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Breve Storia Della Cina
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Breve Storia Della Cina

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Breve Storia Della Cina
Pedro Ceinos Arcones

Un libro per capire la storia cinese.

Scopo di questo libro è fornire al lettore una breve e comprensibile storia della Cina. L’interesse dell’autore, che si percepisce scorrendo queste pagine, si rivolge soprattutto alle culture di frontiera e alle minoranze. La costruzione della Cina va dai piccoli regni sulle sponde del Fiume Giallo, che crearono i semi della civiltà cinese in un Paese di nove milioni di kmq, fino ai processi di conquista e sottomissione dei popoli che daranno vita alla Cina di oggi; questa storia può seguirsi scorrendo le pagine di questo libro.

Pedro Ceinos Arcones

Breve Storia della Cina

Breve Storia della China

Pedro Ceinos Arcones

Tradotto da

Irene Schiaffino

© 2003, 2006, 2020 Pedro Ceinos Arcones

Tektime publisher, 2020

peceinos@hotmail.com

Introduzione

Cos’è la Cina?

La risposta può sembrare ovvia. Quando guardiamo una carta geografica, nella parte orientale dell’Asia appare una grossa macchia uniforme che va’ dal centro del continente fino all’oceano Pacifico, sulla quale si estende la parola “Cina”. Sembra un concetto facile. Se però non utilizziamo una carta geografica del 2006 ma una mappa portoghese di dieci anni prima, ci accorgeremmo che manca una estremità sud del Paese, una piccola parte rimane fuori dell’ambito “Cina”. È la colonia portoghese di Macao, recuperata dai cinesi solo nel 1999, dopo quasi 450 anni di dominio portoghese. Se la mappa fosse inglese, sempre di dieci anni prima, sarebbe mancata l’estremità di una zona sudorientale, la famosa città di Hong Kong, recuperata dalla Cina sola nel 1997, dopo 150 anni in mano agli inglesi. Se la carta geografica fosse taiwanese ed un poco più antica, troveremmo una Cina che si estende molto più a nord, quasi fino alla Siberia, Taiwan non riconosceva l’indipendenza della Mongolia esterna, ragion per cui la troveremmo ancora nel territorio cinese. Se la cartina appartenesse al governo tibetano in esilio, mancherebbe tutta la parte sudest; e se infine la carta fosse degli indipendentisti del Turkestan, non ci sarebbe tutto l’estremo occidentale.

Se retrocediamo nel tempo, la definizione di Cina cambia con ogni dinastia e addirittura con ogni imperatore, espandendosi o diminuendo a seconda delle conquiste sviluppatesi o delle catastrofi naturali.

La risposta non sembra più così ovvia. Se tutti i Paesi e le Nazioni sono il risultato di un processo storico, che a volte sembra stabile e cristallizzato, in Cina sembra che questo processo, ancora oggi giorno, sia abbastanza lontano dal suo completarsi, mostrandoci un esempio vivo della fragilità e temporalità degli Stati (nonostante gli sforzi politici dei suddetti).

In questo libro utilizzeremo il concetto ampio di Cina, quello che comprende non solo la Cina del 2006, ma anche quella del 1998, del 1888 e del 1588. Il nostro obbiettivo non sarà giustificare le pretensioni geo-politiche, ma piuttosto spiegare l’origine delle diverse “Cine”, per comprendere nel profondo la situazione attuale di questo Paese.

La Repubblica Popolare Cinese, con un’estensione di quasi 9.600.000 chilometri quadrati è il terzo Paese più esteso della Terra, dopo Russia e Canada. Una vista aerea della Cina ci mostra il suo territorio come una serie di livelli decrescenti da Ovest ad Est. Il più alto lo costituisce l’altopiano di Qinghai-Tibet, con un’altezza media che tocca i 4.000 metri sul livello del mare. Il secondo livello è quello che si estende dalla Mongolia interiore, lungo il sistema montano di Loess e quello di Yunnan e Guizhou, tra i 1.000 e i 2.000 metri sul livello del mare. Il terzo scalone è formato dalla pianura del nord est della Cina e dal corso, medio e inferiore, del fiume Yangtze, con una elevazione tra i 500 e i 1000 metri sul livello del mare.

Cina è un paese prevalentemente montagnoso. I principali sistemi montagnosi cinesi sono orientati da est a ovest, dividendo il paese in diverse regioni di difficile comunicazione. Per comprendere la geografia cinese basterà col pensare in tre grandi sistemi montani, che attraversano tutta la superficie del Paese. A Nord troviamo le montagne Tianshan, in Xinjiang, e Yinshan, in Mongolia. Nel Centro, le montagne Kunlun -tra Xinjiang e Tibet- e Qinling. A Sud c’è l’Himalaya, in Tibet, e i monti Nanling, che separano Hunan e Jiangxi da Guangdong e Guangxi. Cina è un Paese con abbondanti risorse idriche, si calcola che 50.000 fiumi scorrono sui suoi territori e alcuni dei quali sono tra i più larghi del pianeta. I fiumi della Cina sono stati utilizzati da tempi immemorabili per il trasporto, la pesca e l’irrigazione. Se le catene montagnose corrono da Ovest ad Est, i fiumi seguono la stessa direzione. I fiumi del sud della Cina, sono molto diversi da quelli del nord. Mentre i primi, alimentati regolarmente dalla lunga stagione delle piogge, hanno numerosi affluenti, circondati da vegetazione abbondante ed un afflusso praticamente costante, quelli del nord, dove le precipitazioni sono scarse come la vegetazione, trascinano grandi quantità di sedimenti e hanno una portata d’acqua scarsa e tremendamente variabile con il cambiare delle stagioni. I due più grandi fiumi cinesi, sono il Yangtze, con 6300 chilometri di lunghezza, e il fiume Giallo o Huanghe, con 5464 chilometri. Entrambi fiumi sono considerati la culla della civilizzazione cinese, anche se la loro situazione attuale è molto diversa, giacche il fiume Yangtze attraversa tutto il Paese dall’altipiano di Qinghai-Tibet fino a Shanghai, è il vero cuore della Cin; il Fiume Giallo si è trasformato in un fiume più virtuale che reale, alla sua foce non arriva acqua per più di cento giorni all’anno. Altri fiumi importanti sono , da Nord a Sud: il Heilongjiang(chiamato anche Amur), segnalando la frontiera con Russia; il Liaohe, il Haihe ( che sfocia a Tianjin), il Huaihe, il Qiangtang e il fiume Zhujiang (che sfocia a Canton). In Cina nascono e hanno gran parte del proprio corso altri tre fiumi di grande importanza per il sud asiatico: il Brahmaputra, chiamato in Cina Yarlung Zangbo; il Mekong, chiamato Lancang, e il Salween, chiamato Nujiang. L’importanza delle montagne e fiumi nella storia cinese è determinante. Le montagne , in genere, separano; i fiumi, al contrario, sono vie di comunicazione. L’espansione della civiltà cinese dal suo punto di origine nell’attuale provincia di Henan segue il corso del fiume, dove la comunicazione è più facile. Le zone separate dalle montagne, anche se relativamente vicine, rimangono sconosciute per lunghi periodi di tempo. Però i fiumi non sono solo vie di comunicazione. La sua natura capricciosa e violenta li trasforma in minacce costanti. La società cinese si basa in parte nel controllo dei fiumi, alcuni autori considerano che la lunga permanenza del sistema imperiale è collegata con la necessità di mantenere e realizzare le grandi opere di canalizzazione e controllo dei fiumi, per prevenire disastrose inondazioni. Non è casuale che nelle epoche di caos, le inondazioni si sommano alle disgrazie che soffrono le popolazioni. Quando gli argini non si conservano, il Fiume Giallo straripa e cambia il corso dello stesso a volte con disastrose conseguenze. Nella storia i cambi di corso del Fiume Giallo sono le prime cause della caduta di alcune dinastie; prima della Storia, ancora non possiamo stabilire come abbiano potuto incide le sue inondazioni e cambi di corso sull’ascensione e caduta dei primi Stati della Cina. Montagne e fiumi sono parti fondamentali della cultura cinese, la Grande Muraglia e il, Gran Canale, le due gigantesche opere che meglio caratterizzano il popolo cinese, sono il suo equivalente nell’ambito umano. Attualmente Cina è divisa in 34 entità amministrative, che basicamente corrispondono alle divisione amministrative storiche. Non sempre sono state le stesse, né sono state chiamate allo stesso modo, in questo libro, per facilitare la localizzazione da parte del lettore, la chiameremo con il nome attuale. Coì troviamo quattro città direttamente subordinata al potere centrale: Pechino, la capitale; Shangai, il porto industriale e commerciale alla foce del fiume Yangtze; Tianjin, il porto del Nord e Chongqing vicino alla grande diga delle Tre Gole. Cinque regioni autonome, dove buona parte della popolazione non appartiene alla maggioranza Han, recentemente incorporata in Cina, dove l’influenza della cultura cinese è ancora oggi minoritaria rispetto alle culture locali tradizionali: Tibet, Mongolia interiore, Xinjiang, Guangxi e Ningxia.

