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Branchi
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Maschen ignorò l'amicizia che nascondeva una sottile richiesta di informazioni. “Caffè, Joe, e lo voglio nero.” Tirò fuori delle monetine dalla tasca e le sbatté sul bancone. L'inserviente comprese l'umore dello sceriffo e procedette a versargli in silenzio una tazza di caffè.

Maschen cominciò a bere il suo caffè a grandi sorsate. Tra una e l'altra passò lunghi momenti a osservare intensamente la parete di fronte a lui. Gli sembrava di ricordare di aver incontrato la signora Stoneham —non riusciva a ricordare il suo nome di battesimo— una o due volte a qualche festa o a qualche cena. Ricordava di aver pensato a lei in quel periodo come una delle poche donne che aveva trasformato la sua mezza età imminente in un vantaggio più che in un problema , riuscendo a coltivare una certa grazia matura. Gli era sembrata una bella persona, e gli dispiaceva molto che fosse morta.

Ma era ancora più dispiaciuto che fosse accaduto alla moglie di Wesley Stoneham. Questo avrebbe causato un sacco di complicazioni. Stoneham era un uomo che aveva scoperto la sua importanza e stava aspettando che il mondo la riconoscesse. Non solo era ricco, faceva anche pesare il suo denaro in termini di influenza. Conosceva tutte le persone giuste. E la maggior parte di loro gli dovevano dei favori di un tipo o di un altro. Girava la voce che fosse in lizza per il posto nel Consiglio che Chottman avrebbe lasciato entro pochi giorni. Se qualcuno piaceva a Stoneham, le porte si aprivano come per magia; nel caso, invece, non gli fosse andato a genio, gli sarebbero state tutte chiuse in faccia.

Maschen era in polizia da trentasette anni, ed era sceriffo da undici. Avrebbe partecipato alla campagna per la rielezione l’anno successivo. Forse sarebbe stato saggio rimanere dalla parte di Stoneham, qualunque essa fosse. Non conosceva ancora molti dettagli del caso, ma la sua ulcera gli stava già annunciando che sarebbe stato uno disgustoso. Mormorò qualcosa tra sé sul destino del poliziotto.

“Mi scusi, sceriffo?” chiese Joe.

“Niente,” ringhiò Maschen. Finì il suo caffè in un sorso, sbatté la tazza sul bancone e uscì dalla tavola calda.

Tornato nel suo ufficio, la relazione lo stava aspettando sulla sua scrivania proprio come aveva richiesto. Non c’era molto. C’era stata una chiamata alle 3 e 07 del mattino in cui si riferiva di un omicidio. Il chiamante era il signor Wesley Stoneham, che telefonava dalla residenza del signor Abraham Whyte. Stoneham aveva riferito che sua moglie era stata uccisa da uno o più sconosciuti mentre era da sola nel loro cottage sul mare. Stoneham era arrivato sulla scena del delitto all’incirca alle due e trenta e aveva scoperto il corpo ma, visto che i fili del telefono del cottage erano stati tagliati, aveva dovuto andare a telefonare dal vicino. Una macchina era stata inviata sul posto per investigare.

Il signor Stoneham aveva incontrato l’agente investigativo sulla porta del cottage. All’interno, il vice aveva trovato il corpo momentaneamente identificato come quello della moglie di Stoneham, legato mani e piedi, la gola squarciata, gli occhi rimossi, e il petto e le braccia fatte a pezzi in modo brutale. C’era la possibilità di una violenza sessuale visto che la regione pubica era stata completamente aperta. Macchie sul volto e sulla gola indicavano un possibile strangolamento, ma non c’erano altri segni di lotta di alcun tipo all’interno del cottage. Vicino al corpo giaceva un coltello da cucina che apparentemente era stato usato per compiere il massacro. Era stato preso da un set di utensili appesi sulla parete. Il tappeto era macchiato di sangue, presumibilmente della vittima, e col sangue era stato scritto un messaggio sulla parete: “Morte ai Porci.” Il mozzicone schiacciato di una sigaretta che era stata fumata solo parzialmente era sul pavimento, e un fiammifero di carta usato era in uno dei portacenere. La camera da letto non sembrava essere stata toccata.

