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Un Natale Difficile
Amanda Mariel
Lady Cristiana Kendal voleva solo sentirsi viva, quando ha accolto Adam Brighton nel suo letto. Ma ora, si ritrova madre di una bambina, e non ha nessuna intenzione di rivelare il suo segreto. Questo almeno fin quando il Duca di Danby non convoca Adam al castello per le vacanze di Natale, e allora l'amante bussa di nuovo alla sua porta. Così, lei si trova di fronte ad una scelta tra la passione che prova ancora per Adam o la ferma intenzione di proteggere la bambina da quel farabutto che non l' avrebbe mai voluta riconoscere… Lady Cristiana Kendal voleva solo sentirsi viva, quando ha accolto Adam Brighton nel suo letto. Ma ora, si ritrova madre di una bambina, e non ha nessuna intenzione di rivelare il suo segreto. Questo almeno fin quando il Duca di Danby non convoca Adam al castello per le vacanze di Natale, e allora l'amante bussa di nuovo alla sua porta. Così, lei si trova di fronte ad una scelta tra la passione che prova ancora per Adam o la ferma intenzione di proteggere la bambina da quel farabutto che non l' avrebbe mai voluta riconoscere.
Amanda Mariel
Un Natale difficile
UN NATALE DIFFICILE
AMANDA MARIEL
TRADOTTO DA PATRIZIA BARRERA
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, persone, organizzazioni, luoghi, eventi ed avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, o archiviata in un sistema digitale o utilizzata e trasmessa in qualsiasi forma o a mezzo elettronico, fotocopie, meccanico, audio, senza l’espressa autorizzazione dell’autrice e dell’editore.
Copyright © 2019 – Amanda Mariel
PUBBLICATO da TEKTIME
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Per maggiori info o per rimanere aggiornati sui prossimi lavori dell’autrice visita il sito
www.amandamariel.com
A Brooklin. Grazie per la tua complicità.
PROLOGO
Dicembre 1815, Yorkshire
Adam arrotolò una ciocca dei setosi capelli di Cristiana attorno al suo dito, mentre lei dormiva rannicchiata contro il suo petto. Avrebbe dovuto lasciare il suo letto e tornare al castello di Danby. Mai in vita sua era rimasto tanto tempo a coccolare una donna, dopo esserci andato a letto. Per quanto riguardava Cristiana, comunque, una cosa era sicura: era vedova, e probabilmente non voleva risposarsi. Aspirò il suo profumo di vaniglia e lillà.
“Parlatemi di vostro marito.” le disse. Prima che potesse frenarsi la domanda era là, sospesa nell’aria in mezzo a loro. Cristiana s’irrigidì un attimo, prima di alzare il mento a guardarlo.
“Cosa volete sapere?” chiese. Adam sorrise, carezzandole la schiena nuda e godendo a guardare quel suo modo di rilassarsi tutta.
“Niente di preciso. E’ stata solo una curiosità passeggera.” Lei si alzò sui gomiti e lo fissò, scrutandolo per carpire ogni suo segreto:
“ E ora vi è passata?” Lui ridacchiò, un po’imbarazzato. “Mi rendo conto che non sono affari miei!” disse.
Lei gli posò un leggero bacio sul petto nudo. “Probabilmente no, ma voglio soddisfare comunque la vostra curiosità .” esclamò.
“Non è necessario!” si schermì lui, fissando gli occhi grigio blu di lei: non avrebbe dovuto farle quella domanda. “ Non vorrei risvegliare in voi ricordi spiacevoli.”
“ Non mi avete mica dato uno schiaffo!” rise lei. Si mise di nuovo giù e appoggiò il viso sul petto di Adam. “ La nostra non è stata una grande storia d’amore, ma comunque siamo stati bene assieme. Jonathan è stato un buon marito e io una buona moglie.”
“ E allora cosa vi impedisce di sposarvi di nuovo?” chiese lui. Adam si sentiva estremamente confuso. Tutte le donne che aveva conosciuto nella sua vita, o almeno la maggior parte, desideravano sposarsi. Se il primo matrimonio era andato bene, non capiva perché lei rifiutasse l’idea di riprovarci. Gli stava forse mentendo?
“ Come vi ho detto, è stato un buon matrimonio ma non un’esperienza da favola. Jonathan era un soldato ed è stato richiamato due settimane dopo che ci eravamo sposati. Le rare volte che ha avuto un congedo abbiamo avuto modo di stare insieme troppo poco tempo. Per lo più ho vissuto da sola.. proprio come adesso. Come sapete, è stato ucciso a Waterloo.”
“Posso immaginare quanto sia stato difficile per voi!” disse lui.
