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Tante ore ad ascoltare le clienti, a guardare i loro volti allo specchio per vedere se stavo facendo un taglio perfetto, per indovinare facilmente se pi? tardi avrebbero avuto una buona o cattiva giornata non appena entravano dalla porta.
Poi la mia sensibilit? aument? e potevo gi? sapere senza che mi dicessero qualcosa, se avevano litigato con il marito o con il figlio, se avevano un nuovo amore o se erano state lasciate.
Tanto che tra le colleghe mi conoscevano come la piccola strega ed ero io che mi prendevo cura di alcune clienti, che, pur avendo dei bei capelli, volevano che mi occupassi di loro e quindi ne approfittavano per raccontarmi le loro storie.
Poi a poco a poco acquisii quell’abilit? anche per strada, anche se non ho mai chiesto alla gente se quello che vedevo in loro fosse vero.
Nonostante ci?, mi fece molto piacere scoprire che funzionava ancora, perchе ero riuscita a scoprire di questa ragazzina che avevo incontrato in ascensore e che poi mi ha confermato.
A dire la verit?, all’inizio non potevo aspettarmi che potesse esserlo qualcuno cos? giovane, ma l’avevo visto cos? chiaramente, sono sinceramente felice per lei.
Con la gioia nel mio corpo continuai a camminare con il mio cane, concentrata sui miei pensieri, quando fin? di correre un po’ e fare i suoi bisogni lo legai di nuovo e salimmo fino all’appartamento. Questo, nonostante fosse piccolo, era abbastanza grande, anche se a volte avevo voglia di trasferirmi e lasciare quel posto, pensavo fosse pi? per vigliaccheria che per necessit?.
Sapevo che in qualsiasi altro posto sarei stata meglio di dove mi trovavo, ma sapevo anche che mi sarebbe mancato cos? tanto che non avrei voluto vivere lontano da l?.
Era la casa che avevamo quando ci sposammo, l’unica in cui abbiamo vissuto da quando lasciai la casa dei miei genitori, e desideravo sempre viaggiare e conoscere il mondo prima di sposarmi, studiare e avere un buon lavoro erano i miei obiettivi nella vita, ma le circostanze dominavano ed erano molto diverse da come volevo che fossero.
Un giorno un brav’uomo mi si avvicin? all’uscita della messa, mi disse che mi stava osservando e che voleva incontrare i miei genitori. Che, sebbene sembrasse insolito, non mi preoccupava, quindi glielo presentai, dopo essersi presentato, disse che era interessato a me e chiese il permesso di parlarmi.
Fu una grande gioia per me, perchе anche se avevo fantasticato molto e flirtato con un altro ragazzo, nessun uomo mi aveva mai considerata come una donna da sposare.
I miei genitori, inizialmente sospettosi di vederlo troppo giovane, gli chiesero dei suoi studi e della sua famiglia. Lui, come potе, usc? da quella bolgia e lo fece abbastanza bene, dato che gli fu dato il permesso di vedermi.
Per una relazione erano anni difficili, non come ora che per vedersi basta uscire, dovevamo essere accompagnati da un parente o amico, in modo da non rimanere da soli e comportarci bene.
Ma dopo esserci visti in due o tre occasioni, trovammo un modo per incontrarci da soli, fu quando lui port? un membro della sua famiglia e io un’amica come accompagnatori e subito andarono d’accordo, tanto che un giorno gli dicemmo,
«Se volete, vi diamo del tempo per stare da soli mentre noi andiamo.»
E fu cos? che riuscimmo ad avere i nostri primi momenti da soli, a proposito, la mia amica e suo marito sono felicemente sposati, anche se non li sento da molto tempo, perchе si sono trasferiti in un’altra citt?, ma l’ultima volta che li abbiamo visti, avevano avuto due bellissimi bambini.
Andai in cucina per cenare, la verit? ? che non avevo quasi mai fame, nonostante ci? ogni giorno dovevo sforzarmi, perchе in pi? di un’occasione ero stata ricoverata a causa dell’anemia.
Cenai guardando la TV, poi accesi un po’ la radio, che, anche se non l’ascoltavo molto, perchе non ero interessata a quello che diceva, mi faceva solo compagnia.
Anche se non potevo parlare e rispondere al presentatore radiofonico come se fosse presente, era bello sentire una voce umana in quella casa.
Molti furono gli anni che condividemmo l? dentro e anche la sofferenza, alcuni amiche mi dicevano che era come un mausoleo, poichе lo tenevo come quando mio marito era in vita, ma quello che non loro non sapevano ? che io in qualche modo lo aspettavo ancora.
