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Luna Calante
Luna Calante
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Luna Calante

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Rhetta sospirò. La sua benedetta madre amante del beige, col grembiule allacciato stretto, perennemente malata.

"Pensavo che non ti piacesse aderire alle usanze degli esseri lunari," disse Jordan.

In genere lei non lo faceva. Preferiva i modi umani di muoversi nel mondo invece di quelli aggressivi, superstiziosi e arretrati dei suoi antenati licantropi.

"Non mi importa in che modo facciamo le cose. Rhetta, i miei sentimenti per te non cambieranno in una notte." Jordan fece cenno di volerle prendere le mani e lei gliele porse. "Ma voglio andarmene sapendo che sarai mia moglie. Voglio dire a mia madre che ho trovato la donna con cui ho intenzione di passare il resto della mia vita."

Rhetta si spostò indietro sulla sedia, tirando Jordan in avanti, dato che lui le teneva ancora le mani. Non aveva mai saputo che quell'uomo fosse così romantico. E la cosa non le piaceva.

Guardò di nuovo fuori dalla finestra. Lui aveva ragione. Aveva coltivato quella relazione per quasi un anno. Aveva addestrato e preparato Jordan meglio del previsto. Ed erano arrivati all'esatto risultato che lei aveva accuratamente costruito.

Dopo tre anni da vedova, Rhetta era pronta ad accoppiarsi di nuovo. Doveva essere una moglie, avere una sua famiglia, una sua casa, le sue regole. Aveva trascorso molto più tempo di quanto avrebbe voluto in casa di sua madre dalla morte di suo marito.

Jordan aveva una piccola casa che sarebbe stata adatta ai suoi scopi. Prima si sarebbero fidanzati ufficialmente, prima lei avrebbe potuto trasferirsi e iniziare a ordinare nuovi mobili. Se avesse fatto aspettare Jordan per la proposta, sarebbe passato un mese intero, e poi avrebbero avuto bisogno di almeno altri due mesi per pianificare la cerimonia in coincidenza con la luna piena.

Avrebbe potuto essere fuori da casa di sua madre in un mese se avesse accettato la sua proposta con una sola notte di anticipo.

"Ok," disse lei.

"Ok... cosa?"

"Ok, puoi chiedermelo ora."

I lineamenti di Jordan si rilassarono mentre lasciava uscire un respiro e allungava la mano con la scatola aperta. "Rhetta, vuoi..."

"Aspetta!"

Jordan allontanò di scatto le mani e la scatola verso il suo lato del tavolo.

"Devi metterti in ginocchio."

"Sono confuso." Jordan si accigliò di nuovo. "Questo è il modo umano. Pensavo che ora lo facessimo alla maniera dei lupi."

"No, se lo facessimo alla maniera dei lupi tu mi avresti presa con forza fuori sotto la luna e mi avresti morso il collo. Tu sei metà lupo e metà umano. Quindi, ci incontreremo a metà strada." Lei lo guardò con autorevolezza. "Mettiti in ginocchio."

"Ma il pavimento è sporco."

Lei gli passò uno dei tovaglioli. Che non avrebbero comunque usato durante la cena.

Jordan sospirò, ma prese il tovagliolo e lo posò sul pavimento appiccicoso. Ormai avevano attirato su di loro sguardi interessati. Jordan alzò gli occhi verso i curiosi e il suo viso impallidì.

Rhetta non era una che amava l'attenzione, ma erano già a metà di quella scena. Se si fossero fermati in quel momento, avrebbero attirato più attenzione e Jordan si sarebbe vergognato. Rhetta non poteva permetterlo. Non quando quello che voleva era a soli trenta giorni di distanza.

"Continua," gli disse.

Jordan sussultò. Aprì la scatola. Dentro c'era un piccolo anello di diamanti. Non brillava molto, ma non era neanche troppo opaco.

"Rhetta Veracruz, vuoi farmi l'onore di essere la mia compagna e mia moglie per il resto dei miei giorni?"

"Non dovresti dire giorni. I lupi si accoppiano di notte. Prova ancora."

Jordan prese un altro respiro. "Rhetta Veracruz, mi faresti l'onore di essere la mia compagna e mia moglie per il resto delle mie notti?"