Le provincie del Nordest conosciute in occidente come Manaciuria son Heilongjiang, Jilin e Liaoning. Nel Nord ci sono anche: Shandong, Hebei e Shanxi. Nel Nordest della Cina troviamo Shaanxi, Gansu e Quinghai. Nel Centro troviamo Henan, Anhui, Jiangxi, Hunan e Hubei. Nel Sud Guangdong, Guizhou, Hainan. Nel Sudovest Sichuan e Yunnan. A Est, Jiangsu, Zhejiang e Fujian.

Ognuna di queste provincie ha la dimensione di un Paese europeo, la sua popolazione originale, il clima, le sue caratteristiche geografiche e climatiche le trasformano in entità ugualmente differenti. La sua storia e il momento di incorporazione nell’ambito della cultura cinese hanno seguito processi indipendenti che in questa breve opera cerchiamo di ricostruire. Speriamo di ver dato il nostro contributo nel presentare le caratteristiche comuni e quelle che si differenziano dal mondo cinese.

La storia sotterrata

Né uomini né scimmie

Senza uomini ne scimmie Cina si può considerare come la cuna dell’umanità. Nonostante lo sviluppo tardivo degli studi preistorici, il territorio cinese ha dato luce a numerose vestigia della presenza del remoto ante passato dell’essere umano.

Ad intervalli di pochi anni appaiono nuovi resti preominidi, sempre più antichi, sul territorio cinese, fatto questo, che ha spinto alcuni studiosi a considerare che Cina possa essere uno degli scenari dell’evoluzione umana.

Fino ad ora i resti più antichi ritrovati sono quelli dell'Uomo di Renzidong, nella provincia di Anhui, vissuto più di due milioni di anni fa.

Altro testimonio della presenza preumana in epoca remota sono: l'Uomo di Yuanmou, nella omonima provincia, del quale si sono incontrati i denti fossilizzati, vissuto un milione e settecento mila anni fa; l'Uomo di Lantian, nella provincia di Shaanxi, che si stima sia vissuto circa seicento mila anni addietro; l'Uomo di Nihewan, del quale sono stati scoperti solo resti di utensili in pietra fabbricati da ominidi, datati un milione e cinquecento anni fa, e l'Uomo di Nanjing, che, secondo l'esame dei due crani incontrati, dovrebbe essere vissuto vicino all'omonima città, circa mezzo milione di anni fa.

L’Uomo di Pechino

Il più famoso uomo preistorico incontrato in Cina è, senza ombra di dubbio, il chiamato “Uomo di Pechino”. Il nome viene dato dal ritrovamento dei suoi resti nella caverna di Zhoukoudian, nelle vicinanze della capitale cinese. La sua fama è dovuta al fatto che nel momento del ritrovamento archeologico, nel 1929, fu il primo ominide che si potesse identificare come “l’anello mancante”, discendente della scimmia e ante passato dell’essere umano, giustificando così con la sua esistenza la teoria evolutiva. All’incontrare nella zona presenze di resti umani per lungo tempo, gli studiosi affermano che l’Uomo di Pechino è il pezzo mancante nello studio dei cambi fisiologici che renderanno possibile la presenza dell’uomo moderno. L’aumento della capacità cranica (che arriva a 1075 cc, un 80% meno che quella dell’uomo moderno attuale però molto più grande di quella dell’uomo Lantiano, che solo arrivò a 780 cc) e i cambi che implica, relazionati con l’uso del linguaggio, il camminare eretto e l’utilizzo specifico delle mani, si possono sviluppare in un lasso di tempo di 200.000 anni conosciuti per l’Uomo di Pechino. L’uomo di Pechino è un cacciatore e collettore, si alimenta soprattutto cacciando cervi, quelli che perseguita con pali e torce, utilizza utensili di pietra per costruirne altri d’osso e legna, tagliare carne e la pelle degli animali che caccia; sa mantenere acceso il fuoco che usa per cucinare alimenti e per proteggersi dal freddo; taglia boschi e si alimenta anche di altri esseri umani quando non ha nient’altro a disposizione. Le scoperte di resti di ominidi di epoche più recenti si sono moltiplicati durante gli ultimi anni. I suoi studi permettono farci un’idea generale di una serie di processi migratori per i quali, durante milioni di anni, uno o vari tipi di ominidi, adattandosi alle condizioni locali vanno occupando differenti regioni della Cina. Nell’estremo Nord, l’Uomo di Nihewang, nella Mongolia interiore, è diventato famoso per gli studiosi grazie alla capacità di adattarsi ai cambi climatici stagionali, in quegli anni la Mongolia infatti, anche se godeva di un clima più calido che l’attuale, soffriva importanti variazioni climatiche. Nel Sud incontriamo l’Uomo di Dali, nella provincia di Yunnan, vissuto tra 230.000 e 180.000 anni fa; e quello di Maba, nella provincia di Canton. Ad Est, l’Uomo di Fujian dovrebbe essere esistito circa 200.000 anni fa. Ad Ovest l’Uomo di Dingcum, scoperto nella provincia di Shanxi, visse 100.000 anni addietro. Quest’ultimo è molto più evoluto fisicamente e culturalmente degli altri, i suoi strumenti ed utensili, anche se ancora di pietra, risultano rivoluzionari se confrontati con l’Uomo di Pechino. Fisicamente presenta grandi similitudini con l’Uomo di Neanderthal. Si considera che tutti loro appartengono alla specie Homo Erectus.

