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Terapia Fisica
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Terapia Fisica

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Improvvisamente imbarazzato, Matt aveva richiuso velocemente la vestaglia sopra il petto appiccicoso ed era rientrato dentro il suo appartamento sopra il garage. Non avevano mai parlato di quella notte, e Matt ne era eternamente grato. Un conto era avere delle fantasie sessuali sui suoi datori di lavoro, un altro era farsi una sega ascoltandoli scopare.

Scrollandosi di dosso quel ricordo, Matt alzò di nuovo gli occhi verso la finestra. Vide Isaac dire qualcosa sopra la sua spalla prima di scomparire di nuovo nel buio.

Rivolgendo la sua attenzione ai fiori primaverili visibili al chiaro di luna, Matt cercò di capire cosa fare. Aveva già iniziato a guardare gli annunci immobiliari per trovarsi un altro posto in cui vivere. Kyle gli aveva detto che poteva prendere in affitto l’appartamento sopra la panetteria, visto che lui si era trasferito da Gill, ma Matt stava cercando una vera e propria casa. Naturalmente, se le cose tra lui e i suoi attuali padroni di casa fossero peggiorate, gli sarebbe andato bene anche quello.

Appoggiando la testa all’indietro sulla chaise longue, Matt non poté impedire ai suoi occhi di alzare lo sguardo ancora una volta. Con sua enorme sorpresa, c’era Sam, in quel momento, che lo osservava dall’alto.

Un rumore alle sue spalle lo fece alzare di soprassalto e cadere per terra. Chiuse gli occhi mentre combatteva contro le immagini che cercavano di inghiottirlo. Immagini del fuoco dei cecchini e della morte di Danny. Danny.

Un grido squarciò l’aria intorno a lui. Fu solo quando mani confortanti iniziarono a strofinargli la schiena, che Matt si rese conto che quel grido proveniva da lui stesso. Alzò lo sguardo sul viso preoccupato di Isaac.

«Stai bene?» gli chiese Isaac, mentre Sam irrompeva dalla porta finestra aperta.

Matt chiuse gli occhi e annuì. «Sto bene. Mi hai spaventato.»

Isaac lo aiutò a rimettersi a sedere sulla chaise longue e si mise accanto a lui. «Hai bisogno di parlarne?» gli chiese Isaac.

«No» rispose Matt. «È solo uno dei tanti regali che ho portato a casa dalla guerra.»

Che Dio lo aiutasse, ma gli ci volle ogni grammo di volontà per non appoggiarsi a Isaac e accettare il conforto che il dottore era ovviamente disposto a dargli.

Non poté fare a meno di notare lo sguardo che i due medici si scambiarono. A Matt non era stata ufficialmente diagnosticata la PTSD, la sindrome da stress post traumatico, ma solo perché si era rifiutato di vedere un dottore. Buffo, ora se ne trovava di fronte due, che lo guardavano entrambi con gli occhi velati di pietà.

Dalla sua famiglia ne aveva ricevuta abbastanza per una vita intera. Alzatosi in piedi, Matt cercò di comportarsi come se stesse bene, sapendo che la realtà era ben diversa. «Provo a dormire ancora un paio d’ore. Scusatemi se vi ho spaventati» disse, mentre si avviava verso le scale che lo avrebbero portato alla sicurezza del suo appartamento.

«Matt» lo chiamò Sam.

Lui smise di camminare ma non si voltò. Non poteva. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era vedere le espressioni sui loro volti.

«Ci saremo quando ti sentirai pronto a parlare. Se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, faccelo sapere» disse Sam.

Matt annuì e proseguì verso le scale. Sì, aveva decisamente bisogno di trovarsi un altro posto dove vivere.

* * * *

Mentre Isaac osservava Matt salire le scale, sentì il petto stringersi ulteriormente. Le braccia di Sam lo avvolsero da dietro, e lui si voltò per abbracciare l’uomo che era il suo amante da oltre vent’anni. «Sei pronto per tornare su?» chiese a Sam.

Annuendo, Sam gli diede un bacio veloce. Si voltarono e tornarono in casa mano nella mano. Dopo aver chiuso la porta, si diressero verso la camera da letto.

Dopo essere scivolati sotto le coperte, Isaac si accoccolò contro la schiena di Sam, nella posizione in cui erano abituati a dormire da sempre. Mentre i minuti passavano, capì che Sam era sveglio quanto lui, ma nessuno dei due aveva voglia di parlare.

