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Il Mare Della Tranquillità 2.0
Il Mare Della Tranquillità 2.0
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Il Mare Della Tranquillità 2.0

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Monica scosse la testa. “Non riesco ancora a credere che Dom abbia ipotecato la sua casa per pagare il volo a tutti fin là”.

“E che abbia comprato provviste e affittato cammelli. Pensavo fosse un nerd egocentrico e senza cuore, ma si è indebitato per i prossimi dieci anni per pagare quel viaggio”.

“Sì. Spero che si sposino, lui e Adora. Sembrano davvero felici insieme”.

“Sono una bella coppia”, disse Caitlion.

Monica tirò fuori il telefono e iniziò a digitare. “Mando un messaggio a Roc e gli dico che dobbiamo parlare”.

“Ok, ma non dirgli del bambino. Glielo dirò io quando lo vedrò”.

“Certo, figurati”. Monica finì il messaggio. “Sai, anch’io vorrei essere incinta”.

“Davvero?”

“Sì, mi piacerebbe avere un piccolo Sikandar”.

Il suo telefono squillò e lesse il messaggio ad alta voce. “Studio per l’esame di matematica fino alle sette. Che ne dite se ci vediamo per una pizza verso le otto?”.

“Per me va bene”, rispose Caitlion.

Monica mandò un messaggio a Roc per incontrarsi al Pizza Hut. “Forse insieme riusciamo ad escogitare un piano”.

* * * * *

Quando Caitlion disse a Roc di essere incinta, non gli ci volle molto per capire che il padre fosse Tamir.

“Congratulazioni”. Roc si alzò e fece il giro del tavolo per abbracciarla.

“Grazie, Roc”.

“Se solo riuscissi a comprare un biglietto aereo per Anddor Shallau”. Roc tornò alla sua sedia. “Vivrei con la tribù di Ibitsan finché non inizieremo a riempire il mare”.

“Anch’io”, disse Caitlion. “Potremmo trovare un modo per renderci utili”. Sorseggiò il suo tè freddo. “Vendere cammelli, far pascolare le capre... non mi importa cosa, mi basta stare con Tamir”.

“Il tuo bambino sarà il primo nativo Tranquilliano”, disse Monica.

“Ehi, hai ragione. Che figata”.

“La prima cosa che farò quando sarò lì”, disse Roc, “è scoprire come un uomo chiede a una donna Jamori di sposarlo”.

“Davvero?” chiese Caitlion. “Che dolce”.

“Chissà se si va dal padre, o dal capo della tribù” disse Monica.

* * * * *

15 Giugno

Il suo primo giorno di lavoro alla Singapore Airlines non fu come Monica si aspettava. La manager, Li Yan Te Dan, le ordinò di restare in biglietteria, di sorridere ai clienti, di guardare tutto quello che faceva e di stare zitta.

“Niente domande, niente commenti”, ordinò Li Yan. “Impara solo a tollerare con faccia piacevole. Tutti clienti stanchi per attesa, irritabili per viaggio, e pronti a mordere anche bei faccini per sfogare frustrazione”.

“Sì, Signora”.

“Devi prendere tutti insulti e ostilità con un sorriso gradevole e risposta positiva. A meno che non abbiano postura violenta, allora si può fare manovra evasiva”.

“Manovra evasiva?”.

“Oggi non si discute. Conserva domande per domani. Oggi potrai osservare qualche mia manovra di fronte ad atteggiamenti violenti. Forse qualche uomo ancora arrabbiato o qualche richiesta di chilometri gratis per volo in ritardo”.

“Chilometri gratis?”.

“Non per te. Se diventi vera dipendente della Singapore Airlines, poi ottenere qualche viaggio gratis. Nessuna domanda oggi. Guarda ogni mia mossa alla tastiera, impara tutte le schermate di inserimento, carta d’imbarco, riprogrammazione, come informare della cancellazione, e dai lecca-lecca a bambini che urlano”.

Monica sorrise.

“Sì, quella è faccia sorridente giusta per calmare clienti irritabili”.

Dopo il diploma, Monica e Roc Faccini avevano fatto domanda di lavoro in tutte le compagnie aeree. La loro strategia era di guadagnare abbastanza soldi per comprare i biglietti per Anddor Shallau per vedere Sikandar e sua sorella, Ibitsan. Speravano anche di poter ottenere tariffe scontate, essendo dipendenti delle compagnie aeree.

