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Per quanto riguardava la guerra con l'Alleanza dei Regni, i Golem Meccanici erano la principale forza d'attacco nelle battaglie. Venivano chiamati anche solo MeG. Erano enormi robot umanoidi alimentati dall'energia psichica delle “Core Girls” o “Ragazze del Nucleo”.
Entrare a far parte del Nucleo era considerato un grande onore. Queste ragazze erano rispettate, ricevevano un nutrito stipendio e una serie di benefici per se stesse e le loro famiglie.
Le Core-Girls lavoravano in coppia con i Pilots. Il Nucleo forniva energia al Golem Meccanico. Senza l'energia del Nucleo, i Golem non potevano muoversi e non erano in grado di combattere. I piloti controllavano i Golem. Ed erano sempre e solo maschi.
Oltre ai MeG, negli scontri diretti venivano utilizzati anche aerei e carri armati. I cecchini erano molto apprezzati: grazie ai loro fucili magici, potevano abbattere vari bersagli e persino i MeG.
E, naturalmente, l'esercito si valeva di una enorme schiera di personale: operatori radio, medici e infermieri, operai, ecc.
Zima sognava di diventare un operatore radio nell'esercito, dopo il diploma. Ma ciò che la spingeva non era il desiderio di liberare i cittadini oppressi dell'Alleanza, e nemmeno quello di difendere i confini della sua nativa CK.
Zima ci aveva riflettuto a lungo: se in quasi cento anni di guerra l'Alleanza dei Regni non era riuscita a sconfiggere la Confederazione dei Regni, perché avrebbe dovuto riuscirci proprio in quel momento? La portata del conflitto le sembrava esagerata. Naturalmente, non poteva sapere se i media dicevano la verità sul fatto che quella guerra fosse terribile, né si sentiva di escluderlo. Ma il suo innato scetticismo le suggeriva: “Tutto ciò va avanti da quasi cento anni... Non mi sorprenderebbe venire a sapere che magari c’è un accordo sommerso tra CK e l'Alleanza! Dopotutto, l'esercito significa tanti posti di lavoro per entrambe le fazioni!”
C’era una ragione per cui Zima pensava questo. Una volta, quando era ancora una bambina, lei e sua madre si erano trovate a passeggiare lungo la Rain Square, la piazza principale della città di Mokoshin. All'improvviso delle persone in abiti sgargianti e con i capelli lunghi si erano parate davanti a loro, correndo come pazzi per la piazza lanciando volantini. Zima, che all’epoca aveva dodici anni, per curiosità prese un volantino e vi lesse: “CK e l'Alleanza sono in combutta! Questo conflitto è fasullo! L'esercito è stato creato apposta! Dopotutto, dà da mangiare a un bel po’ di gente! Anche la carenza di merci è artificiale! I prezzi dei beni di prima necessità sono stati centuplicati deliberatamente a fini politici! Ciò perché tutti devono pensare a sopravvivere e a riporre fiducia illimitata nel potere del Sovrano della Luce Svyatozar! Ma lui non è il figlio di Dio Hors e della Dea della Terra, l'incarnazione dell'intero pianeta Geba! È un uomo come gli altri che ha appreso il segreto della vita eterna!”
Dopo aver letto il volantino, Zima si era spaventata e lo aveva lasciato cadere per terra. Si voltò a guardare sua madre: l’aveva vista mentre leggeva il foglietto? Ma no, sua madre stava guardando rapita le vetrine del Central Capital Store, che era considerato il migliore Centro Commerciale non solo di Mokoshin, ma dell'intera Confederazione. Il Central Capital Store pullulava di merci. Ma, ahimè, i prezzi erano così alti che una semplice bibliotecaria e un autista di camion non potevano permettersi di comprarci un bel niente, lì...
Zima si sentì molto a disagio e strizzò gli occhi al volantino per terra. Come si poteva dubitare del potere del Sovrano della Luce Svyatozar? Dopotutto, era stato lui a unificare i dieci regni in un'unica Confederazione, duecento anni prima! Era il figlio della Dea della Terra, l'incarnazione dell'intero pianeta Geba e il dio del sole Hors! Svyatozar regnava da ben due secoli! Non invecchiava ed era immortale! Aveva permesso un avanzamento drastico nella tecnica, nella medicina, e perfino nella religione! (Solo pochi anni prima la gente adorava le forze astratte della natura!) Aveva creato ospedali e scuole gratuite in tutta la Confederazione! Grazie alle scoperte mediche che aveva favorito, l’aspettativa media di vita della popolazione era notevolmente aumentata!