Mai, in tutti gli anni in cui erano stati insieme, Isaac era stato tentato di tradirlo. Tirò Sam più vicino a sé, con il bisogno di provare un senso di normalità. Matt lo aveva agitato e confuso così tanto, ultimamente, che il loro rapporto ne aveva risentito.

Respirando il profumo dello shampoo agli agrumi che Sam aveva ancora nei capelli, Isaac si chiese cosa riservasse loro il futuro. Amava Sam dal profondo del cuore. Allora perché all’improvviso aveva cominciato a sognare Matt? Diavolo, quel ragazzo era così giovane da essere suo figlio. Avrebbe dovuto saperlo che sarebbe stato meglio non affittargli l’appartamento sopra il garage.

Isaac aveva sentito una scintilla speciale quando si erano stretti la mano, il primo giorno di lavoro di Matt. Aveva sentito quella scintilla solo un’altra volta, in passato, ed era successo con l’uomo meraviglioso e amorevole che aveva tra le braccia.

«Sei preoccupato per Matt?» La voce di Sam lo sorprese.

Non poteva dire al suo amante che stava pensando a Matt in un modo che esulava dalla preoccupazione. «Sì» rispose alla fine.

«Dovremmo convincerlo a incontrare Ben Zook.»

La mano di Isaac scese, spostandosi dallo stomaco di Sam fino a sfiorare i morbidi peli sull’inguine. «Forse, ma non credo che sia pronto ad ammettere di avere un problema.»

Fece scorrere la punta delle dita sulla mezza erezione di Sam. Erano passate più di due settimane dall’ultima volta in cui avevano fatto l’amore. In quel periodo era già tanto se dormivano nello stesso letto. Non avevano litigato, ma per loro non stare appiccicati tutto il tempo era come averlo fatto.

Sam si spostò in modo da mettersi sulla schiena. La nuova posizione dava alle mani di Isaac molto spazio per giocare, e così le loro labbra potevano raggiungersi.

«Ti amo» disse Isaac, guardando gli occhi azzurri di Sam.

«Sei il mio mondo» gli rispose Sam, prendendo in mano l’erezione di Isaac.

Baci naturali e confortevoli li guidarono lentamente verso l’orgasmo, in cui si schizzarono reciprocamente il seme sulle mani e sullo stomaco.

Una volta finito si baciarono ancora, senza la fretta di pulirsi. Isaac guardò l’orologio. Entro due ore avrebbero dovuto alzarsi per iniziare la loro giornata. Due ore in cui sapeva che probabilmente avrebbe sognato Matt. Due ore in cui si sarebbe vergognato di se stesso.

Capitolo Due

Dopo aver fermato la macchina nel parcheggio a lui assegnato, Matt rimase seduto nella sua Toyota Camry, vecchia di sei anni, a fissare l’ingresso dei dipendenti. Era il primo giorno nei suoi nuovi spazi alla clinica. Fino a quel momento aveva lavorato in una stanza della palestra locale, The Gym, visto che i dottori avevano affidato a un appaltatore locale, Hal Kuckleman, i lavori di ristrutturazione per aggiungere uno spazio adibito ad ambulatorio e un piccolo ufficio per lui.

Era diviso da due pensieri contrastanti. Una parte di lui era preoccupata all’idea di vedere Isaac e Sam ogni giorno, mentre l’altra saltava su e giù come un bambino l’ultimo giorno di scuola.

Puoi farcela. Devi solo essere professionale. Con quella nuova determinazione, Matt scese dall’auto e si diresse verso la porta. Tolse la tessera di sicurezza dal taschino della camicia e la inserì nella fessura. Al segnale della luce verde lampeggiante, Matt entrò.

Era stato alla clinica diverse volte, ma di solito in quelle occasioni accompagnava dei pazienti o ritirava la loro documentazione. Matt sperava di poter percorrere in fretta il corridoio e infilarsi nel suo ufficio prima di imbattersi in Isaac o Sam.

Erano trascorse quasi tre settimane dal suo crollo di fronte a entrambi gli uomini. Da allora, Isaac aveva provato in diverse occasioni a prenotargli un appuntamento con Ben Zook, lo strizzacervelli della città.

