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Sangue Contaminato
Sangue Contaminato
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Sangue Contaminato

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Lei si avvicinò lentamente, fermandosi accanto a Tiara come per sedersi sul bordo del materasso. Non aveva senso nascondersi… lui non poteva farle male neanche se avesse voluto, e lei dubitava che sarebbe successo.

“Qualcuno potrebbe pensare che io le appartengo… ma non è così.” rispose Carley sinceramente mentre allungava la mano, e la fece scorrere sui lunghi capelli puliti di Tiara, immaginando come sarebbe stata la sensazione a quel tocco se fosse stata ancora viva. Non era morta da molto tempo per dimenticare la sensazione del tatto.

“Allora perché l’hai seguita?” le chiese.

Carley lo guardò e alzò il mento in segno di sfida “Lei è mia amica… devo sapere che è al sicuro.”.

Falco Notturno annuì, rispettando la sua risposta. “E la magia di Craven non ti tocca nemmeno se sei tra le sue mura?”

Sembrava una domanda importante per l’Indiano, così Carley scosse la testa e guardò la sua amica “Grazie a Tiara la negromanzia non può più toccarmi né controllarmi. La adoro per questo, quindi ti prego, non farle del male.”.

Falco Notturno sentì il petto gonfiarsi per la speranza. L’emozione scomparve rapidamente ma bastò un assaggio per fargliene desiderare ancora. Era l’unica cosa che avesse mai desiderato… non essere mai più chiamato agli ordini da un demone.

“Non abbiamo alcuna intenzione di farle del male. È stato un suo desiderio venire con noi, così abbiamo onorato la sua richiesta. Se non mi credi allora sei libera di restare fino al suo risveglio per chiederlo direttamente a lei.” Lui diceva sempre la verità… era l’unica caratteristica che aveva conservato dalla sua vita terrena.

“Allora chi l’ha ferita?” chiese Carley sapendo che non era stato lui, tuttavia quei lividi in via di guarigione rivelavano cattive intenzioni.

“È stato il demone con cui stava combattendo al cimitero. Craven l’ha salvata da lui.” rispose Falco Notturno sedendosi accanto alla finestra, dove il sole poteva toccarlo. Quella era una delle poche stanze della casa in cui le finestre non erano state dipinte di nero. Falco Notturno cercò di ricordare se gli fosse mai piaciuta la luce del sole… immaginò di sì.

Carley si accigliò quando lui si girò verso la finestra come per abbandonare la conversazione. “E Craven sarebbe il demone che era con te? Lo stesso uomo che ha circondato questa casa di così tanti mostri? Sinceramente non credo che Tiara approverebbe.”.

Allungò una mano e la mise su quella di Tiara, anche se essa vi passò attraverso. “E perché avrebbe lasciato noi, i suoi amici, per stare con un demone?”

“Lei e Craven sono parenti. Craven è suo zio ma, nella sua mente, la figlia di suo fratello è anche sua. Ecco perché non le farà del male. Non è prigioniera e non sarà costretta a restare. Quando sarà guarita deciderà… se andrà via io la seguirò come suo protettore.”.

“E perché lo faresti?” chiese Carley. Era Craven lo zio… non l’Indiano. “Te l’ha ordinato lui?”

“No, adesso sono fuori dal controllo di Craven.” rispose lui senza voltarsi a guardarla. “Io sono una creatura della notte e lei è l’unica che può restituirmi la mia anima.”.

Carley spalancò la bocca… una creatura della notte? Quella sì che era una magia potente. Ripensò ai miti e alle leggende che aveva studiato, e persino in quegli antichi scritti se ne parlava raramente.

Da quello che ricordava, una creatura della notte era un essere umano che possedeva poteri mistici durante la sua vita terrena e che era stato risuscitato come uno zombie da un potente mago. Ma quello era solo il primo passo per diventare una creatura della notte pienamente sviluppata.

A differenza della maggior parte degli zombie, esse possono usare il loro potere per riacquisire la mente e il cuore che avevano un tempo. Si diceva che non avevano un’anima, ma lei non ricordava quali poteri possedesse una creatura del genere o se ci fosse un limite a quello che era capace di fare.