"Sì, Jordan. Sì, sarò la tua compagna. Sì, sarò tua moglie."

Gli applausi esplosero intorno a loro. Jordan le fece scivolare l'anello sul dito. Lei si chinò e lo abbracciò. Fu un po' imbarazzante vista la loro differenza di altezza. Il tovagliolo sotto il ginocchio di Jordan scivolò facendolo cadere in avanti verso di lei. Ma lui si raddrizzò prima che la sedia di Rhetta cadesse in terra.

Jordan si alzò e le diede un casto bacio sul lato della guancia. Alcuni commensali maschi si alzarono per stringergli la mano. Le mani di Jordan furono inghiottite dai maschi per lo più umani riuniti al tavolo. Riprese il suo posto proprio quando arrivò il loro ordine.

"Hai fatto molto bene, Jordan," disse Rhetta mentre prendeva il coltello e la forchetta puliti dalle mani di Lance. Non erano immacolati, ma quantomeno non erano nemmeno impataccati. Era abbastanza soddisfatta degli eventi della notte da decidere di rischiare con le posate.

"C'era un'altra cosa di cui volevo parlarti," disse Jordan. "Come sai, domani vado fuori città a trovare mia madre."

Rhetta era contenta di avere in bocca un pezzo di pollo. Jordan era sempre fuori città a trovare sua madre. La donna era tornata a vivere in un insediamento umano dopo che il padre lunare di Jordan era morto diversi anni prima. I viaggi di Jordan sacrificavano molto del loro tempo insieme. Ma Rhetta avrebbe cambiato quella situazione una volta che le cose fossero diventate ufficiali tra loro.

"C'è qualcosa che non ti ho detto, Rhetta."

Lo sguardo di Rhetta si posò su quello di Jordan. Si vantava di sapere tutto di quell'uomo con cui aveva deciso di passare una bella vita comoda. Non aveva idea di quello che lui stava per dirle, e non le piacevano le sorprese.

"Ho un fratello."

Rhetta inclinò la testa di lato a quell’informazione. Era una novità. Sapeva della madre di Jordan, ma non aveva chiesto di eventuali fratelli. Solo la presenza di sua madre e i suoi continui bisogni le erano bastati.

"È il mio fratellastro; il figlio di mio padre. Ci siamo allontanati negli ultimi anni a causa del cattivo sangue che scorreva tra noi. Voglio che venga al matrimonio. Ma non vuole parlare con me. Credo che però parlerebbe con la mia futura sposa."

"Vuoi che parli con tuo fratello, anche se vi siete allontanati? Non posso viaggiare fuori città in questo momento, Jordan."

"Vive in città."

Rhetta appoggiò le posate a quella nuova informazione. "Com'è possibile? Usciamo insieme da tutto questo tempo e non l'abbiamo mai incontrato?"

In realtà non era così improbabile come lo faceva sembrare. C'erano alcune famiglie in campagna che non venivano mai in città. La madre di Rhetta odiava farlo, preferendo vagare per i campi e i vigneti come la creatura selvaggia che era.

"Mio fratello, Rory, è il proprietario della macelleria su Main Street," le spiegò Jordan.

"La macelleria? Quella dove le donne si mettono in fila sui tacchi per avere le loro bistecche?"

Aveva sentito parlare dello splendido macellaio di Main Street. Rhetta non aveva mai visitato il negozio da quando viveva in una fattoria sostenibile. E non aveva alcun interesse per un uomo per cui le donne sbavavano e litigavano.

"Cos'è successo tra voi due?" gli chiese.

"Sono sciocchezze.” Disse Jordan in modo evasivo. "Ma lui non mi perdonerà. Per favore, voglio che lo inviti al matrimonio. Fallo accettare e poi potremo cominciare a ricucire i rapporti. Lo farai per me?"

Capitolo Due

La sveglia di Rory suonò indicando l'arrivo di un nuovo giorno. Fuori dalla finestra del secondo piano, sentì gli usignoli cinguettare in coro. I grilli facevano vibrare le loro zampette posteriori in cerca di una compagna.