Sono vestigia di una stirpe che vaga al ritmo stabilito dalle glaciazioni e fenomeni naturali?, o sono gli antenati dei popoli che abiteranno posteriormente le loro regioni? Ancora non abbiamo risposte a queste domande. Il lasso di tempo che intercorre tra la scomparsa dell’ultimo Homo Erectus e l’apparizione dei primi Homo Sapiens, è l’ultima frontiera della paleontologia. Mentre una scuola di pensiero afferma che tutti gli uomini moderni, Homo Sapiens, procedono dall’Africa; un’altra afferma che l’Homo Erectus ha avuto un’evoluzione distinta in ogni continente fino a convertirsi nell’Homo Sapiens. L’analisi genetico dei resti umani ritrovati nelle date cruciali, dovrebbe proporzionarci una risposta definitiva nel prossimo futuro. Alcuni esperimenti hanno potuto analizzare il materiale genetico di numerose popolazioni cinesi e assicurano che tutte appartengono allo stesso tipo di Homo Sapiens che ritroviamo in Africa. D’altra parte, ci sono prove che l’Homo Sapiens arcaico appare nei registri fossili di numerosi siti archeologici del Paleolitico Medio (tra 125.000 e 40.000 anni fa), questo indicherebbe una evoluzione indipendente dello stesso Sapiens in Cina. Come si può notare il dibattito rimane aperto, nel bel mezzo di connotati politici e raziali.

A partire dai 40.000 anni addietro ritroviamo un incremento impronte della presenza umana nel nord e nel sud della Cina. Il suo sviluppo tecnologico e culturale è molto più veloce che quello dei suoi antenati, gli utensili adoperati sono più sviluppati, appaiono le prime vestigie di un sentimento religioso. Uno degli scavi più ricchi è quello della chiamata Caverna Superiore, a Zhoukoudian, vicino a dove si ritrovò l’Uomo di Pechino. L’”Uomo della Caverna Superiore”, ha vissuto circa 18.000 anni fa, si dedicava alla caccia e alla pesca, completando la sua alimentazione con frutti silvestri. I suoi lavori in pietra sono più evoluti, è a conoscenza del levigato, del perforato, dell’intaglio e della colorazione. Tra i suoi ritrovamenti appare un ago di osso usato per cucire pelli e confezionare vestiti, resti di molluschi marini che ci fanno pensare a relazioni commerciali o spedizioni in altre lontane regioni, e si è ritrovato un primo segno di pratiche religiose; giacché colorano di rosso alcuni utensili e cospargono di polvere di ematite i loro defunti. Al tempo dell’Uomo della Caverna Superiore, si iniziano ad acutizzare le differenze tra cultura del sud e quella del nord della Cina, dove quest’ultima svilupperà una maggiore complessità.

Il periodo Mesolitico è la transizione da Paleolitico a Neolitico. In Cina questo è inizio dopo la fine dell’ultima glaciazione. In questo periodo, nonostante la caccia e la pesca siano ancora attività fondamentali, si inizia a sperimentare l’agricoltura e l’allevamento degli animali. Ed infatti in quest’epoca che troviamo tracce di rudimentale agricoltura.

Ci riferiamo a Wuming nella provincia di Guangxi, Djalai Nor in Mongolia interiore, o Guixangtun in Heilongjiang. Siamo approssimatamene tra il 10.000 e il 7.000 a.C.

Cultura Neolitica

Circa diecimila anni fa è quando si inizia a coltivare cereali nel suolo cinese. Possibilmente lo sviluppo dell’agricoltura arrivi dall’osservazione delle collettrici, le donne sono le più indicate, dato il loro ruolo, ad osservare la natura e scoprire il processo della germinazione da un seme caduto accidentalmente. I più antichi segnali della coltivazione del riso si sono ritrovati lungo il fiume Yangtze proprio in questo periodo; e posteriormente la coltivazione del miglio, a nord nella provincia di Henan.

Progressivamente una serie di comunità assicureranno la loro sussistenza con l’agricoltura, che poi diventerà la loro attività principale, dove la caccia e la pesca e la raccolta diventeranno azioni secondarie. Si calcola che l’allevamento di animali è posteriore, intorno al 7.000 a.C., originandosi possibilmente con al cattura di animali feriti o cuccioli abbandonati, che, tenuti vicina all’uomo daranno una scorta di carne nel futuro.

L’agricoltura, invece, si sviluppa rapidamente a nord del Fiume Giallo, che in quel periodo era notevolmente più caldo e umido che oggi giorno; con selve, laghi, paludi e montagne piene di foreste e ricche di animali selvaggi.

Tra il 6000 e il 5000 a.C. nasce in Cina la prima civiltà Neolitica, ci riferiamo alle scoperte di Peiligang e Cishan. I suoi abitanti, che dimostrano realizzare attività proprie della vita sedentaria, sviluppano l’agricoltura e l’allevamento simultaneamente. Coltivano il miglio, raccolgono noci silvestri e allevano cani, suini e polli come animali domestici. Cacciano cervi e altri animali più piccoli. Elaborano tripodi di ceramica non ancora decorati. Vivono in villaggi con case rotonde o quadrate, hanno magazzini sotterranei e cimiteri, con tombe semplici, dove alcune ceramiche ed utensili del quotidiano accompagnano il defunto. Queste culture sono considerate le ante passate della cultura Yangshao, che si sviluppa posteriormente in un’area simile.

Nello stesso periodo nasce nella provincia di Gansu la cultura Dadiwan (5300 a.C.), della quale, nonostante il suo sviluppo, non si riesce a identificare l’influenza che possa aver avuto in culture precedenti. Della cultura Dadiwan si sono ritrovati un buon numero di piatti di ceramica decorata, la più antica fino ad ora scoperta in Cina, alcune addirittura con segni che potrebbero appartenere ad una scrittura primitiva. Il principale sito archeologico di Dadiwan ha 240 case divise in tre zone. Una per i capi del villaggio, una per i capi del clan e la terza per la gente comune. Nella prima zona si ritrovano i resti di un “palazzo”: una struttura di 420 metri quadrati di superficie possibilmente utilizzata per cerimonie pubbliche o private.

Cultura Yangshao

La prima cultura neolitica che si estende in un amplio territorio è quella di Yangshao, si sono scoperte numerosi villaggi in un’area del centro, nord e nord- ovest della Cina che sono esistiti tra il 5000 e il 3000 a.C. Questi villaggi, generalmente situati lungo i fiumi, sono un insieme di case semi sotterrate, spesso organizzate secondo i distinti clan o gruppi che li abitano, circondati da un piccolo muro. Per i suoi abitanti l’agricoltura rotativa è già l’attività economica fondamentale. Ancora la caccia e il raccolto costituiscono un’attività importante. Quando la terra non è più fertile il villaggio viene abbandonato e si sposta, non lontano, per cercare nuove terre. Coltivano specialmente miglio e canapa, con la quale elaborano, con utensili in pietra, tessuti per vestirsi. Gli animali domestici sono il maiale e il cane; ed in alcune zone registriamo la presenza della vacca, capra e pecora. In alcuni villaggi della cultura Yangshao si allevano bachi da seta.

Con la cultura Yangshao si da inizio all’utilizzo della ceramica con forme più variate sia per cucinare che per conservare alimenti. Fatte a mano e con alcune incisioni che potrebbero essere le precursore della scrittura cinese. Realmente sono segni primitivi che curiosamente presentano alcune similitudini con la scrittura attuale dei Nuosu (una etnica minoritaria) di Liangshan. La gente dei villaggi lavorano insieme e consumano collettivamente il frutto del loro lavoro. Quando muoiono vengono sepolti con alcuni utensili di uso quotidiano, segnale questo che denota una credenza di un’altra vita dopo la morte. È una società senza differenze di classe. Il ruolo delle donne è più importante che quello dell’uomo.

