queste pagine per vedere se non ho detto nulla su di te che potrebbe dispiacergli. Non sono sicura di cosa farebbe se, a un certo punto, dovesse imbattersi in qualcosa del genere. Forse mi chiederebbe di nuovo di restituirgli i soldi che mi aveva dato nei momenti finanziariamente più difficili della mia vita, all’epoca del divorzio. Quando non solo ho dovuto pagare un avvocato a peso d’oro per ottenere, alla fine, un mantenimento così basso da sembrare più una paghetta che un vero assegno, ma ho anche dovuto crescere i due figli del mio primo matrimonio cavandomela da sola, come potevo.

Ad ogni modo, forse mi ripeterà che vuole restare neutrale e non schierarsi.

Arriviamo, quindi, a una domanda alla quale non sono in grado di rispondere: come può proclamare la sua neutralità mentre mi proibisce di dire apertamente cosa penso del tuo atteggiamento, ma accettare che tu ti permetta dei comportamenti in contrasto con l’educazione che ci ha dato?Oppure, come può lasciare che nostra madre dichiari a chiunque voglia ascoltarla che io sono gelosa di te, che ho dei problemi e, naturalmente, che sono troppo sensibile, troppo complicata, fuori del normale?

E quelli che contano di più per me? Mi sosterranno?

Mio marito Frederic ha buone ragioni per preoccuparsi. “Eh no! Non ricominciamo con queste storie!” Esclamerà senza dubbio. Non vuole vedermi piangere di nuovo. Lui, poi, preferisce segretamente lo status quo, vero? Vuole avere la certezza di poter trascorrere ogni Natale a casa della sua famiglia, nella piccola isola al largo delle coste bretoni, spazzata giorno e notte dai venti.

I miei due figli grandi mi chiederanno perché voglio tanto cambiare le cose. Mi diranno che dovrei semplicemente accettarle: «La famiglia, non si sceglie». Solo mio figlio più giovane, Bastien, sentendo aria di tempesta, mi abbraccerà forte…ma non conta: è in pieno complesso di Edipo, a quanto pare.

Detto tra noi, non credo più a queste storie di Edipo, Freud e tutto il resto. Le cose sono più semplici. Bastien sa che se ti scrivo potrà di nuovo trascorrere il Natale con i suoi cugini. Crede anche fermamente che ce la farò, come crede ancora, del resto, a Babbo Natale.

Ecco. Mi fermerò qui per oggi. Spero che tutte queste storie di contraddizioni non ti abbiano stancato troppo. Se così fosse, invece, sappi che ti capirei benissimo, perché personalmente le trovo estenuanti.

Mathilde

In cucina, 18 giugno

Ieri ti ho parlato del desiderio di Bastien di rivedere i suoi cugini, ma so bene che tu pensi che non dovrei ascoltarlo. Dopotutto è solo un bambino, quindi perché prestargli attenzione e non dirgli piuttosto in tono deciso e senza accettare repliche che per Natale la risposta è no? Che anche se lo chiedesse di nuovo, non cambierebbe nulla? Che sarebbe meglio accettare, che è così e non altrimenti?

So anche che è meglio che mi prenda cura di mio marito, dei miei figli, della mia famiglia e del mio basilico.

A quanto pare Bastien ha un’alleata. Un’alleata testarda. Non importa, dovrei farmi valere, dirle di stare zitta e andarsene via se ci sono io? Facile a dirsi, ma non sarà possibile. Perché non riesco a cacciarla via. Lei è in me, è anche parte di me. È la mia Parte Sdolcinata, e la mia Parte Sdolcinata crede anche a Babbo Natale. Come crede nell’amore con l’A maiuscola e ovviamente anche alla Fraternità con la F maiuscola.

E' notte fonda…Vado a letto.

Mathilde (con la M maiuscola)

In cucina, 19 giugno

E' stata una nottataccia. Mi sono dovuta alzare per buttare queste prime pagine nella spazzatura (non ho un distruggi-documenti high-tech, come te).

