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Ombra Di Morte
Ombra Di Morte
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Ombra Di Morte

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Il problema era che, in alcuni momenti, si sentiva la febbre e dei desideri oscuri avevano iniziato ad entrargli in testa negli ultimi due giorni. Desideri che erano l’esatto opposto della sua personalità. Finora riusciva a controllarli ma, se la situazione fosse cambiata, sapeva che avrebbe dovuto dire tutto.

I peli sulle braccia si rizzarono ed ebbe la sensazione di essere osservato. Si girò e strinse gli occhi verso un grande albero in lontananza. Per un momento si chiese se la sagoma che aveva appena visto fosse frutto della sua immaginazione o un fantasma.

I suoi pensieri furono interrotti quando, all’improvviso, sentì qualcosa dietro di sé. Si girò convinto che uno Spinnan fosse sopravvissuto in qualche modo e lo avesse seguito fin lì.

“Preso.” disse Guy ridendo. “Avresti dovuto vedere la tua faccia. È strano che i tuoi pantaloni sono ancora asciutti.”.

Jason gli rivolse un lieve sorriso ma non abboccò all’amo.

Guy smise di ridere, notando che Jason non aveva una bella cera. “Stai bene? Pensavo che un anello che rende invincibili impedisce anche di essere malati.”.

“Non sono malato, non ho dormito bene.” brontolò Jason, infilando ancora di più la mano nella tasca dei jeans. Forse era giunto il momento di dirlo a qualcuno e Guy non era una cattiva idea, visto che era pratico di magia. “Prima dovevo concentrarmi per sapere cosa provava Tiara, invece ora che l’anello si è riattivato sento più di quanto avessi mai immaginato. La cosa strana è che questo coso sta iniziando ad essere un po’ tormentato.”.

“Che vuoi dire?” chiese Guy serio.

Jason scosse la testa, non sapendo come spiegarlo “Niente, probabilmente è solo il jet-lag... passare da essere umano a superman nel giro di due secondi è parecchio stressante.”.

“Mi chiedo per quanto tempo ne avranno ancora Zachary e Tiara.” disse Guy sedendosi sugli scalini, mentre Jason si appoggiava a uno dei montanti che circondavano la veranda.

“Già, anch’io.” roteò quasi gli occhi, ma ringraziò silenziosamente Guy per aver sviato il discorso dall’anello, poi fece un cenno verso l’albero “Credo di aver visto Falco Notturno laggiù pochi minuti fa, osservava la casa.”.

Guy aggrottò la fronte nella direzione indicata da Jason, chiedendosi cosa facesse l’Indiano. Era stato sorpreso un paio di volte da Carley mentre cercava un incantesimo che avrebbe reso visibile Falco Notturno e lei gli aveva detto di lasciarlo in pace. Sembrava seria quindi Guy aveva lasciato perdere. Era contento di aver portato tutti i loro libri di incantesimi e le pergamene al cottage, era un ottimo modo per ammazzare il tempo e sovrastare il... rumore.

“Non è proprio un tipo amichevole, vero?” chiese Jason.

Guy scrollò le spalle “Non deve esserlo per forza, lui è fedele a Tiara.”.

L’Indiano li superò ed entrò in casa. Il suo viaggio lungo la strada dello spirito lo portò in camera di Tiara... un posto in cui era stato diverse volte ma dove non si fermava mai a lungo. All’improvviso si trovò a guardare in silenzio i due che finivano di vestirsi.

Zachary si avvicinò a Tiara che si stava infilando un paio di mutandine e le cinse le spalle con un braccio. “La parte peggiore della giornata è quando decidi di rivestirti.” la stuzzicò baciandole la spalla scoperta.

Tiara ridacchiò e allungò la mano verso la gonna prima che Zachary le dicesse di non andare al lavoro.

‘Stanotte vedremo Craven da soli.’ le disse Falco Notturno.

Tiara sussultò e si mise una mano sul cuore. “Non spaventarmi così.”.