Yangshaoè stata considerata per lungo tempo una società matriarcale che perfettamente aderisce alla teoria marxista dell’evoluzione dell’umanità. Nonostante tutto, recenti analisi su resti ossei realizzati da M.K. Jackes hanno ritrovato un anormale numero di ferite, specialmente su ossa di donne, fatto per il quale si potrebbe supporre un’elevata violenza domestica. D’altra parte, una più elevata usura nelle vertebre femminili, conferma un maggior lavoro agricolo.

Nel Libro dei Riti, un classico di Confucio che verrà molti secoli dopo, ritroviamo un passaggio dove dice: “La gente non solo amava i suoi genitori ma anche quelli degli altri. Cresceva non solo i propri figli, ma anche a quelli degli altri”. Molti studiosi cinesi assicurano che Confucio si riferisce proprio a quest’epoca.

A Bampo, vicino a Xian, troviamo una delle rovine più conosciute della cultura Yangshao. Si possono chiaramente vedere resti di una zona residenziale, una industriale e un’altra funeraria. Al centro del villaggio c’è una gran sala comune di 160 metri quadrati. Tutto intorno c’è un fosso che li protegge da attacchi esterni di eventuali nemici o animali selvaggi. I suoi abitanti utilizzano abbondantemente la ceramica, nella quale predomina il colore rosso.

Considerando questi aspetti generali della cultura Yangshao, troviamo altra cultura che si sviluppano con alcune differenze locali, delle quali probabilmente la più interessante è la denominata Majiayao, che si estende lungo l’attuale provincia di Gansu e Qinghai. Il suo sviluppo è più lento della prima, rimane nella stessa regione più a lungo e fino ad epoca più recente, da ciò si è potuto pensare che abbia dato origine ai popoli Rong-Qiang della zona, che decisamente influenzeranno la formazione della cultura cinese posteriore.

Cultura di Hongshan e Dawenkou

Ad est della Cina, appaiono culture, nello stesso periodo di quella Yangshao, con uno sviluppo umano più complesso ed originale, delle quali però si perdono le tracce nelle successive culture e quindi non abbiamo strumenti per sapere quanto hanno influito nella civilizzazione cinese. Da nord a sud sono: Hongshan, Dawenkou e Liangzhu.

La cultura Hangshan, si estende lungo il fiume Liao, dal 4000 fino al 2500 a.C. in un’area molto estesa. Utilizza, come la Yangshao, l’agricoltura la caccia e il raccolto. I suoi abitanti vivono in case seminterrati, utilizzano utensili di pietra ed elaborano ceramica. Grazie agli scavi realizzati a Niuheliang, uno dei centri più importanti della cultura Hongshan, sappiamo che nel 3500 a. C. questa società si trasforma radicalmente, appaiono diverse classi sociali, deducibile dal gran sviluppo delle cerimonie funebri. A Niuheliang ci sono altari, templi con statue e piramidi di pietra, troviamo grandi pietre funerarie allineate sulle cime delle montagne. Intorno al Tempio della Dea si sono ritrovati numerosi frammenti di grandi statue femminili. Fatto questo che lascia pensare all’esistenza di artigiani specializzati, come di personaggi poderosi capaci di utilizzarli e di dirigere i lavori dei contadini. Ad Hongshan potrebbero essere stati presenti almeno tre classi sociali: i capi, gli artigiani e i contadini.

A Niuheliang si sono ritrovati numerosi oggetti di giada, utilizzati per scopi rituali. La popolarità della giada era tale che praticamente tutti erano sepolti con un pezzo della stessa. Nella zona però, non è presente questo minerale, così che si può pensare ad una forma di commercio con altre regioni. Una delle figure più curione ritrovate nell’arte della cultura Hongshan, è un tipo di drago-maiale. Il notevole sviluppo raggiunto dalla cultura Hongshan lascia perplessi gli storici. Tanto quanto la sua repentina scomparsa.

L’assenza di eredità da parte di altre culture rispetto a quella di Hongshan, spinge gli storici a pensare che la loro scomparsa sia dovuta ad una catastrofe naturale. Cho-yun Hsu, sostiene, data l’estensione raggiunta nel Basso Xiajiadian, e la scoperta di una serie di fortificazioni che rappresentano una linea difensiva, per alcuni aspetti simili alla Grande Muraglia; che potrebbero essere esistiti una serie di proto stati nella valle del Fiume Liao, ereditari della cultura Hongshan, dei quali la storia non ha nessuna notizia.

Dawenkou, nell’attuale provincia di Shandong, si evidenzia specialmente per la sua ceramica rossa, fatta a mano e con forme diverse, e la sua ascia di pietra levigata con un buco al centro della stessa. È una società più complessa e sempre più stratificata, che coltiva il miglio ed addomestica suini, bovini e polli. Catturano cervi, tartarughe, coccodrilli, procioni e tassi, così come molluschi e lumache. I riti funebri sono diversi, le sepolture non sono in posizione fetale ma bensì prono, con polvere di ematite rossa cosparsa sopra. Nelle sue tombe notiamo la crescente presenza di manufatti rituali che dimostrano la conseguente stratificazione della società. Nell’ultima fase della cultura Dawenkou, sviluppandosi l’agricoltura e i lavori più pesanti, si nota il declive del ruolo dominante delle donne. L’eccedenza agricola crea differenze sociali, e rende possibile la creazione di liquore partendo dall’eccesso di grano.

Cultura di Yangtze: Hemudu e Liangzhu

Nel delta del Yangtze la cultura agricola più antica è quella di Hemudu, sviluppatasi tra il 5000 e il 3000 a.C. si tratta di un matriarcato ugualitario al quale si attribuisce l’inizio del coltivo del riso, con palafitte, vasi e travi laccati. Hemudu è una civiltà relativamente complessa, che utilizza utensili di legno, ossi, pietre e ceramica. I suoi abitanti hanno addomesticato cani, suini, bufali; catturano numerose specie di mammiferi, volatili e pesci; costruiscono barche per pescare e intagliano delicati ornamenti di avorio. Esistono alcuni indizi che gli abitanti di Hemudu erano capaci di navigare l’oceano, sono state scoperte rovine tipo Hemudu nell’isola Zhoushan, nella vicina costa, la presenza di ceramica “fu”, tipica di Hemudu, a nord della costa della provincia di Shandong, e la presenza di un tipo di asce, inventate ad Hemudu, per tutta la costa cinese, sia a nord che a sud; persino nelle isole della Polinesia. Di fatto, molti archeologi, situano l’origine delle culture del Pacifico nella costa sudest della Cina.

Erede di Hemudu è la cultura di Liangzhu, sviluppatasi tra il 3200 e il 2200 a.C. nella zona del delta del fiume Yangtze e la baia di Hangzhou, estendendo considerabilmente la sua influenza nelle regioni vicine. Liangzhu probabilmente fu il palcoscenico della creazione di una delle federazioni di tribù dentro della quale i suoi leader, dalla capitale Mojiaoshan, accumulavano sempre più ricchezze e potere, dirigendo la vita di altri centri secondari, che a loro volta avevano potere su villaggi minori. Siamo in presenza di una élite potente, con ricche tombe e piccole piramidi, che utilizzava il lavoro degli schiavi e realizzava sacrifici umani. Il popolo, nel mentre, coltivava riso, produceva ceramica di una certa qualità e utilizza barche per pescare sempre più al largo. Ritroviamo artigiani con grandi capacità per lavorare la giada, specialmente pezzi rotondi chiamati “bi” ( che simbolizzano il cielo) e altri quadrati “cong” ( che rappresentano la terra). La fine di questa cultura probabilmente fu accelerata da contraddizioni interne tra le classi sociali ed alcune inondazioni.