Maschen mise giù il rapporto, chiuse gli occhi e si sfregò le palpebre con le nocche. Non poteva essere un semplice omicidio con stupro, vero? Questo aveva tutte le caratteristiche di una vendetta psicotica, del tipo che attirava grande pubblicità. Rilesse la descrizione del corpo e tremò. Aveva visto episodi molto sanguinosi nel corso dei suoi trentasette anni in polizia, ma nessuno violento come questo. Pensò che questo caso non gli sarebbe piaciuto per nulla. Era intimorito dall’idea di andare sul luogo e vedere il corpo di persona. Sapeva, però, che doveva farlo. In un caso come questo, con un sacco di pubblicità—e con Stoneham a controllarlo—avrebbe dovuto condurre le indagini personalmente. La contea di San Marcos non era abbastanza grande per permettersi—o richiedere— una squadra omicidi a tempo pieno.

Premette il pulsante dell’interfono. “Tom?”

“Sì, signore?”

“Chiamami Acker alla radio.” Fece un respiro profondo e si alzò dalla sedia. Dovette soffocare uno sbadiglio mentre usciva dalla porta e scendeva le scale verso la scrivania all’ingresso.

“Ce l’ho, signore,” disse il giovane vice porgendo con la mano il microfono della radio allo sceriffo.

“Grazie.”Prese il microfono e premette il pulsante di trasmissione. “Eccomi.”

“Acker a rapporto, signore. Sono ancora al cottage di Stoneham. Il signor Stoneham è tornato alla sua casa di San Marcos per cercare di dormire un po’. Ho il suo indirizzo—”

“Non serve, Harry. Ce l’ho da qualche parte. C’è stato qualche nuovo sviluppo da quando hai fatto il tuo primo rapporto?”

“Ho controllato il terreno intorno al cottage alla ricerca di possibili impronte, ma penso che non siamo fortunati, signore. Non ha piovuto per mesi, lo sa, e il terreno qui è terribilmente secco e asciutto. In gran parte è formato da roccia coperta da un lieve strato di terra e ghiaia. Non son riuscito a trovare nulla.”

“Che mi dici delle auto? C’erano tracce di pneumatici?”

“L’auto della signora Stoneham è parcheggiata vicino al cottage. Ci sono due tracce di pneumatici dell’auto di Stoneham e una della mia. Ma il killer non avrebbe dovuto per forza venire in auto. Ci sono parecchi posti a breve distanza di facile cammino da qui.”

“Una persona che tuttavia doveva conoscere la zona piuttosto bene se non voleva perdersi nel buio, non credi?”

“Probabilmente sì, signore.”

“Harry, in via ufficiosa, cosa ne pensi di questa faccenda?”

La voce all’altro capo si fermò per un momento. “Beh, a dirle la verità, signore, questa è la cosa più ripugnante che abbia mai visto. Per poco non ho vomitato quando ho visto cosa era stato fatto al corpo di quella povera donna. Non ci poteva essere stata nessuna ragione perché il killer facesse quello che ha fatto. Direi che abbiamo a che fare con un malato di mente pericoloso.”

“Va tutto bene, Harry,” lo confortò Maschen. “Aspetta lì. Vado a prendere Simpson e verremo a sostituirti. Chiudo.” Spense l’interruttore della radio e restituì il microfono a Whitmore.

Simpson era il vice meglio addestrato sugli aspetti scientifici della criminologia. Ogni volta che accadeva un caso più complesso dell’ordinario, il dipartimento tendeva ad affidarsi a lui più che a chiunque degli altri membri. Di solito, Simpson non sarebbe venuto al lavoro prima delle dieci, ma Maschen lo aveva chiamato, informandolo dell'urgenza della situazione, e dicendogli che sarebbe passato a prenderlo. Prese il kit per le impronte e una macchina fotografica del vice e le portò nella sua auto, poi guidò verso la casa di Simpson.

Il vice lo stava aspettando nella veranda della sua casa in qualche modo segnata dalle intemperie. Insieme Simpson e lo sceriffo si diressero verso il cottage di Stoneham. Parlarono pochissimo durante il tragitto; Simpson era un uomo magro, molto tranquillo che di solito teneva per sé la sua intelligenza, mentre lo sceriffo ne aveva più che abbastanza da pensare nel considerare i diversi aspetti del crimine.

