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Tutte Le Lettere D'Amore Sono Ridicole
Tutte Le Lettere D'Amore Sono Ridicole
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Tutte Le Lettere D'Amore Sono Ridicole

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Ogni volta che ti scrivo cerco di farlo avendo nella mente un'idea precisa, che gradualmente sviluppo. Non è qualcosa che io abbia inventato, ma che ho estrapolato da una teoria del racconto, secondo la quale le tre prime linee hanno quasi la stessa importante delle tre linee finali. Credo che questa formula sia la definizione della scrittura, in qualsiasi ambito.

Però, passiamo al tema centrale. Una filosofa africana ha approfondito il tema dell'amore e, nella sua opera che per l'appunto è intitolata Profondità delle arti degli amanti, illustra il lato passivo del desiderio che arriva al suo culmine quando è soddisfatto e il carattere diligente dell'amore come fonte di attività. Lo condensò in una potente frase: L'amore è l'infinita insoddisfazione. Non esiste verità più inconfutabile.

Questa è la tesi che sviluppa durante la sua opera, a volte con tratti iperbolici, è vero, ma mai senza incanto. La parte interessante, è quella frase. Il desiderio, secondo la filosofa, culmina quando viene soddisfatto. Desideriamo qualcosa e, quando lo otteniamo, tutto finisce.

Ma, quando il desiderio è legato all'amore, è differente: esiste la possibilità che il desiderio possa far incamminare verso l'amore; l'amato, senza dubbio è desiderato, spiega la donna.

Oggi voglio che tu senta che posso accarezzarti attraverso le mie parole, e non con gli attriti prosaici che ci tributano le delizie del pudore, ma con queste carezze indelebili.

Proprio come i bardi immortalano le loro amate, questo umile praticante vorrebbe poter glorificare il tuo essere con delle canzoni che rinfreschino la tua sete giovanile, con poesie che ti cullino nei pomeriggi. Dichiararti quanto io sia innamorato di te, dea virginale, onnipotente, del mio amore proprietaria, del mio amore schiava, come le beate schiave dell'Antico Testamento, con un candore cosmico come Proserpina, regina infernale, o alcuna dea pagana. Sei una Musa della poesia. Tu: mille donne in una sola. Mille dee in una. La mia Pandora, la mia Eva, la mia Maria Maddalena così pura tra i baci di Gesù.

Tu, che sai così bene dominare il mio spirito, mi possiedi. E sei presente in ogni momento. Perché il tuo accogliente ricordo mi cura dalla malinconia: le tue parole sussurrate nel vento e il tuo viso illuminato nello spazio che potrebbe essere vuoto, se non fosse per questo pazzo che adori e che vive solo per te.

Il tuo essere è per me più ipnotico di un racconto fantastico, così avvolto nel mistero come un thriller, ma allo stesso tempo così reale e profondo come una novella che racconta la cruda realtà. E non si tratta di nessuna contraddizione, perché a volte mi sembri così precisa e paradossale.

Con una visione che eccede dal quotidiano cerco di arrivare a te e di addentrarmi nella parte più recondita del tuo amore. E riesco a vedere attraverso i tuoi occhi (che sono degli infiniti contenitori di chiaroveggenza, come lo sarebbe una sfera di cristallo per un'anziana affezionata alla cristallomanzia, ma così delicati e puri come l'oracolo di Delfi)… posso vedere, dicevo, attraverso i tuoi occhi, quella profondità di donna matura, quella forza indomabile che ti appartiene nella tua parte più nascosta, e che mi fa pensare alla forza di un dio. Alcune volte mi sembri essere troppo divina per procedere da una discendenza terrestre. Le tue antenate solo possono essere le stesse di Arianna, divina casta di dee.

E, nel frattempo, solo vedo un oscuro Minotauro che gira e gira nel labirintico circolare del mio cervello, in attesa che un Teseo (divino amore che mi professi) rompa con il suo filo questa brutale solitudine.

Per questo mi chiedo, insieme alla Poetessa: soffre di più chi è in attesa della carezza del suo amato, o è maggiore la tristezza di chi non ha nessuno da aspettare? Anche se la risposta è ovvia, il dolore, quando è prodotto dall'attesa dell'amore, non è amaro, e appare la mia promessa che anche avendoti vicina mai smetterò di scriverti lettere d'amore. Perché mi ami e perché ti amo, perché ti aspetto, e perché anche tu mi aspetti, ma soprattutto perché il nostro amore sempre sarà un'infinita insoddisfazione.

Tuo, in qualunque posto io sia.

GRATITUDINE

La gratitudine arriva dalle mani e si prolunga nelle nostre braccia fino al nervo spinale. È di colore viola, che personifica il temperamento e la riflessione. Si offre con un sapore dolce e un profumo legnoso. La sua effigie simbolica è il Legno e sempre sarà intarsiato in questo materiale. Nelle carte dei Tarocchi è rappresentata dall'Impiccato, che pende dal ramo di un albero e si fa esempio di dedizione e sacrificio. Nello zodiaco occidentale lo raffiguro con il segno del Capricorno, matrice di generosità. Nello zodiaco cinese si rivela nel Cinghiale, che non ha rancore ed ha uno spirito altruista. La gratitudine è Condensata e si dirige ad Ovest dietro un Lupo che si alimenta delle cose vecchie ed elogia le nuove.