L’abbondanza di oggetti di giada scoperti nei luoghi principali di questa cultura, generalmente usati a scopo rituale, fan pensare in una società con un profondo impegno religioso, dove gli sciamani hanno un ruolo importante. Per alcuni autori si può chiamare la Età della Giada, che corre parallela a quella progressione politica che va dalla società comunista al potere degli sciamani e posteriormente ai primi capi, corrisponderebbe nell’ambito materiale con l’utilizzo della pietra lavorate e levigata, la giada, e il bronzo. Neolitico, Età della Giada ed Età del Bronzo.

Cultura di Longshan

Si crede che le precedenti tre culture nominate non abbiano avuto uno sviluppo posteriore ma che tra di loro abbiano sviluppato tendenze a collegarsi ed espandersi. Questo processo però si cristallizza intorno al 3000 a.C.; data che vede nascere la cultura di Longshan; nella quale ritroviamo tracce delle culture del nord e influenze in quelle del sud.

In questo modo si crea, nel centro della Cina, una cultura dalla quale ne usciranno i processi della formazione statale dei secoli a venire, quel processo che arriverà all’unità territoriale.

Nella cultura di Longshan, si evidenzia un aumento della ricchezza e del potere politico, ora più importante che il potere spirituale, più violenza nelle relazioni sia interne che esterne, più sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, così come nell’artigianato del bronzo, dove appaiono le mostruose figure “taotie”, con un significato ancora sconosciuto, e della giada, con una popolarizzazione del disegno “cong” (terra) e “bi”(cielo). Si sono ritrovati resti di rudimentali muraglie di terra pressata intorno ad alcuni villaggi. La produzione di ceramica è molto più sviluppata e qui ritroviamo i diversi tipi di ceramica riprodotto posteriormente dal popolo cinese. Ci sono segni di riti di divinazione, riscaldando ossa; credono nell’esistenza degli spiriti della natura, i quali sono venerati come dei. Gli abitanti del villaggio vengono sepolti con la testa all’ingiù. Il bue e la pecora sono ora animali domestici. Ci sono varie centinaia di località nel nord della Cina dove si sono ritrovato resti della cultura Longshan, da qui possiamo pensare in comunità di agricoltori, contadini, che vivono in contatto tra di loro, che affrontano gli stessi ostacoli materiali e che comunicano con il commercio , intercambio umano per matrimoni o associazioni di guerra. Questo tipo di società è guidata da un capo, generalmente un anziano del clan. Con il passare del tempo la società si gerarchizza, costruisce in alcuni casi delle muraglie che dividono la zona nobile dal resto del villaggio. L’ultima fase della cultura Longshan si colloca tra il 2400 e il 199 a.C. e rappresenta la base della cultura dinastica che sorgerà nei prossimi secoli. La cultura agricola di Longshan si mantiene praticamente inalterata durante i secoli occupati dalla dinastia Xia (s XXI- s XVI a. C.) e quella Shang (s XVI- S XII a.C.), dove le coltivazioni, le case e le modalità di costruzione sono praticamente le stesse. Quello che si trasforma sono i centri di potere.

Il sorgere delle prime entità politiche

Il processo formativo dei primi stati del centro della Cina, pare si sia sviluppato proprio nei villaggi della cultura di Longshan. Sembrerebbe infatti che inizialmente le tribù si radunassero per occasioni concrete, per realizzare alcune attività. Il motivo potrebbe essere la difesa comune contro altri nemici, proteggersi dalle inondazioni del Fiume Giallo, come la mitologia da ad intendere, o altre attività menzionate dai testi classici.

Addirittura potrebbero essersi formate unioni occasionali solo per alcuni di questi motivi in un determinato momento, e poi dissolte al terminare il pericolo o la necessità. È anche possibili che alcune di queste unioni perdurino perché i propri partecipanti si resero conto del miglioramento sociale tenendo in vita l’unione. Gli scavi archeologici sui villaggi di Longshan ci mostrano una gerarchia degli insediamenti, con l’esistenza di un centro primario circondato da centri secondari e quest’ultimi da piccoli villaggi. I capi acquisiscono sempre più potere temporali e gestiscono le eccedenze della produzione. Le federazioni di villaggi iniziano ad essere permanenti sotto la guida dei capi. Le eccedenze agricole permettono mantenere un sistema schiavista, creato generalmente con i nemici di guerra. Nei centri primari dove vivono i capi si sono ritrovati resti di muraglie, altari per sacrifici, bronzi, scritture, manufatti di oracoli, giada, ecc.. Con la presenza del bronzo, nell’ultima fase della cultura Longshan, si denota una forma di aristocrazia che consolida il suo potere grazie alle armi. Il sud della Mongolia, in quel periodo prevalentemente agricola, soffre numerosi cambi climatici che trasformano la zona, diventando sempre più arida e fredda. Ovviamente questi cambi climatici mettono fine all’agricoltura nella zona, da qui la posteriore migrazione di popolazioni nomade che si dedicheranno all’allevamento.

Le scoperte archeologiche dimostrano come la competizione tra diversi gruppi potrebbe essere la causa dell’aumento delle dimensioni degli insediamenti umani, i quali continuano sviluppandosi fino a creare i primi stati, centri artigianali e commerciali. Questi primitivi stati, venuti dai risultati agglomerativi dei piccoli villaggi, si sono trasformati in un fenomeno permanente nel nord della Cina; tutto questo crea un ambiente adeguato al sorgere di sistemi politici più complessi, come quella che poi sarà la dinastia Xia. Ci sono ancora villaggi che si mantengono ai margini di queste strutture federali, però sembrerebbe che la tendenza ad unirsi ha le caratteristiche delle zone adiacenti o vicine, della vicinanza parentale, dell’identificazione etnica, culturale o per interessi.

L’Imperatore Giallo

In un momento dato dell’anno 2600 a.C. sorge una federazione di stati sommamente stabile, che fa capo ad un unico leader, considerato il padre della Cina. È l’imperatore Giallo (Huangti).

Questa teoria riunisce numerosi storici che concordano nel localizzare questa figura emblematica in una nuova gerarchizzazione della cultura Longshan; un processo storico questo, soggetto ad influenze politiche, del proprio governo cinese, che desidera cimentare l’esistenza e l’unità di una Cina nella più remota antichità.