Quando arrivarono, Maschen congedò Acker e gli disse di andare a casa e cercare di riposare un po'. Simpson si dedicò senza far rumore ai suoi compiti, fotografando prima la stanza e poi il corpo da tutte le angolazioni, poi raccogliendo piccoli reperti, qualunque cosa fosse in giro, in piccoli sacchetti di plastica, e alla fine dedicandosi alla raccolta delle impronte digitali. Maschen chiamò un’ambulanza, poi si sedette e si mise a guardare il suo vice lavorare. Si sentiva in un certo senso inutile. Simpson era uno dei meglio addestrati per questo lavoro, e c'era poco che lo sceriffo potesse aggiungere alla bravura del suo vice. Forse, pensò amaramente Maschen, dopo tutto questo tempo mi trovo realmente destinato a essere un burocrate e non un poliziotto. Si chiese se non poteva essere un triste resoconto della sua vita.

Simpson terminò il suo lavoro quasi simultaneamente all’arrivo dell’ambulanza. Quando il corpo della signora Stoneham fu portato via verso l'obitorio, Maschen chiuse a chiave il cottage e, insieme a Simpson, ritornarono verso la città. Erano quasi le otto e trenta, e lo stomaco di Maschen stava cominciando a ricordargli che tutto quello che aveva avuto come colazione era solo una tazza di caffè.

“Cosa ne pensi dell’omicidio?” chiese all’impassibile Simpson.

“È insolito.”

“Beh, sì, questo è ovvio. Nessuna persona normale... lascia che mi corregga, nessun killer normale ridurrebbe un corpo in quel modo.”

“Non è quello che intendevo. L’omicidio è stato fatto prima.”

“Cosa intendi?”

“L'omicida prima ha ucciso la donna, poi l'ha legata.”

Maschen tolse per un attimo gli occhi dalla strada per guardare il suo vice. “Come lo sai?”

“Non c’era nessuna interruzione nella circolazione quando le mani sono state legate e quei nodi erano terribilmente stretti. Inoltre, il cuore aveva smesso di pompare sangue prima che fossero fatti. Era stata uccisa prima che fossero fatti quei tagli sul suo corpo, altrimenti sarebbe schizzato fuori molto più sangue.”

“In altre parole non si tratta del tipico sadico che lega una ragazza, la tortura e poi la uccide. Mi stai dicendo che quest’uomo prima l’ha uccisa, poi l'ha legata e l'ha smembrata?”

“Sì.”

“Ma tutto questo non ha alcun senso.”

“Per questo ho detto che è insolito.”

Percorsero il resto del tragitto in silenzio, ognuno ripensando per conto proprio alle inusuali circostanze del caso.

Quando furono di ritorno alla stazione, Simpson si diresse immediatamente verso il piccolo laboratorio per esaminare i reperti. Maschen aveva cominciato a salire le scale del suo ufficio quando Carroll, la sua segretaria, gli venne incontro a metà strada. “Faccia attenzione,” gli sussurrò. “C’è una squadra di reporter pronti a tenderle un’imboscata lassù.”

Come si riuniscono velocemente gli avvoltoi, pensò Maschen. Mi chiedo se qualcuno li ha informati, o se riescono solamente a sentire l’odore della morte e del sensazionalismo e arrivano di corsa. In realtà non se li era aspettati così presto, e non si era preparato nulla da dire. Il suo stomaco gli stava facendo presente con insistenza che non aveva mangiato nulla di solido nelle ultime quattordici ore. Si chiese se avrebbe fatto ancora in tempo a sgattaiolare via per una veloce colazione prima di affrontarli.

Non ce ne fu. Una faccia sconosciuta apparve alla fine delle scale. “Ecco lo sceriffo,” disse l’uomo. Maschen sospirò e proseguì a salire le scale dietro a Carroll. Lo aveva saputo che non sarebbe stato un buon giorno.

Fu ancora più sorpreso quando raggiunse la cima delle scale e si guardò intorno. Si era aspettato una manciata di reporter da un paio dei giornali della contea. Invece la stanza era stipata di gente, e l'unico che fu in grado di riconoscere fu Dave Grailly del San Marcos Clarion. Tutti gli altri erano degli sconosciuti. E non c'erano solo persone, c'erano anche varie attrezzature. Videocamere, microfoni e altro equipaggiamento per le trasmissioni erano disposte con attenzione, con le sigle delle tre reti nazionali principali così come delle stazioni locali delle zone di Los Angeles e San Francisco. Fu sopraffatto dal pensiero che questo caso stava attirando molta più pubblicità di quanto si attendesse.

