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Il Fascino Di Medusa Tra Arte, Mito E Leggenda
Il Fascino Di Medusa Tra Arte, Mito E Leggenda
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Il Fascino Di Medusa Tra Arte, Mito E Leggenda

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Una Gorgone mostruosa, caratterizzata dalla sola testa fluttuante nel mondo degli Inferi, sotto l’autorità di Persefone. Ulisse qui retrocede. Medusa è a casa propria nel paese dei morti, di cui vieta l’entrata a ogni essere vivente. Questa Gorgone è presentata come un’ombra, un’ombra rappresentabile ma mai presentabile; sotto la maschera ambigua, Medusa conserva il suo segreto. Ella vive tra i morti, descritti da Omero come teste vuote, senza forza, incappucciate di tenebre, che non hanno nulla da ricordare perché abitano uno spazio fuori dal tempo. La sua testa, il cui sguardo tramuta in pietra, segna il limite tra i morti e i vivi, e vieta di superare la soglia a chi appartiene ancora al mondo della luce e del ricordo (4) (#ulink_7cd8e588-872e-5b30-991a-0d52eae307aa). In questo senso è la guardiana dell’Ade, il luogo dell’oblio. Il suo ruolo è simmetrico a quello di Cerbero: lei impedisce al vivo di penetrare nel regno dei morti, Cerbero impedisce al morto di ritornare nel mondo dei vivi (5) (#ulink_0657fa2f-68aa-5a37-9e75-900b23cfbbf3). Una maschera, quindi, che esprime e conserva l’alterità radicale del mondo dei morti, cui nessun essere vivente può avvicinarsi. Per valicarne la soglia bisognerebbe aver affrontato la faccia di terrore ed essersi trasformati in quello che sono i morti: teste, teste vuote prive di forza e di ardore (6) (#ulink_2e095015-6c2c-59ac-ab36-17728196e7ad). Questo terrore orribile che la maschera della Gorgone ispira, Ulisse l’aveva già provato all’inizio del racconto, e l’aveva espresso con gli stessi termini: “verde orrore mi prese” (7) (#ulink_3a5e9645-43c1-5cea-80d3-54b2a131f9b1). Ciò che allora lo sconvolgeva d’orrore non era la maschera di Medusa, ma la mostruosa alterità che si manifesta attraverso di essa. Questo “verde orrore” che il volto di Medusa provoca nell’uomo è dato dalla sua mostruosità, che rimanda direttamente all’alterità che esso incarna: guardare i suoi occhi significa affrontare la morte, essere strappati dalla vita per essere proiettati verso il basso, nella confusione e nell’orrore del caos e dell’inafferrabile. Vernant (8) (#ulink_40d97a37-cf06-58d4-9fdb-78f1184156f8) definisce la morte greca come una morte a due facce: in un senso appare come il colmo dell’orrore, il male umano irrimediabile; ma d’altra parte pone le basi per una morte eroica che tenta di sconfiggere la morte stessa e che in parte vi riesce nel momento in cui l’eroe, morendo, rimane vivo in eterno nel ricordo degli uomini. Ma una cosa è certa: orribile o gloriosa, reale o ideale, la morte riguarda sempre esclusivamente coloro che sono in vita. E’ questa impossibilità di pensare la morte dal punto di vista dei morti che la rende così spaventosa: quando ci siamo noi non c’è la morte, e quando c’è la morte non ci siamo noi (9) (#ulink_8440fb3c-bf72-5953-9595-807696f0aa5f). Nella morte il mutamento è così profondo e completo che colui che lo ha compiuto non è più quello che era prima. Essere morto significa essere del tutto diverso. La direzione della morte è la direzione che conduce al “completamente altro”. All’uomo vivente resta il turbamento di fronte a questo stato di non-essere, che può essere riconosciuto solo nella morte altrui. La mancanza di essere insita nella morte provoca una naturale paura per essa (10) (#ulink_9e72b1b1-1ee1-5603-b0df-242daa74b860). Così, nella sua funzione di memoria collettiva, l’epopea non è fatta per i morti; quando parla di loro o della morte, è sempre ai vivi che si rivolge. Della morte in se stessa, dei morti tra i morti, non c’è niente da dire. Essi sono al di là di una soglia che nessuno può varcare senza sparire, che nessuna parola può raggiungere senza perdere significato. E in questo l’idealità della morte eroica greca dimostra il tentativo di rigettare il più lontano possibile, al di là della soglia invalicabile, l’orrore del caos e affermare la continuità sociale di questa individualità umana che, per natura, deve necessariamente corrompersi e sparire (11) (#ulink_8892e309-58a2-5afe-8c2c-95d2362ab75e).

Tav. 8 Coppia di sarcofagi in bronzo, testa di Gorgone in rilievo sulle ginocchia, ca. 550-500 a.C., da Ruvo, Puglia.

