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Legami Di Sangue
Legami Di Sangue
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Legami Di Sangue

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Dean guardò in silenzio i capelli di Kriss e sospirò mentalmente. Il fatto che Kriss lo stringesse così forte era l’unica cosa a calmarlo. Sentì la tristezza allentarsi un po’ prima di ricomparire. Aveva già deciso di liberare Kriss all’alba ma, davanti al suo rifiuto, gli occhi di Dean brillarono e i legacci svanirono.

Dopo un istante Kriss si voltò e strinse i polsi di Dean, sbattendoli giù sul materasso e tenendoli fermi.

Dean fissava con calma i suoi turbati occhi argentati, chiedendosi cos’avrebbe fatto Kriss adesso che era libero di tornare da Tabatha. Quando Kriss rimase semplicemente fermo lì, Dean alzò la testa dal materasso strofinando lentamente le labbra sulla clavicola di Kriss fino alla curva del suo collo. Fu ricompensato dal brusco sibilo di Kriss e dal suo rilascio.

Alcune ore dopo giacevano intrecciati quando arrivò l’alba. Dean sapeva, proprio come Kriss, che sarebbe stato qui quando Kriss si sarebbe svegliato la mattina...sarebbe sempre stato qui.

*****

Kane camminava per le strade della città cercando di cancellare dalla mente tutto quello che era accaduto nelle ultime settimane. Aveva anche sentito accenni della sua vecchia personalità affiorare in superficie diverse volte...soprattutto quando era vicino a Michael. Doveva ammettere che voleva bene a quel ragazzo.

Il freno saldo che aveva mantenuto negli ultimi dieci anni sulle proprie emozioni stava cedendo e gli mancava già la sicurezza che le mura immaginarie gli avevano dato. Era convinto che un costoso psichiatra da quattro soldi avrebbe detto che era una cosa positiva, ma era certo che avrebbe potuto anche cambiare idea a tempo di record.

Usava l’intorpidimento che aveva portato con sé fuori dalla tomba come uno scudo...lo rendeva per metà morto e le persone intorno a lui erano più al sicuro. Per come stavano le cose, ci voleva ogni briciolo di controllo che aveva per tenere dentro di sé i propri sentimenti per Tabatha e proteggerla da Misery allo stesso tempo.

Aveva ancora i brividi al pensiero che Michael avesse capito che era stata Tabatha a liberarlo dalla tomba. Se avesse pensato in maniera lucida, avrebbe trovato un modo per tenere Scrappy lontano da Tabatha per un po’ mentre cercava di capire come dirglielo...se mai glielo avesse detto.

Secondo lui, alcuni segreti dovevano rimanere tali. La verità era che non aveva mai pensato di dirlo a Tabatha.

Kane ringhiò infastidito quando i suoi pensieri furono interrotti. Sentiva occhi demoniaci su di sé mentre camminava...osservavano ogni sua mossa. Si chiese se fossero stati mandati da Misery. Non riusciva a sentirla tra loro, il che aveva molto senso. Perché mai la cagna lo avrebbe seguito, quando poteva farlo fare ai suoi servitori al posto suo? La città brulicava di suoi servitori...entità oscure che lui aveva contribuito a creare.

Accelerò il passo finché i fari delle auto in avvicinamento si allontanavano improvvisamente dietro di lui. Il bagliore rosso dei loro fanali posteriori illuminò la strada per alcuni secondi prima di svanire. Non era mai stato così veloce ma, con l’umore che aveva ultimamente, aveva ignorato l’accrescimento del proprio potere.

Al momento, tutto quello che voleva era stare da solo nella propria campana di vetro, invece di stare accanto a Michael e a chiunque fosse vicino al suo migliore amico / fratello. Non era così sicuro di riuscire ad indossare la sua maschera da ‘Adesso sto bene’...non stasera. Il suo vero io era vicino alla superficie ed era qualcosa che Michael non doveva vedere.

Infilando le mani in tasca, Kane proseguì nel tentativo di ignorare i bastardi spioni che lo seguivano. Adesso aveva raggiunto un’area più rispettabile della città e si diresse verso la zona in cui c’erano un gran numero di locali. Aveva bisogno di un buon drink e magari di fare un po’ a pugni, anche se ciò significava che doveva iniziare lui per primo. I club gli avrebbero fornito il liquido inebriante, e sarebbe stato abbastanza facile trovare un nido di vampiri per l’altro desiderio.