Matt ridacchiò tra sé e sé. Che diavolo poteva saperne un tizio del Wyoming della PTSD? Scosse la testa mentre infilava la chiave nella serratura del suo nuovo ufficio. Aprendo la porta, fu accolto dall’odore dell’intonaco fresco e da due splendidi dottori appoggiati alla sua scrivania.

«Ta-Daaa» disse Sam, allargando le braccia.

Le pareti azzurre esaltavano alla perfezione gli occhi di Sam. Matt era ben consapevole che avrebbe potuto facilmente perdercisi. Fece un passo involontario verso il dottore.

«Cosa ne pensi?» chiese Isaac.

La domanda fermò Matt. Merda. Addio alla sua determinazione ad agire in modo professionale. Si voltò verso il dottore più giovane. «È fantastico» gli rispose, notando il modo in cui la vernice azzurra gli metteva in risalto i capelli neri e la carnagione abbronzata. Oh, diavolo, era nei guai.

I dottori si separarono come il Mar Rosso e gli indicarono la grande scrivania di legno. «È bellissima» disse lui un po’ in soggezione davanti a quel mobile che sembrava di mogano antico e aveva le gambe intagliate. Matt pensava che fosse la scrivania più bella che avesse mai visto.

«È il nostro regalo di benvenuto» spiegò Sam.

Matt scosse la testa. «Non so cosa dire.»

«Un grazie è sufficiente, per noi» intervenne Isaac.

«Grazie. Eh. Wow.» Girò attorno a Sam e si sedette sulla sedia da ufficio in pelle con lo schienale alto. Impossibile non fare paragoni con il minuscolo ripostiglio delle scope che aveva usato come ufficio a Denver.

Passando le mani sulla superficie lucida, Matt guardò Isaac. «Dove l’avete presa?»

«Non siamo stati noi» rispose Isaac. «L’ha trovata Ryan Bronwyn del negozio di antiquariato. Gli abbiamo solo detto che volevamo qualcosa di speciale.»

«Beh, direi proprio che ci ha azzeccato» disse Matt con un sorriso. Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che quei due uomini gli avessero fatto un regalo così generoso e costoso.

Sam gli mise una mano sulla spalla e strinse appena un po’. «Ryan ha detto di riferirti che può procurarsi una credenza abbinata, se sei interessato.»

Matt fu così scioccato da quel tocco intimo che non sentì nemmeno una delle parole uscite dalla bocca di Sam. Vide le labbra muoversi, ma tutto ciò a cui riuscì a pensare fu quella mano esperta che si faceva strada lungo il suo petto per appoggiarsi sulla patta dei suoi pantaloni. Cazzo, il pensiero gli fece venire un’erezione, che cercò di coprire con nonchalance. «Ehm, scusa, cos’hai detto?» chiese a Sam.

«Ryan ha una credenza che si abbina alla scrivania, se sei interessato» ripeté Sam.

«Va bene» disse Matt con un cenno del capo. «Ci farò un salto per dare un’occhiata.»

Girò lo sguardo su Isaac e fu sorpreso di vedere gli occhi del dottore fissi sulla sua erezione intrappolata dietro la patta dei pantaloni color cachi. Improvvisamente preoccupato che Sam potesse notare quell’indiscrezione, si alzò.

«Penso che mi piacerebbe controllare le attrezzature terapeutiche, adesso.»

Isaac sbatté le palpebre e diventò di una bellissima sfumatura di rosso. Sembrava sapere che Matt lo aveva sorpreso a guardare. Se solo Isaac avesse saputo che Matt voleva che lui facesse di più che guardare...

* * * *

Mentre Matt supervisionava ogni apparecchiatura, Isaac controllò di nascosto il giovane fisioterapista. Si vergognava un po’ di se stesso, ma non aveva appuntamenti per un’altra mezz’ora e Sam non era in giro, quindi non lo avrebbe sorpreso a guardarlo.

Mentre dava un’occhiata al fondo della stanza, Matt si voltò e lo guardò. «Avete comprato dei pesi?»

Isaac sorrise e si avvicinò al bellissimo uomo più giovane. «Spero che non ti dispiaccia, ma Sam e io abbiamo pensato che sarebbe stato bello poterci allenare per conto nostro ogni tanto.»

Matt scosse la testa. «Non mi dispiace affatto. Ho passato due anni ad allenarmi usando solo pesi come questi.»