Si accigliò quando non ricordò di aver mai letto nulla a proposito di una creatura della notte che riconquista la propria anima. Era possibile una cosa del genere?

“La tua anima non è nell’aldilà?” chiese Carley curiosa.

“No, è legata alla mia tomba.” rispose Falco Notturno, svanendo.

Carley rimase in silenzio, stupita. Legata alla tomba? Rabbrividì al pensiero di trovarsi imprigionata sottoterra invece di essere libera come lo era adesso. Abbassando lo sguardo, si rese conto di percepire ancora Falco Notturno nella stanza, sebbene fosse svanito.

Guardando Tiara, Carley decise di non indagare sull’argomento… concedendogli la riservatezza che lui le aveva chiesto in silenzio.

Capitolo 2

In mezzo al caos dell’Hollywood Cemetery, Michael guardò lo Spinnan morto ai suoi piedi e si spolverò le mani sulla giacca.

“È stato un piacere.” mormorò. Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere Kane strappare la testa di un altro demone e lanciarla verso di lui. Michael evitò la testa volante e fissò Kane, che era girato di spalle.

“Scusa, ti dispiace?” disse Michael. “Mi sono impegnato per non sporcarmi… vorrei continuare così.”.

Kane gli sorrise da dietro “Sei abbastanza veloce da scansarti se qualcosa ti viene addosso.”.

Tabatha sospirò, aveva visto tanto spargimento di sangue da bastarle per tutta la vita. Adesso sembrava che i ragazzi stessero semplicemente giocando. “Kane, se non ti conoscessi direi che ti diverti troppo ad uccidere questi esseri.”.

“Be’, non ho mai…” Kane si fermò a pensare per un attimo, guardò i demoni morti attorno a sé e poi guardò Tabatha. “Hai ragione, mi diverto.” e scrollò le spalle con indifferenza.

“Ricordi cosa mi hai detto a proposito di usare una telecamera?” chiese Tabatha.

Kane lasciò cadere a terra il demone senza testa e scrutò il corpo della sua compagna “Sì… me lo ricordo.”.

“Bene, non ci sarà nessuna telecamera.” Tabatha ringhiò, e s’incamminò.

Michael iniziò a ridere per lo sguardo sul volto di Kane poco prima che il vampiro biondo corresse dietro la sua compagna.

“Aspetta.” gridò Kane. “Ritiro quello che ho detto… non mi diverto affatto.” Si fermò per afferrare un demone che correva accanto a lui. “Sono fastidiosi… non vedi?”

Angelica alzò un sopracciglio e le venne da ridere. Represse quell’impulso e si limitò a guardare Syn con curiosità. “I tuoi figli sono… interessanti.”.

“Devono ancora lasciarsi l’adolescenza alle spalle.” dichiarò Syn con un’espressione impassibile. “E hanno anche bisogno della madre.”.

Michael guardò Syn indignato per la sua affermazione. “Io ho superato la mia adolescenza e sto benissimo, grazie.” Detto ciò, sbatté un piede a terra come un bambino capriccioso e iniziò a borbottare. Poi diede un calcio alla testa che Kane gli aveva lanciato come se fosse un pallone, e la fece volare lontano. Essa finì in mezzo a degli alberi, seguita da una forte imprecazione.

“Chi diavolo è che gioca con le teste dei demoni?” gridò Jason.

Michael si fermò un attimo e decise di darsela a gambe. “Vado a controllare Kane.” disse, superando Syn e Angelica nella direzione opposta a quella di Jason.

“Visto che ho ragione?” disse Syn, costringendo Angelica a guardare altrove per nascondere la propria risata.

*****

“Avete visto?” urlò Nick da dietro una cripta. “Era una testa volante.”

In quel momento apparve un demone che cercava di sfuggire alla morte. C’era qualcosa di divertente nel vedere un mostro spaventato.

“Sì Nick, l’ho vista.” rispose Kriss.

Nick sparò alle gambe della creatura con un’espressione al limite del sadismo “Avanti. Vediamo se sai ballare.”.