[1] (#ulink_785ecaff-08a6-595b-8298-751afb44662e) OMERO, Odissea, XI 634.

[2] (#ulink_785ecaff-08a6-595b-8298-751afb44662e) OMERO, Iliade, V 741; XI 36.

[3] (#ulink_de63a55d-f458-5145-8c6f-24f340bc1977) OMERO, Odissea, XI 633-35.

[4] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) J.P. VERNANT, La mort dans les yeux, Paris 1985 (trad. it. La morte negli occhi, Bologna 1987).

[5] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) ESIODO, Teogonia, 770-73.

[6] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) OMERO, Odissea, X 521 e 536; XI 29 e 49.

[7] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) OMERO, Odissea, XI 43.

[8] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) J.P. VERNANT, La mort dans les yeux, Paris 1985 (trad.it. La morte negli occhi, Bologna 1987).

[9] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) EPICURO, Lettera a miceneo, 125.

[10] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) K. KERÉNYI, Miti e misteri, Torino 1950, 2000.

[11] (#ulink_1c0ae239-7b85-5784-b3fb-9b7ba752f274) J.P. VERNANT, La mort dans les yeux, Paris 1985 (trad. it. La morte negli occhi, Bologna 1987).

3. La guerra di Medusa: oltre il terrore

Tav. 9 Scudo con Gorgoneion, ceramica a figure nere, Il suicidio di Aiace di Exekias, Museo Château-musée di Boulogne-sur-Mer.

Ma il ruolo di Medusa nell’epica omerica non si esaurisce qui. Nell’ Iliade la scena si fa guerresca. Medusa figura sull’egida di Atena e sullo scudo di Agamennone.

Sull’altro fronte, quando Ettore, portando la morte nella mischia, fa girare in tutti i sensi i cavalli, “i suoi occhi hanno lo sguardo della Gorgone”. In questo contesto, la Gorgone è ancora una potenza di terrore. Ma questo terrore di cui incarna la presenza e che in qualche modo mobilita, non è normale; non dipende dalla situazione particolare di pericolo in cui ci si può trovare. E’ il terrore allo stato puro, il terrore come dimensione del soprannaturale. In effetti, questa paura non è motivata, come quella che provocherebbe la coscienza di un pericolo. Viene prima. Di primo acchito e di per se stessa Medusa produce un effetto di spavento perché appare sul campo di battaglia come un prodigio, un mostro in forma di testa orribile e spaventosa, con il volto dall’occhio terribile, con lo sguardo terrificante. Maschera e occhio gorgonici, nell’ Iliade, operano in un contesto ben definito; essi appaiono integrati all’attrezzatura bellica, alla mimica, alla smorfia stessa del guerriero posseduto dal ménos, il furore guerresco; esprimono la potenza di morte che irradia dalla persona del combattente pronto a sfidarla nel campo di guerra. La folgorazione dello sguardo di Medusa agisce congiuntamente allo splendore del bronzo rilucente dell’armatura e dell’elmo, i cui barbagli salgono fino al cielo e diffondono il panico. La bocca del mostro, spalancata, evoca il terrificante grido di guerra che Achille lancia a tre riprese prima del combattimento (1) (#ulink_bf84dcef-b594-5991-869d-8954ab92f4e1). “Si direbbe che si tratta della voce sonora della tromba che squilla” e questa “voce di bronzo”, nella bocca dell’Eacide, basta a far tremare di terrore le file nemiche (2) (#ulink_d4386899-b062-5593-a73d-012c9fb369fd).

In effetti il carattere terrificante del gorgoneion ne fa l’ornamento prediletto delle armature, in modo particolare degli scudi, nei più antichi dei quali la testa gorgonica decora tutta la superficie.

Lo scudo è uno strumento di guerra con funzione protettiva, nasce come barriera per difendere, non per attaccare. Ma la testa della Gorgone lo trasforma in un’arma offensiva e ne rafforza l’originale funzione profilattica. La Gorgone deve intimidire il nemico attraverso lo sfavillio insostenibile della testa e degli occhi, nel bagliore folgorante delle armi, ancora una volta in una sorta di possessione: la faccia mostruosa di Medusa trasmette il furore della carneficina nell’azione di guerra (3) (#ulink_25956a45-5d02-519c-8224-c73813c2afbc). Così viene descritto lo scudo di Agamennone nell’ Iliade:

Sollevò lo scudo grande e possente, riccamente ornato, stupendo: dieci cerchi di bronzo vi correvano intorno e al centro c’erano venti borchie di stagno, bianche, con una nel mezzo di smalto nero; lo incoronava una Gorgone dal volto tremendo, dallo sguardo crudele, con accanto Deimos e Phobos (4) (#ulink_6f79e907-47d4-5d81-ac6a-963b00ae0794). (#ulink_6f79e907-47d4-5d81-ac6a-963b00ae0794)

(Trad. M.G. Ciani)

Tav. 10 Prosternopidion in bronzo e avorio, inizi del VI sec. a.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Inv. 5715.