Dopo l’incidente stradale e la successiva riabilitazione, mio marito fu colpito da una commozione cerebrale, di tanto in tanto aveva dei vuoti di memoria, come dicono i medici, e non ricordava il passato, ma la cosa pi? grave fu quando i vuoti iniziarono nel presente, dimenticando dove si trovava o con chi era.
Fu molto difficile, perchе era una lotta quotidiana perchе si ricordasse di me, rinnovare il nostro amore, con qualcuno che a malapena mi riconosceva.
Soffrii molto in silenzio, ringraziando Dio per la fortuna di averlo al mio fianco nonostante la sua malattia, ma un giorno non torn?. Un fine settimana quando stavamo per mangiare usc? dalla porta e io non seppi nulla di lui, poche ore dopo chiamai i suoi amici e nessuno seppe dove potesse essere e preoccupata chiamai la polizia, gli ospedali e tutti i che mi vennero in mente ma nessuno aveva sue notizie.
Un giorno senza di lui, poi una settimana, un mese, un anno e da allora la mia vita ? stata cos?, aspettando che tornasse, sperando che dicesse «tesoro, sono a casa.»
Con il tempo mi abituai a stare da sola, fino a quando un’amica mi regal? un cucciolo, era cos? piccolo e tanto carino che non potei rifiutare e cos? mi presi cura di lui come il bambino che non avevamo mai avuto desiderando che mio marito lo vedesse se mai fosse tornato.
La verit? ? che non mi sentivo triste, quella fase della mia vita era gi? passata, ora ero abbastanza calma, piena di vitalit?, non so perchе quella ragazza mi aveva riempito di amore, penso che fosse quello, quello che lei stessa provava per suo figlio era ci? che mi aveva trasmesso.
Spensi la radio e andai a riposare con un gran sorriso sul viso, la verit? ? che era la migliore fine della giornata che avessi avuto da molti anni e con quel sorriso mi addormentai.
CAPITOLO 2. IL SECONDO GIORNO
Sapevo che mi restavano solo due giorni prima di lasciare la citt? e che ieri avevo fatto ben poco, solo salire su un autobus e percorrere le strade per conoscere il luogo.
Ora mi rimaneva la parte pi? difficile, toccare il maggior numero di persone possibili, prima di andarmene, in modo che gli effetti sulle persone si diffondessero come se fosse un virus, ma questa volta si trattava di un virus positivo, un virus della felicit?.
Sapevo che la mia missione era importante, e che il tempo giocava a mio sfavore, cos? lasciai il motel e andai alla fermata dell’autobus, dopo aver aspettato a lungo seduto, pass? un operaio che camminava con un pneumatico e mi disse,
«State aspettando invano, non avete sentito parlare della manifestazione? L’intero centro ? stato chiuso, nessun veicolo passer? di qui oggi, ? meglio rimanere a casa.»
Mi sembrava incredibile, non so perchе ogni volta che andavo in una citt?, per una ragione o per l’altra, sembrava che le circostanze si alleassero per rendere difficile il mio lavoro.
Ricordo ancora quando in una citt? ci fu la simulazione di uno tsunami, era una citt? costiera molto tranquilla dove c’era poca o nessuna possibilit? che una tale situazione si verificasse, ma per la prima volta nella storia della citt?, scelsero il giorno che ero l? per la simulazione.
Come quando ci fu un incendio nella parte vecchia della citt? e buona parte dell’arteria principale venne chiusa al traffico, per paura che le fiamme si diffondessero tra gli edifici in legno circostanti.
C’era quasi sempre una ragione comprensibile, ma inaspettata, come se a qualcuno non piacesse il lavoro che facevo, o come quella volta che arriv? un gruppo di motociclisti, come se fosse un pellegrinaggio, e distrussero l’intera citt?.
Personalmente, non mi importava se c’erano molte persone, perchе rendeva il mio compito pi? facile, in quanto ampliava gli effetti prima, ma purtroppo non potevo toccare nessuno di loro perchе in sella alle motociclette.
Allora non posso iniziare il mio compito, che come un pezzo di domino si trasmette uno dopo l’altro, e pi? persone si incontrano, pi? si infettano.