Con un solo occhio aperto, scrutò fuori dalla finestra per vedere la luna nel cielo. La presenza della divinità celeste influenzava gli istinti di base degli abitanti della terra. Rory allungò la mano e colpì ripetutamente la sveglia, finché il suo stridore cessò. Il rumore mise a tacere gli uccelli sul davanzale. Lo sfregamento dei grilli cessò mentre probabilmente si allontanavano.

Seguì il silenzio, ma i raggi luminosi della luna non si affievolirono. Nel profondo del suo cuore, Rory voleva maledire la Dea. Sapeva, però, che le sue maledizioni sarebbero cadute nel vuoto. La Dea non si preoccupava di ascoltare le sue preghiere da molti anni.

Rory si girò su un fianco e si alzò. Fece oscillare una gamba fuori dal letto. Poi, usando entrambe le mani, sollevò l'altra dal materasso e la portò sul pavimento. Con un sollevamento e una spinta, mise il suo grosso corpo in posizione verticale fino a stare in piedi. Mentre si alzava perse l’equilibrio, ma allungò la mano verso la parete laterale per stabilizzarsi.

Un'imprecazione gli sfuggì dalle labbra.

Fece un passo sulla gamba buona. Ma quella zoppa era rigida, e vacillò. Imperterrito, Rory fece un altro passo e ottenne lo stesso risultato. Allungò la mano per prendere il suo bastone. Appoggiando il peso su di esso, riuscì a raggiungere l’armadio.

Sbirciando all'interno, cercò il suo guardaroba quotidiano: jeans strappati e una maglietta. Si infilò l'ultima parte della sua uniforme, il grembiule, e se lo legò intorno alla vita. In meno di un'ora sarebbe stato coperto di sangue e budella.

Passando davanti allo specchio, si passò le mani tra i capelli spettinati. Nel frattempo, i suoi occhi cercavano di non soffermarsi troppo sul riflesso allo specchio. Non ci riuscirono.

Una bestia selvaggia lo fissava nel riflesso. I suoi occhi scuri erano resi ancora più neri dalle borse sotto di essi. I suoi capelli arruffati e lunghi non riuscivano comunque a coprire quell’immagine, anche se le lunghe ciocche ci provavano. Rory premette i palmi delle mani sulle guance dove cresceva la sua barba incolta nel tentativo di lisciarla, ma quella sfuggiva al tentativo, uscendo in ogni direzione. Rinunciò, allontanandosi dallo specchio e dirigendosi al piano di sotto.

Nel lavandino c'era un blocco di ghiaccio dove lingue grandi come i suoi piedi si erano scongelate durante il giorno mentre lui dormiva. Due carcasse fresche erano state consegnate e appese al centro della sua area di lavoro. Rory prese la sega e iniziò a lavorare sui quarti posteriori della carcassa.

Quel manzo era stato ben allevato, ben nutrito e ben curato dalla prima all'ultima sua ora. Rory avrebbe onorato una creatura così ben fatta mentre la tagliava a pezzi.

Il suono della carne e dei tendini che venivano strappati riempì la stanza. Il rumore del metallo che colpiva le ossa gli ronzava nelle orecchie; era il suo suono preferito. Rory separò i quarti posteriori dai fianchi, dalle costole e dagli stinchi. Ben presto, il primo manzo fu smembrato e messo nel banco all’entrata del negozio.

Tornando nel retrobottega, prese una lama da quindici centimetri e cominciò a lavorare per tagliare i filetti per i suoi clienti. Fece scivolare la lama lungo la parte larga della carne, tirando il tessuto e tagliando lungo la venatura.

Le piccole cicatrici e i cheloidi che aveva su tutte le mani e le dita si flettevano e sembravano avvicinarsi mentre lavorava. Le ferite e le cicatrici da battaglia erano il risultato di anni di caccia e macellazione. Aveva imparato tutto quello che sapeva da suo padre; l'arte della caccia e la sua abilità con la lama. Il talento era nella linea di sangue dei Garcia. Anche se l'abilità aveva decisamente saltato alcuni membri della sua famiglia.

Rory si scosse. Non passava un giorno senza che pensasse a suo fratello, la ragione per cui era ridotto così in quel momento. Cioè solo, nel retro di una macelleria, con un piede maciullato. Non era più fuori nei boschi, ad annusare una preda da portare a casa per nutrire il corpo caldo della donna che amava. Infilò il coltello in profondità nella carcassa e sentì un rantolo acuto.