Svoltando un angolo verso una strada trafficata, Kane sentì un profumo dolce nel vento e si fermò, concentrandosi di nuovo sui luoghi e i rumori della città. La sentiva molto vicina e si guardò intorno cercando di determinare la sua posizione. Inalò profondamente, desiderandone ancora, poi si chiese se fosse un masochista per torturarsi così.

Sapeva che doveva stare lontano da lei, visto che sembrava essere una calamita per i demoni, ma l’altro lato di sé concluse all’istante che la sua anima gemella era in grado di trovare i guai da sola. Se lei era abbastanza folle da andare in giro in una zona piena di demoni, allora forse lui doveva ricordarle che era davvero una cattiva idea.

Il suo sguardo acuto si posò su un club chiamato ‘Silk Stalkings’ e si accigliò sapendo che era qui che il caduto, Kriss, lavorava come ballerino. Era una scelta di carriera interessante per un caduto, ma Kane non poteva giudicarlo. Sospirando con rassegnazione, attraversò la strada ed entrò nel club per riportare Tabatha a casa, prima che si cacciasse in altri guai.

Capitolo 2

Tabatha varcò l’ingresso del Silk Stalkings e si guardò intorno. Era andata lì per cercare Kriss...e pregò di trovarlo. Era sparito da qualche giorno senza neanche chiamare...e aveva iniziato ad evitarla già da prima. Le mancava ed iniziava a preoccuparsi. Quando in passato spariva per un po’ almeno telefonava per farle sapere che andava tutto bene.

Il solo vederlo di sfuggita avrebbe scacciato il suo timore che Misery lo avesse divorato o rinchiuso in una grotta da qualche parte.

Sedendosi ad uno dei tavolini alti, continuava a guardare il palco sperando che Kriss uscisse e facesse il suo numero. Quasi un’ora dopo si rese conto dell’orario e capì che Kriss avrebbe dovuto essere già sul palco a quell’ora. Uno dei camerieri le si avvicinò e lei lo toccò sul braccio per avere la sua attenzione.

“Ha bisogno di qualcosa, signorina?” le chiese.

Tabatha sorrise. “Spero che tu possa aiutarmi. Sto cercando Kriss Reed. Puoi dirmi quand’è il suo turno?”

Il cameriere sospirò e scosse la testa “Lei è la sesta donna a chiedere di lui, questa settimana. Purtroppo se n’è andato da un po’ di tempo, da allora nessuno lo ha visto.”

Tabatha si sentì come se avesse ricevuto uno schiaffo. Una sensazione di affogamento le esplose nello stomaco e lei abbassò la testa per nascondere le lacrime che iniziarono a salire...aveva perso il suo migliore amico.

“Sta bene?” chiese gentilmente il cameriere.

Tabatha lo guardò e sorrise, asciugando le lacrime che minacciavano di rovinare il mascara. “Sì, sto bene. Puoi portarmi un Malibu con ananas?”

Il cameriere le lanciò un’occhiata interrogativa prima di sospirare e tornare al bar. Riconobbe Tabatha come una delle amiche strette di Kriss e immaginò che lui avesse lasciato la città senza dirglielo. Era un peccato...sembrava simpatica, e Kriss l’aveva ovviamente ferita.

Tabatha tirò fuori la cipria dalla borsetta ed esaminò il suo trucco. Se n’era andato senza nemmeno salutare...quando erano andati in Florida con Devon ed Envy aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciata. Si erano anche avvicinati dopo il rapimento...e molto.

“Ecco a lei.” annunciò il cameriere e mise il drink davanti a lei.

Tabatha abbassò la cipria e gli sorrise. “Vai e segnalo sul conto...ho intenzione di stare qui per un po’.”

Il cameriere annuì ed iniziò a girare intorno ai suoi tavoli per assicurarsi che tutto filasse liscio, guardandola di tanto in tanto per assicurarsi che la sua nuova cliente non si ubriacasse.

