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Uno Scandaloso Conte In Meno
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Uno Scandaloso Conte In Meno

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“Permettete che ve lo serva io, cara? – disse, rivolta a Marian. La donna annuì. “Se vi fa piacere.”

Samantha si rivolse a Kaitlin: “Pronta per una bella tazza di the?”

Kaitlin lanciò un’occhiata a Samantha e poi un’altra a Marian. Ormai chiacchieravano da più di un’ora e Marian non aveva fatto ancora alcuna rivelazione. Avevano solo spettegolato di questo o di quello. Una gran noia! Ma confidava che presto la cugina le avrebbe fatte partecipi dei suoi segreti.

“Non vedo l’ora! – rispose, tranquillamente. Kaitlin era una persona pacata, e stava già bene così. Samantha preparò il the, seguendo i gusti di ognuna, e poi lo servì. A Kaitlin bello dolce, mentre Marian lo gradiva con una goccia di latte. Poi ognuna cominciò a degustarlo, tenendo la tazza in una mano e il piattino nell’altra. Kaitlin chiuse gli occhi e lo degustò con piacere. Non c’era nulla di meglio che una buona tazza di the caldo! “Ottimo!” esclamò. Samantha andò a sedersi accanto a lei sul divanetto.

“Adesso che siamo tutte a posto e ben nutrite, è il momento che Marian ci faccia la sua gran rivelazione!” esclamò, senza la minima ombra di pudore. A queste parole, Marian quasi si strozzò con il suo the. Iniziò a tossire convulsamente, agitando la mano davanti al viso. Kaitlin posò la sua tazza e le si fece vicino. “Tutto bene, cara?”

“Sì, tutto bene! – disse, ancora tossendo, la povera Marian. – Devo solo riuscire a riprendere fiato!”

Kaitlin guardò Samantha con aria di rimprovero: “Non avete un briciolo di pazienza!”

Samantha fece spallucce: “ E’ vero, non ne ho!” esclamò allegramente.

Marian fece gli ultimi colpi di tosse e si dette qualche colpettino alla gola. “Come diamine fate a saperlo?” esclamò, fissando Samantha bene in faccia – E la prossima volta potete almeno attendere che abbia finito la mia tazza di the, prima di essere così esplicita?”

Kaitlin strinse le labbra con disappunto: è proprio vero che certe persone non cambiano mai!

“Bene, ora che avete ricominciato a respirare, vi spiacerebbe dirmi a cosa alludeva Samantha?”

Marian diventò tutta rossa e balbettò: ”Io sto….sto aspettando…” “State aspettando …cosa?” chiese Kaitlin, ancora frastornata. Ma poi, allo scoppio di risa di Samantha aggiunse: “Oh, dimenticate la mia stupida domanda!” Kaitlin si vergognava terribilmente: non avrebbe dovuto chiederglielo, visto che più o meno aveva intuito di cosa si trattava. Ancora non capiva perché Marian non lo avesse annunciato chiaramente.

Marian sorrise: “Sapete, è da un po’ che ci provavamo e…adesso…” tacque, tutta rossa in viso.

“Non dite altro! – sdrammatizzò allegramente Samantha – Tanto abbiamo capito!”

“Jonas è eccitatissimo! Come me, d’altronde!” continuò Marian - Ma siamo anche un po’ spaventati all’idea!” Kaitlin tornò a sedersi sul divano. Ora che aveva appurato che Marian stava bene, non vedeva il motivo di restare in piedi. E, comunque, non aveva altro da poter aggiungere alla conversazione. Per quanto la riguardava, era convinta che sarebbe rimasta zitella. Nessun uomo sembrava notarla. Per un breve periodo aveva sperato che il Conte di Ashtey la corteggiasse, ma poi quello aveva smesso di guardarla. Magari lei aveva frainteso le sue intenzioni.

In realtà, non sapeva nulla degli uomini, né come attirarli. Samantha era brava in queste cose, lei non aveva mai avuto problemi a conquistare un uomo. Ciò che le rendeva la vita difficile era suo fratello, il Conte di Shelby: col suo brutto carattere aveva spaventato più di un pretendente e mandato all’aria vari possibili matrimoni.

