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Una Linea Sottile
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Una Linea Sottile

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Finalmente, dopo cinque minuti di un’ulteriore sospensione processuale, inizia il mio processo. Sono pronto.

Ho studiato tanto per questo caso. Si tratta di un reato di contrabbando commesso da due militari fuori servizio. La stampa e la televisione ne hanno parlato per giorni e una vittoria farebbe aumentare di molto la mia popolarità... e con essa la mia parcella.

Indosso la toga e rileggo gli appunti dei passaggi più importanti della mia arringa finale.

Il mio pensiero e la mia concentrazione sono interrotti dalla voce tuonante del Giudice:

<<Si invitano le parti a concludere, la parola al Pubblico Ministero>>.

<<Dagli atti e dalle prove rilevate in udienza, si ritiene essersi accertata la penale responsabilità degli odierni imputati e si chiede la condanna alla reclusione ad anni tre e l’ammenda di ventimila euro!>>. Queste le parole conclusive del Pubblico Ministero, oltremodo frettoloso e pieno di sè.

Nell’aula si alza un vocio dai posti più lontani. Il Giudice ordina il silenzio.

La pena chiesta dall’accusa è esemplare ed è anche un bel grattacapo, dato che si è fuori dal beneficio della sospensione condizionale della pena, concesso per condanne fino ai due anni.

<<Avvocato Ferrari, prego>>, mi incita il Giudice.

Mi alzo per prendere la parola.

L’adrenalina sale, ma l’esperienza prende il sopravvento. Sparisce tutto: pubblico, cliente, giudice e Pubblico Ministero. Esiste solo il mio discorso e lo devo pronunciare con la massima intonazione per arrivare diritto al Giudice.

<<Onorevole Giudice, vorrei che si arrivasse ad una decisione giusta e ponderata come lei ci ha ormai da tempo abituati>>. Piccolo trucco del mestiere, una sviolinata per far sì che il soggetto che dovrebbe essere imparziale si sbilanci un po' più dalla propria parte…

<<Quello che sto per suggerirvi è un progetto di sentenza che porti alla luce la verità processuale, passando attraverso la verità storica in relazione alla evoluzione della legge nel tempo.

I fatti sono ben noti a tutti, anche per il risalto dato dagli organi mediatici. A seguito di controlli sul territorio i militari Leone e Grosso, entrambi fuori servizio, furono fermati da agenti della Polizia Giudiziaria perché visti mentre trasportavano grosse scatole da un portabagagli di un’auto ad un’altra. Sottoposti a perquisizione vennero trovati in possesso di una ingente quantità di stecche di sigarette e grosse somme di denaro.

Ebbene Presidente, in quanto militari, gli odierni imputati erano entrambi in possesso di un badge che gli permetteva di acquistare sigarette duty – free presso il compartimento NATO. Prima ancora di entrare nel merito della questione, Giudice, eccepisco una violazione di legittimità costituzionale in relazione alle norme disciplinanti il reato di contrabbando e la vendita di tabacchi senza licenza>>.

Osservo l’espressione del Giudice, questa non gli deve essere piaciuta, di solito le questioni di legittimità costituzionali vanno presentate prima dell’udienza, in modo tale che il giudicante le possa studiare attentamente, ma in questo caso non ne ho avuto il tempo. Lo sto costringendo a lavorare troppo e a lui non piace mai. Ma devo continuare…

<<Infatti, le norme in oggetto, nascono sotto l’egida di un’epoca ancora figlia di uno stato autoritario e padrone. L’attuale codice penale, il codice Rocco, è nato come codice repressivo ed attento ai bisogni dello Stato che cercava di ricomprendere, sotto l’ala del penalmente rilevante, quanti più reati possibili. Infatti i reati contro la persona sono inseriti dopo i reati contro lo Stato e la giustizia!

Con l’avvento della Costituzione tale visione è cambiata radicalmente mostrando una tutela primaria della persona!>>.