Nell’istante in cui apparve, iniziò un forte brusio visto che venti diverse persone cominciarono a porre venti diverse domande allo stesso tempo. Disorientato, Maschen riuscì solo a restare lì in piedi per un momento di fronte al fuoco di fila delle domande, ma alla fine riacquistò il suo autocontrollo. Si diresse nella zona dove avevano allestito i microfoni e annunciò, “Signori, se avete un attimo di pazienza, rilascerò una dichiarazione fra pochi minuti. Carroll, prenda il suo blocco stenografico e venga con me in ufficio”

Si recò nel suo ufficio e chiuse la porta, appoggiandovisi contro. Chiuse gli occhi, cercando di regolare il suo respiro e di calmare i suoi nervi. Gli eventi si stavano accumulando troppo in fretta per lui. Era solo lo sceriffo di una piccola contea, abituato a un ritmo rilassato e a un’atmosfera tranquilla. All’improvviso il mondo sembrava aver perso il controllo, sconvolgendo il monotono tran tran a cui era abituato. Di nuovo gli passò per la mente il pensiero che forse non doveva fare il poliziotto. Ci dovevano essere centinaia di altri lavori al mondo meglio pagati e meno faticosi.

Sentì bussare alla porta dietro di lui. Si spostò e l’aprì. Carroll entrò con il blocco in mano. Maschen all’improvviso si rese conto di non avere la più pallida idea di cosa dire. Ogni parola sarebbe stata di estrema importanza perché stava parlando non solo a Dave Grailly del Clarion, ma ai network televisivi, il che potenzialmente significava a ogni singola persona degli Stati Uniti. La sua bocca si seccò all’improvviso per la paura del palcoscenico.

Alla fine decise di attenersi ai fatti come li conosceva e di lasciare che i giornali traessero le proprie conclusioni; lo avrebbero fatto comunque. Camminò avanti e indietro per la stanza dettando alla segretaria e fermandosi di frequente per farle rileggere quando aveva detto e correggere alcune frasi che sembravano scorrette. Quando ebbe terminato, glielo fece rileggere ad alta voce due volte, solo per essere sicuro della sua accuratezza. Quindi la mandò a batterlo a macchina.

Mentre Carroll lo stava facendo, si sedette dietro la scrivania e cercò con la forza di volontà di far smettere le sue mani di tremare. Il pensiero di non essere adatto al suo lavoro non gli usciva dalla testa. Era stato un buon poliziotto trent’anni prima, ma allora le cose erano molto più semplici. Il tempo lo aveva superato in modo permanente lasciandolo indietro con solo una parvenza di realtà? L’unica ragione per cui era stato in grado di aver successo come sceriffo era perché non era successo nulla di impegnativo in quella piccola contea costiera? E, ora che alla fine il presente sembrava voler presentargli il conto, sarebbe stato in grado di affrontarlo come avrebbe dovuto?

Carroll entrò con una copia battuta a macchina e una copia carbone per avere la sua approvazione prima di produrre i duplicati. Maschen lo esaminò con molta attenzione, prendendosi un notevole lasso di tempo per leggere l’intero documento. Quando non poté più posporre l’inevitabile, la firmò con le sue iniziali e restituì la copia carbone per farne le copie. Dopo essersi schiarito parecchie volte la gola, uscì dal suo ufficio.

Fu salutato da una serie di flash che lo accecarono temporaneamente mentre cercava di raggiungere i microfoni. Procedette a tentoni fino a quando li trovò. “Ho una dichiarazione ufficiale da farvi,” disse. Guardò il foglio di carta che aveva tra le mani e fu a malapena in grado di vedere le parole a causa di tutti i puntini blu che sembravano non volersene andare dai suoi occhi. Con esitazione, riuscì a procedere col suo discorso. Descrisse le circostanze del ritrovamento del corpo e lo stato piuttosto orribile del corpo stesso. Menzionò la frase scritta sulla parete, ma non parlò dell’ipotesi di Simpson riguardante le fasi dell’omicidio. Concluse dicendo, “Copie di questa dichiarazione saranno rese disponibili a chiunque ne desiderasse una.”

“Ha già qualche sospetto?” gli chiese un reporter.

“Beh, no, è troppo presto per saperlo, stiamo ancora esaminando le informazioni raccolte.”

