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Генуя Хандрящая
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Генуя Хандрящая

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ho distrutto vite
senza fare prigionieri
trascinando le catene
per tenermi sveglio.

Ho lasciato una scia umida e nera
come lumaca ulcerosa e maledetta.
Ho lasciato in eredit?
un banco vuoto
in una classe d’asilo.

Forte con i forti
debole con i deboli.

10

Ho vomitato l’anima

Ho vomitato l’anima
ieri
e adesso mi sento pi? leggero
posso nuotare libero
senza zavorre di rimorsi e cattiverie
Ho vomitato l’anima
ieri
e ho sporcato il cesso
Non so cosa mi uscisse dal corpo
sembrava limatura di ferro
mischiata a cotone insanguinato
forse aveva segato le sbarre
per poter scappare
forse si era ferita
forse infettata
Ho vomitato l’anima
ieri
ma non ? stato come me l’aspettavo
Pensavo che attendesse
le trombe del Giudizio Universale
la barca di Caronte
o almeno un rintocco di diafane campane
Niente.
Non ce la faceva pi? a restarmi dentro.
Scalciava
Urlava
Soffocava
e io mi forzavo
sopportavo
perchе pensavo che fosse indispensabile avere un’anima
e anche lei pensava d’aver bisogno d’un corpo
E’ strisciata via dalla mia bocca
la sua coda era lunga e spinosa
e si agitava guardandosi attorno
Ho vomitato l’anima
ieri
e chiss? dov’? finita
Sembrava fatta di mercurio
imprendibile
come quando ce l’avevo dentro
e mi rovesciavano come un guanto
restando attoniti davanti alle mie pareti lisce
Ho vomitato l’anima
ieri
e oggi i Nullibisti di Henry Moore
mi vogliono gi? come loro capolista
alle prossime elezioni
Appena sei vuoto
vieni scelto per rappresentare gli altri
Un bidone che pu? contenere
pi? rifiuti possibili
Rifiuti di carta
Rifiuti di carne
Rifiuti nati per essere rifiuti
Rifiuti fatti per non essere rifiuti
Ho vomitato l’anima
ieri
e forse mi manca gi?:
non so pi? con chi mentire
quando sono solo
quando sogno solo
Il letto a volte m’ingoia
mi accoglie sorridente
e poi si piega a met?
come una pizza mangiata con le mani
e io mi sento digerito nei sogni
digerito bene quando non li ricordo
digerito male quando i miei occhi
al risveglio si spalancano di colpo e mi sputano fuori
Ho vomitato l’anima
ieri
e forse se ne sta nascosta nel sifone
arringando grumi di capelli, microbi, saponi
e incrostature nere di chiss? cosa
Cosa star? dicendo di me?
Se ne parler? male ogni mattina il lavabo
s’intaser? per sciopero
Eppure anche voi, Popolo dello Scarico,
avevate fiducia del mento che intravvedevate dal buco
Non lasciatevi corrompere anche voi come ho fatto io
ora lei ? la vostra guida come lo ? stata per me,
vi far? diventare profumati, bianchi & puliti
Un Popolo dello Scarico senza identit?
Voi abituati a guardare dal basso in alto
e a provarci gusto
Come quando io bambino alzavo lo sguardo
e vedevo le nuvole marzoline
impigliarsi nei baffi di mio padre
o la mano di mia madre
che pendeva come una liana
a cui appendermi sicuro
Ho vomitato l’anima
ieri
e fu forse rigurgito infantile,
latte e biscotti al plasmon
scaldati dal mio giovane ventre
Avere un’anima al plasmon
Al napalm, al plancton, al clacson
Avere un’anima e vomitarla
e quel vomito animarlo
Non ? colpa mia se anche stasera
sono costretto a inventarmi storie che nessuno mi racconta mai
e non ? neanche questione
d’essere un eterno bambino,
perchе gli altri non sono cresciuti
sono soltanto gi? morti
e al Cimitero s?, ci vado a giocare,
ma la noia ben presto si trasforma in zanzare buie
Mangio bestie morte fatte a fette
Ho l’immagine di un moribondo sopra il mio letto
Ho studiato e amato le opere di uomini morti
Le cose morte mi hanno sempre nutrito corpo e anima
E il primo ? dannatamente vivo e instancabile
E la seconda addirittura ? fuggita via
Ho vomitato l’anima
ieri
e chi se ne frega
Al primo freddo rientrer? da sola
come un gatto scappato sui tetti
che rientra starnutente e arruffato
Forse si star? proprio azzuffando
con i gatti che in varie epoche mi sono stati accanto
e che per tutta la loro vita
amarono di me soprattutto le mani
quando si trasformavano in ciotole piene
o in spazzole ossute calde
Ho vomitato l’anima
ieri
ma tu mi sei rimasta dentro
Eravate nella stessa cella
e lei se n’? andata senza dirti nulla
o sei tu che sei voluta restare:
ti manca poco per uscire regolarmente
perchе scappare, dunque?
No, tu mi sei rimasta dentro
dentro come sempre
E’ uscito di tutto dal mio corpo
Umori, bestemmie, sogni, raffreddori, denti da latte
Adesso anche l’anima
E’uscito di tutto, dicevo,
tranne te
e tranne me
Ho vomitato l’anima
ieri
sembrava un mazzo di rose sul pavimento
come uno di quelli che mi facevano arrossire al ristorante
perchе non sapevo cosa dovevo fare
e ti avrebbe tenute le mani occupate tornando a casa
Quelle mani, ahim? soltanto due,
che avrei voluto sanguisughe da salasso su di me,
dieci, venti soffici ventose tiepide sulla schiena
a togliere umidit?, vuoto ed amarezza.
Ho vomitato l’anima,
ieri.

11

La donna dalle lacrime dolci

Sei la donna dalle lacrime dolci
Ogni tuo gesto ? una fiamma leggera
Sei l’ombra, sei il gatto che fugge e poi ritorna
Sei l’impatto del treno contro i rami sporgenti

Un alambicco pieno di mercurio e di zolfo
bolle di notte tra i tuoi seni perfetti
Quanti a. lchimisti hanno perso i polmoni
inseguendo i fumi del tuo corpo sudato!

Sei la donna che detta il ritmo delle stagioni,
che dimezza l’attesa tra un mio battito e l’altro
Sei Venere che sorge da una colata di lava
Sei Psiche che tiene sempre accesa la luce

Calpesti la terra e neanche ti accorgi
che ad ogni tuo passo prende vita un giardino
Per i tuoi capelli il vento sta ringraziando Dio
per avergli donato uno scopo di vita

12

Danzo