Ora il Giudice non mi sta più guardando, segno visibile che l’attenzione va scemando o che semplicemente sta pensando ai fatti suoi. Mi fermo, allora, giusto il tempo che il Giudice ritorni con gli occhi fissi su di me e continuo il discorso, sto arrivando al momento clou….

<<Le norme che puniscono con la reclusione o l’arresto i reati di contrabbando o di vendita di tabacchi senza licenza, altro non vogliono che tutelare l’interesse primario dello Stato, individuato come il pagamento della tassa al Monopolio di Stato. Tali norme nascono sotto l’epoca fascista, nel 1942, o in epoca immediatamente successiva, ma ancora condizionata da tali ideologie!

Privare i qui presenti imputati del sacrosanto diritto alla libertà personale, per il solo evento del mancato pagamento della tassa al Monopolio di Stato, sarebbe anticostituzionale e rappresenterebbe un ritorno al “nexus” romano, il pesante fardello che gravava sul debitore di essere ridotto in schiavitù dal creditore in caso di insolubilità." Ho fatto breccia. Ora non solo mi osserva attentamente ma il suo linguaggio del corpo da tutta l’impressione di averlo conquistato… ottimo! Il mio discorso continua. La mia grinta è al massimo, l'adrenalina pure, ma devo concentrarmi!

Inoltre la difesa eccepisce la violazione dei principi di tassatività e determinatezza della norma penale punente i reati di contrabbando. La norma deve essere chiara e precisa nel suo dettato, altrimenti non assolverebbe alla sua funzione di emenda: se un soggetto non comprendesse appieno ciò che è lecito da ciò che non lo è, non potrebbe capire il disvalore penale delle sue azioni e a nulla, quindi, servirebbe la pena. La tassatività e la determinatezza della norma di cui all’art. 291 bis, per la quale oggi sono presenti dinanzi a Lei i signori Leone e Grosso, va individuata nell’esatta individuazione del tabacco lavorato estero. Bisogna individuare cosa è contrabbando e cosa non lo è!>>.

Bene, ora che l'ho rapito devo subito segnare un punto a favore.

<<Entrando ancor più nel merito, signor Giudice, ricordo a me stesso…>>, altro trucco quando si vuole dire qualcosa al Giudice senza toccarne la suscettibilità, <<…che con la nascita del mercato comune europeo per il movimento di beni e capitali non è più valida la vecchia definizione del confine di Stato.

La Convenzione Europea ha espressamente previsto uno spazio comune europeo ed oggi è quindi possibile il commercio di beni a livello europeo senza dover pagare più dazi doganali. Tanto è vero ciò, che il reato di contrabbando può sussistere solo nei confronti di merci extracomunitarie gravate da diritti di confine. Se sono presenti accordi bilaterali, in base ai quali i diritti di confine non sono dovuti, non ci sarà reato e i soggetti saranno esenti da pena. Sembra evidente che acquistare sigarette all’interno del compartimento NATO sia equivalente ad acquistarle all’interno della Comunità Europea!”

Occhiataccia del Giudice al Pubblico Ministero… mi stavo galvanizzando!

“Qui si vuole evidenziare la pretestuosità del capo di imputazione. Infatti è palese che ci troviamo dinanzi ad una realtà diversa dal contrabbando classico previsto dalla norma di cui all’art. 291 bis del decreto sul contrabbando, con l’effetto di punire gli imputati per un reato che essi non hanno commesso!

Un’ultima precisazione prima di concludere, Giudice. Non deve impressionare la quantità ingente di tabacco e la somma di denaro trovate indosso agli imputati perché essi si recavano solo saltuariamente a comprare le stecche di sigarette incriminate e, una volta lì, acquistavano anche la razione loro spettante in precedenza.

Inoltre le sigarette che acquistavano erano provenienti dalla Svizzera e tra l’Italia e la Svizzera ci sono precisi accordi di trasporto di merci. Quindi il tabacco non era da considerarsi come lavorato all’estero!>>.

