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<<Sandy! Saaaandy!>> urla Justin nel corridoio, così forte che sicuramente lo stanno sentendo dalla strada davanti all’edificio.
Varie teste escono dagli uffici accanto e si mettono a ridere sottovoce, ma spariscono subito appena Justin si avvicina.
<<Guardate bene e imparate come si ammazza un personaggio di cartone animato!>> urla ancora più forte, ma ad un tratto scorge la gonna grigia dietro ad una colonna in acciaio.
<<Eccoti!>> e si mette ad inseguirla.
Sandy se la da a gambe tra le varie scrivanie, con Justin che la insegue proprio a due passi di distanza. Meno male che non indossa mai i tacchi, le sue Toms vanno sempre bene in ogni occasione.
<<Feeermati!>> grida Justin così forte che quasi le provoca un infarto, a lei e a tutti quanti nella sala.
La ragazza urta una sedia che per qualche attimo impedisce Justin nella sua corsa, ma solo per qualche attimo. Polvere e documenti cominciano a spargersi nell’aria, mentre l’intero personale del reparto finanziario segue i due giovani con le bocche spalancate.
<<Cosa stai combinando, Jus?>> chiede d’un tratto De Angelis, responsabile delle pubbliche relazioni.
<<Signor Bennett, ha … perso una scarpa!!> fa notare Adriana, la segretaria di costui, raccogliendola perplessa con due dita.
<<Tienimela per dopo!!> risponde Justin, e riesce finalmente a raggiungere Sandy, che si sta appoggiando disperatamente sul pulsante di chiusura delle porte dell’ascensore, ma lui con uno sforzo immane ci infila il piede, per sfortuna quello scalzo, e con un grido di dolore riesce a gettarsi dentro.
Capitolo 5 – Bloccati in ascensore
Sandy schiaccia disperatamente un pulsante mentre Justin ne schiaccia un altro, e un altro ancora, caoticamente. L’ascensore comincia a trepidare pericolosamente con dentro i due giovani che si fissano in cagnesco.
<<Stai cercando di ammazzarci tutti e due?>> grida la ragazza, dandogli dei piccoli colpi sulle braccia.
Justin è davvero fuori di sé, sudato, respira con affanno e i capelli biondo cenere di solito perfettamente pettinati sono arruffati come se si fosse appena fatto la doccia.
<<Se mi tocca farlo per darti una lezione>> dice lui <<allora ne vale la pena!>>
<<OH al diavolo, Justin Bennett!>> dice Sandy, rinunciando e coprendosi il viso con le mani. Anche lei è scomposta, capelli fuori posto e il cuore che le batte all’impazzata. Non si è mai ritrovata da sola in ascensore con un pazzo che ha appena dichiarato di volerla ammazzare, e si chiede preoccupata cosa seguirà.
<<Stavi andando alla riunione con il signor Pagliettini di Pesca & Cioccolato, giusto?>> fa Justin andando dritto al punto. <<La riunione che doveva essere con me … il progetto che doveva essere mio>> sottolinea furibondo.
<<Cosa può fare l’invidia di un ragazzo simpatico>> osserva gelida Sandy, cercando di mantenere la calma e sistemarsi la camicetta. Un bottone si stacca all’improvviso e lei si china per raccoglierlo.
<<Cosa stai combinando adesso?>> chiede lui circospetto, ma improvvisamente c’è uno spaventoso scricchiolio, un tonfo violento e l’ascensore si ferma di botto tra i piani. La luce principale di colpo non c’è più e Justin e Sandy si ritrovano per terra, l’uno contro l’altra, avvolti dal buio e dalla paura.
Capitolo 6 – Obbligo o verità
<<Oddio, stavi davvero cercando di ammazzarci!>> bisbiglia Sandy terrorizzata, e con quasi un salto si stacca subito da lui.
Justin non ha ancora capito cosa sta succedendo ma per un attimo lo percorre un brivido .. quasi piacevole. Sandrine Martignon, secchiona della Bocconi, si trovava nelle sue braccia, la guancia incollata al suo petto, tremando. Lui poteva sentire il profumo delicato dei suoi capelli, percepire attraverso la sottile camicetta i battiti irregolari del suo cuore, premuto un secondo contro il suo.
