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Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino
Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino
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Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino

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A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece tristo e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:

– Non sei ancora finito di fare, e gi? cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!

E si rasciug? una lacrima.

Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sent? arrivarsi un calcio sulla punta del naso.

– Me lo merito! – disse allora fra sе. – Dovevo pensarci prima! Oramai ? tardi!

Poi prese il burattino sotto le braccia e lo pos? in terra, per farlo camminare.

Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l’altro.

Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominci? a camminare da sе e a correre per la stanza; finchе, infilata la porta di casa, salt? nella strada e si dette a scappare.

E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perchе quel birichino di Pinocchio andava a salti, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.

– Piglialo! piglialo! – urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva.

Alla fine capit? un carabiniere il quale, si piant? coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll’animo risoluto[12 - coll’animo risoluto – с решительным видом] di fermarlo e d’impedire il caso di maggiori disgrazie.

Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere, che barricava tutta la strada, s’ingegn? di passargli, per sorpresa, framezzo alle gambe, e invece fece fiasco.

Il carabiniere lo acciuff? per il naso e lo riconsegn? nelle proprie mani di Geppetto; il quale voleva dargli subito una buona tiratina d’orecchi. Ma figuratevi come rimase quando non gli riusc? di poterli trovare: e sapete perchе? perchе si era dimenticato di farglieli.

Allora lo prese per la collottola, e gli disse tentennando minacciosamente il capo:

– Andiamo subito a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti[13 - faremo i nostri conti – мы с тобой рассчитаемся / я с тобой поквитаюсь]!

Pinocchio, a questa antifona, si butt? per terra, e non volle pi? camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi l? dintorno e a far capannello[14 - far capannello – столпиться].

Chi ne diceva una, chi un’altra[15 - Chi ne diceva una, chi un’altra – кто говорил одно, кто говорил другое].

– Povero burattino! – dicevano alcuni – ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo piccherebbe quell’omaccio di Geppetto!..

E gli altri soggiungevano:

– Quel Geppetto pare un galantuomo! ma ? un vero tiranno coi ragazzi!

Insomma, il carabiniere rimesse in libert? Pinocchio, e condusse in prigione quel pover’uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole l? per l?[16 - l? per l? – сразу / сейчас же] per difendersi, piangeva come un vitellino, e nell’avviarsi verso il carcere, balbettava:

– Sciagurato figliolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!..

Quello che accadde dopo, ? una storia cos? strana da non potersi quasi credere, e ve la racconter? in quest’altri capitoli.

4. La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa pi? di loro

Vi dir? dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio se la dava a gambe gi? attraverso ai campi, per far pi? presto a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d’acqua, tale e quale[17 - tale e quale – ни дать ни взять] come avrebbe potuto fare un capretto inseguito dai cacciatori.

Giunto dinanzi a casa, trov? l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entr? dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gett? a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.

Ma quella contentezza dur? poco, perchе sent? nella stanza qualcuno che fece:

– Cr?-cr?-cr?!

– Chi ? che mi chiama? – disse Pinocchio tutto impaurito.

– Sono io!

Pinocchio si volt?, e vide un grosso grillo che saliva lentamente per il muro.

– Dimmi, Grillo, e tu chi sei?

– Io sono il Grillo-parlante, e abito in questa stanza da pi? di cent’anni.

– Oggi per? questa stanza ? mia, – disse il burattino – e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito.

– Io non me ne ander? di qui, – rispose il Grillo – se prima non ti avr? detto una gran verit?.

– Dimmela e spicciati.

– Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, e che abbandonano capricciosamente la casa paterna. Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.

– Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perchе se rimango qui, avverr? a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire[18 - vale a dire – то есть / значит] mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccher? a studiare; e io di studiare non ne ho punto voglia.

– Povero grullerello! Ma non sai che diventerai da grande un bellissimo somaro?

– Chetati, Grillaccio del mal’augurio! – grid? Pinocchio.

Ma il Grillo invece di aversi a male di questa impertinenza, continu? con lo stesso tono di voce:

– E se non ti garba di andare a scuola, perchе non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?

– Vuoi che te lo dica? – replic? Pinocchio, che cominciava a perdere la pazienza. – Fra i mestieri del mondo non ce n’? che uno solo[19 - ce n’? che uno solo – из них только одно] che veramente mi vada a genio[20 - mi vada a genio – мне нравится].

– E questo mestiere sarebbe?

– Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo.

– Per tua regola – disse il Grillo-parlante con la sua solita calma – tutti quelli che fanno codesto mestiere, finiscono quasi sempre allo spedale o in prigione.

– Bada, Grillaccio del mal’augurio!..

– Povero Pinocchio! mi fai proprio compassione!..

– Perchе ti faccio compassione?

– Perchе sei un burattino e, quel che ? peggio, perchе hai la testa di legno.

A queste ultime parole, Pinocchio salt? su tutt’infuriato e preso di sul banco un martello di legno, lo scagli? contro il Grillo-parlante.

Forse non credeva nemmeno di colpirlo; ma lo colse per l’appunto nel capo, tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare cr?-cr?-cr?, e poi rimase l? stecchito e appiccicato alla parete.

5. Pinocchio ha fame e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul pi? bello, la frittata gli vola via dalla finestra

Intanto cominci? a farsi notte[21 - Intanto cominci? a farsi notte – тем временем наступила ночь], e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiato nulla, sent? un’uggiolina allo stomaco.