Monica fu assunta subito dalla Singapore Airlines. Il responsabile delle risorse umane le disse che aveva un grande potenziale per l’armonizzazione dei passeggeri. Monica sapeva che questo era un eufemismo per ‘bella ragazza dietro il bancone’, ma non era preoccupata del suo palese sessismo; le dava un modo per lavorare per raggiungere il suo obbiettivo.

Roc trovò finalmente un lavoro come addetto ai bagagli alla Alaska Airlines.

Trovarono anche un lavoro part-time in dei fast-food. Essendo nuovi assunti, furono assegnati ai turni di notte, ma andava bene per guadagnare più soldi possibile. Entrambi vivevano ancora con i genitori, quindi la maggior parte dei loro guadagni finiva nei loro conti di risparmio.

Nel raro tempo libero, quando non cercavano di recuperare il sonno, si incontravano con Caitlion, Betty, e il suo ragazzo, Albert.

I cinque di solito si riunivano nell’appartamento di Caitlion a Baldwin Park, perché erano stanchi del fast-food.

Monica stava con Li Yan assieme ai sei agenti al bancone del servizio passeggeri. Due uomini e quattro donne erano immersi in un apparente caos frenetico di tastiere e biglietti, ma capì rapidamente che si trattava di un’attività coordinata per controllare i passeggeri impazienti e i loro bagagli.

I quattro distributori automatici di biglietti nel terminal venivano usati molto poco. I viaggiatori esperti attraversavano con disinvoltura i display dei chioschi e si mettevano in viaggio in fretta con le carte d’imbarco. Gli utenti alle prime armi erano frustrati dagli schermi poco familiari, dove dovevano inserire informazioni di base su se stessi e sulla loro destinazione. Un paio di bambini irritabili tiravano le maniche dei cappotti, e questo non era d’aiuto.

Monica sognava ad occhi aperti il momento in cui il suo periodo di tirocinio sarebbe finito e sarebbe stata assunta come dipendente fissa. Da quel momento, sperava di ottenere viaggi gratuiti sulla base dello spazio disponibile.

* * * * *

“Posso aiutarla, Signore?”. Monica prendeva gli ordini dietro il bancone di McDonalds, mentre con le cuffie si occupava della gente al drive-in.

Aveva lasciato il suo lavoro al LAX(Aeroporto Internazionale di Los Angeles) alle 19:30 e aveva guidato direttamente fino al McDonalds per il suo turno di notte. Era stanca e già pensava al suo letto morbido e alle sei ore di sonno prima di affrontare il traffico di un’ora per tornare al LAX la mattina seguente.

“Grazie. Sono undici e ottantatré, al primo sportello”. Sorrise, pensando ai 500 dollari che aveva risparmiato per il suo viaggio per Anddor Shallau.

Si girò il braccialetto al polso, il regalo d’addio di Sikandar. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento. Era giorno nel deserto, quasi metà mattina. Era seduto vicino al fuoco, pensando a lei? Era tornato al loro campo, o alla grotta? Stava inseguendo cammelli selvaggi con Tamir?

Mi chiedo dove vendano i cammelli. E quanto guadagnino.

Una parte della sua mente era sempre concentrata sulle persone al bancone, e faceva in modo di dimostrarsi sempre positiva e attenta, anche quando i suoi pensieri erano lontani, con l’uomo che amava.

* * * * *

Il secondo giorno di Monica alla compagnia aerea, un uomo basso e magro stava in piedi accigliato verso gli agenti. Era il secondo della fila dietro una giovane passeggera assistita da Frank.

“Che diavolo di problema c’è?” chiese l’uomo magro.

“Sarò subito da lei, signore”, rispose Frank.

“Sarò subito da lei. Fanculo”, disse imitando l’agente.

Quando Frank gli lanciò un’occhiata, la spillatrice gli scivolò di mano e colpì la tastiera, facendo lampeggiare impazziti tutti i display. “Mi scusi, signorina...” guardò il biglietto che aveva appena stampato, “signorina Watson. Sono desolato.”

“Cristo Santo!” esclamò l’uomo esile. “Se fossi andato all’American Airlines, a quest’ora sarei già in volo, a metà del fottuto Pacifico”.

“No bisogno di bestemmie oggi, signore”. Li Yan si avvicinò al bancone accanto a Frank.

“No bisogno?” L’uomo si mise a ridere. “Dove diavolo hai imparato l’inglese? Alla Shanghai School for Ballet and Rap Dancing?”. Rise.

La giovane donna in attesa della sua carta d’imbarco guardò Frank e Li Yan. “Grazie”, sussurrò lei.

“Ha provato alla biglietteria, signore?” chiese Monica.