La Dea della Terra e il Dio Hors erano misericordiosi con lui: le regioni aride della Confederazione si riducevano ai deserti che si trovavano nei quattro regni meridionali: Kara, Aisa, Nisa e Tura. Il resto dei regni durante il regno di Svyatozar non aveva mai subito grandi cataclismi, tipo siccità o incendi boschivi. Non c’erano mai state inondazioni o alluvioni. E la popolazione di CK negli ultimi duecento anni era aumentata di quasi sette volte: da trenta milioni a duecento!
Quindi, com’era possibile dubitare del Governatore della Luce? Dopotutto, la sua essenza divina era confermata dal fatto…che era immortale! O estremamente longevo.
Mentre Zima, ancora turbata, rifletteva, erano arrivate delle guardie e avevano catturato gli scalmanati che stavano ancora riempiendo la piazza di volantini. Non gli avevano fatto del male, ma li avevano caricati sulle auto e se li erano portati via.
“Mamma, chi erano quelle persone?” Zima aveva osato finalmente chiedere alla madre, per capire cosa stesse succedendo.
“Oh, non farci caso! - rispose la donna, come accorgendosi solo in quel momento degli scalmanati intorno a lei e della pioggia di volantini per terra - Sono persone malate di testa. Lasciali perdere e non leggere i loro volantini.”
“Dove li hanno portati, i poliziotti?”
“Alla Centrale di Polizia. Là quei pazzi verranno interrogati e, se verranno giudicati mentalmente instabili, verranno rinchiusi in manicomio per essere curati.”
“Ma da dove vengono?” chiese ancora Zima.
“Ci sono sempre state persone così. A volte apparivano in posti come Rain Square, anche quando ero giovane io. Basta ignorarli! Guarda questa vetrina: che pelliccia stupenda! Peccato che sia così cara...”
La ragazza seguì lo sguardo di sua madre e vide una lunga pelliccia di visone alla moda. Costava diecimila conf (così si chiamava la valuta locale, conf — da «Confederazione). A proposito: lo stipendio medio nel paese era di circa centocinquanta conf al mese. La madre di Zima ne prendeva centoquaranta, perché lo stipendio di una bibliotecaria era abbastanza modesto. Suo padre guadagnava di più: duecento conf. Negli ultimi tempi, il salario di un camionista era leggermente aumentato.
“Potrei comprare una pelliccia ecologica al mercato e ordinare qualcosa di simile da una sartoria! Potrei assemblarlo e ricavarne una pelliccia mille volte più economica…ma comunque non credo che costerebbe meno di trecento conf! Ancora troppo cara... Però, se riesco a procurarmi un cartamodello su una rivista di cucito, o lo faccio io, potrei cucirmela da sola! Potrei aggiungere della pelliccia al mio cappotto e rimodernarlo un po’. Sarebbe ancora più fattibile. Mi terrò entro i settanta conf!” La madre continuava a sognare, guardando la pelliccia.
Zima guardò di nuovo i sobillatori che la Polizia stava trascinando via: erano scomparsi nelle auto. Poi voltò lo sguardo su sua madre, che sembrava più presa dalla sua pelliccia che da quei disgraziati. E si sentì come se qualcosa le si fosse incrinato dentro... Ancora lo ignorava, ma quell’evento avrebbe cambiato la sua vita per sempre...
La sera dello stesso giorno, nel comunicato stampa, che tutti i residenti di CK stavano guardando con speciali lenti di cristallo, le cosiddette cryst-lenses
o semplicemente lenti di cristallo, Zima vide un servizio sui piantagrane della mattina.
Imparò che si chiamavano "hippy", avevano "scarsa responsabilità sociale" e spesso facevano uso di droga. Si professano contrari ad ogni tipo di guerra e minavano le fondamenta della società. E quegli hippy che aveva visto quella mattina disseminare volantini di propaganda sotto la pioggia erano stati internati in manicomio per dei trattamenti coattivi...