Esistono numerosi dubbi, infatti, sull’esistenza dell’Imperatore Giallo, però, la maggior parte delle gesta che la leggenda gli attribuisce, effettivamente sono successe in un periodo che più o meno corrisponde a quello in cui l’imperatore dovrebbe essere vissuto; si dovrebbe più correttamente parlare dell’esistenza del concetto di “Imperatore Giallo”; e quindi riferirlo ad una persona o a gruppi di persone o incluso ad un’epoca. Alcuni autori sono convinti della provenienza dell’imperatore dai monti Kunlun, ad ovest, ancora oggi venerati dai cinesi come residenze degli dei, localizzazione questa che lo trasforma in un invasore delle pianure centrali. È un capo di un popolo guerriero che invade le pianure centrali e sottomette i suoi abitanti, domina una gran massa di agricoltori. L’Imperatore Giallo, secondo narra la leggenda, è unto con poteri speciali dalla sua nascita, lo si adora per aver saputo portar la pace e unire le tribù del nord e di combattere i suoi nemici, i Miao, costruendo così il primo concetto di identità cinese. La leggenda narra come Huang Di e suo fratello Yan Di combattono e vincono il re dei Miao, Chiyou, spingendolo al sud. I Miao saranno costretti a migrare lungo il corso del Fiume Giallo in direzione sud, saranno di nuovo vinti dall’imperatore Yao ed inizieranno un lungo periodo di migrazioni che finirà solo nel secolo XX. Nella stessa leggenda sui Miao rimane vivo il ricordo di queste battaglie.

Si attribuisce all’Imperatore Huang Di e a sua moglie l’invenzione della seta, i caratteri cinesi, il primo compasso, alcune opere mediche ed alcuni concetti filosofici che posteriormente svilupperanno la scuola taoista. Com’è evidente queste sono attribuzioni posteriori che vogliono rappresentare il pensiero di quell’epoca più che una realtà storica.

Altri capi tribù verranno quasi deificati, tenendo successo in questioni più pratica, prima dai diretti discendenti e poi da tutti i cinesi. È il caso di Fuxi, primo uomo a tessere una rete da pesca, Nuwa, creatore dell’umanità che ricostruisce i pilastri della terra, o Shennong, dio dell’agricoltura e della medicina. Dopo un tempo di leader assoluti che rappresentano le prime conquiste della civiltà cinese, i libri dei classici evidenziano il sorgere di tre re: Yao, Shun e Yu, quest’ultimo è il fondatore della prima dinastia Xia.

I tre sovrani: Yao, Shun e Yu

I tre Re sono il risultato della nuova organizzazione della società; i loro principali compiti sono organizzare il calendario, la base della società agricola, e ristrutturare le tribù sotto il loro mandato; un mandato questo che è sempre accompagnato dall’esigenza di far fronte a catastrofi naturali quali le inondazioni. Organizzano e stabilizzano la successione pacifica al governo della federazione, nei libri classici ritroviamo la dicitura “successione per abdicazione”, che nella realtà si avvicina di più ad un concetto di governo per turni, una specie di rotazione al comando della federazione organizzata dagli stessi leader, verosimilmente per elezione tra gli stessi.

Un sistema questo, ritrovato nelle tribù di Donghu nel nordest, e perpetuato dai suoi successori Kitan del X secolo. I tre Re applicano questa metodologia politica abdicando prima della loro morte, e segnalando quindi il successore. Il nuovo capo non potrà appartenere alla stessa tribù. Questo tipo di successione ci ricorda quella descritta da James Frazer nel libro “Il ramo d’oro”, è un tipo di cambio al potere comune a tutta l’umanità, anche da questa pratica possiamo supporre una maggiore influenza tra Oriente ed Occidente rispetto a questo modello. Secondo la leggenda, Yao non nomina suo figlio erede, bensì Shun, un uomo di umili origini. Il figlio di Yao si ribella alla decisione, ma Shun posteriormente si sposa con due figlie di Yao, impiantando una successione matrilineare, rafforzando così l’ordine per turni. Con Yao assistiamo all’unione delle tribù, importante significato per le aristocrazie che perdono i loro legami di consanguineità con il popolo originario, ma creano lacci sociali che li uniscono ai nobili di villaggi vicini. Shun, nel momento dell’abdicazione, lascia il potere a Yu, uomo importante nella lotta contro le inondazioni, che costruisce dighe e canali; la sua dedicazione al lavoro e al popolo sono proverbiali. La leggenda racconta che durante tredici anni si dedicò a lavori di bonifica, senza tornare a casa per conoscere il figlio nato dopo la sua partenza, nonostante per tre volte sia passato di fronte alla porta di casa.

Le notizie che abbiamo di questi Re ci arrivano dall’opera di Confucio. Como segnala Che Huan-Chang “Confucio non trova dati certi sui quali basare le sue dottrine, le descrizioni delle civilizzazioni antiche sono il prodotto della sua mente.... ai tempi di Confucio non esisteva l’autentica storia delle civilizzazioni Xia e Shang”. E come dice lo stesso Confucio “parlo umilmente per evitare pericoli e mi riferisco agli antichi Re per poter prender prestata la loro autorità” Chen Huan-Chang pensa che Confucio abbia creato questi racconti “frutto della sua mente per la propria dottrina religiosa”. È un fatto accertato che i cinesi considerino veritiere tutte le leggende riportateci da Confucio, nonostante non si abbiano riscontri con fonti storiche accertate.

Joseph Campbell ha evidenziano similitudini con culture di altre latitudini: “l’analogia è ovvia con i dieci re sumeri, patriarchi biblici; così come la leggenda del diluvio che arriva alla fine di questa serie…non è curioso che tanto Noè come Yu, durante i loro sforzi e durante il diluvio rimangano zoppi… questo concetto è basato nella storia del re che, assassinato, in riti posteriori, era solo lasciato zoppo o castrato… sia Yu che Noè si ubriacarono… cosi come Noè sopravvisse al diluvio rappresenta sia la fine che l’inizio del nuovo mondo. Lo stesso farà il grande Yu. Rispetto all’epoca posteriore al diluvio, tanto la Bibbia come la vecchia lista dei re sumeri, si avvicinano al piano della storia, esattamente come succede nella cronaca cinese, seguendo il periodo di Yu.”

L’archeologia, evidenzia la gerarchizzazione dei villaggi, la concentrazione di popolazione ed il suo aumento numerico, concentrazione del potere politico, oggetti sontuosi, mentre diminuisce la varietà di ceramica. Il commercio è a grande scala, come viene dimostrato dall’apparizione di conchiglie di ciprea e da motivi decorativi tipici dell’Asia centrale. Fu così che nasce in Cina il primo vero stato di cui ci da notizia la storia. Lo stato di Xia è sicuramente il più conosciuto ma non l’unico nella Cina centrale. Da questa regione è da dove nasce il primo stato cinese, che non si espande ma stabilizza il suo potere sul territorio. In questo periodo probabilmente esistono già le linee dinastiche degli Shang e Zhoi, che governano ad est e ovest dei primi Xia, come sicuramente esistono altre linee dinastiche, che però, non arriveranno ad un protagonismo storico. Di altre entità politiche più lontane solo abbiamo notizie frammentate.

La nascita dello Stato nella dinastia Xia e Shang

La dinastia Xia

Di questa dinastia non abbiamo fonti, solo ci avvaliamo di descrizioni fatte nelle storie compilate molti secoli dopo e le scoperte archeologiche di Erlintou, un’antica capitale ritrovata vicino all’attuale città di Luoyang. Ci sono addirittura storici che dubitano della sua esistenza. In ogni caso, le informazioni forniteci dalla letteratura sono coadiuvate dagli scavi di questa città, dato questo che ci confermerebbe almeno la sua esistenza.