Non sono davvero così ingenua come potresti pensare e mi rendo conto dei problemi che la mia impresa solleva. Compresi l’entità del compito e i rischi che corro. Tutto ciò potrebbe non portare a nulla. Al contrario, non può che peggiorare la situazione e aumentare i malintesi.

I nostri genitori, ai quali ho anche provato a scrivere, mi rifiuterebbero, forse, definitivamente. Nostra madre insinua che io mi inventi le cose. Quando è stato chiesto loro perché inventerei le cose, nostro padre ha risposto che ciò mi permetterebbe di “giustificare i miei problemi” e “sollevarmi dalle mie responsabilità”.

Devo dire che con questa frase, a prima vista degna di una rivista di psicologia, papà mi ha stupita. Lui che non ha mai amato i film in cui i personaggi si scambiano più di tre battute sui loro sentimenti è diventato, a un’età relativamente venerabile, esperto di psicologia. Ha scoperto la sua vocazione in ritardo?

Il problema, però, non è questo ma il fatto che nostro padre non ha mai davvero revocato il suo divieto che m’impedisce di dire cosa penso del tuo atteggiamento. Non so ancora, però, cosa farebbe se infrangessi questa regola. Il suo sguardo tetro, quello sguardo che così spesso ha offuscato gli anni della mia infanzia, ancora mi perseguita al punto che a volte mi toglie il sonno. È stato così la notte scorsa. Mi sono già detta che avrei potuto evitare qualsiasi rischio e rinunciare. La mia Parte Sdolcinata vuole scrivere? Bene, lasciala scrivere, ma qualcos’altro, una cosa qualsiasi, una storia poliziesca per esempio, un omicidio sotto la luce pallida di un lampione, seguito da un grido nella notte. Niente che possa turbare il mio sonno.

Beh, ci ho provato.

Alle prime luci dell’alba mi è venuta l’idea di usare le iniziali. Se questi scritti finissero in mani diverse dalle tue, il tuo anonimato sarebbe preservato e sarei al sicuro da ogni seccatura!

Fratello mio, scusa, FM dunque, prima di continuare vorrei chiarire ancora qualcosa. Contrariamente a quanto temeva nostro padre, e nonostante le nostre differenze, mi è facile riconoscere che tu sia diventato un uomo pieno di qualità. Sei un uomo serio, un padre responsabile. Nella città di V., dove pratichi la professione di P., sei molto rispettato tra i P. Tua moglie, TM, sempre molto elegante, porta con disinvoltura la sua acconciatura maschile e i suoi occhiali ricercati. Hai tre figli meravigliosi, con dei nomi molto originali: A, B, C.

So anche che domenica mattina prepari ai tuoi figli panini con marmellata fatta in casa: albicocche, fragole e mirtilli. Inutile dire che questi frutti provengono tutti dal tuo giardino. Nonostante la serietà con cui eserciti i tuoi obblighi professionali e familiari, riesci a trovare il tempo di annaffiare il basilico che coltivi sul davanzale della finestra. Sì, oltre a tutte le tue qualità, sei un cuoco raffinato FM, e la cucina italiana, senza basilico fresco, è impensabile. Me l’hai spiegato molte volte e dovrei saperlo. Lo so, certo, ma non riesco proprio a prendermi cura di una pianta fresca di basilico. Le mie appassiscono sempre dopo due o tre settimane. È normale, poiché dimentico di annaffiarle, ma questo lo capirai, penso. Almeno questo.

Sempre in cucina, sempre il 19 giugno

Dopo aver riletto ciò che ho appena scritto, volevo annaffiare il mio basilico. Mi sono persino alzata per farlo, ma non sono riuscita ad andare fino al lavandino per riempire l’annaffiatoio. È scoppiata in me una protesta violenta. Veniva da dove inizialmente non me la sarei aspettata. Anche se… Avrei dovuto immaginare cosa sarebbe successo: la prima ondata di protesta è una ribellione interna, e chi l’ha causata, è molto facile da identificare. Ovviamente è di nuovo la mia Parte Sdolcinata (che abbrevierò d’ora in poi, per ovvie ragioni pratiche, in PS).