Ma non solo gli scudi riproducono la maschera gorgonia. Un prosternopidion di bronzo, il pettorale che serviva a proteggere e ornare il petto dei cavalli, databile agli inizi del VI secolo, presenta un gorgoneion in rilievo al centro come decorazione (5) (#ulink_5ff8a2b8-bc5f-5d83-9f7c-014c0d56bd45): sulla fronte la chioma forma una serie di ricci a chiocciola, alle cui estremità sono le orecchie; gli occhi, obliqui, hanno le ciglia segnate sulla palpebra superiore con una serie di trattini incisi; dalle labbra, aperte in un ghigno, esce il blocco eburneo della lingua tra quattro zanne aguzze; dalle orecchie al mento il volto è inquadrato da ali. Da notare il bulbo e l’iride in avorio che enfatizzano il carattere malefico e sovrannaturale dello sguardo della Gorgone.

E' interessante l’associazione di Medusa a una bardatura per cavalli: infatti il legame tra le due è più stretto di quello che si pensi. Se si tiene conto dell’analisi di Vernant, anche il cavallo, per come agisce e per le sonorità che gli sono proprie, può tradurre la presenza inquietante di una potenza degli Inferi che si manifesta in forma animale: la sua nervosità, la sua tendenza a imbizzarrirsi di colpo per effetto di un improvviso terrore che lo porta a diventare frenetico e selvaggio. Nel lessico riferito al cavallo, gorgòs assume un significato quasi tecnico. Riferito a tale animale, infatti, gorgoumai significa scalpitare. Senofonte nota, nell’ Equitazione, che il cavallo nervoso e impetuoso è terribile a vedersi ( gorgos idein), che le sue nari spalancate lo rendono gorgòteros, che i cavalli, quando si uniscono in torme, con il battito degli zoccoli, i nitriti, gli sbuffi moltiplicati dal numero, sembrano più ardenti e focosi ( gorgòtatoi) (6) (#ulink_e9c0e554-20d8-5f83-9af2-20c92c0d8613). Altri aspetti del mito rimandano inoltre all’elemento equino: quando Perseo recide la testa gorgonea di Medusa, dal suo collo balza fuori il cavallo prodigioso Pegaso. Lo stesso Poseidone, amante di Medusa, viene spesso associato al cavallo, ed è nota la storia in cui il dio, gareggiando con Pallade Atena, donò agli uomini il primo cavallo.

Tav. 11 Placca in terracotta rappresentante Perseo a cavallo che sostiene il capo reciso di Medusa, 490-470 a.C., dall’isola di Melo, British Museum, Londra.

[1] (#ulink_2a25d921-31f9-5593-8f68-f81ba076b791) J.P. VERNANT, La mort dans les yeux, Paris 1985 (trad.it. La morte negli occhi, Bologna 1987).

[2] (#ulink_2a25d921-31f9-5593-8f68-f81ba076b791) OMERO, Iliade, XVIII 214-21.

[3] (#ulink_17263f6f-3518-51ca-ac0a-3f94eb107dbc) J.P. VERNANT, La mort dans les yeux, Paris 1985 (trad.it. La morte negli occhi, Bologna 1987).

[4] (#ulink_70979399-94c4-599a-8f67-8b61ab813efc)b (#ulink_70979399-94c4-599a-8f67-8b61ab813efc) OMERO, Iliade, XI 36.

[5] (#ulink_0c85035b-1150-5482-b764-f3f3178f8db5)www.sbvibonese.vv.it (http://www.sbvibonese.vv.it/)

[6] (#ulink_60dac58b-3779-50d9-86ce-bb05dc2dd75a) SENOFONTE, Equitazione, 10 17.

4. Distruzione e protezione: Medusa e l’egida di Atena

Si diceva che la testa della Gorgone appare nell’ Iliade anche sull’egida di Atena; come questo avvenne si apprenderà dalla storia di Perseo, ben documentata da numerose raffigurazioni a partire dal principio del VII secolo. Una grande anfora protoattica da Eleusi (1) (#litres_trial_promo), del secondo venticinquennio del VII secolo, rappresenta Perseo che, dopo aver tagliato la testa di Medusa, fugge mentre Atena lo protegge da Stheno e Euriale (2) (#litres_trial_promo).

Protettrice e guida di Perseo nella lotta per ottenere la testa di Medusa, Atena insegnò a Perseo come procedere contro la Gorgone in modo da non vederne il volto, ma soltanto l’immagine riflessa nella superficie del suo scudo (3) (#litres_trial_promo)


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