Secondo la dottoressa Ford “La cultura di Erlintou (1900-1500 a. C.) è stata postulata come la prima evidenza dell’esistenza di uno Stato in Cina”. Ad Erlintou si è scoperta una città nella quale dovrebbe essere vissuto un popolo di complessa organizzazione. Con due grandi palazzi di 10.000 metri quadrati, che hanno al suo interno, vari edifici di grandezza importante, numerosi oggetti in giada, ossa utilizzate dagli indovini, e soprattutto grandi quantità di bronzo: armi, vasi e strumenti musicali. Secondo la cronologia dei libri classici cinesi la dinastia Xia è esistita tra il 2070 e il 1600 a. C.; fu la prima dinastia che governò su uno Stato in Cina, ed Erlintou, secondo questa cronologia, gli appartiene.

Questi ritrovamenti dimostrano una continuità con la dinastia Longshan e quella Shang. I Xia sorgono in una regione che comprende la parte ovest della provincia di Henan e quella sud della provincia di Shaanxi, una zona ricca in minerali, specialmente rame e stagno. Possibilmente arrivarono ad aggiudicarsi un ruolo importante nella confederazione tribale di quell’epoca, per la fabbricazione del bronzo, o il controllo delle miniere, o entrambe le cose. Questo processo gli consegna la supremazia economica e militare necessaria per confrontarsi con altre tribù nella creazione di una monarchia ereditaria; come già si è detto in quest’epoca governa la rotazione dinastica tra capi di diverse tribù. Previamente all’egemonia della dinastia Xia questa rotazione avveniva tra due clan, gli Xia e gli Yi, un popolo di arcieri che occupavano l’attuale provincia di Shandong. Alla morte del re Yu il grande, i nobili Xia mettono sul trono un loro figlio, Qi; rifiutando così l’erede designato, Boy della tribù degli Yi. Rompono la tradizione e la rotazione al potere, dando inizio alle ostilità. La tribù degli Yi inizia una guerra contro i Xia, aiutati da altre minoranze che non approvano l’ingiustizia; questo però non basterà e la dinastia Xia risulterà vincitrice, stabilendo la prima monarchia ereditaria nella storia della Cina.

Questa interpretazione degli scritti confuciani viene raffrontata con gli studi archeologici, come segnala Liu Li: “la dinastia Xia, se è esistita, dev’essere iniziata come una società di capi in un primo periodo, sviluppandosi poi come uno stato territoriale durante l’ultima epoca.” L’imposizione della monarchia con la forza, risultato della vittoria degli Xia, mette fine al governo delle armonie tra i diversi villaggi. La militarizzazione gerarchizzata trasforma definitivamente le società antiche. Le nuove società si basano nell’oppressione del popolo da parte di un’aristocrazia potente che dirige a suo piacere una società schiavizzata. Nella cima di questa piramide troviamo il re. Con un potere rafforzato da connotati religiosi, ideando complicati riti per confermare il suo potere e utilizzando lo sciamanismo che lo mette in contatto con gli spiriti. Sul piano materiale si sviluppano una serie di leggi che aiutano a perpetuare il potere, costruiscono le prime prigioni e muraglie per proteggere la città dove vive il re. Per mantenere il potere sulle tribù, sia politico che religioso, si esigono tributi, generalmente in spezie, e obbligano ad accettare una semi divinazione dei predecessori dell’imperatore, così come l’infallibilità nel fissare il calendario, notizia vitale per i contadini. Di fatto, nello stabilire la monarchia ereditaria, si enfatizza il culto agli antenati, dato che il potere di ogni sovrano gli viene attribuito per i meriti del predecessore. La storia della dinastia Xia è costellata di avvenimenti che riflettono la resistenza dei popoli sommessi. Le cronache antiche si riferiscono costantemente alle numerose guerre e ribellioni che abitano il periodo Xia. I prigionieri di queste guerre saranno i primi schiavi cinesi. Nonostante questa concentrazione di potere, unica fino ad ora, l’”Impero” Xia solo occupa una piccola parte della zona centrale della Cina. Anche se questa è l’unica fonte della storia classica della Cina, sempre interessata a cercare un filo conduttore con il passato più remoto, non c’è dubbio che in altre località si formarono altre entità politiche dove la civilizzazione ha percorso strade differenti. Di queste ultime abbiamo purtroppo poche informazioni.

Altre culture nell’epoca Xia

Cultura marinaia nella costa di Fujian. Secondo i dati proporzionati dagli scavi di Huangguashan, tra il 2000 e il 1500 a. C. viveva nella costa di Fujian un popolo dedito alle attività marinare, capace di realizzare lunghi viaggi, che manteneva regolari contatti con altri popoli della costa cinese. Alcuni autori suggeriscono che tra questa cultura potrebbero trovarsi i predecessori dei popoli austronesiani (degli arcipelaghi dell’oceano Pacifico nel sud est asiatico), emigrati proprio dalla costa sudest della Cina. Mentre però alcuni abbandonano il paese ad oriente, un nuovo popolo arriva da occidente. Sono i Tocari, che arrivano dalla Russia, indoeuropei provenienti dall’ovest occupando l’oasi del Tarim fino alla provincia di Gansu. Di queste popolazioni si sono ritrovate mummie ben conservate grazie alla zona estremamente secca in cui furono depositate, con alcune caratteristiche fisiche occidentali, e resti di cachemire di buona qualità.

Alcuni siti archeologici ci mostrano come nell’Asia centrale intorno al 2000 a. C. sia presente una omogeneità culturale dei popoli che abitavano le steppe tra gli Urali e la baia del Tarim. Vivevano in una regione con pochi mezzi, convivevano con mucche e pecore come animali per la pastorizia, introdussero veicoli con ruote tirati da cavalli. Le circostanze ambientali e i mezzi a loro disposizione li obbligavano a mantenersi costantemente in movimento, trasformando questa regione in una via di comunicazione tra Asia ed Europa. In questo modo “tra il 2000 e il 1700 a. C. i popoli delle steppe sono uniti da un immenso territorio, che adotta simili strategie di sopravvivenza, tipi di ceramica e armi, tipi di abitazione e insediamenti, così come pratiche rituali” (Anthony).

In tempi posteriori si presentano una serie di culture che formano un’area compatta, in contatto con la Siberia, Asia centrale e Cina. La presenza di questo popolo Indo-Europeo all’est della Cina, e il suo quasi sicuro contatto con la balbettante monarchia cinese primitiva obbliga a ripensare la questione delle relazioni tra Cina e occidente; in diverse epoche storiche ritroviamo similitudini, le quali si fanno più evidenti quando Cina raggiunge lo splendore con la dinastia Shang, un apice che ha numerosi punti di contatto con i Sumeri o gli Egizi.

La decadenza degli Xia, attribuita dalle cronache confuciane alla degradata morale del suo ultimo re, Jie, è dovuta in realtà alla corrispondenza con la crescente dinastia rivale degli Shang. Di fatto, gli scavi di Erlintou ci mostrano una decadenza proprio quando sorgono i centri di Erligang e Yashi (i primi centri Shang), da qui il lungo processo per il quale gli Shang ottennero la supremazia sui Xia.

Dinastia Shang

Se con i Xia non disponiamo di rilevanti fonti storiche e addirittura si dubita della loro esistenza, con i Shang ritroviamo un’abbondante documentazione. In primo luogo, per le fonti scritte dei secoli posteriori, e soprattutto per le iscrizioni ritrovate sui bronzi, che ci proporzionano numerose informazioni sulla vita e la cultura dell’epoca. Si sono ritrovati anche numerosi frammenti di conchiglie di tartarughe e scapole di bovini usate nei riti religiosi, sopra i quali si scrivevano indicazioni su questa stessa pratica, così come il risultato delle predizioni che venivano fatte. Negli ultimi anni, poi, si sono rafforzati gli studi sugli scavi di Anyang ed Erligang.