<<Ora moriremo soffocati, spero che sei contento!>> grida lei dall'angolo dove si e' rifugiata e le sfugge un singhiozzo.
<<Basta, tranquillizzati>> esordisce Justin, passandosi le mani tra i capelli. Cerca e trova il pulsante di allarme dell'ascensore. <<Qualcuno ci sentirà, sanno tutti dove siamo, e' solo questione di tempo. Il tuo amico Salvatore Quattrocchi ci tiene sicuramente d'occhio...per così dire.>>
La piccola battuta non riscontra alcuna reazione. Sandy si e' chiusa in una specie di mutismo, accasciata per terra, sembra quasi presa da un attacco di panico.
Justin comincia a sentirsi un po' nervoso. Insomma...tutto ciò che voleva era dare una lezione alla piccola peste, non si aspettava che lei sembrasse così...vulnerabile.
O forse era solo una tattica per prendersi di nuovo gioco di lui?
<<Cosa c'e', soffri di claustrofobia?>> dice cercando di darsi un tono ironico.
Nessuna risposta.
<<Sandrine....Sandy! Pianeta Terra a Sandrine Martignon!>>
<<Senti Sandy>> fa Justin alla fine. <<Non avere paura, non ti tocco. Senti , visto che probabilmente ci vuole ancora qualche minuto prima che ci tirino fuori da qui...>>
<<Altro che qualche minuto!!>> viene rapida la risposta scontrosa di lei.
<<...perché non giochiamo ad un piccolo gioco? Così ci passa la paura.>>
<<E quale sarebbe?>>
<<Obbligo o verità. Dai, ci divertiamo un po'! Il fatto è>> dice lui veloce, senza lasciarle tempo di protestare,<<che vorrei davvero sapere perché stai cercando di distruggermi. Forse ti ho fatto qualcosa e non me ne sono reso conto...>>
<<Non sto cercando di distruggerti!>> grida Sandy, acida.
<<E allora come mai ce l'hai sempre con me? Mi dai l'impressione di essere anche simpatica, invece tutte le volte sembra che tu sia....in competizione con me.>>
<<La tua mente malata sta facendo apparire alla superficie mostri del tuo subconscio>> afferma lei improvvisamente molto calma.
Justin fa uno sforzo per rimanere calmo, cosa vorrebbe dire esattamente? si chiede per un attimo grattandosi la testa.
<<E il progetto Pesca & Cioccolato? Sapevi benissimo quanto ci tenevo!>> non può impedirsi di chiedere.
<<Ma non ho colpa se hanno scelto la mia idea! Di fatti, aprire un negozio on-line mi sembra il modo migliore per ampliare l'affare, così potranno consegnare i dolci direttamente a domicilio, in tutta Milano. Sinceramente, e' un'idea fantastica.>>
<<Ma...>>
<<Niente ma, ho solo dato loro la soluzione più ovvia. Basta, mettiti l'anima in pace>> dice risoluta. <<Non sto affatto cercando di distruggerti. Ora tocca a me.>>
<<Che cosa?>>
<<Tocca a me fare le domande. Di che segno sei?>> dice, e lo fissa con quei suoi grandi occhi neri tanto espressivi e seri.
Capitolo 7 – Impazzisco per i tuoi tatuaggi
Justin rimase per qualche attimo perplesso. Lei aveva proprio chiesto...ciò che gli era sembrato di sentire?
<<Sono leone>> mentì. Perbacco, se voleva sapere cose di lui non le restava che chiederlo a Teodora, capo del personale.
<<Bugie, sei Ariete>> fa Sandy con una semplicità quasi infantile.
<<Allora se lo sai perché chiedi?>> dice lui, di nuovo incavolato.
<<Per vedere se sei onesto. Stai dando tutta la colpa a me, ma stai giocando sporco>>.