“State tranquilla – stava dicendo Samantha a Marian – Vi staremo vicine e vi aiuteremo noi.”

“Siete un ingenua, cara. Sapete che non sta bene che mi stiate vicina durante la gravidanza e…”

“Oh, non siate sciocca!- la redarguì Samantha – Ho letto molti libri sull’argomento, e anche Kaitlin!”

Marian si voltò con stupore verso Kaitlin! Dannazione! Perché Samantha doveva essere sempre così spudorata? E’ vero che lei aveva letto con curiosità tutte le riviste mediche di Marian: erano davvero interessanti e poteva comprendere il desiderio della cugina di diventare medico. Non che condividesse la stessa passione! Alcune cose riguardo il corpo umano erano assolutamente…disgustose! Decisamente, la carriera del medico non le interessava.

“Non capisco a cosa si riferisce Samantha.” provò a difendersi. Magari poteva fingere di non saperne nulla. Nessuno, tranne le due amiche che erano con lei nella stanza, avrebbe potuto contraddirla. Gli altri, quasi non la notavano.

“Non provate a fare la furba con noi! – la incalzò Samantha – Potete anche apparire timida e vergognosa come un topolino, ma noi conosciamo bene il vostro lato maschile!”

“Non dite stupidaggini! Non sono mica un maschiaccio. E’ una parola che si addice più a voi che a me!”

“Io la definirei una peste, più che altro!” esclamò una profonda voce baritonale alle loro spalle. Le donne si voltarono all’unisono a quel suono. Sulla soglia della stanza c’erano tre uomini: uno era Jonas, il marito di Marian. Gli altri due erano i suoi amici più cari, Lord Shelby e Lord Ashtey. Chi aveva parlato era Shelby, il fratello di Samantha.

“Non potete certo giudicarmi, data la vostra immorale condotta!” – si risentì Samantha, avvicinandosi minacciosa a lui.

“Rinfoderate gli artigli – disse stancamente Harringhton, passandosi una mano tra i folti capelli neri – Vorrei evitare spargimenti di sangue davanti a mia moglie.”

La ragazza si calmò. “Dite bene. Non è elegante per una signora come me rispondere in tal modo a quel tanghero di mio fratello!” Shelby sorrise malignamente. A quella vista, Kaitlin sentì il sangue rimescolarle dentro… Era così bello e affascinante! Samantha invece non si accorse del suo ghigno cattivo, e ciò le evitò un ennesimo imbarazzo. Invece lo ammonì con un dito, come si fa con un bambino capriccioso.

“Soprattutto, non vorrei arrecar danni a Marian e al bambino!” esclamò.

Marian sta per avere un bambino? – esclamò sorpreso e stizzito Shelby – Perché sono sempre l’ultimo a essere informato?” Kaitlin sospirò. Quel pomeriggio con le amiche stava prendendo una piega insolita. Era chiaro che la cugina e il marito non erano ancora pronti a fare l’annuncio ufficiale. Samantha doveva assolutamente imparare a tenere la lingua a freno! Anche se in cuor suo Kaitlin sapeva che era una battaglia perduta in partenza..

…………………………………………………………………………………………

Gregory gemette dentro di sé. Il fatto che a breve Harrington sarebbe divenuto padre avrebbe cambiato tutto. Il primo passo era stato il matrimonio, ma un figlio lo avrebbe tenuto legato alla casa e al focolare domestico. Non ne faceva certo colpa all’amico: Harrington amava la moglie e Gregory non poteva che esserne felice, anche se provava una puntina di gelosia. Dal canto suo mai avrebbe voluto una moglie, ma era l’idea dell’amore in sé che lo attirava.

Era sempre stato convinto che cose così coinvolgenti come un matrimonio e la vita domestica non facevano per lui. Era una responsabilità troppo grande, che non voleva accollarsi. Aveva troppi vizi, i preferiti erano le donne e il Brandy, e sicuramente dopo il matrimonio avrebbe dovuto rinunciare prima all’uno e poi all’altro. A una moglie piaceva un uomo che rigasse dritto. Questo solo pensiero gli faceva accapponare la pelle! Certo, c’erano migliaia di matrimoni di convenienza in giro ma, se mai si fosse innamorato, avrebbe voluto un matrimonio d’amore, non un contratto d’affari. Non intendeva sperimentare il disastro di un letto freddo e una vita infelice.