“Davvero.” annuì lei. Cristiana passò la mano sul petto caldo di Adam mentre lui giocava coi suoi capelli. Quel senso di calore riusciva a sgominare tutto il freddo che si portava dentro. “Dopo la sua morte, ho deciso che non mi sarei risposata. Ciò mi concede una libertà che le altre donne non hanno. In tal modo, non sono mai sola.”
Non c’era tristezza nella sua voce, non lacrimava e non si stringeva a lui per un conforto, e tuttavia lui soffriva per il dolore che lei aveva provato. Chiaramente quel matrimonio le aveva lasciato una cicatrice, anche se lei la definiva un’esperienza piacevole. Era stata sola anche da bambina? Ma decise di non farle questa domanda, per evitare di costringerla a ricordare più di quanto lei volesse. Si avvicinò a lei, rotolando sul letto fino a tenerla sotto di lui e incontrò il suo sguardo denso di passione.
“Allora, farò in modo che stanotte non vi sentiate sola.” disse. Abbassò il capo e la baciò profondamente, intimamente, mentre spingeva il pene nel suo umido ventre.
Cristiana avvinghiò le cosce intorno ai fianchi di lui, partecipando ad ogni sua spinta e gemendo piano. Gli fece scivolare le dita sulla schiena e lo baciò sul petto, cercando di trasmettergli il proprio amore col calore del suo corpo. Il ritmo accelerò e le sue grida aumentarono d’intensità, mentre raggiungeva l’orgasmo. Urlò il suo nome mentre, sfinita, lasciava ricadere la testa sul cuscino. Rimase a giacere sotto di lui, ansimando e sorridendogli con passione. Adam la stava ancora baciando, nell’attimo in cui lei aveva raggiunto il massimo del piacere.
Scivolando via dal suo corpo, Adam la portò con sé. La tenne stretta per lunghi attimi, mentre entrambi riprendevano fiato e i loro cuori battevano all’unisono. Se in quel momento lei gli avesse chiesto di sposarla, lui avrebbe detto di sì. Questo pensiero lo terrorizzava, gelandogli il sangue nelle vene. Era una storia pericolosa, a cui doveva apporre la parola FINE.
“Cristiana? – disse.
“Sì?” rispose lei.
“Presto tornerò a Londra.”
“Lo so.” rispose la donna, stringendolo forte a sé. “ Comunque, fino a che vi ho con me, voglio vivervi per intero.”
Adam sentì un nodo alla gola; lasciarla si stava rivelando più difficile del previsto. “Avrò molto da fare, per tutto il tempo che sarò lì. Non credo che potrò vedervi di nuovo.” disse.
“Non posso crederci – mugolò lei, accarezzandogli delicatamente la schiena con le dita – mi avevate detto che sareste rimasto qui due settimane. Sono passati solo dodici giorni. Credo che possiate trovare un modo per liberarvi.”
Certo che poteva! E il modo in cui lei lo stava tentando fece vacillare la sua decisione. Maledizione! Perché si sentiva così attratto da quella donna? Doveva interrompere quella frequentazione, subito, prima che si ritrovasse perdutamente innamorato!
“Temo di non potere. Danby richiede la mia presenza, e ci sono molte faccende da sbrigare al castello. In effetti, sono costretto ad anticipare la partenza.”
Cristiana non disse nulla, a queste parole, ma non sembrava molto contenta. Si voltò verso di lui, facendo il broncio.
“Se proprio dovete, non voglio trattenervi.” disse.
Lui si alzò dal letto e si rivestì, prima di andare a salutarla.
“Sono stato molto bene con voi, di questo dovete esserne certa. Non vi dimenticherò.” Le posò un bacio sulla fronte. “ Addio.” disse, accomiatandosi.
Lei non rispose, rimanendo immobile a guardarlo mentre lui se ne andava.
CAPITOLO SECONDO
Dicembre 1817, Yorkshire
Adam Brighton, Visconte di Radcliffe, entrò nello studio del Duca di Danby con un senso di nausea che gli partiva dalla bocca dello stomaco. Lo zio lo aveva convocato al castello già una quindicina di giorni prima, senza dargli la possibilità di sfuggire. Lui era riuscito a protrarre la sua permanenza a Londra ancora per un anno, ma adesso non poteva più addurre scuse. Anche perché Danby lo aveva minacciato di recarsi a Londra a casa sua, qualora il nipote avesse accampato altre scuse. E Adam non intendeva correre quel rischio. In quel momento, si era accomodato sulla poltrona che lo zio gli aveva indicato e infine aveva trovato il coraggio di guardarlo in faccia. Era sicuramente invecchiato negli ultimi due anni, ma si manteneva ancora bene. Negli occhi del Duca brillavano ansia e malizia, che tradivano i suoi progetti atti a mettere ordine nella vita balorda del nipote, in quel periodo Natalizio.
“Parlatemi di voi. Come state”? iniziò, con fare gioviale.