Ora lo sguardo del Giudice passa sugli imputati, le rughe sulla fronte non sono più corrucciate. Mi accingo alla fine della requisitoria…

<<In conclusione, la difesa degli imputati chiede l’immediato dissequestro delle stecche di sigarette e delle autovetture di proprietà degli imputati, l’assoluzione piena ex articolo 530, primo comma, del codice di procedura penale, perché il fatto non sussiste, in subordine l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato.

Nella denegata ipotesi di mancato accoglimento delle richieste della difesa, si chiede il minimo della pena e l’applicazione dei benefici di legge: la non menzione della condanna nel casellario giudiziale e la sospensione condizionale della pena. Grazie, ho concluso>>.

Ho fatto tutto il possibile. Sono esausto. Nei giorni precedenti l’arringa ho studiato per ore fino a notte fonda per trovare una breccia nelle accuse della Procura. La sera precedente il processo ho avuto una intuizione geniale: il contrabbando riguarda il tabacco lavorato all'estero e se le sigarette fossero state acquistate all’interno della Unione Europea o presso un altro Stato che aveva precisi accordi in merito con l’Italia, il reato sarebbe caduto con buona pace dell’accusa!

Ora bisogna solo aspettare che il Giudice esca dalla camera di consiglio e pronunci il verdetto.

Esco dall’aula penale e mi reco al bar fuggendo dai microfoni dei giornalisti perché ho bisogno di stare un po’ da solo.

Mentre sono al bancone sorseggiando il caffè sento squillare il cellulare: <<Avvocato Ferrari dove sta? Qui il Giudice è già rientrato, corra!>>, mi avvisa il maresciallo Leone. Se il Giudice è rientrato così presto vuol dire che ha già in mente la sentenza e di solito non è una cosa buona. Corro giù per le scale ed entro nel primo ascensore aperto. Appena aperte le porte dell’ascensore, mi fiondo in aula zigzagando tra il pubblico e i giornalisti, entro giusto in tempo.

<<In Nome del Popolo Italiano, letti gli articoli 523 e seguenti, nonché l’articolo 350 del codice di procedura penale, dichiaro gli imputati assolti perché il fatto non sussiste e ordino l’immediato dissequestro dei beni presso la Procura>>.

Mi sento tremare dalla felicità, non credo alle mie orecchie. Ricevo immediatamente l’abbraccio di Leone e di Grosso mentre dalla sala si sente il pianto dei parenti degli ex imputati e il forte chiacchiericcio dei giornalisti… Ho vinto! Ora mi aspetta il successo!

Capitolo 3

Il caso

(Tancredi)

Da qualche parte nel mondo, migliaia di anni fa, qualcuno ha teorizzato il capitalismo. Quella teoria economica è stata provata sul campo e ha dato luogo alle prime forme di azienda. Alcune di queste sono cresciute e, sempre in nome della teoria, hanno guadagnato qualche soldino da mettere nel porcellino di terracotta. Una parte ancora più esigua delle altre che si sono sviluppate, ha scoperto un bel giorno che il salvadanaio sulla mensola non bastava più a contenere i propri profitti, che nel frattempo si erano moltiplicati in modo osceno, ed ha pensato bene di comprarsi una banca per custodirli.

Ovviamente non stiamo qui a concentrarci sui modi più o meno legali, ad esempio lo strozzinaggio finanziario, con cui alcune compagnie hanno accumulato così tanto, ma teniamo a mente che quanto più grandi sono le loro fortune tanto più grandi sono i loro interessi.

In questo mare di piragna dove ognuno sopravvive cercando di dare la prima zannata, si collocano la società farmaceutica Dreddson & Co. e il dottor Francisco Alvarado.

Questa, almeno, è l’idea che ha Richard Smithson, di raccontare un antefatto legale.

Circa dieci anni or sono la Dreddson, che si vanta di investire nella ricerca un miliardo di sterline l’anno, aveva annoverato il giovane e promettente scienziato tra le sue file, dandogli una paga che oscillava poco sotto il prodotto interno lordo del Principato di Monaco.