Gregory lanciò un’occhiata ad Ashtey e lo redarguì: “Suvvia, non siate aggressivo!” Poi si voltò verso Samantha e disse: “Molto probabilmente, si trattava di un segreto tra coniugi.”

Per tutta risposta la ragazza disse, con aria teatrale: “Come potevo sapere io, che Lord Harrington non si fidasse dei suoi amici al punto da non farli partecipi di una così bella notizia?”

Una risposta come questa faceva sempre desiderare a Gregory di strangolare sua sorella, rammaricandosi di non averlo fatto quando erano bambini. “Intendo – disse, con parole di ghiaccio– che non sono affari vostri, e che non avevate il diritto di spifferarli in giro!”

Gregory fece un passo minaccioso verso sua sorella, ma Kaitlin si interpose tra loro: “Lord Shelby, forse gradite un the?” disse, con aria tremante.

“Un the?” Lui la fissò incerto: a che gioco stava giocando? “ No, non voglio il vostro the!” urlò. Di solito Lady Kaitlin non si ingeriva. E lui non voleva essere scortese con lei. Era un topolino timido che, sfortunatamente, aveva permesso a sua sorella di coinvolgerla in cose che non la riguardavano.

Incredibilmente lei rispose, con aria di sfida. “Mi spiace, signore, ma non posso permettervi di attaccare briga con vostra sorella. Una qualsiasi eccitazione potrebbe nuocere a Lady Marian e al bambino.”

Queste sole parole bastarono a indurre Gregory a tirarsi indietro. “Non avevo alcuna intenzione di fare del male a mia sorella!” si giustificò.

“Ne sono convinta, signore, - continuò Lady Kaitlin con calma fermezza – Ma voi e vostra sorella non fare altro che litigare.

“E’ vero – intervenne Ashtey –.”Ho visto più litigi tra voi che con altri, in tutta la mia vita.”

“Amen – disse Marian, schiarendosi la gola – Kaitlin ha ragione. Se il the non è di vostro gradimento, potete versarvi del Brandy.”

Lord Harrington e sua moglie si scambiarono uno sguardo d’intesa, e poi lui si rivolse ai suoi amici: “Che ne direste di ritirarci nel mio studio?” disse.

“No – rispose secco Gregory – Preferirei rimanere in compagnia delle signore, se non vi dispiace.” Poi si rivolse a Lady Marian: “Vi prego di accettare le mie scuse, e le mie felicitazioni per il buon evento.”

“Vi ringrazio, milord – rispose lei, amabilmente. Poi, volta al marito : “Allora, the per le signore e Brandy per i signori!” Ashtey annuì e si diresse al mobile bar, dove prese tre bicchierini , li riempì e li porse agli amici.

“Con la promessa che mi comporterò bene – disse Gregory. Poi, sollevando il bicchiere vero l’alto, esclamò:

“Un brindisi al futuro erede di Harrington.”

“Non è detto che sarà un maschio.” protestò l’amico.

“Beh, è comunque un evento da festeggiare!” esclamò Gregory. Tutti brindarono alla futura nascita, dopodiché sorseggiarono i loro Brandy. A Gregory piaceva l’effetto che gli faceva il liquore, mentre scendeva giù per il palato. Nel frattempo, Harrington e Ashtey si erano appartati in un angolo della stanza e discutevano tra loro. Ma a Gregory non importava di cosa stessero parlando. Continuò a sorseggiare con calma il suo liquore. Quel brindisi era l’unica cosa che potesse rimettere le cose a posto, dopo quel suo scatto di nervi di poco prima. Avrebbe dovuto lavorare di più su se stesso per smussare quei brutti lati del suo carattere. E in realtà lui stesso odiava quegli scatti d’ira.