“Così come?” chiese Zachary confuso.

“Non tu... Falco Notturno.” disse lei con un tenero sorriso, poi iniziò rapidamente a sistemarsi la gonna. Avere il busto scoperto era già abbastanza.

“Chi, quel surreale indiano invisibile che non ha doti di socializzazione né personalità, e adora entrare nelle camere delle persone quando sono da sole?” chiese Zachary quando la temperatura nella stanza aumentò di parecchi gradi.

Tiara si trattenne dal ridere e mentì “Non è così e lo sai.”.

“No, non lo so.” ringhiò Zachary. “Per come la vedo io, in questo momento ci sta guardando e sta ascoltando ogni mia parola. Il fatto che ti osserva dal nulla è più che inquietante.”.

Falco Notturno apparve all’improvviso a meno di un centimetro da Zachary, facendolo saltare per la sorpresa. Tiara non si preoccupò di trattenersi, stavolta, e iniziò a ridere mentre s’infilava il top.

“Te la sei cercata.” riuscì a dire lei dopo essersi calmata.

Zachary prese la giacca e se la infilò. “Sì, certo... allora, Tonto, dove andiamo stasera?”

“Noi niente.” disse Falco Notturno con voce fredda. “Tiara e io incontreremo Craven da soli.”.

“Perché da soli?” chiese lei mentre s’infilava le scarpe.

“Vuole insegnarti qualcosa di nuovo.” rispose l’indiano e le afferrò il braccio.

Tiara spalancò gli occhi e tutto ciò che rimase di lei fu il rumore echeggiante di un sussulto mentre scompariva.

Non appena i due svanirono, Zachary si precipitò fuori dalla camera da letto e si diresse verso la porta d’ingresso, chiudendo la porta non proprio dolcemente.

“Andiamo.” ringhiò, vedendo Guy e Jason in attesa.

“E Tiara?” chiese Guy guardando dietro di sé.

“Se n’è andata.” rispose Jason, e seguì Zachary fino alla macchina.

L’altro lo fulminò con lo sguardo “Quel maledetto guardone indiano invisibile l’ha portata via per una lezione privata con Craven e non mi ha detto dove stavano andando. Quindi ho bisogno che tu usi quel dannato anello e scopri dove diavolo sono.”.

Jason guardò Guy “Mi siedo dietro con te.”.

Capitolo 4

La signora Tully entrò dalla porta principale del Moon Dance e si avvicinò subito ad Envy, che era seduta ad un tavolo al bar. Aggrottò la fronte notando Trevor e Devon in piedi ai lati opposti di quello stesso tavolo.

“Allora.” disse, andando dritta al punto “Che ne dici di raccontarmi cos’è successo?”

“Sto bene.” insistette Envy, agitando la mano con distacco “Penso di essermi stressata troppo o qualcosa del genere.”.

“Capisco.” la signora Tully alzò un sopracciglio. “Immagino che svieni spesso, allora.”.

Envy aggrottò la fronte, decidendo di non rispondere neanche. La verità era che non era mai svenuta prima d’ora.

La signora Tully indicò la porta laterale “Al piano di sopra, adesso.”.

Trevor si precipitò per aprire loro la porta e la tenne aperta lasciando entrare Devon prima di lui, poi ringhiò quando l’altro cercò di chiuderla dietro di sé. Afferrando la porta dalla presa di Devon, lo sorpassò sulle scale con un ghigno e aprì l’altra porta per Envy quando arrivarono alla camera da letto.

Osservò la stanza e poi guardò Devon “Ti piace vivere da adolescente, eh?”

Le labbra di Devon accennarono ad un sorriso mentre si guardavano a vicenda. Lui ed Envy avevano fatto l’amore solo un paio d’ore prima, proprio qui in quella stanza, e il loro odore era ancora forte... abbastanza perché Trevor potesse recepire il messaggio.

Chad alzò gli occhi al cielo vedendo i due idioti e concentrò la propria attenzione su Envy.