“Nick, smettila di giocare con quella dannata cosa.” ringhiò Steven, poi roteò gli occhi, realizzando di aver appena preso le difese di un mostro.

Jewel si avvicinò alla creatura e le fece saltare la testa con il fucile, prima di sorridere a Nick “Il tuo compagno di ballo è morto.”.

“Ehi!” mormorò Nick. “Era mio.”.

“In realtà era mio.” disse Kriss con le braccia incrociate sul petto. “Da chi pensavate che stesse scappando?”

“Troppi cacciatori e poche prede.” disse Dean uscendo dall’ombra di un albero vicino.

“Almeno Nick si è liberato di quel braccio.” mormorò Steven, poi scosse il corpo disgustato “Bleah.”.

Kriss fece una smorfia “Non parlare di quel braccio… mai più.”.

“Perché?” chiese Jewel, non cogliendo la battuta.

Nick sorrise “Beh, io…”.

Kriss lo guardò e ringhiò “Di’ un’altra parola e ti mando dritto da San Pietro.”.

Dean sorrise “Non provocare il mio gattino… sembra abbastanza arrabbiato da farlo sul serio.”.

Kriss guardò Dean e rimase sorpreso quando vide il desiderio celato nel suo sguardo. Non poté farne a meno… il suo sguardo si posò sul corpo di Dean e un leggero rossore gli affiorò sulle guance, costringendolo a guardare altrove.

Jewel sorrise, intuendo ciò che stavano pensando i due uomini. Steven e Nick, invece, ne erano del tutto ignari.

Gli occhi di Dean si oscurarono in modo attraente quando vide la reazione di Kriss. Avvicinandosi all’altro caduto, Dean avvolse un braccio intorno alla vita di Kriss e gli accostò le labbra all’orecchio “Credo che adesso potrete cavarvela da soli.” Sorrise quando Kriss rabbrividì leggermente per il suo respiro caldo.

Gli altri tre rimasero stupiti quando i due caduti svanirono.

“Ma come fanno?” chiese piano Steven.

“Non lo so.” rispose Nick, cercando di scacciare il pensiero di Dean che teneva stretto Kriss in quel modo.

Un rumore di passi li fece girare a guardare verso Quinn e Kat, che sopraggiunsero da dietro una cripta.

“Bene, ci siamo quasi tutti.” disse Nick. “Io sono pronto a lasciare questo casino nelle mani del PIT.”.

“Mancano solo Envy e Devon.” disse Steven.

Jewel si guardò intorno “Mi chiedo dove siano finiti.”.

“L’ultima volta che li ho visti erano con il fratello di Envy e il nostro orsetto armato preferito. Sono sicuro che ci raggiungeranno con lui.” dichiarò Nick. “Quindi se tu vieni con me ce ne andiamo.”.

“Sei pronta?” chiese Quinn a Kat, stringendola intorno alla vita. “Come prima.” Kat gli sorrise. Avevano fatto un bel lavoro stasera, ma il combattimento le aveva fatto venire voglia di altre cose.

Steven mise un braccio sulla spalla di Jewel e la portò verso l’ingresso del cimitero.

Nick roteò gli occhi. Stava iniziando a sentirsi come il terzo incomodo.

In un’altra zona del cimitero, le quattro persone in questione stavano pattugliando il cimitero, eliminando i demoni uno ad uno. Trevor era al telefono per dare ordini agli agenti che aveva lasciato alla centrale.

“Sì, serviranno dei blocchi stradali per tenere gli umani lontani dall’Hollywood Cemetery. Assicuratevi che tutte le strade secondarie siano coperte.” Trevor tacque per un minuto mentre l’ufficiale all’altro capo del telefono parlava.

“Predisponeteli al più presto.” continuò Trevor “Al massimo entro dieci, quindici minuti. Arrivano già i primi curiosi ma ho inviato delle persone a fermarli. Il fatto è che non sono poliziotti, quindi è un grosso problema. Non possiamo permettere che qualcuno comprometta la scena del crimine, sai cosa voglio dire… vandali e incendi… almeno per tre giorni… No, se qualcosa tenterà di uscire non credo che userà le strade.”.