Si guardò intorno. Ora Lady Marian e Samantha stavano parlando fitto fitto per i fatti loro: sperò che sua sorella si prendesse una bella lavata di testa, per la triste figura che aveva fatto! Lady Kaitlin, invece, sedeva in disparte nei loro pressi. Stava lì da sola e non aveva ancora finito il suo the. Gregory se ne sentì incuriosito, ma non si mosse. Avrebbe potuto alzarsi e andare a farle compagnia. O forse poteva maltrattarla un po’, per come si era ingerita tra lui e la sorella, ma poi pensò che non aveva alcun diritto di trattarla male. Non aveva doveri nei suoi confronti, dato che non erano nemmeno parenti, e men che mai aveva intenzione di corteggiarla. Non era uomo da corteggiare nessuno, soprattutto una donnina così timida e cortese come Lady Kaitlin. Lei meritava qualcosa di più di un farabutto come lui.

Così alla fine rimase dov’era e si rassegnò a passare la serata da solo.

Capitolo Terzo

Erano previsti ancora alcuni eventi sociali per quell’estate. Certo, ci sarebbero state ancora delle feste nella tenuta di campagna, ma Kaitlin poteva considerarsi ormai libera dagli impegni formali. Tuttavia, non era sicura che ciò fosse un bene per lei. Da sola, tendeva a chiudersi in se stessa, e senza lo stimolo di Marian e Samantha ad aprirsi al mondo esterno, Kaitlin era convinta che si sarebbe tappata in casa e basta. Si sentiva gli spasmi alla stomaco e il cuore a mille, all’idea di dover socializzare con qualcuno. Se avesse voluto trovar marito, avrebbe prima dovuto combattere con la sua ansia.

“A cosa state pensando, signorina? – le chiese , con forte accento Scozzese, la sua cameriera personale. Mollie stava acconciando i capelli della ragazza in un sofisticato chignon. A breve si sarebbe recata al ballo di fine stagione a Loxton.

“A niente di particolare – rispose lei, con mollezza. Kaitlin aveva con la sua cameriera un rapporto non formale; anzi, confidava spesso nel suo aiuto per acconciarsi al meglio e secondo i dettami dell’ultima moda. In un certo senso, Mollie era come un’amica, per lei. Certo, c’erano Samantha e Marian, ma con loro non riusciva ad aprirsi del tutto. Cosa che non le succedeva con Mollie.

“Forse dovremmo aggiungere qualcosa alla mia acconciatura – disse.

“Cosa, signorina?- chiese Mollie.

Kaitlin deglutì a fatica. Non capiva perché si sentiva così imbarazzata a tirar fuori due parole. E quando aveva delle incertezze era ancora peggio. “Non so… forse il pettinino di mia madre, o il suo diadema di zaffiri…”

“Certo ! – rispose la cameriera – Il diadema farebbe risaltare i vostri occhi e si accorderebbe bene con il colore del vostro abito! Ora vado a prenderlo e ve lo sistemerò subito.” Terminò di pettinare le ciocche bionde di Kaitlin e poi andò a prendere il gioiello. Infine lo sistemò per bene tra i capelli della ragazza, facendolo risplendere come una vera corona. “Ecco, signorina. Siete stupenda! E ora vi prego di alzarvi, così vi aiuterò a indossare l’abito.”

Kaitlin ubbidì, mentre Mollie andava a prendere il bellissimo abito color indaco, che era uno dei suoi preferiti. Il centro del corpetto era di seta di un intenso colore blu e ricamata con piccoli punti avorio, il tutto rifinito da nastrini d’argento e perle che arrivavano fin sulla vita. Kaitlin entrò nell’abito, che Mollie tirò su fino a farle infilare le braccia nelle graziose maniche a palloncino. Infine, allacciò tutti i bottoncini sulla schiena e rifinì il delizioso nastro sul di dietro del corpetto, acconciandolo a enorme fiocco che legò sulla schiena.