Avevo solo bisogno di toccare qualcuno che volontariamente accettasse il mio regalo, ed era tutto fatto, perchе quella persona avrebbe trasmesso la sua felicit? a tutti quelli che incontrava e che si avvicinavano a lui a meno di un metro di distanza. Mi sorprese il fatto che riuscissi a raggiungere le persone, ma sapendo che il mio destino era camminare, iniziai a farlo fino a quando sentii,
«Non fate cos? — disse l’uomo, lasciando cadere la gomma a terra —. Se avete tanta fretta, tutto quello che dovete fare ? dirmelo, e io vi porter? l?.»
«Lo fareste?» gli chiesi con stupore.
«Certo, per questo che esistono le persone di buona volont?, per aiutarsi a vicenda quando ce n’? bisogno, aspettate un momento.»
Detto questo, percorse una stradina, e dopo un po’ torn? con un’auto piuttosto vecchia, che stava cadendo a pezzi. L’uomo apr? la portiera del passeggero dall’interno e disse,
«Scusate per il mio catorcio, lo sto riparando a poco a poco, ma non preoccupatevi che tra qualche anno sar? come nuovo.»
«Spero che non vada troppo veloce» dissi scherzosamente.
«Non preoccupatevi che non supera i quaranta, se no fuma e non si vede nulla, a proposito, dove siete diretto?»
«Sto cercando una chiesa aperta, ne conosce qualcuna?»
«Brutta storia, tutte quelle che conoscono sono coinvolte nella manifestazione, tutte… tranne una. ? vecchia e piccola, ma ? la mia preferita, si trova in una zona che non frequento da parecchio tempo. Sapete l? ci sono nato, e in quella chiesa mi hanno battezzato. Non ho fatto il resto dei sacramenti, ma Dio non lo scoprir?, vero?» Chiese scherzosamente.
«Si suppone che sia dovunque,» gli risposi senza ridere.
«Beh, s?, ma credete che si accorger? di un umile carrozziere la cui unica ambizione ? riparare un’auto sgangherata?»
«Un brav’uomo,» puntualizz?.
«Bene, potete fare quello che volete, ma come vi ho detto, la chiesa non fa per me.»
«Non dovete scusarvi, ci siamo sentiti tutti feriti o traditi quando i piani non vanno come ci aspettiamo.»
«S?, effettivamente, non sapete nulla.»
«Chi ? stato?» chiesi con trepidazione.
«Cio??»
«Di chi sentite dolore per la sua perdita?»
«Non so se sia dolore, a volte penso che sia rabbia o impotenza,» disse l’uomo, stringendo forte il volante.
«Ma Dio non ? da biasimare per questo, lascia semplicemente fare alle sue creature, non sceglie il momento.»
«Non va bene per me, ho pregato tantissimo, gli ho persino chiesto di prendermi e lasciare il mio amore con me. Non ci diede neanche il tempo di sposarci, sebbene lo volessi.»
«Perchе non l’avete fatto?»
«Ella entr? in coma, dopo un aumento della pressione, era diabetica e nessuno ce lo aveva detto. Era una giornata calda, ricordo ancora oggi che l’aria sembrava incandescente. Avevamo le finestre della casa aperte, stavamo aspettando la visita dei suoi genitori, ai quali volevo chiedere la sua mano.
Ella volle venire prima per preparare tutto per fare una buona impressione su di loro. And? a fare la spesa e quel giorno l’ascensore non funzionava, quindi dovette salire i piani a piedi.
Arrivata a casa, lasci? le cose in cucina, mi baci? e mi disse che avrebbe preso un momento, che aveva bisogno di riposare.
Rimasi a preparare delle tartine e a mettere la spesa in frigorifero, e quando finii, preparai la tavola per il pranzo, e nel soggiorno che era abbastanza piccolo per guardare la TV, dove i miei suoceri si sedevano, misi dei vassoi con degli snack.
Era tutto pronto, e mi sorprese che mia moglie non fosse tornata, perchе ? cos? che la consideravo anche se non avevamo formalizzato il rapporto. Andai in camera da letto e vidi che dormiva tranquillamente, usc? e la lasciai ancora un po’, fino a quando i suoi genitori non citofonarono.
Gli aprii,e sapendo che ci sarebbe voluto molto tempo per salire perchе l’ascensore non funzionava, colsi l’occasione per chiamarla, per prepararla, ma lei non reag?.
«Dai tesoro, che devi alzarti, che arriveranno da un momento all’altro» dissi, mettendole fretta.
Ma sembrava che dormisse profondamente, cos? mi avvicinai a lei e con un bacio provai a svegliarla, ma non si mosse, quindi la scossi dolcemente, nulla da fare. Ci? che mi preoccupava di pi? era il suo respiro che non cambiava, sembrava molto flebile.