La mia PS, quindi, rileggendo quello che ho appena scritto, ha emesso un lungo sospiro. Non le piacciono le iniziali. Preferirebbe parlare dei miei nipoti usando i loro nomi di battesimo, soprattutto perché sono nomi molto carini. Ha comunque un solo desiderio: credere che sarà capita e che, una volta capita, tutto andrà bene. Ha difficoltà ad emergere dai suoi sogni di riconciliazione, di riunificazione, di una grande festa, di risate tra cugini, ricordi evocati con piacere. Sì, è così, la mia PS crede troppo in fretta al lieto fine.

Ma le cose non sono sempre così semplici, e spesso, la mia PS mi ha coinvolta in attività rischiose, alcune delle quali sono finite male, facendole trarre alcune lezioni, rendendola più ragionevole e facendole capire che è meglio prendere delle precauzioni.

Oggi, tuttavia, pensa che io stia esagerando. Non riesce a mandar giù il tono sarcastico e beffardo delle mie prime lettere.

Mi rimprovera anche un po’: possibile che io non c’entri niente con questa faccenda? Che ne è del mio lato a volte intransigente? La mia impazienza, la mia rabbia, che montano all’improvviso e dettano e-mail secche e indigeste come le tasse? Le mie arie severe da maestrina, le mie paure, la mia codardia, che fanno impantanare tutto nella melassa?

La mia PS ha ragione e farò meglio ad ascoltarla più spesso, ma oggi sono l’unica accusata in questa storia e non è giusto! Il tribunale di famiglia si sbaglia di grosso! È giunto il momento di dare la parola all’imputata, di esaminare i fatti. Che sia fatta giustizia. La mia PS mi dà una pacca sulla spalla, aggiungendo: “Senza giudizio o condanna”. Benissimo. Voglio provarci, ma anche senza sottomissioni!

Ho fretta, FM. Ho voglia di scrivere da tanto tempo. Intendo, davvero molto tempo. Almeno dall’età di 7 anni, dall’epoca del mio primo romanzo. Ti ricordi? Era scritto su quattro pagine A4 ripiegate, tenute insieme al centro da graffette. Riccamente illustrato con disegni di giraffe, elefanti, pinguini, raccontava la storia di una bambina che visitava uno zoo tenendo il suo fratellino per mano. Ti avevo regalato il mio quadernino e, nonostante la trama piuttosto scarsa, senza colpi di scena, lo avevi apprezzato.

Oggi sarai meno indulgente e non lascerai spazio a errori.

Dovremo andare indietro nel tempo, ben prima del giorno in cui visitammo lo zoo di San Paolo mano nella mano. Bisognerà viaggiare, attraversare più volte l’Atlantico.

Con i saluti della mia PS,

Mathilde

2

Oma3 e Opa4

Germania del nord, anni venti. La Grande Depressione. Un’inflazione che moltiplica i prezzi non per due, non per cento, per mille o per milione, che già sarebbe stata un’enormità, ma per dieci milioni, un miliardo, mille miliardi. Serve una carriola per far compere: non per portare a casa la merce, ma per trasportare le banconote al supermercato. Capita che i prezzi aumentino più volte al giorno. Le code fuori dai negozi sono infinite. Molti tedeschi trascorrono le loro giornate in coda, cercando di sbarazzarsi rapidamente dei loro soldi prima che perdano valore. I contadini non portano più nemmeno i loro beni in città, perché non vale la pena scambiarli con il denaro. Gli abitanti delle città non sempre riescono a saziarsi.

La super inflazione

cessa nell’ottobre 1923 e sembra che una relativa prosperità abbia inizio.

È qui che inizia la storia di Oma e Opa, i nostri nonni materni. Gli anni ‘20 corrispondono ai loro 20 anni.