<<Sei fantastica! Tu di che segno sei?>> dice Justin per dire qualcosa, mentre la sua mente lavora con velocità. Ma quella ragazza...si stava per caso prendendo una cotta per lui?? No. Non poteva essere.
<<Sono toro>> dice lei con semplicità. <<Posso farti un'altra domanda? Come mai tutti quei tatuaggi sulle braccia? E' una moda in America, vero? Come i cantanti famosi...Mi sorprende che Gerardo te lo abbia permesso, tutto qui, secondo me ti sta permettendo troppe cose>> Si mise a strisciare un piede avanti e indietro con fare infantile che voleva essere quasi provocante, e Justin seppe che alludeva all'episodio delle mutandine rosse.
Vedeva attraverso la semi- oscurità gli occhi lucenti di Sandy, pieni di una specie di velato rancore e di tanto altro... Deglutì non senza fatica. La ragazza era evidentemente interessata... alla sua persona. Ad un tratto ebbe quasi voglia di ridere, così facile sarebbe stato?
<<Ti piacciono? I miei tatuaggi>> disse cercando di avere un tono normale.
<<Ehmmm...>> La risposta si lasciava aspettare e Justin avrebbe giurato che lei quasi stava arrossendo.
Era finalmente riuscito a risolvere il mistero Sandy: non lo voleva distruggere, aveva una cotta per lui ed era probabilmente gelosa!
Si rilassò all'istante, perché si trattava di una questione che sapeva fin troppo bene maneggiare.
<<Ti piacerebbe toccarli?>> fece, abbassando il tono in maniera sexy.
<<Cosa?>> sussultò lei, portandosi una mano ai capelli. Justin sapeva che era segno di nervosismo, non stava più nella pelle.
<<I miei tatuaggi...puoi toccarli, se vuoi>>
<<Davvero??>> L'incredulità' mescolata alla speranza nella sua voce lo fece quasi intenerire.
Improvvisamente molto di buon umore, si tolse la giacca leggera e si sbottonò la camicia mostrando il petto nudo coperto di tatuaggi, che Sandy poteva solo intravedere attraverso la luce debole che proveniva di sopra l'ascensore. L'oscurita' contribuiva a creare un'atmosfera intima e carica di elettricità, e Justin si congratulò con se stesso, bloccare l'ascensore era stato un vero colpo di genio. Avrebbe dovuto ricordarselo per altre situazioni, compreso le ore piccole in ufficio con Annalisa.
<<Tu sei pazzo>> fece lei sogghignando, e rise anche lui, di gusto. Si rese conto che si stava rilassando. Lei aveva un sorriso radioso, che brillava nell'oscurità', e quelle che si intravedevano nelle sue guance erano delle deliziose fossette? per la prima volta si disse che per una piccola secchiona non era niente male e probabilmente se avesse vestito in maniera diversa avrebbe anche potuto fare colpo su una grande quantita' di adolescenti come lei, pieni di ormoni oppressi .
<<Dai, nessuno ci vede comunque. Non hai mai visto....voglio dire, un ragazzo tatuato prima, vero>>.
Capitolo 8 - Toccami
Sandy alzò gli occhi al cielo perché la trattava come se fosse una dodicenne.
<<Be' e' vero che non conosco molti ragazzi tatuati...ma tu ne hai davvero un'infinita'>> disse, gli occhi neri lucenti più del solito. Con quei capelli stretti in due codini da Britney Spears sembrava un piccolo angelo tentatore.
Lui sentì un brivido leggero che cercò di allontanare.
<<Toccami>> disse con voce rauca, e protese un braccio in avanti. Sui bicipiti era disegnata una testa di tigre in pieno assalto.
<<Non lo farei mai, per chi mi prendi?>> rispose lei, con altrettanta emozione nella voce. <<Cosa direbbe la tua fidanzata?>>
Ah, la fidanzata. Se avesse potuto, Justin si sarebbe fatto una bella risata, quella era una ragazzina che viveva in un mondo di soap-opere. Ma stranamente, lui non aveva alcuna voglia di pensare ad Annalisa. Tutto ciò che voleva ora era che Sandy gli accarezzasse la pelle con la sua piccola mano, che sicuramente doveva essere morbidissima. Sussultò al solo pensiero.