«Sembra che tu abbia fatto un sacco di allenamento» commentò Isaac. Non appena quelle parole gli uscirono di bocca, desiderò potersele rimangiare.

«Grazie.» Matt fece un paio di passi finché non si trovò faccia a faccia con lui.

Si guardarono negli occhi. Isaac sentiva chiaramente la scintilla della corrente sessuale tra di loro. Quando iniziò ad avvicinarsi a Matt, puntando su quelle labbra perfette, la voce di Maggie arrivò dall’interfono.

«Dottor Singer, è richiesto al pronto soccorso.»

Isaac non era sicuro se essere grato per quell’interruzione o no. Fissò gli occhi verdi di Matt per un altro momento. «Meglio che vada.»

«Sì, forse è meglio» rispose Matt, leccandosi le labbra.

Isaac poté solo soffocare un gemito quando la punta di quella bella lingua rosa fece capolino.

«Dottor Singer, è richiesto al pronto soccorso.»

Isaac fece un passo indietro. «Sam e io facciamo un barbecue più tardi, se ti interessa.»

Matt sbatté le palpebre alla menzione del nome di Sam. «Ehm, no, mi dispiace. Ho un impegno.»

«Oh, va bene.» Isaac indicò la porta. «Sarà meglio che vada prima che Maggie venga qui e mi trascini fuori per i capelli.»

Matt annuì e alla fine interruppe il contatto visivo. «Io devo comunque cambiarmi per il mio primo appuntamento.»

Senza un’altra parola, Isaac si voltò e praticamente corse fuori dalla stanza. Che diavolo gli prendeva? Girò l’angolo e andò a sbattere contro Sam.

«Ehi, c’è un incendio?» chiese Sam ridacchiando.

«Hanno bisogno di me al pronto soccorso» disse Isaac e diede al suo amante un rapido bacio sulle labbra. «A dopo» gli disse mentre ripartiva di gran lena.

Dannazione, amava Sam. Allora che diavolo stava succedendo tra lui e Matt?

* * * *

Dopo il lavoro, Matt andò alla palestra per allenarsi. Sapeva che era stupido ora che aveva un posto dove farlo, ma aveva dovuto escogitare qualcosa per impedirsi di tornare a casa.

L’ultima cosa che pensava di poter sopportare era sedersi a un tavolo di fronte ai due dottori. Era ancora teso per quello che era successo prima con Isaac. Era evidente che entrambi volessero la stessa cosa, e se non fosse stato per quell’interruzione... diavolo, chi poteva dire cosa sarebbe successo?

Entrato nell’edificio che ormai gli era familiare, Matt vide Nate e Rio dietro il bancone del bar. «Ehi.» Salutò entrambi mentre si sedeva accanto a Nate.

«Uhh, Matt, sei tornato all’ovile?» chiese Nate e poi scoppiò a ridere.

«No, è solo che mi mancava la tua brutta faccia» replicò lui.

«Oh, beh, posso capire» disse Nate, sfoggiando il suo perfetto sorriso da star del cinema.

Matt guardò Rio che sbuffò. «Non darti troppe arie» disse il compagno di Nate, riponendo i bicchieri.

Matt non riuscì a trattenersi dal ridere. Rio era come un cane in calore che ansimava dietro Nate notte e giorno. Era uno dei motivi per cui gli piaceva uscire con loro due. Non importava di cosa discutessero, il loro amore reciproco era così trasparente, che era impossibile non sedersi e godersi lo spettacolo.

Un po’ come con Isaac e Sam. Cavolo, era fottuto, proprio fottuto.

«Ehi, sei ancora con noi?» chiese Nate, schioccando le dita davanti alla sua faccia.

«Scusa, ho un sacco di cose per la testa.»

«Mmh.» Nate si strofinò il mento. «Non ha niente a che fare con i dottori Browning e Singer, vero?»

La mascella di Matt cadde prima di richiudersi di scatto.

«Sì, è quello che immaginavo» commentò Nate.

«Si nota così tanto?»

«Solo quando sei nella stessa stanza con loro.» Nate gli mise un braccio intorno alle spalle. «Se ti fa sentire meglio, ho visto che ti guardavano anche loro una volta o due.»

Matt piegò le braccia sul bancone e abbassò la testa. «Cosa dovrei fare?»

«Beh, se fossi in te...» iniziò Nate.