Ma l’appetito nei ragazzi cammina presto, e dopo pochi minuti, l’appetito divent? fame, e la fame si convert? in una fame da lupi.

Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c’era una pentola che bolliva, e fece l’atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro: ma la pentola era dipinta sul muro. Immaginatevi come rest?. Il suo naso, che era gi? lungo, gli divent? pi? lungo almeno quattro dita.

Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po’ di pane, magari un po’ di pan secco, un crosterello, un po’ di polenta muffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia, insomma qualche cosa da masticare: ma non trov? nulla, proprio nulla.

E intanto la fame cresceva: e il povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare, e faceva degli sbadigli cos? lunghi, che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi..

Allora piangendo, diceva:

– Il Grillo-parlante aveva ragione. Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa… Oh! che brutta malattia ? la fame!

Quand’ecco che gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco, che somigliava a un uovo di gallina. Era un uovo davvero.

La gioia del burattino ? impossibile descriverla. Si rigirava quest’uovo fra le mani, e lo toccava e lo baciava, e baciandolo diceva:

– E ora come dovr? cuocerlo? Ne far? una frittata!.. No, ? meglio cuocerlo nel piatto!.. O non sarebbe pi? saporito se lo friggessi in padella? No, la pi? lesta di tutte ? di cuocerlo nel piatto o nel tegamino: ho troppo voglia di mangiarmelo!

Detto fatto, pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa: messe nel tegamino, invece d’olio o di burro, un po’ d’acqua: e quando l’acqua principi? a fumare, tac!.. spezz? il guscio dell’uovo.

Ma invece della chiara e del torlo scapp? fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale facendo una bella riverenza disse:

– Mille grazie, signor Pinocchio, d’avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio! Arrivedella, stia bene e tanti saluti a casa!

Ci? detto, distese le ali, e se ne vol? via.

Il povero burattino rimase l?, come incantato, cogli occhi fissi, colla bocca aperta e coi gusci dell’uovo in mano. Riavutosi, peraltro, dal primo sbigottimento, cominci? a piangere, e piangendo diceva:

– Eppure il Grillo-parlante aveva ragione! Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di fame! Oh! che brutta malattia ? la fame!..

E perchе il corpo gli seguitava a brontolare pi? che mai[22 - pi? che mai – более чем когда-либо / еще больше], e non sapeva come fare a chetarlo, pens? di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino, nella speranza di trovare qualche persona caritatevole, che gli facesse l’elemosina di un po’ di pane.

6. Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati

Per l’appunto[23 - Per l’appunto – как раз] era una notte d’inferno. Tonava forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco, e un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna.

Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era pi? forte della paura: motivo per cui accost? l’uscio di casa, e presa la carriera, in un centinaio di salti arriv? fino al paese, con la lingua fuori e con il fiato grosso.

Ma trov? tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse. Pareva il paese dei morti.

Allora Pinocchio si attacc? al campanello d’una casa, e cominci? a sonare a distesa, dicendo dentro di sе:

– Qualcuno si affaccer?.

Difatti si affacci? un vecchino, col berretto da notte in capo, il quale grid? tutto stizzito:

– Che cosa volete a quest’ora?

– Che mi fareste il piacere di darmi un po’ di pane?

– Aspettami cost? che torno subito, – rispose il vecchino, credendo di avere da fare con qualcuno di quei ragazzacci che si divertono di notte a sonare i campanelli delle case, per molestare la gente per bene[24 - per bene – добропорядочный].

Dopo mezzo minuto la finestra si riapr?, e la voce del solito vecchino grid? a Pinocchio:

– Fatti sotto e para il cappello.

Pinocchio si lev? subito il suo cappelluccio; ma mentre faceva l’atto di pararlo, sent? pioversi addosso un’enorme catinella d’acqua che lo annaffi? tutto dalla testa ai piedi, come se fosse un vaso di geranio appassito.

Torn? a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame: e perchе non aveva pi? forza da reggersi ritto, si pose a sedere, appoggiando i piedi fradici sopra un caldano pieno di brace accesa.

E l? si addorment?; e nel dormire, i piedi che erano di legno gli presero fuoco, e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere.

E Pinocchio seguitava a dormire e a russare, come se i suoi piedi fossero quelli d’un altro. Finalmente sul far del giorno[25 - sul far del giorno – рано утром] si svegli?, perchе qualcuno aveva bussato alla porta.

– Chi ?? – domand? sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.

– Sono io! – rispose una voce.

Quella voce era la voce di Geppetto.

7. Geppetto torna a casa, e d? al burattino la colazione che il pover’uomo aveva portata per sе

Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non s’era ancora avvisto dei piedi che gli si erano tutti bruciati: per cui appena sent? la voce di suo padre, schizz? gi? dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento.

– Aprimi! – intanto gridava Geppetto.

– Babbo mio, non posso – rispondeva il burattino piangendo.

– Perchе non puoi?

– Perchе mi hanno mangiato i piedi.

– E chi te li ha mangiati?

– Il gatto – disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle zampe davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno.

– Aprimi, ti dico! – ripet? Geppetto – se no, quando vengo in casa, il gatto te lo do io!

– Non posso star ritto, credetelo. Oh! povero me! povero me, che mi toccher? a camminare coi ginocchi per tutta la vita!..

Geppetto arrampicatosi su per il muro, entr? in casa dalla finestra.