Tabatha tracannò rapidamente il drink e posò il bicchiere sul tavolino. Perché era preoccupata? Kriss era un caduto...aveva cose migliori da fare che incasinarsi con gli umani...soprattutto con gli umani che erano suoi amici. Dio, odiava essere imbronciata e arrabbiata allo stesso tempo...turbava le persone.

Le fu portato un altro drink e bevve rapidamente anche quello. Dopo sei drink era cotta. Guardando verso il palco, si imbronciò vedendo un ragazzo uscire con indosso solo un paio di ali e un tanga argentati. Si chiese dove fosse il piagnone Guru ubriaco quando ne aveva bisogno e strinse gli occhi, odiando il ballerino che inconsapevolmente si faceva beffe di lei.

“Un altro, prima di andarmene?” chiese al cameriere che le girava intorno da quando si era seduta.

Il cameriere sorrise e scosse la testa. “Penso che lei abbia bevuto abbastanza. Vuole che le chiami un taxi?”

“No.” rispose Tabatha, e si alzò afferrando la borsa. “Voglio che tu dica a Kriss che se ricorda chi sono i suoi amici, allora faccia una telefonata.”

Naturalmente non voleva, ma al momento era molto arrabbiata con Kriss...la feriva che lui non desse abbastanza importanza alla loro amicizia per dirle almeno che se ne andava...o che era stato rapito. Aprendo la borsa, prese il portafogli e fece per pagare il conto, ma il cameriere scosse la testa.

“Il conto è stato già pagato.” disse lui. “Adesso vada a casa e dorma...sono certo che la chiamerà presto.”

Tabatha pescò le chiavi dell’auto nella borsetta e le fece cadere a terra. “Cavolo!” mormorò, volendo andarsene prima di fare qualcosa di stupido, come piangere in pubblico.

Si chinò per raccoglierle ma un’altra mano le prese e le raccolse. Tabatha seguì la mano lungo un braccio e poi una spalla. Rimase stupita quando il suo sguardo si posò sul bel viso di Kane.

“Andiamo, tesoro.” disse lui, osservando il modo in cui le luci le brillavano negli occhi azzurri. Stava per piangere. A quanto pare lui non era l’unico di cattivo umore, stasera. “Andiamo a casa.”

Il labbro inferiore di Tabatha si contorse mentre lo guardava e gli afferrò il braccio, sentendo all’istante la sua forza. Il suo principale stalker l’aveva trovata e per una volta...gliene era grata.

Kane fece un cenno al cameriere dietro Tabatha e la portò fuori dal club. Ringhiò dentro di sé, sapendo perché lei aveva scelto questo club. Voleva trovare il bastardo caduto che si nascondeva.

Kriss non si preoccupava del proprio cattivo comportamento verso Tabatha, o si riteneva suo potenziale nemico, invece che suo migliore amico? Kane avvolse un braccio attorno alle spalle di Tabatha e le afferrò saldamente l’altro braccio quando lei quasi inciampò sui tacchi alti.

“Lo hai visto?” chiese Tabatha guardando Kane.

Kane scosse la testa tristemente “No.” Evitò di dirle che, l’ultima che aveva visto Dean, aveva sentito l’odore di Kriss su di lui...il caduto stava bene.

“Se n’è andato.” Tabatha si asciugò la lacrima che finalmente riuscì a scendere. “E se poi Misery lo divora?”

Kane cercò di non ridere alla sua domanda ubriaca ma sincera. “Per Misery il sapore dei caduti è disgustoso.” lui citò le parole di Misery.

“Allora perché non mi ha salutata?” Tabatha abbassò lo sguardo mentre camminavano.

Kane non rispose mentre la faceva salire sulla sua auto e si sedette al posto di guida. Immagini di sé che strappava quelle ali morbide e setose dalla schiena di Kriss gli balenarono nella mente, ma Kane le scacciò. La vendetta poteva aspettare...adesso doveva portare il suo angelo a casa sano e salvo, prima che la porta girevole della sua personalità si aprisse sul lato oscuro.

Tabatha rimase in silenzio durante il tragitto, con i led azzurri nell’auto che proiettavano un bagliore tenue, come se la sfidassero a guardare l’uomo che guidava. Non era mai stata una che rifiutava una sfida e, anche se riusciva a gestire l’alcol meglio di una persona normale...i drink la aiutavano a reprimere una sana paura.