Trevor si strofinò la tempia con l’altra mano. “Ascolta, se vedi qualcosa di strano… spara e basta.” Riagganciò e sospirò pesantemente. “Odio dover precisare ogni singola sillaba per farmi capire.”.

“E fai anche lo spelling?” chiese Chad in tono scherzoso.

Devon scoppiò a ridere ed Envy sorrise.

“Non proprio.” rispose lei, sentendosi un po’ goffa. “Ma sa scandire bene i suoni.”.

“Non dirmelo.” la interruppe Chad. “Fa lo spelling delle parole così come si pronunciano?”

Envy annuì “Proprio così.”.

Chad quasi cadde a terra per ridere, mentre Trevor mise il broncio.

“La piantate, voi due?” ringhiò Trevor.

“Piantare cosa?” Envy e Chad parlarono all’unisono, dopodiché scoppiarono a ridere.

Envy sorrise ricordando tutte le volte in cui, da adulti, si erano trovati in difficoltà perché avevano iniziato a ridere e non riuscivano a smettere. A pensarci bene, di solito succedeva sempre quando era ora di dormire. Osservò Chad. Accidenti, il suo sguardo era spento.

Devon non stava prestando molta attenzione alla scenetta, al momento. Aveva visto Warren da lontano che smembrava un demone e combatté l’impulso di trasformarsi per correre da lui.

Envy notò l’espressione di Devon e intuì il suo desiderio dal modo in cui i suoi occhi cambiarono colore. Seguì il suo sguardo verso il giaguaro e si rese conto che trasformarsi faceva parte della sua natura. Probabilmente era rimasto nella sua forma umana solo per lei e non era affatto giusto.

“Perché non vai ad aiutarlo?” gli disse, posandogli una mano sul braccio. “Io me la caverò.”.

Devon la guardò “Come tornerai a casa?”

“La porto a casa mia.” propose Chad, felice di quell’idea. Il suo appartamento non era più lo stesso da quando lei se n’era andata. “Intendo comunque portarla fuori di qui. Puoi passare a prenderla quando hai finito.”, poi aggiunse rapidamente “Prenditi tutto il tempo che vuoi perché probabilmente dormiremo come sassi.”.

Devon stava per obiettare ma guardò i due fratelli e per la prima volta si rese conto che erano così stanchi da sembrare drogati. Si sentì in colpa per non averlo notato prima. Agli umani serviva il doppio del sonno, se non di più, rispetto ad un mutante.

“D’accordo.” rispose Devon, e diede un bacio a Envy. “Verrò a prenderti… tu vai a riposare.”.

Envy annuì e osservò Devon che si tolse i vestiti, si trasformò in giaguaro e corse verso Warren, e lei si meravigliò di quanto fosse bello in qualsiasi forma.

“Possiamo andare adesso?” La voce di Trevor era cupa, non gli piaceva il modo in cui lei stava fissando Devon.

Envy e Chad annuirono entrambi.

“Buona idea.” disse Chad. “Mi dispiacerebbe diventare un bersaglio facile di qualche demone fortunato dopo essere svenuto dal sonno nel cimitero. Non chiudo occhio da due giorni.”.

I tre si diressero verso l’ingresso del cimitero, uccidendo alcuni demoni lungo il tragitto. Quando finalmente raggiunsero l’auto di Trevor, Chad si fermò un attimo, incapace di controllare il sorriso sadico che gli apparve sul viso.

“Dov’è la tua vecchia auto?” chiese Envy quando Trevor si avvicinò al veicolo di colore nero. “Non che questa non sia fantastica, eh.”.

Trevor si bloccò, ricordando la caratteristica che Ren aveva dato all’auto. Oh merda! All’improvviso aveva voglia di girarsi e correre via come un pazzo.

“Trevor.” disse Evey emozionata, con la voce uguale a quella di Envy. “Sono contenta che tu stia bene. Ho scansionato tutti quelli che entravano e uscivano dall’ingresso, e ho già depositato buona parte del tuo rapporto nel sistema del PIT.”.

Trevor sbiancò quando guardò Envy e vide l’espressione incredula sul suo viso.