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L'Eco Delle Anime
Laura Merlin
Mi chiamo Nael e vivo in un mondo post-apocalittico, in cui la vita procede tranquilla a stretto contatto con i demoni.
Sì, perché un patto regola la nostra convivenza e tutti, umani e non, siamo tenuti a rispettare ciò che gli articoli in esso contenuti ci ordinano.
Alcuni dicono che il mondo potrebbe tornare come prima, che il settimo articolo possa dire il vero.
Altri si rassegnano ad una vita sottoterra, privati della luce del sole.
E io in cosa credo?
Credo che ci sia qualcosa in me, qualcosa che mi rende speciale e pericolosa.
Ed è per questo che i demoni mi stanno dando la caccia, potrei essere una seria minaccia per il loro Oscuro Signore.
Il destino del mondo è nelle mani della portatrice dei sigilli, adesso.
Ma sarà in grado di sconfiggere il male?
Quale ancestrale segreto nasconde il mio passato?
Chi si nasconde dietro gli occhi che riempiono la mia mente?
Titolo Originale: L’eco delle anime
Copyright © 2017 Laura Merlin
Tutti i diritti riservati.
Ogni riproduzione, totale o parziale, e ogni diffusione digitale, senza espressa autorizzazione da parte dell’autore, è da considerarsi violazione del diritto d’autore.
© Immagine di copertina: Lice Musso
© Modella: Martina Riva
Questo libro è frutto della fantasia dell’autrice. Nomi, personaggi e luoghi sono, pertanto, usati in maniera fittizia. Ogni riferimento a fatti, luoghi e persone, viventi o defunte, sono da ritenere del tutto casuali.
LAURA MERLIN
L’ECO DELLE ANIME
“Occhi!
I tuoi occhi brillano
si fondono con i miei
e l’universo sembra fermarsi,
dissolversi nel nulla
- tranne noi”
Laura Merlin
PROLOGO
L’APOCALISSE OSCURA
(GIORNI NOSTRI)
In principio tutto era avvolto dalle tenebre. L’alba di una nuova Era stava per sorgere e il Maligno era pronto per la sua ascesa sulla terra.
Il vaso di Pandora fu aperto. I mali e tutti i demoni contenuti in esso furono liberati. Inaudite violenze stravolsero il mondo degli umani, sterminandoli a poco a poco. Nessuno avrebbe mai creduto che, dalle viscere della terra, potesse uscire il Male in persona.
Con il passare del tempo, le creature dell’inferno furono sazie di anime, e gli uomini rassegnati al loro destino. La fede verso colui che sta nell’alto dei cieli, l’Onnipotente, cominciò a vacillare. I mortali si sentivano abbandonati al proprio destino da un Dio verso il quale avevano riposto la loro fiducia per oltre duemila anni.
Gli avidi di potere si schierarono dalla parte del Maligno, disposti a morire pur di compiacere il Male. Speravano di guadagnare fama e potere, anche se non sarebbero mai arrivati ad ottenerli.
I più coraggiosi formarono un esercito pronto a sconfiggere le fiamme dell’Inferno e salvare ciò che era rimasto dell’umanità.
Fu un massacro.
Le perdite subite dall’esercito degli umani, infatti, vennero in parte compensate dall’eliminazione di molti dei demoni delle cerchie infernali più importanti.
Ma il Maligno non era disposto a perdere, così propose un patto: tutti gli uomini e i demoni che lo avessero voluto avrebbero potuto vivere in pace, confinati in una cittadella chiamata Kali Phi. In tal modo, l’Oscuro Signore avrebbe potuto regnare senza ostacoli.
Da quel momento in poi, il mondo non fu più lo stesso. Gli umani furono costretti a vivere sottoterra, rinchiusi in un ambiente completamente diverso da quello in cui vivevano prima. I demoni dell’inferno rimasti fedeli al Maligno, invece, salirono in superficie, nella Terra di Nessuno, e col tempo diventarono esseri senza volto, destinati a vagare nelle tenebre e a obbedire fedelmente al loro Signore.
Questi esseri vennero chiamati Nia-Za.
IL PATTO
Il patto fu stipulato dal Maligno.
Era composto da sette articoli e tutti, umani e demoni, erano tenuti a rispettarlo se volevano che la pace regnasse fra loro. I primi sei articoli definivano le regole da seguire.