“Ecco fatto – disse Mollie – Ora non vi resta che indossare le vostre scarpette da ballo e scendere nell’atrio, dove vostra cugina Marian vi aspetta.” Ora che Marian era sposata, poteva accompagnarla lei al ballo. Non avevano bisogno di altri cavalieri, ma Lord Harrington amava partecipare agli eventi a cui andava la moglie. Quei due non sopportavano di stare lontani un attimo, e questo pensiero si sciolse con dolcezza nel cuore di Kaitlin. Magari un giorno avrebbe trovato un uomo che l’amasse con lo stesso ardore. Si accomodò sulla poltrona e infilò, una per volta, le scarpette preparate apposta.

“Grazie, Mollie – disse, quando fu pronta – Godetevi la vostra serata libera.”

“Lo farò – rispose quella – E voi divertitevi, signorina! Non sta bene che una ragazza carina come voi se ne stia da sola in un angolo mentre tutti ballano!”

“Non posso prometterlo – rispose tristemente Kaitlin. Difficilmente qualcuno la invitava a ballare e lei rimaneva seduta a guardare gli altri molto più di quanto avrebbe voluto. Mollie percepì la sua tristezza, e si stizzì del carattere introverso della sua padroncina. Non faceva parte della sua natura emergere tra gli altri. Per questo gli uomini non la notavano quasi, e in parte Mollie li giustificava. Ma , molto più spesso, si arrabbiava perché nessuno di quei gentiluomini non faceva almeno il primo passo, aspettando che fosse lei a farlo.

“Un giorno anche voi troverete un uomo abbastanza intelligente da rimanere folgorato dalla creatura gentile che siete, signorina, e allora sarà per sempre.”

“Forse – sussurrò Kaitlin – Ma quel giorno potrebbe non arrivare mai, ed io sarò destinata a rimanere zitella.” Un po’ si dispiacque di aver espresso questi pensieri ad alta voce, tuttavia aggiunse: “Comunque, quando mio fratello si sposerà e avrà dei figli, sarò senz’altro una zia zitella meravigliosa.”

“Oh, sciocchezze! – esclamò Mollie, scuotendo il capo con forza – Non è quello che intendevo! Sicuramente sareste una brava zia per i marmocchi di Lord Frossly, ma voi dovete avere i vostri!”

Kaitlin sospirò. Le sarebbe piaciuto mettere su famiglia, ma dubitava che sarebbe mai riuscita ad attrarre un uomo abbastanza da farsi sposare. Sedurre un uomo le riusciva difficile e, ogni volta che ci aveva provato, aveva fallito miseramente. “Fidatevi delle mie parole, Mollie. Questo mitico gentiluomo non esiste.” Si diresse verso la porta. “ Ora devo proprio andare, Lady Marian mi starà già aspettando.”

“Certo! – rispose Mollie, con stizza – Ma sono fermamente convinta che anche voi troverete l’amore. Dovete solo aprirgli le porte. Il problema è che voi non siete convinta di meritare qualcuno che vi ami!”

Kaitlin non rispose: non voleva fare discussioni con la sua cameriera. Se mai avesse sognato l’amore – e un uomo che la volesse –probabilmente si sarebbe ritrovata con il cuore spezzato e i sogni distrutti. Kaitlin non era una di quelle donne che un uomo avrebbe voluto sedurre. Lei si riteneva esattamente come una violaciocca: invisibile, insignificante e anonima.

…………………………………………………………………………………………

Gregory stava seduto al tavolo da gioco al ballo di Loxton, e fissava intensamente le sue carte. Era una mano fortunata, ma non si sentiva felice. Neanche il fatto che stesse vincendo lo faceva sentire meglio. Forse avrebbe dovuto abbandonare la festa e tornarsene al club. Magari lì poteva trovare qualcosa di più interessante con cui passare il tempo. Non sapeva nemmeno perché avesse deciso di recarsi al ballo. In realtà Samantha non aveva bisogno di un cavaliere, poteva arrivare in compagnia di Lord Harrington e Lady Marian. A loro non avrebbe certo dato fastidio.