... Sono passati quattro anni da allora, ma Zima ricordava bene quel giorno. Nei primi tempi aveva cercato di scacciare quegli avvenimenti dalla mente, di dimenticare quel disgraziato volantino e gli occhi sognanti di sua madre che guardavano estasiati la pelliccia nella vetrina. Per la popolazione media della Confederazione, con quel basso stipendio, acquistare una cosa del genere era pura follia. E sebbene Zima amasse gli animali e aborrisse le pellicce vere, tuttavia poteva comprendere perché tutte le donne le sognavano. Dopotutto, la pelliccia sintetica della Confederazione non era calda, e gli inverni erano molto freddi.
Poiché Zima non era tipo da mentire a se stessa, cominciò involontariamente a riflettere e analizzare quello che le stava succedendo intorno. E a un tratto, senza volere, si trovò a pensare: “Gli hippy sono davvero in errore? O forse hanno ragione?” Chiaramente, c’erano i media, pronti a giurare che CK stava difendendo le sue terre dall'Alleanza. Ma, d’altro canto, quello che dicevano gli hippy aveva senso. Comunque sia, Zima ignorava completamente la verità, e non poteva nemmeno parlarne coi suoi genitori o con sua sorella: non l'avrebbero capita. E dubitare del Sovrano della Luce era un’eresia!
Tuttavia, Zima cominciava a nutrire forti dubbi. La sua anima era sopraffatta dalla confusione. Non poteva confidarsi con nessuno: tutti sapevano che gli hippy erano matti e degenerati. Non si cercavano un lavoro per bene, praticavano l'amore libero e il sesso promiscuo, e i bambini venivano allevati dall’intera comunità. Per di più, si opponevano al concetto della natura divina del Sovrano della Luce. Erano il marcio della società.
Ciclicamente, la Polizia faceva irruzione nelle loro tane, nei villaggi abbandonati in periferia o in luoghi isolati, catturavano ”i folli” e li sottoponevano al trattamento psichiatrico coattivo. Ma il fatto dei volantini nella sua prima giovinezza aveva segnato l’anima di Zima, facendole sorgere dei dubbi. Dubbi inconfessabili, che era costretta a tenersi dentro. Perché, se quei pensieri fossero venuti fuori, nessuno l’avrebbe compresa e sarebbe stata emarginata e condannata dalla società...
A volte Zima se la prendeva con se stessa per quei pensieri distorti. Ma non poteva farci niente: continuava a nutrire dei dubbi, che non sparivano.
Quindi, adesso è chiaro perché ci tenesse tanto a diventare un operatore radio, e per un motivo molto prosaico: il personale militare (che includeva operatori radio, personale medico e altri dipendenti dell'esercito) godeva di molti benefici. Ad esempio, potevano acquistare anche beni di conforto oltre che quelli di prima necessità, e godevano dell’assistenza medica privata.
Alla popolazione civile era precluso l’ingresso a un certo tipo di negozi: lì ci accedeva solo il personale dell’esercito, con apposito documento identificativo.
Ma c’era anche un altro motivo, per cui Zima voleva entrare a far parte dell’esercito: il matrimonio e il parto.
In CK la famiglia era sacra, una buona cosa. In fondo, tutti sono consapevoli che la famiglia è il perno della vita di un individuo, e uno dei suoi valori fondamentali. Tuttavia, in CK spesso questo forte sentimento rasentava il fanatismo. Un uomo celibe e senza figli non aveva possibilità di fare carriera. E una donna nubile e senza figli incontrava spesso enormi difficoltà nel trovarsi un lavoro qualsiasi. Nella società CK, solo una persona con una famiglia sulle spalle era considerata “per bene”.
Pertanto, dopo essersi preso il diploma, e mentre erano ancora impegnati a prendersi la laurea, tutti i ragazzi, chi più chi meno, tendevano a sposarsi e ad avere dei figli. Il che era molto stressante, specialmente per le ragazze, che erano costrette a studiare mentre magari aspettavano un bambino. E dopo il parto, i medici non concedevano mai un lungo periodo di riposo o di congedo. E chiaramente per gli studenti non c’era alcuna agevolazione di questo tipo. I loro figli venivano affidati, già neonati, ai nonni o alle cure di asili nido.