“Visto il fatto che il suo ufficio è così piccolo, pensa di chiedere un aiuto statale o federale per risolvere questo caso?” La domanda arrivò da un'altra parte della stanza.

Maschen all’improvviso sentì la pressione su di lui. Le telecamere lo stavano fissando ognuna con un grande occhio imdagatore. Era pienamente consapevole che stava indossando un’uniforme sporca e non stirata e che non si era rasato dalla mattina. Era quello il tipo di immagine che sarebbe arrivata alla nazione? Un rozzo campagnolo trasandato incapace di gestire la sua contea quando accadeva qualcosa di realmente grave? “Per ora,” disse cautamente, “i segnali sono che la soluzione di questo crimine sia possibile con le risorse del mio ufficio. Non prevedo di chiedere aiuti esterni per ora, no.”

“Ritiene possibile che l’omicidio possa essere avvenuto per motivi politici?”

“In realtà non potrei dirlo—”

“Considerando l’importanza del caso e la sua particolarità della sua natura, chi avrà l’incarico di occuparsene?”

La domanda posta in questo modo, gli lasciò una sola risposta possibile. “Io sarò personalmente responsabile delle indagini.”

“Emetterà un avviso a tutte le unità di polizia?”

“Quando avrò una vaga idea del tipo di persona che stiamo cercando, sì. Sempre se non lo avremo preso prima, naturalmente.”

“Che tipo di persona pensa potrebbe aver commesso un crimine così terribile?”

In quel momento, Maschen vide Howard Willsey, il procuratore distrettuale, entrare nella stanza dal retro, e la sua mente si distrasse dalla domanda per un momento. “Sì, oh, mi sembra sia, uh, piuttosto disturbato. Se, oh, signori vogliate scusarmi ora, Credo che il procuratore distrettuale desideri parlare con me.”

Ci fu qualche ringraziamento di routine borbottato quando i reporter cominciarono a prendere le copie della dichiarazione e i cameraman iniziarono a smontare il loro equipaggiamento. Il procuratore distrettuale si fece educatamente largo tra la folla dei giornalisti per andare al fianco dello sceriffo. Howard Willsey era un uomo alto, magro e inconsistente con un naso aquilino e occhi acquosi che sembravano sempre sull’orlo del pianto. Era un procuratore soprattutto perché non era stato in grado di avere successo nella libera professione.

“Andiamo nel suo ufficio,” gli disse quando raggiunse lo sceriffo.

Tornato nella relativa calma del suo ufficio, Maschen si sentì molto più a suo agio. Era come se il gatto selvatico che gli era saltato sulla schiena si fosse improvvisamente rivelato essere semplicemente un giocattolo di pezza. La rimozione della pressione era una benedizione. Willsey, d’altro canto, era nervoso. Aveva già una sigaretta in bocca ancora prima che Maschen potesse offrirgli una sedia. “Bene, Howard,” disse lo sceriffo con forzata allegria, “posso chiederle che cosa l’ha portata qui a quest'ora del mattino?”

Willsey o non sentì la domanda o la ignorò. “Non mi piace l'idea di tutti quei reporter,” disse. “Vorrei non avesse parlato con loro. É così difficile al giorno d'oggi sapere le cose giuste da dire. Una parola sbagliata e la Corte Suprema potrebbe ribaltare una decisione.”

“Penso che stia esagerando un pochino.”

“Non ne sia così sicuro. E in ogni caso, più si parla, più si crea un pregiudizio nella prospettiva dei giurati.”

“Può essere. Se anche fosse così, che altro avrei potuto fare?”

“Avrebbe potuto rifiutare del tutto di commentare. Dire solamente, ‘Ci stiamo lavorando e vi faremo sapere quando sapremo qualcosa.’ Tenere tutto calmo fino a quando tutto sarebbe passato.”

L’idea non era nemmeno passata per la testa di Maschen. Aveva reagito spontaneamente avendo un microfono piazzato davanti alla sua bocca: parlando. L'intera disavventura avrebbe potuto facilmente essere evitata con le parole “no comment,” solo che non ci aveva pensato. Si chiese quante persone lo avrebbero fatto in circostanze simili. Quella era una gran cosa che la tv e la stampa andavano facendo per loro— persone che altrimenti non avrebbero proferito una parola sentivano che era una loro responsabilità verso gli altri aiutare a diffondere la notizia.