La stirpe reale degli Shang, e probabilmente lo stesso stato, potrebbe essere contemporanea agli Xia. Di fatto, secondo la leggenda, il suo primo personaggio illustre, Xie, figlio dell’imperatore Tiku e la giovane Jiandi, aiutò a Yu il Grande a combattere le inondazioni.

I primi Shang si muovevano per i territori a sud della provincia di Shandong, in quel momento terra di paludi con poche zone secche. Forse la cooperazione necessaria tra i villaggi per arare le terre inospite favorisce la creazione di un’unione, di uno stato. Il dato sicuro è che gli Shang furono acquisendo sempre più potere tra le tribù dell’est, chiamate generalmente Yi, con le quali mantengono forti legami, di tal forma che quando il regime degli Xia si debilita, gli Shang già erano i loro rivali più potenti.

È importante segnalare che l’esistenza dei tre stati Xia, Shang e Zhao (500 anni dopo gli Shang) è più o meno simultanea, arrivando ognuno ad un’egemonia in diversi periodi storici, comparabile con la posizione egemonica conquistata dalla Spagna, Francia e Inghilterra in successivi periodi della storia moderna europea. A parte questi, esistono altri stati, più o meno potenti, che spesso sono determinanti al mantenimento del potere per queste dinastie, così come influiscono nella loro caduta e decadenza.

L’epoca di dominio Shang si estende per 600 anni, dal 1700 a. C. al 1100 a. C. nonostante ritroviamo due fasi ben separate di sviluppo. Una nella sua prima capitale Erligang, e l’altra ad Anyang, e tra le due un periodo di crisi, dove ci arrivano poche notizie motivate dalla lotta dinastica, attacchi esterni o disastri naturali.

Tradizionalmente si considera che il re Tang fu colui che distrusse definitivamente gli Xia. Tang è considerato dalla storia un comandante capace e virtuoso. Stabilisce la sua base ad Erligang, proiettando quello che sarà il governo Shang. Governano dal 1500 al 1300 a. C.; una gran città di 25 Kmq, con una muraglia di terra pressata di 7 km di perimetro, alta 9 metri e larga 22 metri. Erlingang è una città ricca, al suo interno troviamo i palazzi e all’esterno i laboratori artigianali. Non è però possibile proseguire con gli scavi archeologici perché sopra Erligang si è costruita l’attuale città di Zhengzhou, capitale della provincia di Henan.

La società Shang

La società Shang è classista e militarizzata, con a capo il re, seguito da un’aristocrazia nobile, contadini e schiavi. L’agricoltura e la pastorizia si sono sviluppate parecchio a partire dalle opere d’irrigazione, con nuove tecnologie agrarie e nuove specie vegetali da coltivare, con le quali si genera ricchezza. Nonostante tutto questo sviluppo non si considera il livello di vita dei contadini, che per secoli rimane invariato. Di fatto, i piccoli villaggi di quest’epoca, secondo quello che ci raccontano gli scavi archeologici, rimangono legati alle caratteristiche della civilizzazione Longshan, fatto il quale dimostra che la ricchezza era ridistribuita solo all’interno dell’aristocrazia. Nella piramide sociale, sotto i contadini ci sono gli schiavi, catturati durante le guerre, che coltivano i campi o si occupano degli animali dei signori. Gli schiavi erano sacrificati, come i bovini, o sepolti vivi accompagnando i funerali dei potenti.

Il re è la massima autorità politica e religiosa; esercita il potere temporale coadiuvato da una serie di ministri; e il potere spirituale con l’appoggio di sciamani e indovini; l’azione militare con un poderoso esercito, che utilizza armi in bronzo, caschi, scudi di pelle, e posteriormente carri da guerra, diretto dai nobili dei clan alleati, che comandano direttamente sui guerrieri del proprio villaggio. Come ci racconta il professor Chang, la discendenza reale era composta da dieci tribù divise in due segmenti, che si davano il turno al momento del comando, il re è assistito da un ministro che appartiene al clan opposto, per mantenere una sorta di equilibrio tra le alleanze, e che preparava la successione dello stesso a favore di qualche appartenente alla sua stessa fazione. I primi ministri, che a volte correggeva il re o lo consigliava saggiamente, rappresentano il potere della metà dei clan della successione reale. Votati a che il buon governo del re arrivi ad uno stato di prosperità; i ministri occupano un ruolo che nei secoli successivi viene rappresentato dagli intellettuali e i letterati vicini all’imperatore. Sia le città che i loro cimiteri erano perfettamente disegnate, con le zone dove abitavano le due metà rituali. Al centro vivevano i nobili, mentre i contadini e artigiani avevano il loro proprio quartiere, separato dai nobili. Tutta la città era circondata da muraglie. La vita della classe dominante era sempre più complessa, utilizzando articoli lussuosi che fecero prosperare l’artigianato, specialmente le manifatture in bronzo. Si stabiliscono percorsi commerciali con paesi lontani, da dove arrivano le monete, conchiglie di ciprea, provenienti dalla costa a sud del Yangtze e luoghi ancora più lontani; le tartarughe da usare durante i riti degli indovini; il rame e lo stagno per fondere il bronzo, e altri beni necessari nella vita della nobiltà come, per esempio, la giada. L’uso di oggetti sontuosi da parte della nobiltà, favorisce l’artigianato e il commercio. Nelle città sono numerosi gli artigiani che si dedicano alla produzione di articoli di lusso che chiedono i nobili: bronzi e giada specialmente.

Il nascere della scrittura cinese

Il bronzo diventa l’oggetto di lusso per eccellenza. La ricchezza dei nobili si misura più con il bronzo che con il denaro. È per questo motivo che durante questa dinastia la metallurgica del bronzo si sviluppa senza uguali, raggiungendo un livello estetico elaborato senza confronto anche in tempi posteriori. Alcuni autori pensano che lo sviluppo della ceramica sia un agente determinante in quello del bronzo; molti pezzi e motivi hanno una gran somiglianza. L’esistenza di culture come quella di Sanxingdui, praticamente contemporanea agli Shang, con una metallurgica ugualmente avanzata, fa pensare alla possibilità di connessione con un’evoluzione e sviluppo ancora sconosciuti. I bronzi shang sono all’apice della metallurgica della Cina antica. A volte hanno un’iscrizione che ne spiega la loro funzione; uso frequente in libagioni rituali ci fa pensare che il liquore aiutasse a raggiungere uno stato di trans agli sciamani. In queste inscrizioni sui bronzi e in quelli realizzati a scopi rituali sui gusci delle tartarughe o scapole di bovini è dove ritroviamo per la prima volta la scrittura cinese come tale. Si può affermare dunque che la scrittura cinese nasce con la dinastia Shang. O più precisamente con lo spostamento della capitale ad Anyang, da qui è quando si usa costantemente nelle pratiche dei sacerdoti-sciamani. Ancora oggi non conosciamo dettagliatamente il suo sviluppo, prima di Anyang solo si sono ritrovati alcuni gruppi di segni che non si possono definire scrittura, neanche rudimentale, mentre ad Anyang appare una scrittura ben definita. È una scrittura che nei suoi primi pittogrammi descrive semplici fenomeni della natura, come l’acqua, il sole, la luna o le montagne, ma che poi evoluziona descrivendo concetti astratti, sentimenti e idee.