Ma la fine della super iperinflazione non risolve tutti i problemi di Opa. Dopo il suo apprendistato come sarto, deve tentare la fortuna altrove perché il laboratorio di famiglia è rilevato da suo fratello maggiore.

Il Brasile fa sognare molti tedeschi e Opa ha un fratello che abita a San Paolo. Così, è su un mercantile pidocchioso che i nostri nonni materni attraversano l’Atlantico per sbarcare a Santos.

In cucina, il 27 giugno

Buongiorno FM,

“Cosa? Vuoi tornare indietro di due generazioni? Ma è follia pura!”, esclamerai senza dubbio leggendomi. “Non ho solo questo da fare”, aggiungerai, ovviamente. Ma non mi lascerò scoraggiare, per ora. Se colloco l’origine di questo caso in un’epoca così remota non è a causa di un capriccio romantico della mia PS, come forse potresti pensare. No, ho le mie ragioni, e spero con tutto il cuore di essere in grado di fartele capire mentre leggi la mia storia.

Considerati fortunato, perché sono tentata di andare anche più oltre. Ai nostri bisnonni, per esempio…ma per tua fortuna non ho molte informazioni su di loro. Quindi, tornerò ai nostri nonni materni.

Anche il fratello che ho tenuto orgogliosamente per mano dall’alto dei miei 7 anni, mentre visitavamo lo zoo di San Paolo, avrebbe voluto saperne di più. La voce di mio fratello s’inteneriva quando parlava di Opa e del suo eterno sigaro in bocca.

Vorrei davvero poter chiamare Oma e farle delle domande.

“A che numero?”, mi chiederesti, probabilmente. Sono passati più di trent’anni dall’ultima volta che le ho parlato, ma il numero di telefono non è un problema. Lo ricordo ancora a memoria, anche se mi viene in mente solo in portoghese: meia - um - sete - zero - meia- sete. 617. 067. Vedi? Ho buona memoria. Detto tra noi, non pensi che questo dovrebbe convincere i nostri genitori della mia buona capacità di memorizzare?

Se Oma avesse potuto rispondere al telefono sarebbe stata senza fiato. Il suono del telefono doveva essere per forza una cattiva notizia, allora lei correva. Oma, per natura, non era ottimista, per usare un eufemismo.

Se in questo caso potessi farle delle domande, sarebbe felice di parlarmi del suo passato. A Oma piaceva farlo. Penso che le sia mancata la sua terra natale. A volte mi raccontava della sua infanzia nella piccola città nel nord della Germania, della sua scuola, alla quale si recava in bicicletta attraversando la pianura, dello stagno ghiacciato, su cui pattinava con le sue amiche in inverno. Anche della primavera, la sua stagione preferita, quando le piaceva spiare la comparsa dei primi fiori sugli alberi spogli.

Ascoltavo Oma piena di meraviglia. A quel tempo, non conoscevamo né i cambi di stagione, né gli alberi spogli, né i laghetti ghiacciati. Telefonare a Oma, però, rimarrà ovviamente solo un’idea stravagante: nel luogo in cui si trova oggi con Opa, non esiste una linea telefonica.

La linea telefonica stessa, probabilmente, è scomparsa insieme alla casa, demolita dai bulldozer con l’indifferenza che caratterizza questo tipo di macchine, insensibili alle mie vaghe proteste interiori quando ho immaginato il saccheggio del giardino, luogo di molti ricordi, di giochi con i nostri cugini.

È vero che la distanza tra me e i bulldozer (vivevamo già a qualche decina di migliaia di chilometri, in un altro continente) e la discrezione con cui ho espresso le mie proteste, rimaste sia silenziose sia interiori, non ha aiutato. Comunque non c’era altro futuro possibile per questa casa circondata da grattacieli su tutti i lati. Il terreno è stato venduto a un prezzo elevato e un edificio di circa venti piani ha sostituito la casa su un unico livello.

E tu ne sai di più? Potremmo mettere insieme i nostri ricordi e chi lo sa, raccontare questa storia insieme?

Mathilde, pensierosa

In cucina, 28 giugno