Li Yan lanciò un’occhiata a Monica e scosse la testa.

“Sì, ho provato quella macchinetta di merda. Non funziona un cazzo”.

I clienti in attesa nelle altre quattro file stavano iniziando ad innervosirsi e agitarsi a causa del comportamento dell’uomo odioso.

“Lasci che l’aiuti”. Monica sollevò il piano del bancone incernierato, poi tirò su la gonna stretta dell’uniforme abbastanza da permetterle di scavalcare la bilancia dei bagagli. “A volte hanno solo bisogno di un calcetto nella scheda madre per farli ripartire”.

L’uomo aprì la bocca, ma lei non gli diede la possibilità di parlare.

“Questo è il suo passaporto? Dov’è diretto oggi? È una cravatta di Armani?”.

“Tokyo. E sì, è Armani. Mi è costata cento dollari”.

“Bene, signor...” Monica aprì il suo passaporto. “Signor Wiggins, andiamo a vedere cosa succede a quella macchinetta. Il mio ex-ragazzo mi ha regalato una borsa di Armani”, mentì conducendolo verso il distributore automatico. “Poi l’ha voluta indietro quando ci siamo lasciati. Riesce a crederci? Quell’idiota..”.

Lui rise. “Diavolo, non lo biasimo. Quella borsa probabilmente costa un paio di centinaia di dollari”.

“Cinquecentocinquanta”, sussurrò lei. “L’ho cercato su Rodeo Drive”. Toccò lo schermo del chiosco, portandolo in vita. “Ora, dobbiamo solo accendere questo coso”.

Come diavolo funziona? Appare solo la scritta ‘Benvenuto’.

Toccò sulla scritta ‘nome’ quando lampeggiò, poi guardò il passaporto e inserì ‘Michael Wiggins’.

Tutto quello che posso fare è improvvisare e sperare che questo stronzo non esploda e mi insulti. Se dovrà rimettersi in fila, non sarà contento, e nemmeno Li Yan. Questa trovata mi farà licenziare o guadagnare punti.

Monica diede un’occhiata al suo supervisore dietro il bancone e vide un’espressione molto pensierosa, o forse era rabbia.

“Ah, il signor Michael Wiggins...”. Apparve una schermata con il suo indirizzo e tutti gli altri suoi dati. “Vedo che lei è un viaggiatore abituale della Singapore Airlines”.

Ora cosa dovrei fare? Devo far partire questo idiota.

Toccò lo spazio della destinazione. “Tokyo”, disse digitando. “Il volo due-tre-uno-quattro parte tra quarantacinque minuti. È il suo volo, Mikey?”.

Lui sorrise. “Nessuno mi chiama più ‘Mikey’. Sì, è il mio volo”.

“Come la chiamano i suoi amici?”.

Lei toccò lo schermo.

Questo coso è facile. Basta seguire le istruzioni. Qualsiasi idiota saprebbe usarlo.

“I cosiddetti amici che avevo mi chiamavano ‘Mikey’”.

“Che aveva? Vuole usare i dati della sua carta di credito memorizzati per il viaggio di oggi, Mikey?”.

“Li ho licenziati tutti quei figli di puttana. Sì, uso la MasterCard”.

“Scommetto che ora saranno dispiaciuti”.

“Sì, può essere.” Lui la guardò battere sullo schermo. “Ehi, stai cercando un lavoro?”.

Di sicuro non lavorerei per te, Michael Twit. “Magari.. ti chiamo quando torno da Tokyo”. Oppure potresti portarmi con te come bagaglio a mano. Da Tokyo, potrei fare l’autostop fino a Anddor Shallau.

La macchina ringhiò dentro da qualche parte e sputò fuori una carta d’imbarco.

“Ecco a lei, Mikey”. Gli consegnò il passaporto e la carta d’imbarco. “Gate ventitré. Ha il tempo di prendere un martini al ‘Rock and Brews’“.

“Che ne dici di bere qualcosa con me?”.

“Che ne dice se io torno al lavoro e lei mi dà il suo biglietto da visita così la chiamo quando torna da Tokyo?”.

Lui sorrise e prese un biglietto dal taschino. “Tornerò giovedì”.

Lei prese il biglietto. “Non vedo l’ora”.

Quando Monica scavalcò la bilancia dei bagagli, Li Yan inclinò la testa verso la parete di fondo, lontano dal bancone.

Oh, cavolo. Ci siamo.

Li Yan sorrise. “Mi piace come hai gestito quella testa calda”.

“Grazie, Signora”.

“Ora puoi chiamarmi Li Yan”.