Il settimo articolo avrebbe potuto annullare tutti gli articoli precedenti, rendendo di nuovo liberi gli uomini.
Ciò che gli umani non sapevano era che il Maligno aveva solamente dato loro un’inutile speranza in cui credere.
Ciò che il Maligno non sapeva era che l’Onnipotente non aveva abbandonato i suoi figli, e stava lavorando per poterli salvare.
I SETTE ARTICOLI
ARTICOLO 1
La pace fra esseri umani e demoni è considerata tale nel momento in cui nessuno, umano o demone, ha intenzione di maturare in segreto il progetto di una guerra futura.
ARTICOLO 2
Nessun essere, umano o demone, deve sovrastare la volontà delle persone che vivono dentro la cittadella Kali Phi. Chi tenta di dimostrarsi superiore manifestando i propri poteri o la propria forza verrà severamente punito.
ARTICOLO 3
Non devono esistere eserciti o gruppi sovversivi. Chi viene sorpreso a creare nuove formazioni militari e/o gruppi sovversivi contro il Maligno è punibile penalmente con la vita.
ARTICOLO 4
I demoni devono imparare a convivere con gli esseri umani e, col tempo, assumere sembianze a essi più vicine. In modo tale, non si creeranno più disuguaglianze all’interno della cittadella di Kali Phi e sarà possibile sventare subito possibili attacchi dai demoni provenienti dall’esterno.
ARTICOLO 5
Nessun demone deve fare uso dei propri poteri al cospetto di un essere umano, in quanto quest’ultimo non li potrebbe eguagliare.
ARTICOLO 6
Nessun abitante di Kali Phi dovrà trovarsi fuori dal proprio nucleo abitativo durante il coprifuoco. I trasgressori verranno puniti dai Nia-Za su ordine del Maligno.
ARTICOLO 7
Il patto verrà annullato nel momento in cui colui che custodisce dentro sé i sette sigilli angelici farà la sua comparsa e sarà in grado di sconfiggere il Maligno. Solo in questo caso si potrà ripristinare il tempo ai giorni precedenti l’Apocalisse Oscura.
CAPITOLO 1
BRUCIATA VIVA
(Khali Phi – 564 anni dopo l’Apocalisse Oscura)
L’odore di fumo sembrava reale. Entrò di prepotenza nelle narici di Nael che dormiva profondamente.
Sognava di essere in superficie, fuori dalla cittadella. La Terra di Nessuno, così chiamata perché nessun essere umano né specie vegetale o animale osava vivere là sopra.
Il terreno era arido, composto solamente da granelli di sabbia spessa e rossa e da rocce appuntite. Nael non aveva la minima idea se l’ambiente fuori da Kali Phi fosse realmente così. Lei, come tanti altri, non c’era mai stata. Nessuno lo poteva descrivere con certezza, ma in quel momento lei sapeva di trovarsi in superficie.
L’aria densa le otturava i polmoni e la ragazza faticava sempre più a respirare.
Faceva caldo.
Nael si accorse che dalla sua fronte scendevano microscopiche gocce di sudore, via via sempre più grosse e numerose. Sentiva il corpo umido e appiccicoso.
Ebbe la stranissima sensazione di prendere fuoco. D’istinto si guardò i piedi. Stavano bruciando.
Le fiamme aumentavano e salivano sempre più intensamente. Le consumarono i vestiti, riducendoli in cenere in un batter d’occhio.
In breve tempo si ritrovò nuda. La carne, però, non bruciava. Anzi, rimaneva sempre di un pallido candore, e il calore sprigionato dalle fiamme sembrava penetrare sotto la pelle.
Un forte dolore all’avambraccio destro fece urlare Nael con tutta la voce che aveva in corpo. Subito dopo cominciò a dolerle l’avambraccio sinistro. Poi entrambi i polpacci, la schiena, il basso ventre e il petto.
Non riusciva a capire cosa stava succedendo. Bruciava sul serio o era solamente un incubo troppo vivido?
Le fiamme, tutto d’un tratto, sembrarono diminuire fino a scomparire.
Tutto tornò tranquillo. Un lampo di luce la accecò e lei si riparò gli occhi coprendoli con una mano. Quando la luce si spense, Nael abbassò il braccio e vide uno specchio fluttuare davanti a lei. Era apparso come per magia, dal nulla. Il suo riflesso era immobile, come disegnato sulla superficie liscia del vetro. Spinta da una strana curiosità Nael guardò più da vicino e si accorse che strani simboli le erano apparsi sul corpo.