Si voltò per vedere Shelly, la sua assistente al banco nella macelleria. I capelli lisci le scivolavano lungo i lati del viso rotondo. Aveva le sembianze di un gufo: occhi grandi, naso lungo e una bocca minuscola con labbra così sottili da sembrare una sola linea. Shelly aveva anche l'abitudine di vestirsi con dei volant che ricordavano a Rory le piume di un uccello. Si spaventava facilmente e, quando il suo corpo tremava, sembrava che avesse le piume arruffate.

"Sì?" chiese Rory.

Sapeva che il suo tono era burbero, ma sapeva anche che Shelly aveva un debole per lui. Manteneva un atteggiamento acido per scoraggiarla. Non era difficile; i suoi giorni erano tutti amari dall'incidente che lo aveva lasciato mezzo uomo.

Quando Shelly non rispose, si voltò di nuovo verso di lei. Guardando più da vicino la donna, si accigliò. C'erano macchie rosse sul suo viso e occhiaie intorno agli occhi.

"Sei stata coinvolta in una rissa?" chiese.

"No." Il suo tono era indignato, ma poi le sue labbra sottili si incurvarono in quello che Rory immaginò fosse un sorriso. "Mi sono rifatta il trucco. Un po' di fard sulle guance per darmi una sana luminosità e l'eyeliner per far risaltare i miei occhi. Ti piace?"

"Sembra che ti sia trovata nel bel mezzo di una scazzottata," le rispose. "E che tu abbia avuto la peggio."

Shelly si infastidì. Le sue guance si afflosciarono e la sua bocca si spalancò, il che riportò il suo aspetto a quello che sembrava avere normalmente.

Rory si voltò verso la carcassa fresca e preparò la sua lama. "Qualche ordine speciale?"

Shelly tirò fuori il blocco che usava per prendere gli ordini al bancone. La maggior parte dei macellai stavano nel davanti del locale per offrire un miglior servizio al cliente. Erano lì per rispondere alle loro domande e dare suggerimenti.

Rory non aveva la pazienza o il contegno per farlo. Nemmeno prima che l'incidente avesse rallentato i suoi movimenti e smorzato il suo spirito. Preferiva tagliare la carne, caricare le casse con i tagli preferiti e prendere le richieste per qualsiasi altra cosa.

La maggior parte dei suoi clienti ordinava tagli di costata, straccetti e filetti. C'era sempre richiesta di filet mignon. Ma alcuni clienti erano un po' smaliziati, andando controcorrente e offrendo a Rory la possibilità di flettere la sua mannaia ordinando un particolare taglio del collo, una lombata e uno spinacino.

"June Collinson ti chiede di "denudare" completamente i suoi tagli." Il tono di Shelly diventava più scontroso a ogni ordinazione. “Clary Bignam ti chiede di "lasciare l'osso" nella sua carne. Tracy Alman chiede che leghi il suo ordine di carne 'molto stretto'."

Rory si mise al lavoro per soddisfare le richieste. Non prestò attenzione alle strambe osservazioni. Non era stupido. Sapeva che quelle donne - lupe, umane e fae - erano tutte interessate a dargli un morso. Le donne gli erano sempre andate dietro. Era un lupo alfa, dopo tutto.

Solo che non gli interessava più essere preso.

C'era solo una donna a cui aveva dato la caccia. Solo una donna a cui aveva voluto offrire la sua carne. L'aveva avuta tra i suoi artigli, ma dopo essere stato ferito, lei lo aveva respinto. Quello gli aveva fatto più male della ferita al piede.

Rory non poteva nemmeno vantarsi di essere stato ferito da un orso o da un leone di montagna mentre era a caccia. Sebbene quello avesse fatto al momento dell'incidente, la bestia che lo aveva abbattuto era stato il suo debole e vile imbecille fratellino.

Rory guardò la carcassa che stava affettando per scoprire che aveva rovinato il taglio. Sospirò. Almeno era meglio che tagliare un pezzo di Jordan. Leggermente meglio.