La domanda sorge spontanea: e l’allattamento? Purtroppo, malgrado tutto il sentimento reverenziale per la famiglia, fino a quel momento nessuna struttura e nessun tipo di aiuto era stata realizzata in CK per favorire questo periodo naturale della madre e di suo figlio. Anzi, alle giovani madri era vietato portare i bambini con sé all’università, o anche tirarsi il latte e metterlo in una bottiglia, perché gli atenei erano sprovvisti di frigoriferi o di luoghi adatti per la sua conservazione. Quindi, le povere ragazze erano costrette a farlo durante le ore di intervallo, nei bagni degli istituti.
La sorella maggiore di Zima, Vesna, aveva sposato un bravo ragazzo di nome Vuc poco dopo essersi diplomata. Poi aveva cominciato a frequentare il dipartimento di giornalismo del prestigioso Mokoshin's Institute. Dopo pochi mesi era rimasta incinta e aveva partorito il suo primo figlio, che era stato affidato alle cure di un asilo nido specializzato. Vuc, i suoi genitori e i genitori di Vesna lavoravano. E Zima era ancora una bambina: aveva solo sette anni e andava a scuola. Nessuno poteva occuparsi del neonato.
Zima, come la maggior parte dei bambini CK della sua età, già così piccola era capace di badare a se stessa.Tornava a scuola da sola e portava la chiave di casa appesa al collo.
Si scaldava il pranzo sul fornello a gas e subito dopo faceva i compiti. Non frequentava nessuno, non giocava mai con i suoi amichetti, non si lasciava trascinare da cattive compagnie, e raramente si recava a casa delle sue amiche del cuore, Mira o Vera. Ma ovviamente non poteva prendersi cura del neonato. Soprattutto perché doveva frequentare la scuola, e le lezioni duravano dalle otto e mezza del mattino fino all'una del pomeriggio.
Così Zima, già a quell’età acerba, aveva cominciato a intuire quanto fosse gravoso conciliare lo studio e il lavoro con la cura dei figli. Aveva sentito Vesna lamentarsi più volte di come le dolesse il seno, e di come fosse costretta a tirarsi il latte nei bagni dell’Istituto. E, se non lo faceva, il latte cominciava a colarle sulla pancia.
E aveva toccato con mano quanto fosse difficile anche per il marito di sua sorella: era costretto a studiare online per poter lavorare e dare in qualche modo una mano a sua moglie a tirar su il bambino.
Naturalmente, Vesna e Vuc vivevano coni genitori. Era possibile acquistare un appartamento solo da una cooperativa, ma i prezzi delle case erano altissimi. Per fortuna, l’amministrazione pubblica di CK forniva una casa a tutti i suoi cittadini seri e lavoratori: a patto che questi davvero non potessero permettersela.
E con tutto ciò, il concetto Statale di abitazione comoda era di assegnare ad ogni persona solo 8 mq di spazio personale.
Ad esempio, Zima e i suoi genitori vivevano in un bilocale di 45 metri quadri. In passato, lZima era stata costretta condividere una stanza con sua sorella, con due divani e due armadi, uno per lei e l’altro per Vesna.
I genitori di Vuc vivevano con il figlio in un appartamento di 59 metri quadrati. Il Regno gli aveva assegnato questo appartamento anni addietro come alloggio popolare. Ma all’epoca i nonni di Vuc erano ancora vivi e abitavano con loro.
Poi i nonni erano morti, Vuc aveva sposato Vesna e la coppia aveva avuto il bambino. Secondo gli standard, quell’alloggio era ancora confortevole e giusto per loro.
Ma due anni dopo Vesna era rimasta di nuovo incinta, e così gli era stato assegnato un appartamento tutto loro. Anche perché questa volta Vesna aveva dato alla luce tre gemelli, due maschi e una femmina.
Quindi, adesso sua sorella era rispettata come donna prolifica. Pertanto il Regno di Wend aveva concesso alla giovane coppia un appartamento di ben 70 mq e un certificato di prolificità, che concedeva loro alcuni benefici. Da allora, Vesna aveva potuto acquistare generi alimentari e di conforto fino ad allora preclusi dato che, a causa della penuria di beni, l’acquisto pro capite era molto, molto limitato.