Girò lentamente la testa e guardò coraggiosamente Kane. “Perché Misery ha detto che io ti appartengo?”

La testa di Kane si girò rapidamente per fissarla con uno sguardo duro. Lei non avrebbe dovuto ricordare quello che era successo quella notte...le aveva cancellato i ricordi. Come diavolo faceva a ricordare qualcosa che doveva aver dimenticato? Vedendo le luci delle auto illuminarle il viso, lui guardò di nuovo la strada e sterzò appena in tempo per evitare di colpire un’auto in arrivo.

La mano di lei si posò d’istinto sulla maniglia dello sportello quando vide la sua reazione a quella domanda, ma si calmò. Non era abbastanza ubriaca da saltare da un’auto in movimento. Il brivido di paura che strisciava lungo la sua schiena servì solo a spingere il suo livello di coraggio oltre la stupidità.

“Scegli una corsia.” sorrise Tabatha, poi sbatté le palpebre con la voglia di prendersi a schiaffi. ‘Merda.’ pensò tra sé. ‘Bel modo di fare, stupida...far incazzare il tipo con i denti aguzzi.’

“Ti ricordi di quella notte?” le chiese Kane prima di fermarsi.

“E allora?” disse lei e scrollò mentalmente le spalle. “Sì, mi ricordo. Beh...una buona parte, almeno. Forse non sei così bravo come pensi a lanciare incantesimi alle persone.”

“Magari la prossima volta non sarò così gentile.” la ammonì Kane e la vide tremare per le sue parole oscure.

Tabatha restrinse lo sguardo per la sua espressione impassibile. Come osava sfidarla?

“Beh, prima che provi a cancellarmi di nuovo la memoria, che ne dici di rispondermi?” chiese lei e incrociò le braccia sul petto, sapendo che stava scaricando su Kane la rabbia per l’abbandono di Kriss...d’altra parte, forse Kane se lo meritava. Per quanto ne sapeva, magari aveva divorato lui Kriss.

“O mi dici che cosa intendeva, o giuro che mi appenderò al collo un enorme e succoso cuore di mucca per attirare Misery, così lo chiederò a lei.”

Lei sussultò e si aggrappò subito al cruscotto quando Kane sterzò bruscamente, fermando di colpo l’auto al lato della carreggiata, sul marciapiede. Inchiodò scivolando sul terrapieno polveroso, facendo fare all’auto un giro di centottanta gradi prima che si fermasse.

Kane si era avvicinato a lei prima che l’auto si fermasse. Tabatha non poté fare a meno di guardare il suo viso e ammirare le sue mascelle, l’ametista dei suoi occhi. Abbassò lo sguardo sulle sue labbra perfette e si chiese se fossero fredde come il ghiaccio o calde come il fuoco.

Kane era più che arrabbiato e voleva strozzarla per aver anche solo pensato una cosa simile. Mordendosi la lingua, aspettò di sentire il rapido flusso di sangue prima di catturare le labbra di Tabatha in un bacio feroce. In circostanze normali avrebbe dato qualsiasi cosa per avere l’occasione di farlo...ma d’altra parte, lei doveva essere sobria perché valesse. L’unica ragione per cui adesso la stava baciando con tale impeto era cancellare dalla sua mente i pericolosi piani dettati dall’alcol.

Calde, le sue labbra erano calde, e quel piacevole calore vorticò in lei fino al nucleo tra le sue gambe. Improvvisamente Tabatha sentì di nuovo la paura che era svanita solo un attimo prima. La pervase con ondate impetuose e lei sentì le dita dei piedi contrarsi nello stesso istante in cui il panico la prese allo stomaco. La sua mente cedette alla paura e lei iniziò a spingersi via da lui più forte che poteva. Purtroppo aveva lo stesso effetto di una formica che prova a sollevare una casa.

Kane sentì le mani di lei spingere contro il proprio petto ma, se questo sarebbe stato il loro ultimo bacio, allora voleva assaporarlo ancora per un attimo. Respirò l’alito caldo di lei mentre rendeva il bacio più dolce solo per intensificarlo di nuovo.