Francisco Alvarado, con la sua laurea alla John Hopkins e due master, uno in oncologia gastroenterica ad Harvard e l’altro in oncologia tiroidea a Cambridge, si era presentato con le credenziali in regola per scoprire la cura contro il cancro e naturalmente la Dreddson aveva coltivato questa sua passione per uno scopo profondamente umanitario: guadagnare una mappata di soldi. Nel giro di una settimana gli avevano dato un laboratorio superattrezzato, una macchina, un cellulare e, soprattutto, una missione. Creare un farmaco antitumorale da poter invadere il mercato.

La joint-venture tra i due era stata duratura e non priva di soddisfazioni. Alvarado progrediva anno dopo anno, anche se la medicina miracolosa non era ancora arrivata. Insomma, tutto procedeva per il meglio, fino a quando, stando a quanto dice il gigante farmaceutico, Alvarado ha raccolto armi e bagagli ed è volato a sud della Manica lasciando come lettera di dimissioni un dito medio alzato.

Naturalmente, il colosso della salute aveva vincolato sotto un contratto di ferro qualsiasi scoperta o prodotto finito che il caro Alvarado avesse tirato fuori dal suo vulcanico cervello, quindi riteneva che la perdita del capo della ricerca fosse un problema in qualche modo arginabile e non si era preoccupato più di tanto delle sue sorti. O almeno questo era successo prima che qualche topo di laboratorio della Dreddson aprisse pagina 47 del British Medical Journal e scoprisse con orrore che la Salus S.p.A., società farmaceutica operante principalmente in Italia, con sede legale a Napoli, stava per presentare al consesso medico – scientifico italiano una cura rivoluzionaria per il cancro metastatico intestinale.

Quello che sorprese di più la Dreddson, non fu tanto la notizia in sé, quanto il nome del dottore cui la Salus aveva affidato la ricerca. A quanto pareva Alvarado aveva cambiato nazione ma non la professione.

<<E questa è, in breve, la ragione per cui la Dreddson si è rivolta a noi>>, dice Richard prima di scolarsi l’ultimo sorso del suo schifoso caffè. Accavallo lentamente le gambe e prendo un bel respiro.

<<Fammi indovinare. Dobbiamo impedire a quel farmaco di uscire sul mercato nel caso venisse approvato dalle autorità italiane>>.

<<In buona sostanza, sì. La Dreddson ha motivo di credere che Alvarado abbia ultimato il suo farmaco grazie ai risultati scientifici ricavati dal suo lavoro con loro e li abbia usati per terminare la sua ricerca con la Salus. Ma poiché quei risultati facevano capo ad un contratto vincolante…>>

<<...sono in automatico coperti dal segreto industriale>>, termino io. Smithson annuisce.

<<Esatto>>. Mi gratto la guancia distrattamente beneficiandolo di una smorfia repressa.

<<Potevano chiederci di aprire le acque del Mar rosso già che c’erano>>.

<<Il mio pivello preferito ha qualche perplessità?>>, scimmiotta.

<<Più di una a dire il vero>>.

Richard posa il bicchiere ormai vuoto e congiunge la mani.

<<Spara>>

<<Innanzitutto ci vorrà del tempo. Non basterà andare dalla Salus e chiedere di fermare le macchine. Normalmente basterebbe far valere il diritto di brevetto, ma dato che io sono qui, vuol dire che la Dreddson non ha il brevetto su tutto il procedimento clinico. Dico bene?>>. Smithson sorride.

<<Benissimo>>, risponde.

<<Quindi ciò vuol dire che dovremmo aspettare che il Ministero della Sanità dia il suo consenso alla commercializzazione, chiedere un estratto del processo clinico operato da Alvarado e dimostrare che esso ricopia fondamentalmente quello brevettato dalla Dreddson. Sto andando bene?>>

<<Magnificamente>>, dice dondolandosi sulla sedia.

<<Dopo di che ci dovremo rivolgere alle autorità europee per chiedere la tutela della proprietà intellettuale e a quelle italiane il ritiro del farmaco>>.

<<Avverto un “però” in arrivo>>, mi anticipa lui.

Guardo il bordo della sua scrivania in noce mentre considero tutti i punti di vista.