Ma, chiaramente, adesso anche i problemi erano quadruplicati. Zima aveva visto sua sorella “spaccata” tra le sue responsabilità di moglie, di studentessa e di madre di quattro figli.
Quando Vesna era riuscita a laurearsi, con laude in quanto studentessa modello e madre prolifica, era stata immediatamente assunta dal prestigioso quotidiano Mokoshin News. Da allora le sue responsabilità erano notevolmente cresciute, costringendola a dividersi tra famiglia, lavoro e figli.
Vuc, come tutti gli uomini di CK, dopo il diploma era stato arruolato nell'esercito per due anni. Praticamente, era di leva obbligatoria. Ma poi si era iscritto all’università e gli era stato concesso un periodo di pausa. In pratica, se dopo il diploma un maschio non si iscriveva presso un’università pubblica, veniva chiamato alla leva per il servizio militare obbligatorio. Le femmine, invece, prestavano per l’esercito servizio volontario.
Dopo i due anni di leva obbligatoria, si poteva scegliere se entrare in un'accademia militare o lavorare presso un Istituto specialistico. Dopo il suo servizio militare, Vuc aveva scelto di intraprendere la carriera che gli piaceva, ed era diventato fotografo nello stesso giornale dove lavorava sua moglie.
Comunque, non pochi maschi si arruolavano volontariamente nell’esercito. Dopotutto, il servizio militare era un onore. E - cosa non trascurabile - era vantaggioso sotto molti aspetti, anche economici. Il personale militare riceveva regolarmente dei pass per accedere ai negozi speciali. Dove era possibile acquistare beni che altrimenti sarebbero stati preclusi.
... Zima, testimone fin dall’infanzia di ciò che aveva sopportato sua sorella, aveva preso una decisione: non voleva sposarsi subito dopo la scuola ed essere costretta a “dividersi” tra marito, figli e studio (e in seguito lavoro).
Pertanto, sperava di diventare un operatore radio nell'esercito. Per riuscirci, doveva assolutamente frequentare un'accademia militare dopo la scuola. Dopodiché sarebbe passata direttamente nell’esercito, almeno fino ai trent’anni. Senza dimenticare che, chi aveva deciso di fare carriera nell’esercito, godeva di benefici e privilegi importanti, che concedeva alle donne la libertà di non sposarsi e non avere figli fino a quell’età. Le soldatesse ricevevano anche dei contracettivi da parte dello Stato, per evitare di restare incinte.
Tuttavia, dopo i trent'anni, il matrimonio diventava obbligatorio. L'esercito organizzava appositamente delle feste da ballo, in modo che uomini e donne potessero socializzare. Se qualcuno non riusciva a trovare un partner, era la direzione stessa a formare le coppie. E, se si voleva continuare a lavorare per l’esercito, i ragazzi venivano comunque costretti a sposarsi. Nel contempo, l’esercito offriva molti vantaggi alle soldatesse che restavano incinte nei termini e nei tempi giusti. Innanzitutto, il congedo di maternità per le donne militari era di un anno intero, mentre per le civili era di sei mesi. Poi, forniva alle sue soldatesse ottime cliniche e ospedali militari per tutte le fasi della gravidanza fino al parto, nonché ottimi asili nido, dove era anche possibile lasciare il bambino per tutta la settimana di lavoro e portarselo a casa nei weekend, come una pensione. E se si era costretti a lasciarlo anche nei fine settimana, i bimbi venivano accuditi da apposito personale ”volontario forzato”. In quanto, com’è risaputo, i militari non hanno un orario di lavoro regolare. Tuttavia, una volta cresciuti, i figli dei soldati frequentavano scuole pubbliche, al pari dei loro coetanei.
Chiaramente, i militari avevano libero accesso ai depositi dell’esercito, grazie ai loro pass. Dove potevano trovare ogni genere alimentare e di conforto.