Figure rotonde con incomprensibili disegni all’interno e nomi sconosciuti all’esterno. Non capiva cosa significassero. Per quanto cercasse di focalizzarli, non riusciva a trovare una spiegazione logica a quelle incisioni.
Un bagliore improvviso le partì dalla fronte e il dolore la fece urlare più forte di prima. Si accasciò al suolo e si prese il viso tra le mani, sperando che quel gesto facesse smettere quell’incubo e quell’agonia. Era come se qualcuno le stesse incidendo qualcosa a forza con la lama di un coltello.
Appena tutto finì, la ragazza trovò il coraggio di alzare la testa e guardarsi allo specchio. Un altro simbolo. Rosso quasi come i suoi capelli, più marcato degli altri e decorato solamente con cinque simboli al suo interno.
Nessuna scritta.
Nael allungò una mano tremante verso il suo riflesso ma non fece in tempo a toccare lo specchio che un vortice di luce argentea la risucchiò indietro, catapultandola nel mondo reale a tutta velocità.
Fece un salto sul letto ritrovandosi con il respiro corto e la fronte imperlata di sudore. La canotta che indossava le si era incollata alla schiena e le punte dei capelli erano fradice.
L’incubo era stato molto intenso e non credeva di poter dormire ancora. Era troppo spaventata! Si guardò braccia e gambe, si toccò la fronte e la pancia freneticamente, ma dei simboli non c’era traccia.
Guardò l’ora sull’orologio olografico sul comodino. Segnava le cinque e ventitré.
Prese il telefono e mandò un messaggio vocale a Kay, la sua migliore amica. Quello era l’unico modo che conosceva per tranquillizzarsi un po’ e aveva assolutamente bisogno di parlare.
Una stranissima sensazione le chiudeva lo stomaco. Non sapeva perché, ma era pronta a scommettere che quell’incubo le avrebbe segnato la vita.
CAPITOLO 2
DEVIL’S SOUL
‹‹Kayley Reese Sloan, la vuoi smettere di bere?››.
Nael si rivolgeva a Kay con il nome per intero solo quando voleva richiamarla all’ordine, e quello era decisamente uno di quei momenti.
Era il Path’s Day, il giorno in cui si ricordava la firma del patto di pace fra demoni e umani. Ogni anno veniva organizzato un pranzo collettivo al quale ogni abitante di ogni nucleo abitativo era obbligato a prendere parte. Secondo Nael, l’unica cosa positiva di quella ricorrenza erano le attività del dopo pranzo: gli adulti si dedicavano al teatro e i giovani fino ai trentacinque anni di età partecipavano a un concerto.
Nael considerava la cittadella Kali Phi una gabbia per topi da laboratorio. Tutto era dipinto di bianco: pareti, pavimenti, mobili. L’unica nota di colore era data dagli abiti e dagli accessori che gli esseri umani erano riusciti a portarsi dietro dai tempi dell’Apocalisse. Poi c’era anche quell’ossessione per l’ordine e per i numeri che continuava a non capire. Kali Phi era suddivisa in sette settori contenenti centoundici unità abitative, per un totale di settecentosettantasette nuclei abitativi.
Da brividi!
Kay e Nael avevano finito il pranzo da un bel po’ e presero posto davanti al palco per ascoltare il concerto dei D-Soul, diminutivo di Devil’s Soul.
Ogni anno le ragazze facevano a gara per prendersi i posti migliori e, sebbene a Nael non interessasse più di tanto godersi i membri del gruppo in prima fila, era felice che alla sua migliore amica brillassero gli occhi. Dopo anni era riuscita ad avvicinarsi così tanto al suo idolo.
Kay si rigirava fra le mani la seconda bottiglia di birra. Le scocciava essere richiamata e così sbuffò facendo svolazzare il ciuffo biondo che le ricadeva morbido davanti all’occhio destro.
‹‹E andiamo Na, ho bisogno di bere! Oggi è il grande giorno. Mi sono decisa››. Finì con una sorsata la birra e gettò la bottiglia vuota al di là delle transenne.
Nael incrociò le braccia e la guardò con sospetto. ‹‹Cosa vuoi dire con “oggi è il grande giorno”? Non dirmi che vuoi andare da Morgan! Come se avesse tempo da dedicare all’ennesima fan che gli sbava dietro››.