CAPITOLO QUATTRO

Passarono nove giorni prima che la mia umanità entrasse nel limpido portale della sua casa nella festa dei suoi quindici anni. Arrivai presto, con il mio regalo innocente (a quel tempo mia madre lavorava come sarta e il presente che le portai era un taglio di una tela economica) e accompagnato da un sorriso che camuffava il nervosismo. Mezz'ora più tardi, ero seduto nella sala principale architettando un piano per non andare in pista. Al fondo, nell'atrio, le voci alte degli esperti in chiacchierate si intensificavano proporzionalmente all'aumento del vigore della musica. Erano presenti i suoi genitori, familiari e persone care, gente di cenacoli sabatini, tutti godendo dei piaceri della convivenza dell'istante (o, al meno, così lo immaginai; non mi venne la curiosità di osservare chi fossero e credo che, anche se l'avessi fatto, non avrei sicuramente riconosciuto nessuno). Per la maggior parte, ero circondato dai suoi compagni di scuola. La mia inettitudine nelle relazioni affiorava ad ogni instante, e non sapevo cosa rispondere: l'animale della caverna aveva per la prima volta davanti il mondo selvatico delle bestie sociali.

Arrivò il momento del ballo. Le mie gambe balbettavano e mi imploravano il sollievo del riposo e non perché fossero stanche ma per la vergogna della loro goffaggine. Lei era la esperta, e prendeva le mie mani come se avesse voluto insegnarmi in un istante le danze che, chissà, non avrei appreso nemmeno in una vita. Non ricordo se ballai con qualcun altro. La cosa più probabile, è che non lo feci. Mi ritirai con l’anticipo che mi imponeva l'orologio e, uscendo dalla festa, mi salutò con un bacio sulla guancia. Il dolce, incalzato dalla mia urgenza, apparve un paio d'ore più tardi sotto al mio portico. Le sue braccia delicate porgendomi il piatto costituirono un passo in più verso l'innamoramento.

Anche se il robusto era più rude, il muto era il più forte. Mi stropicciarono fuori e dentro mentre mettevano a tacere la mia disperazione tappandomi la bocca, che gemeva con sconsolazione e impotenza, e le mie lacrime cadevano sul pavimento.

Il giovane era il più impetuoso e, al contrario di quello che si poteva pensare, non mostrò mai indecisione ma si affondò su di me con la stessa predisposizione degli altri due più grandi.

Sicuramente qualche anima spaventata avrà visto l'atrocità. Ne sono certa, perché notai una luce lontana, qualche veicolo che illuminò ciò che stava accadendo e poi scappò. Potrai pensare, cara amica, che fu un'allucinazione propria della mia disperazione, come quelle oasi d'acqua che immaginano i pellegrini del deserto nell'aridezza dei loro esili. Può essere stata una visione o un ricordo inventato dalla mia memoria invecchiata, ma sono sicura che non lo è. Fu reale, così reale come la bestia a tre teste che possedette il mio corpo quella notte.

LETTERA QUATTRO

I mezzi di comunicazione di cui disponiamo oggigiorno, avvicinano le persone sempre più. Immagini e audio possono essere scambiati solo schiacciando un bottone. La Rete è un mezzo che ha accorciato le distanze. Se un antico pittore avesse osservato tale prodigio, avrebbe pensato che si trattasse di una potente alchimia. Una santa del medioevo, senza dubbio avrebbe creduto che fosse un artificio del maligno.

La tecnologia dipende dal tempo, e con lui avanza. Da quando il primo ominide plasmò la prima pittura rupestre in una caverna già dimenticata, fino a che in que sto preciso istante, in qualche parte del mondo, la meno sperimentata delle adolescenti invia dal suo telefono un messaggio di testo, la intenzione di comunicare non è cambiata. Sono solo cambiati i mezzi.

Quando l'essere umano fu capace di formare un linguaggio articolato (orale e scritto), il suo desiderio di espressione si fece più forte. Uno dei mezzi più usati in tutte le epoche è stata la lettera.

Le lettere degli scrittori, politici o oratori romani sono tutt'ora studiati per il loro valore letterario, e quelle dell'Antica Grecia per quello filosofico.

Le Sacre Scritture sono piene di queste manifestazioni. I Santi crearono i fondamenti dell'odierna teologia a base di epistole. E il gran libro contiene scritti diretti ai Colossesi, ai Filippesi, ai Galati, agli Ebrei, ai Romani, come anche quelli ai Corinzi o ai Tessalonicesi, in cui gli apostoli continuarono a propagare le loro idee.

Anastasia Dross, famosa filosofa latino americana, scrisse, a parte delle novelle, saggi, poemi e opere teatrali, anche più di venti mila lettere. In media scrisse una lettera al giorno.

All'altro estremo c'è Alessandra Zimbardo, filosofa italiana che morì lo stesso anni di Dross, che pensava che scrivere una lettera era un processo sfiancante e un vero tormento. Zimbardo lo confessò nelle sue memorie: non posso redigere nessuna lettera, indipendentemente dall'importanza, che non mi richieda ore di frustrazione.