<<Però ci vorranno secoli per ottenere il trial clinico eseguito, sempre ammesso che ce lo diano. Inoltre dovremo far valutare ad un perito privato se l’iter medico seguito sia stato determinante o meno per la realizzazione del farmaco e questo comporta un rischio notevole>>.

<<Continua>>, mi sprona accompagnando la frase con le mani.

<<Lasciando da parte che questi tizi si fanno pagare un tanto a respiro, in ogni caso saremo costretti a depositare i risultati, che ci diano ragione o meno>>.

<<Buona osservazione…>>, dice canzonatorio. <<C’è altro?>>

<<Si, se io fossi in loro cercherei di manipolare il percorso clinico mettendo in evidenza valori chimici diversi da quelli protetti dal brevetto della Dreddson>>.

Richard ora ha un sorriso a trentadue denti.

<<Il tuo cinismo viscerale è un toccasana per le mie orecchie>>, attacca con tranquillità. Si schiarisce la gola e prende la parola.

<<Ora, hai messo in risalto con precisione tutti i problemi. Hai valutato qualche soluzione?>>, chiede candido.

<<La cosa più semplice sarebbe valutare una transazione con la Salus. Loro si prendono il farmaco, ma ci riconoscono una percentuale sui profitti>>.

<<Ottimo, ma per una transazione proficua si deve avere una moneta di scambio. Abbiamo qualcosa da potergli offrire, a parte il nostro indiscusso affetto?>>, domanda porgendosi in avanti.

<<Potremmo buttarla sulla buona e vecchia minaccia. La paura di essere trascinati in una causa miliardaria potrebbe indurli a scendere a patti>>. Richard chiude gli occhi e scuote il capo lentamente.

<<Ragiona ragazzino. Se questo farmaco entra in commercio sarà un diluvio di milioni che gli pioveranno addosso. Se tu fossi in loro non correresti qualche rischio visto che dalla nostra parte, secondo te, abbiamo solo un limitato brevetto di procedimento?>>

<<Perché dici “secondo te”? Abbiamo altro da giocare a parte il brevetto?>>

<<Direi di si>>

<<E cosa?>>

<<Vedo che non mi ascolti. Ti ho detto che Alvarado ha passato dieci anni alla Dreddson. Dieci lunghi anni senza arrivare a nulla di definitivo>>, d’un tratto la nebbia si dissipa e capisco dove vuole arrivare.

<<Il tempo!>>. Richard congiunge le mani in segno di approvazione.

<<Non possono mentire su quello>>, chioso. Mi rilasso un istante sulla poltrona e annuisco.

<<Ma perché chiedi proprio a me di occuparmene? Abbiamo già Harris come specialista dei diritti di brevetto>>

<<Primo, se si tratta di chiudere una transazione nessuno è meglio di una giovane sanguisuga ricattatrice con un bizzarro senso dell’umorismo>>

<<Ti riferisci a qualcuno che conosco?>>, replico.

<<Assolutamente no. Parlavo in astratto>>, ribatte Richard sorridendo. <<Secondo, la Salus ha sede a Napoli e tu, se non sbaglio, sei originario di là>>.

Un frangente della mia vita che ho lasciato alle spalle.

<<Ma, soprattutto, sei l’unico tra i miei avvocati ad essere abilitato anche in Italia. Nell’eventualità di un contenzioso te la potresti vedere da solo>>.

<<Capisco. Quindi qual è la prossima mossa?>>.

Richard allunga una mano verso il cassetto dello scrittoio e ci tira fuori una busta bianca sigillata e me la allunga.

<<Volo prenotato, albergo pure. Portati lo spazzolino>>, replica.

Apro il plico tirando fuori il biglietto per Napoli e la ricevuta di prenotazione dell’hotel.

<<Quando dovrei partire?>>, domando senza neanche leggere le date.

<<Stasera andrebbe bene per te?>>. Per un attimo spero di aver capito male.

<<Aspetta un attimo, dovrei partire stasera?>>, gli grido.

Richard annuisce inarcando un sopracciglio.

<<Col volo delle sei, per la precisione>>, si protende vistosamente verso di me.