Si strinse nelle spalle. “Beh, ormai è troppo tardi per farci qualcosa. Speriamo che non danneggi troppo seriamente la nostra causa. Ora, di che cosa voleva parlarmi?”

“Ho ricevuto una telefonata da Wesley Stoneham pochi minuti fa.” Il modo con cui disse quelle parole, sembrò a Maschen come se la chiamata fosse arrivata attraverso un roveto ardente. Il procuratore distrettuale era un uomo che sapeva i suoi limiti nella vita e aveva capito che, senza questo posto pubblico, era un fallimento. Di conseguenza, conservare il proprio posto era sempre in cima ai suoi pensieri in tutte le occasioni —in particolare quando riceveva chiamate da un uomo il cui potere nella contea stava crescendo così rapidamente.

“Cosa aveva da dire?” chiese Maschen.

“Voleva sapere se non era ancora stato arrestato qualcuno per l’omicidio di sua moglie.”

“Buon Dio. L’ho scoperto io stesso solo un paio d’ore fa, e nessuno è stato così premuroso da venire qui e confessare. Cosa pretende da noi?”

“Non se la prenda, John. Siamo tutti molto stressati. Immagini come si sente— arriva al cottage tardi di notte e trova... beh letteralmente un macello. Sua moglie fatta a pezzi. È normale che sia un po’ sconvolto e poco ragionevole.”

“Aveva qualche idea su chi pensava lo avesse fatto?” Maschen si rese conto che era un tipo di domanda che avrebbe dovuto fare più correttamente a Stoneham, ma il procuratore distrettuale sembrava agire comunque come un sostituto di Stoneham.

“Sì, in realtà l’ha fatto. Ha parlato di quegli hippie che vivono in Totido Canyon. Lo sa, quella comune.”

Maschen in realtà conosceva bene “quella comune.” Il suo ufficio riceveva una media di una dozzina di chiamate ogni settimana a loro riguardo, ed era stato così da quando si erano trasferiti tre mesi prima in una zona in precedenza disabitata. San Marcos era una comunità molto conservatrice, composta in gran parte da persone anziane e coppie di pensionati che avevano poca o nessuna tolleranza per lo stile di vita decisamente diverso seguito dai giovani membri della comune di Totido. Ogni volta che qualcosa risultava mancante, i sospetti si puntavano sempre prima verso i membri della comune.

Un uomo di nome Carl Polaski era a capo del gruppo. Maschen lo conosceva solo di vista, ma gli sembrava un uomo intelligente e ragionevole. Un pochino troppo anziano per condurre una vita del genere, secondo l’opinione dello sceriffo, ma d’altro canto portava un pochino di maturità ai giovani della comune. Li teneva in riga. Al momento, nessuna delle accuse rivolte a qualcuno degli hippie si era mai rivelata fondata. Maschen aveva sviluppato un rispetto riluttante per Polaski, anche se lo stile di vita scelto dall’uomo andava contro a quello dello sceriffo.

“Cosa gli fa pensare che abbiano qualcosa a che fare con questo?”

“Crede che una persona normale avrebbe fatto a pezzi il corpo in quel modo? Questi hippie vivono solo a un miglio di distanza dal cottage degli Stoneham. Uno o un gruppo di loro avrebbe potuto riunirsi e andare lassù—”

“È una teoria sua o di Stoneham?”

“Cosa importa?” chiese Willsey, assumendo un tono sulla difensiva. “Il punto è che queste persone sono pazze. Pensano che gli standard del mondo normale non si applichino a loro. Chi sa di cosa potrebbero essere capaci? Stiamo cercando di liberarcene da quando si sono trasferiti qui; quel gruppo non fa altro che creare problemi.”

“Howard, sa bene quanto me che non è mai stato provato nulla contro di loro—”

“Questo non li rende innocenti, no? Dove c’è fumo di solito c’è anche l’incendio.”

Maschen piegò la sua testa di lato mentre esaminava il procuratore distrettuale. “Stoneham le sta proprio addosso, vero?”

Willsey si adirò. “E anche se fosse? Forse qualche volta può dimenticarselo, John, ma noi siamo dei pesci piccoli. Stoneham è un pesce grosso. Io e lei dobbiamo entrambi concorrere ancora per i nostri uffici l’anno prossimo, ricorda? E l’aiuto di Stoneham sarà più che benvenuto nella mia campagna, glielo posso assicurare.”


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