Tabatha fu assalita dal sapore dolce e pungente del sangue di Kane e il travolgente desiderio di avvinghiarsi a lui annullò ogni paura esistente. Quel desiderio si intensificò quando la mano di lui la prese per un fianco e la sollevò dal sedile, premendola a sé tanto quanto consentiva lo spazio limitato del veicolo. Le cosce di lei si infiammarono e, prima che potesse trattenersi, una delle sue mani salì lungo il petto di lui per avvolgersi intorno al suo collo, dove strinse con forza i suoi capelli bianchi come la neve.

Kane rabbrividì quando sentì le unghie di lei affondare nella propria pelle sensibile, facendogli flettere i fianchi e ringhiare nel petto. La voleva...Dio, la voleva così tanto. Udì il clacson di un’auto e Kane ricordò all’istante dove si trovavano. Ci volle più forza di quanto pensasse per lasciarla andare e sprofondò letteralmente nel sedile del conducente.

“Già sobria?” le chiese. I muscoli della sua mascella si contrassero e le sue nocche divennero bianche nel punto in cui stringeva il volante mentre tratteneva la sua fame.

Tabatha si portò una mano alla bocca ripensando a quella strana domanda. Dopo un paio di secondi annuì accigliata. “Sì, ma cosa sei, un caffè vivente?”

“Cosa sei tu?” la derise Kane. “Una pazza sanguinosa, ecco cosa sei...che parla di cuori di mucca e di demoni.”

Gli occhi di Tabatha si spalancarono quando un fulmine catturò la sua attenzione quando illuminò la strada. Si leccò il labbro inferiore assaporandolo ancora, poi si guardò per assicurarsi che le cosce non fossero davvero in fiamme. Ci fu un altro fulmine e lei si sporse in avanti, guardando il cielo in cerca di nubi di tempesta. Non vedendone, guardò di nuovo Kane e si rese conto che era lui a provocare la tempesta.

“Vacci piano. Mi sbagliavo...tu non sei un caffè vivente, sei una tempesta vivente.” gli disse, e si raddrizzò sul sedile. Non l’aveva notato prima ma, quando Kane si era chinato su di lei, il suo vestito era salito su, mostrando quasi il pizzo delle mutandine.

Kane si strofinò la tempia con le dita e chiuse gli occhi...dovette farlo. “C’è solo una cosa che devi fare...stare lontana da Misery.”

“È così che mi hai guarita nell’ufficio di Warren?” sussurrò Tabatha, sapendo in qualche modo che il suo sangue aveva appena cancellato ogni singola goccia di alcol che lei aveva assunto. Le mancava già la disinibizione ma non gli avrebbe dato del guastafeste, visto il suo umore. Però doveva ammettere che se lui non avesse interrotto il bacio avrebbero finito per fare altro.

Dire che lui fosse instabile sarebbe stato un eufemismo, se il modo in cui stringeva il volante voleva dire qualcosa. Dopo quello che lei stava per fare...forse erano instabili entrambi.

Quando lui non rispose ma guardò dritto e scrollò le spalle, Tabatha sentì di nuovo la rabbia. “Bene, portarmi a casa...o meglio ancora, scendi e va’ al diavolo. Adesso posso guidare da sola.”

Tabatha fu spinta di nuovo contro lo schienale quando Kane inserì la marcia e avviò il motore, rimbalzando giù dal marciapiede e reimmettendosi nel traffico...quel poco che c’era a quell’ora della notte.

“Forse dovresti andare a cercare in quale nido si trova Kriss e unirti a lui, visto che ad entrambi ovviamente piace avere dei segreti con me!” disse lei sarcastica.

“Nessuno ti ha mai detto che non è una buona idea inimicarsi un vampiro?” le chiese Kane con voce apparentemente tranquilla, evitando di guardarla.

“Sono ancora viva.” sottolineò Tabatha.

“Per ora.” Kane mentiva, ma si sentì soddisfatto quando il resto del viaggio proseguì in un silenzio teso.

Tabatha se ne stava sul sedile del passeggero con le braccia incrociate sul petto. Si rifiutava con forza di pensare a quel bacio e non avrebbe affatto pensato a quanto lui fosse sembrato sexy, chino su di lei...era arrabbiata e non solo.