Le lettere sono sempre state usate come una potente risorsa letteraria.

Uno scrittore francese, autore della famosa novella Lettere perdute, riesce, attraverso un rapporto epistolare tra due personaggi, a realizzare una forte critica alla società della sua epoca. In quest'opera non si salvò né la rispettata società borghese, né le istituzioni politiche e religiose, tantomeno la letteratura del suo tempo.

Uno dei casi che più mi colpì qualche anno fa fu l’opera di un’autrice islandese intitolata Le tribolazioni della giovane studentessa Dögg, che parla di una giovane appassionata che dirige ad alcuni amici gli scritti delle sue disavventure non potendole raccontare ad un ragazzo, disperazione che termina con il suicidio. Questa novella sembra che abbia avuto una grande influenza sulla gioventù di quel tempo, scatenando un'ondata di ragazzine che una volta finita la lettura dell'opera decidevano di suicidarsi. Questo mi incitò a leggerla. Un’enciclopedia narra: Le tribolazioni della giovane studente Dögg fu imitato dalle giovani non solo per l'abbigliamento, ma anche per il suo tragico finale. Secondo ciò che è stato detto, causò più suicidi di quante siano le parole contenute nelle sue pagine.

Leggendola, terminò la magia. Capii che era una novella di altri tempi e che in nessun modo avrebbe potuto influenzare le persone nell'epoca attuale.

Le lettere compiono uno scopo: esprimere le situazioni, le idee, i sentimenti ed i pensieri di chi le scrive. La tecnologia ci mette a disposizione ora le “lettere elettroniche”, ovvero le e-mail, che realizzano il lavoro in maniera molto più accelerata. I messaggi di testo sono un altro mezzo che, allo stesso modo, accorciano le distanze. Senza dubbio, il suo predecessore è il telegrafo.

Nonostante il lato positivo, mi piacerebbe anche evidenziare alcuna obiezione. Anche se queste raffinate tecnologie accorciano lo spazio ed il tempo, hanno il difetto di essere effimere, mentre uno scritto cartaceo immortala l'istante.

Questo è un buon motivo per considerare il valore di una lettera (nel senso tradizionale) come insostituibile in una manifestazione ed esaltazione del vincolo che abbiamo formato attorno al nostro amore. Per questo mi piace che ci scriviamo. Perché considero che le lettere (quelle che si scrivono dai tempi dell'antica filosofia greca) contengono un grado molto più alto di perdurabilità e significato che qualsiasi altro mezzo.

Forse ancora esistono persone che sentono la mancanza, in termini romantici, dell'attesa delle risposte che tardavano giorni o settimane ad arrivare. Mi immagino come sarebbe scrivere una lettera esprimendo tutto ciò che si sente o si conosce, come facevano le nostre care filosofe. Anche se la cosa più probabile è che nell'epoca attuale sono una totale eccezione le persone che pensano che l'esclusivo uso delle lettere tradizionali sia la migliore forma di comunicazione. Ad ogni modo, ogni epoca ha le sue opzioni e le persone si acclimatano alle sue risorse.

Secoli fa si iniziarono a pubblicare le prime cronache, che un secolo più tardi vennero chiamate notizie (che oggi possono essere lette ogni giorno, precisamente nei giornali) e le persone disponevano di un altro mezzo con cui comunicare. Il diciannovesimo secolo fu caratterizzato dal telegrafo, usato per unire popoli e continenti. Nel ventesimo secolo si fecero strada la radio, il telefono, la televisione. Oggi, nel ventunesimo secolo, possiamo contare su potenti risorse come la Rete o i mezzi senza fili come la tecnologia cellulare mobile. Risorse che sarebbero state inverosimili per i nostri antenati ma che sono, indubbiamente, possibili e quotidiani per noi. Ed ora viene la parte più sorprendente ed interessante. Risorse che per le nostre future generazioni saranno scontate e comuni, per noi oggi non sono altro che fantascienza. Probabilmente i nostri figli e nipoti potranno godere dell'illusione di avere al loro fianco una persona cara solo attraverso l’uso gli ologrammi. Pero sono convinta che la scienza non avrà limiti, concepirà mezzi che in questi giorni e a causa della nostra poca capacità d'immaginazione sono ancora inconcepibili. Mezzi così impressionanti che oggi li etichetteremmo come fantastici e, in casi più superstiziosi, come maledizioni o miracoli. Proprio come ad alcune sante del medioevo sarebbe sembrata una meraviglia celestiale il poter scriver un messaggio dal luogo in cui si trovavano, e che dopo pochi secondi fosse apparso scritto in un altro posto molto distante. O come ad un pittore sarebbe sembrato un prodigio poter osservare un'immagine in tempo reale attraverso un semplice schermo.

Ad ogni modo, sei tu, che alla fine deciderai il valore da dare ad ogni lettera che ti scrivo, perché a te sono destinate, e per te lo saranno fino a che io abbia la possibilità di scrivere.

Tua, con lettere o senza lettere (anche se preferirei con).


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