“Dimmi come ti sentivi prima di svenire, cara.” le chiese la signora Tully dopo averla fatta sedere sul letto.

La ragazza sospirò “Mi sentivo un po’ stordita, era una sensazione di annebbiamento ma niente di serio.”.

La signora Tully si accigliò “Lascialo decidere a me.” Si girò subito verso gli uomini addossati alla porta. “Fuori... avanti, su.”.

“Chad può rimanere?” chiese piano Envy.

La signora Tully guardò il giovane prima di annuire con la testa “Il fratello può restare, gli altri fuori.”.

Devon e Trevor borbottarono in silenzio mentre lei li spingeva fuori e chiuse la porta.

“Che diavolo le hai fatto?” chiese Trevor con un sibilo. “Non è mai svenuta da quando la conosco.”.

Devon lo guardò storto “Se sapessi perché è svenuta non avrei accettato la tua decisione di chiamare la signora Tully.”.

“Devi iniziare a prenderti più cura di lei.” ringhiò Trevor. “È umana e scommetto che la tratti come una mutante.”.

Effettivamente Devon si sentiva un po’ in colpa perché Envy non dormiva abbastanza ultimamente, ma pensava che il problema fosse stato risolto la settimana scorsa.

“Tu non eri qui.” dichiarò Devon. “Io sto con lei ogni giorno, quindi penso di saperne più di te sulla sua salute.”.

“Io ho un lavoro...” urlò Trevor “... e cioè mantenere le strade sicure affinché le persone come Envy possano andare in giro senza preoccupazioni.”.

“Ma certo.” mormorò Devon “È come dici tu, agente del governo.”.

La porta della camera da letto si spalancò e la signora Tully uscì irritata, lanciando loro un’occhiataccia come solo una madre o una nonna sanno fare.

“Se non state zitti vi spedisco di sotto per aspettare la mia diagnosi.” li minacciò, prima di sbattere di nuovo la porta.

“D’accordo.” disse Trevor a bassa voce mentre si allontanava dalla porta.

Devon lo guardò “Pensi che abbiamo esagerato?”

“Penso che dovremmo stare zitti.” sussurrò Trevor.

Devon annuì con la testa.

In camera da letto Envy era pazientemente ferma mentre la signora Tully la esaminava con occhio esperto. Tuttavia si accigliò quando la vide portarsi una mano alla fronte.

La signora Tully, alla fine, si sedette accanto a lei e pensò a come affrontare l’argomento. Aveva le idee chiare ma non era sicura di poter dire parlare in presenza Chad.

Vedendo l’espressione preoccupata sul suo viso, Envy andò in apprensione. “C’è qualche problema?”

“Non lo definirei un problema.” iniziò la signora Tully “Ma non sono sicura che questo sia l’ambiente adatto per parlarti dei miei sospetti.”.

Envy sorrise “Qualunque cosa sia può dirlo davanti a Chad.”.

La signora Tully sospirò, voleva bene a Trevor come a suo nipote e sapeva che lui aveva reclamato Envy come compagna prima che lei decidesse di stare con Devon. Adesso la questione era: quale dei due uomini era la causa dello svenimento di Envy?

“Sei sicura di volere che tuo fratello rimanga?” chiese di nuovo.

Chad si appoggiò allo schienale della sedia su cui era seduto e incrociò le braccia al petto “Io voglio sapere, signora Tully. A questo punto non me ne andrei neanche se provasse a costringermi. È mia sorella.”.

“Bene, ricordate che ci sono due uomini proprio fuori la porta che vi sentiranno se alzerete la voce.” Diede il severo avvertimento prima di indicare verso Chad. “Non voglio sentire una parola da te, capito?”

“Sì, signora.” disse Chad, sentendosi improvvisamente come quando aveva dodici anni ed era nell’ufficio del preside.

“Sei chiaramente incinta.” disse a bruciapelo la signora Tully con voce bassa, poi fece di nuovo un cenno verso Chad quando lui aprì la bocca e saltò dalla sedia come una molla.


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