Appena entrò nel suo vialetto Kane sospirò, passandosi una mano tra i capelli quando lei scese dall’auto e scappò via come se fosse stata morsa. Trovò la cosa piuttosto ironica, considerato che l’aveva già morsa in precedenza. Scendendo dall’auto, la seguì in silenzio sapendo che era la cosa sbagliata da fare.

Tabatha sbatté la portiera dell’auto dietro di sé e si precipitò verso la porta d’ingresso del suo appartamento. Non appena chiuse la porta dietro di sé, si voltò e in pochi secondi bloccò tutte e quattro le serrature, poi accese la luce in soggiorno.

“Per ora un corno!” Guardò la porta sentendosi finalmente al sicuro...finché non si voltò. Tabatha gridò quando vide Kane seduto sul divano come se fosse a casa sua, e gli lanciò la borsetta.

“Tu non sei stato invitato!” sbottò lei, poi aspettò di vedere se sarebbe svanito. In realtà era una cosa positiva che lui non lo fece, perché lei sarebbe stata ferita dalla risata isterica che ne sarebbe seguita.

“Dannazione, perché sei ancora qui?” gli chiese e gli lanciò le scarpe, soddisfatta quando lui dovette spostare una gamba per schivarne una.

Con suo stupore, Kane se ne stava seduto lì a fissarla con un’irritante espressione che sembrava un misto tra divertimento e rabbia. Lui brillò e scomparve per un secondo, poi lei sentì il rumore di qualcosa che colpiva la porta da ogni lato. Tabatha non riusciva a muoversi perché lui la teneva ferma contro la porta dietro di lei. Udì un tuono e sentì la propria paura aumentare a quel rumore.

Kane si chinò un po’ in avanti fin quando la propria guancia non toccò quasi la sua e inalò il suo odore misto di rabbia e paura. Era come un afrodisiaco e servì a ricordargli perché non aveva posseduto la sua anima gemella appena l’aveva trovata. Al contrario, lui lottava contro la voglia di possederla lì contro la porta...rapido e impetuoso.

Gli dei potevano averli uniti, ma avevano sbagliato il loro abbinamento. Per il bene di Tabatha...dovevano essersi sbagliati. Quando lui si scostò abbastanza per vedere il suo viso, fu soddisfatto nel vedere che la sua rabbia e la sua paura erano ancora lì.

Tabatha sentiva la sua frangetta muoversi ad ogni respiro che lui faceva mentre la guardava con quegli occhi infiammati. Rimase affascinata guardando le sue pupille ametista dilatarsi e poi sentì la delusione vibrare dentro di sé...lei non voleva dimenticare.

“Prima di farmi abracadabra...dimmi qualcosa di vero.” sussurrò lei. “Una verità sincera.”

“Una verità, tesoro?” Kane posò lo sguardo sulle sue labbra e abbassò la testa fin quando le proprie labbra non sfiorarono le sue...non con un bacio ma con qualcosa di molto più intimo. “Sono più pericoloso per te di quanto possa esserlo qualsiasi altro demone.”

A letto, Tabatha sbatté le palpebre per la luce del sole che ora filtrava dalla finestra e si mise a sedere. Tirò su le ginocchia e vi avvolse le braccia intorno, guardando la luce del giorno che quasi sembrava prenderla in giro. Ringhiando tra sé, sbuffò soffiando via la frangetta dagli occhi.

“Pericoloso un corno.” brontolò. “Così pericoloso che mi ha messa a letto prima di andarsene.”

*****

Zachary stava guardando la mappa sul muro con la testa piegata. Avevano segnato ogni evento strano avvenuto negli ultimi mesi, cercando di capire se formassero uno schema. Avevano iniziato con poche puntine ma, quando erano state trovate altre prove, le puntine avevano iniziato a formare uno schema.

Angelica prese un pennarello nero e disegnò un cerchio attorno alla zona malfamata e all’area circostante. “Misery agisce in questa zona.” dichiarò. “Gli altri eventi segnati sembrano essere opera di altri demoni che hanno preso coraggio e sono usciti dalla tana.”