Mi allarmai e iniziai a scuoterla pi? forte, spaventato telefonai a un’ambulanza, e successivamente il medico mi disse che era in coma.
Non capivo come fosse successo, le dissi che era una ragazza in buona salute, che faceva attivit? fisica di tanto in tanto e che mangiava di tutto.»
«Questo non ? il problema, ? che il suo corpo non funzionava bene e non ha mai ricevuto delle cure,» disse il medico.
«Ma non sapevamo nulla, almeno non me l’aveva mai detto.»
«Accade molto frequentemente, i disturbi delle malattie sono talvolta mascherati, adattando il ritmo della vita alle possibilit? di ciascuno, e quindi senza forzare sembra che tutto vada bene.»
«Quindi, stava gi? male da molto tempo?»
«Non posso dirlo con certezza, ma penso di s?.»
«E perchе ? successo?» Chiesi insistendo.
«Sapete se stamattina ha fatto colazione?»
Chiese ai suoi genitori che mi avevano accompagnato e che, come me, erano spaventati a morte, e mi dissero che quella mattina non avevo assaggiato nulla, nemmeno a mezzogiorno, dicendo di non aver fame per il nervosismo. Il dottore prima che avessi il tempo di chiederglielo mi disse.
«Questa pu? essere una causa.»
«E l’ascensore?» Disse suo padre.
«Quale ascensore?» Chiese il dottore.
«Oggi non funzionava, viviamo all’ottavo piano e lei ? dovuta salire a piedi con la spesa.»
Il dottore abbass? la testa e disse,
«Non mi sorprenderei se quello che ? successo fosse la combinazione di questi due o pi? fattori.»
«E adesso?» Domandai.
«Ora bisogna aspettare, le abbiamo dato le cure, con un po’ di fortuna il suo corpo si riprender?.»
«Nessun effetto collaterale?» Chiese il padre.
«Questo non possiamo ancora saperlo ? molto presto, dobbiamo ancora fare degli esami e vi informeremo dei risultati.»
And? cos?, in quel momento mi sentii molto in colpa per non averle dedicato tutta la mia attenzione quando arriv? carica con la spesa, se le avessi dato un bicchiere d’acqua, ora starebbe bene o sarebbe bastato semplicemente cambiare il giorno dell’appuntamento con un altro dove l’ascensore non era rotto, sarebbe stato meglio. E riguardo al cibo, perchе non aveva mangiato.
Ne avevamo gi? parlato, e i suoi genitori erano d’accordo, era solo una formalit? incontrarci e mangiare dei pasticcini, e poi, perchе non aveva mangiato, non mi disse di essere nervosa, e di non sentirsi bene quando arriv??
Ci pensai molte volte, ma soprattutto all’idea di volerla sposare ad ogni costo. Sapevo che non era il momento migliore per parlare con i suoi genitori dell’argomento, ma pensavo che potesse aiutarla a riprendersi.
Avevo sentito parlare di persone che erano uscite dal coma, dopo aver ascoltato la canzone del loro cantante preferito, o quando una persona cara parlava con loro, forse, se ci fossimo sposati, e avesse sentito le parole del prete, avrebbe reagito, anche solo per dire:“S?, lo voglio.”
L’idea sembrava assurda, ma non riuscivo a togliermela dalla testa. Mi avvicinai a suo padre e gli dissi quanto fosse emozionata per il nostro fidanzamento e che le sarebbe piaciuto sposarsi presto.
L’uomo cominci? a piangere non appena l’accennai, quindi preferii non dire nulla. Chiesi a un’infermiera, dov’era una cappella. Ci andai e mi sedetti, era una piccola stanza, dove c’erano alcune panchine per pregare.
E cos? feci, e pregai per lei, e offrii la mia vita in cambio e tutto ci? che avevo o potevo fare. Quando mi tranquillizzai e approfittando del momento in cui il prete entrava, gli raccontai la situazione e quello che avevo pensato e questi mi disse,
«Figlio, non sar? possibile, mentre ? in quello stato, non ? arbitro della sua volont?, quindi non posso sposarti.»
«Ma… e se ci? la salvasse?»
«Se non d? il suo consenso, non c’? validit? davanti a Dio.» Detto questo prese una cosa e usc? dal luogo.
Ero un po’ arrabbiato con il sacerdote per avermi negato ci? che pi? desideravo, e nella mia preghiera chiesi di nuovo la stessa cosa, aggiungendo che mi permettesse di sposare la persona amata, ma non ricevetti alcuna risposta.