D’altra parte, come guardia del corpo Gregory non valeva molto. In genere lasciava Samantha libera di fare ciò che voleva. Comunque, aveva già fatto circolare voce, tra i mosconi che le ronzavano attorno, che se solo avessero mosso un dito su di lei l’avrebbero pagata cara. Già in passato, per essere ubbidito, aveva dovuto affrontare un duello e due pestaggi. Ciò che aveva dato forza al suo messaggio era che uno dei pestati fosse proprio il Conte di Darcy, suo miglior amico. Il Conte non aveva capito perché Gregory gli avesse proibito di corteggiare sua sorella, e se n’era fregato dell’imposizione. Non aveva intenzioni serie, nei confronti di Samantha, e questo Gregory lo sapeva. Ora che Darcy era felicemente sposato, di sicuro aveva compreso le motivazioni dell’amico.

“Allora, giocate le vostre carte o no, Shelby? – si spazientì il Principe Luca Dragomir, che era al tavolo con Gregory - Non avrete mica intenzione di fissarle per il resto della serata?”

Gregory atteggiò la sua faccia a completa indifferenza; poi, con lentezza esasperante, appoggiò sul tavolo la sua carta. “ Credo di avere vinto.” esclamò, freddamente. Subito si levò un coro di imprecazioni, e tutti i giocatori gettarono le proprie carte sul tavolo.

“Avete una fortuna spudorata! – borbottò il Duca di Ashtey. Una ciocca di capelli dorati gli ricadde sulla fronte, ed egli la scostò con stizza – Non vedo l’ora che qualcuno vi metta in ginocchio!”

“Magari ciò avverrà quando finalmente qualche bella dama riuscirà ad accalappiarlo! – esclamò il Principe, sogghignando – Forse dovremmo farci su una scommessa!”

“Se proprio ci tenete, scommettete pure! – disse Gregory, con un sorriso sprezzante – Ma se fossi in voi non butterei i miei soldi. Non ho alcuna intenzione di innamorarmi o di sposarmi. Lascio questa brutta esperienza a voi, uomini ordinari.” Si alzò e fece per andarsene. “ Ora mi perdonerete, ma è mio dovere assicurarmi che mia sorella stia bene.” Chiaramente non si sarebbe messo alle calcagna di Samantha, ma era una scusa buona come un’altra. Se avesse detto che se ne andava perché si sentiva depresso, non gli avrebbero creduto.

Il Principe Luca si lisciò con un mano i capelli bruni: “Sarò veramente felice quando vincerò la mia scommessa.” disse. E , rivolgendosi al Duca. “Cento sterline che troverà moglie entro la fine di questa stagione.” Shelby si sentì invadere dalla rabbia. Quello sciocco avrebbe fatto meglio a restarsene a casa sua! Purtroppo si sarebbe trattenuto ancora un po’ in Inghilterra, dov’era in visita alla sua famiglia.

Il Duca ridacchiò: “Non mi sembra che abbiate tanta fiducia nelle vostre premonizioni se la posta in gioco è di sole cento sterline! Ne punto altre cento e scommetto che la futura moglie in realtà l’ha già trovata… ma non se n’è ancora accorto.” Il Principe strinse la mano del Duca. “Accetto la scommessa.” Poi, rivolto a Gregory: “E voi, Shelby, non scommettete su voi stesso?” lo derise.

Gregory fece un sorriso a trentadue denti: ”Non scommetto mai sulle cause perse. Non tutti desiderano sposarsi. Voi tornate pure a casa dalle vostre consorti e regalate loro il dispiacere della vostra compagnia.” Quindi girò sui tacchi e se ne andò, lasciando quei gentiluomini alle loro sciocche scommesse. Che sprecassero il loro tempo in questo modo, lui aveva cose più urgenti da fare!

Nella furia, andò a sbattere contro una signora e quasi la fece cadere per terra. Allungò le mani stringendola alla vita per sorreggerla, e la tirò a sé prima che cadesse. Non aveva ancora visto il suo viso, ma quel poco che aveva toccato di lei…era maledettamente attraente! Ma non doveva crogiolarsi in questo pensiero: al ballo di Loxton, pieno di fanciulle in fiore, nessuna donna era adatta a lui! A meno che non fosse una florida matrona o una vedova infelice che poteva portarsi comodamente a letto!


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