Alzò lo sguardo al suono del trambusto del pomeriggio. Le donne umane erano in fila, appena uscite dal loro lavoro giornaliero e venute al negozio per l'ingrediente principale dei loro pasti serali.

La maggior parte delle donne non stava guardando i tagli proposti. Le loro teste erano piegate verso il retro per dare un'occhiata a lui. A parte gli sguardi, sapeva che l'idea della sua ferita non faceva che suscitare il loro interesse. A molte di esse piaceva credere che sarebbero state loro ad avere il tocco giusto per guarire l'animale ferito che era in lui.

Rory non era ferito. Rory era ferino. E così non prestava attenzione agli occhi desiderosi, truccati e carichi di mascara che lo cercavano. Come ogni lupo respinto, il suo cuore era rimasto con la donna che sapeva essere la sua unica vera compagna.

E così si rimise al lavoro, ignorando il dolore al piede e quello al cuore. Il campanello sopra la porta suonò di nuovo. Non fu lo squillo a catturare l'attenzione di Rory, ma la richiesta che risuonò un attimo dopo.

"Mi dispiace, signora, ma non può andare là dietro."

Rory sentì la voce di Shelly avvicinarsi, stridente come al solito. Alzò lo sguardo e notò che sembrava essere più alta perché lei era avvicinata maggiormente a lui .

Shelly cercò di riparare il suo piccolo corpo quando un'altra donna le girò attorno. Quella donna sembrava più vecchia. Ma probabilmente non era così vecchia come appariva. Il modo in cui si vestiva, il modo in cui si atteggiava, la faceva sembrare così. Era una di quelle donne che sembrava non curarsi del suo aspetto e che si vestiva per nascondere la sua sensualità. Una di quelle intellettuali che pensavano che il cervello fosse più importante della bellezza.

"Scusami," disse la donna.

Rory sapeva che stava parlando con lui. Non era interessato a qualsiasi cosa lei stesse vendendo. Sapeva che il modo migliore per liberarsi dei visitatori indesiderati era semplicemente ignorarli.

"Scusami," ripeté lei. "Sei Rory?"

Rory tenne la testa bassa. Tagliò la carne, grossolanamente, in modo che il sangue schizzasse. Ma quella donna non dedico neanche uno sguardo alle interiora sparse.

"Se vuole ordinare qualcosa, parli con me." Shelly cercò di intromettersi tra Rory e quella nuova donna. "Solo io parlo con lui."

"Non sono qui per la carne. Mi chiamo Rhetta. Sono la fidanzata di tuo fratello."

La mano di Rory era stata pronta a colpire la carcassa. Invece, il suo sguardo si alzò per incontrare quello della donna e il suo coltello si schiantò a terra.

Capitolo Tre

Rhetta aveva vissuto tutta la vita nella Valle di Sonora. Andava spesso in città per curare e addestrare i cani della comunità di umani che viveva lì, prima che arrivasse un veterinario in città. I mutaforma non sentivano il bisogno di portare gli animali selvatici nelle loro case come animali domestici. Gli unici animali che entravano in casa finivano in cucina e venivano cotti con qualche condimento.

Gli umani si erano fatti strada nella Valle di Sonora negli ultimi anni. Portavano con sé animali al guinzaglio e avevano bisogno di aiuto per la cura dei loro animali domestici. Quando Jordan Garcia aveva aperto la sua clinica veterinaria due anni prima, Rhetta aveva iniziato a lavorare con lui durante il giorno come consulente. E poi, man mano che si erano conosciuti meglio, lei aveva iniziato a frequentarlo di notte sulla base di un interesse più personale.

La macelleria esisteva da poco di più. Dato che quello era stato un paese di lupi per così tanto tempo, non c'era stato nemmeno bisogno di un macellaio. Almeno fino a quando gli umani si erano trasferiti e avevano avuto bisogno di aiuto per selezionare i tagli scelti delle loro carni.

Rhetta era passata davanti alla macelleria molte volte, ma essendo cresciuta in una fattoria, non aveva avuto occasione di entrarci. Soprattutto non quando aveva visto tutte le donne umane, vestite come se stessero andando a una Festa della Luna a fine giornata, in fila fuori dalla porta. In quel momento, all'interno del negozio per la prima volta, ne capiva il motivo.