Zima mal tollerava l’eventualità di doversi sposare un giorno con un uomo scelto da altri e che magari non amava. Lei aveva già qualcuno nel suo cuore. Ma per ora, il matrimonio era fuori questione. Zima non poteva nemmeno confidare a nessuno i suoi sentimenti...Malgrado ciò i vantaggi nel servire l’esercito erano nettamente superiori agli svantaggi.
“Almeno potrò andare nei negozi speciali, che sono tanti. E fino ai trent'anni nessuno mi assillerà con i figli e il matrimonio - pensava - E se sposerò un militare, come soldatessa avrò un congedo di maternità per un anno intero. Non dovrò estrarmi il latte in nessuna toilette. E mio figlio potrà frequentare un ottimo asilo...”
Zima uscì dal bagno e andò a fare colazione: torta di cavolo e menta fermentata al posto del the.
“Grazie a mia nonna per averci inviato le tisane dal villaggio!” pensò. Dopotutto, la menta era pur sempre meglio di niente! Con quella penuria cronica di merci, benché nessuno potesse dire di morire di fame, si sentiva la mancanza di generi di conforto. A volte perfino la carta igienica era difficile da trovare.
Per fortuna, la nonna paterna di Zima viveva in un villaggio in periferia di una piccola città, relativamente vicina al confine con il Regno di Kunin, uno dei paesi dell'Alleanza.
Le terre da quelle parti erano abbastanza fertili e la nonna coltivava vari ortaggi e frutta nel suo giardino: patate dolci, mele, cetrioli, carote, menta, aneto, prezzemolo, ecc. Preparava delle conserve di ortaggi e frutta, marmellate e cose del genere. Era anche capace di essiccare le erbe per fare le tisane. Inoltre sapeva raccogliere le erbe commestibili nel bosco e riconoscere i funghi mangerecci, che poi metteva in salamoia. Aveva anche delle galline ovaiole. E quando il figlio con la sua famiglia andava a trovarla, la nonna gli regalava sempre tisane, conserve fatte in casa, patate dolci e uova. Era per questo che la famigliola di Zima resisteva abbastanza bene, in quei tempi di crisi.
I genitori di Vuc (il marito di Vesna) invece non avevano parenti nel villaggio. Ma a Vesna, in quanto madre di molti figli, il Regno aveva donato una casa sperduta in un piccolo villaggio, con un po’ di terra.
Ovviamente né Vesna né suo marito avevano tempo di coltivarla, perché lavoravano entrambi. Così i genitori di Vuc che, in quanto operai avevano la settimana corta, ci andavano tutti i weekend per curarle e coltivare l’orto.
In primavera, ci piantavano ogni sorta di ortaggi e frutta. In estate, durante le ferie, ci andavano con tutti i loro nipotini. E in autunno facevano delle conserve con i prodotti della terra che non erano riusciti a consumare.
... Zima mangiò la torta con appetito. Poi guardò l'orologio: era ora di andare a scuola. Lavò velocemente i piatti e corse in camera sua a prendere la valigetta. Una vecchia, ma solida grande valigetta in pelle che le aveva regalato da Vesna: era quella che lei usava quando era una studentessa. Era un po' vecchia, ma ancora in buone condizioni. Vesna era sempre stata una persona ordinata, che si prendeva cura delle sue cose.
Dopo aver preso la valigetta, Zima si recò in corridoio e poi uscì di casa con sua madre: avrebbero fatto un po’ di strada assieme. Poi la mamma si sarebbe diretta verso la biblioteca presso cui lavorava e Zima avrebbe proseguito per la casa della sua amica del cuore, Vera. Entrambe le ragazze sarebbero andate poi a prendere la loro amica comune Mira, e infine si sarebbero recate tutte insieme a scuola.
Ecco che Zima esce di casa con la mamma. Sia lei che la madre indossano giacche leggere. perché fa molto caldo..
Nel tirare fuori le giacche dall’armadio, prima di uscire di casa, la mamma aveva lanciato una triste occhiata in direzione della sua grigia pelliccia ecologica, e aveva fatto un gran sospiro.
La donna aveva cucito da sola quella pelliccia circa quattro anni prima, poco dopo quel fatidico giorno in cui Zima aveva fatto conoscenza con gli hippy e i loro volantini “da non leggere”. Quel giorno lei aveva posato lo sguardo sognante su quella meravigliosa pelliccia di visone che non si sarebbe mai potuta permettere. Così aveva acquistato il materiale necessario per realizzarne una in economia, e se ne era fatta una su misura. A dire il vero, la pelliccia era venuta molto bene.
La donna aveva preso spunto da un modello adocchiato su una rivista di cucito, la "Confederation Fashion". Dopo avergli apportato le dovute modifiche, adattandolo al materiale che aveva a disposizione in modo da farlo assomigliare alla lussuosa pelliccia della vetrina, si era messa al lavoro.
La donna era solita usare una vecchia ma solida macchina per cucire meccanica prodotta nel Regno di Seltsam. Una di quelle poche cose che non veniva né della Confederazione né dall'Alleanza.
Il regno di Seltsam era governato da una persona molto eccentrica, il Kaiser Wilhelm o, come lo chiamavano in molti, “l'artista pazzo”, un soprannome ormai noto a tutti.
Il motivo per cui Wilhelm era stato chiamato così era perché dipingeva degli strani quadri. E lo faceva anche durante le riunioni di Stato con i suoi ministri. Cosa ancora più bizzarra, il Kaiser dipingeva nudo pretendendo che anche i suoi ministri si spogliassero, per non perdere l’ispirazione. E sulla scia del suo estro dipingeva ministri nudi sullo sfondo di rose e amorini, o anche di golem meccanici o mitragliatrici. Inoltre, per suo stesso ordine, una grande sala del palazzo reale era stata adibita a mostra permanente dei suoi dipinti. Così tutti i cortigiani avrebbero potuto deliziarsi senza sosta delle pazze creazioni del loro Kaiser...
Il Regno di Seltsam faceva parte delle isole occidentali, dove una volta esisteva il continente che, a seguito del movimento attivo delle placche tettoniche, si era alla fine frantumato. Seltsam non entrava mai nelle questioni interne degli altri regni…almeno ufficialmente. In realtà, forniva a tutti segretamente armi e MeG, malgrado i suoi Golem meccanici non fossero raffinati come quelli della Confederazione o dell’Alleanza. Ma molti Stati preferivano acquistare da Seltsam piuttosto che da altri.
Pertanto, quando scoppiava una nuova guerra, Seltsam faceva affari d’oro: dopotutto, si trattava di vendere delle armi! E si sussurrava che, al fine di incrementare i suoi guadagni, Seltsam stesse prendendo accordi segreti con diversi paesi del Continente meridionale, molto al di là del mare.
Malgrado ciò, la Confederazione dei Regni faceva volentieri affari con il piccolo Stato del Kaiser folle, rifornendosi di veicoli blindati e molto altro per le sue guerre. Chiaramente, uno Stato così piccolo non poteva soddisfare tutte le esigenze di una Confederazione di dieci regni. Inoltre, in basse alle rigide disposizioni di legge di CK, non era possibile acquistare da un paese straniero più del venti per cento delle merci di cui si necessitava per il mercato interno.
... Quindi era dal piccolo Stato di Seltsam che la madre di Zima aveva acquistato quella macchina per cucire. Ma funzionava ancora benissimo, e la donna era riuscita a tirarci fuori proprio una bella pelliccia sintetica.
Ne aveva molta cura, la lavava regolarmente, la teneva pulita e la pettinava per mantenerla perfetta. In quei tempi di crisi c’erano ancora molte donne che si giravano a guardarla con invidia, quando la mamma di Zima la indossava. Ma la donna sognava ancora la pelliccia lussuosa della vetrina. Non capiva perché ne sentisse così fortemente il bisogno, ma la desiderava davvero. Pet renderla più calda e simile al modello originale, la madre di Zima aveva anche realizzato una fodera nella sua creazione, ma la sua creativitò le si era rivoltata contro, perché indicava un certo status sociale e una parvenza di ricchezza che purtroppo non corrispondevano alla realtà.
Zima, notando la tristezza della madre, cercò di scuoterla dai suoi cupi pensieri.
“Mamma, andiamo! Altrimenti faremo tardi!” le disse.
“Sì, figlia, andiamo!” sorrise la donna, chiudendo finalmente l'armadio.
E mamma e figlia uscirono di casa.
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