<<Non ti ho chiesto nulla di male, Sandy... se la cosa ti interessa, posso anche darti l'indirizzo di un tizio che fa degli ottimi tatuaggi>>. Stava per rinunciare quando lei protese una mano e gli toccò il braccio con un dito solo.
Lui trattenne il respiro. Il suo tocco era più delicato di una piuma, accarezzò lentamente la tigre per qualche secondo, poi si ritirò imbarazzata. A Justin parve che le fosse tremato la mano e si rese conto che anche il proprio cuore batteva più forte del normale. Era passato troppo tempo, dall'ultima volta che era uscito con una ragazza al college, a Chicago. Quell'amore da adolescenti, le timidezze, le occhiate con sottinteso, il primo sfiorarsi, i primi baci ...
Si chiese improvvisamente cosa sarebbe successo se avesse osato andarle più vicino.
In quel momento, un brusio inaspettato li fece trasalire. L'ascensore...stava salendo!
In meno di cinque secondi, prima che Justin e Sandy se ne rendessero conto, le porte si aprirono con un grande tonfo e loro si ritrovarono....all'ottavo piano, immersi di luce.
Con davanti praticamente l'intero personale della ditta, e in primo piano, Gerardo, Annalisa e Salvatore Quattrocchi.
Capitolo 9- Sesso nella vasca del capo
Forse per la prima volta in vita sua, Justin non seppe come reagire e rimase lì interdetto a fissare il suo capo, che lo stava fissando con altrettanto stupore, gli occhi sgranati come due polpette marroni.
Perché Justin si era scordato un piccolo dettaglio: era a torso nudo.
<<Amore, cosa ...stavate facendo?>> singhiozzò Annalisa, immagine dell'orrore, i capelli arruffati, occhi gonfi e trucco fino al mento. Come se li avesse colti in pieno delitto, l'uno sopra l'altro. Be' non sarebbe mancato molto, si disse Justin con un sussulto di orgoglio.
Cercò di guadagnare tempo e cominciò a infilarsi la camicia, mentre in quello stesso attimo Sandy si alzò da terra e se la diede a gambe prima che nessuno le potesse chiedere nulla. Era talmente scomposta, e quelle nei suoi occhi sembravano...lacrime?
Justin pensò di avere allucinazioni: la ragazza stava piangendo? Come se fosse appena stata...come se lui...
<<Justin Bennett Clark!>> ringhiò Gerardo, mentre Salvatore Quattrocchi lo aiutava imbarazzato ad alzarsi e a recuperare gli altri pezzi di abbigliamento. <<Nel mio ufficio! ADESSO!>>
Tre minuti dopo, lui e Gerardo Spiazzi avevano forse la discussione più furente di tutta la loro comune esistenza in quella ditta. Justin non lo aveva mai visto così fuori di sé, nemmeno quando per un grosso errore aveva perso anni fa' uno dei clienti più importanti .
<< Prima scopi Annalisa sulla mia scrivania....poi neanche ventiquattro'ore dopo cerchi di molestare una studentessa nell'ascensore? Mio Dio Justin, sei LETTERALMENTE IMPAZZITO? Ma non hai imparato davvero nulla in questi anni da quando stai lavorando con me: gli affari non si mescolano alla vita personale?? Stai per caso facendo uso di cocaina, recentemente? Hai problemi personali? Dimmelo, te lo supplico, perché così non possiamo assolutamente andare avanti!>>
<<Gera, Gera...>> cercò Justin di interrompere quello che sapeva che sarebbe stato un interminabile battibecco. Questa volta il suo capo sembrava veramente furibondo, e benché gli sembrasse che tutti stavano un po' esagerando, non poteva non sentirsi un tantino preoccupato.
<<Rispondi, per l'amor del cielo!>> tuonò Gerardo, facendolo sussultare sulla poltrona.
<<Ti rispondo se ti dai una calmata>> disse Justin, gelido.
Qualcuno bussò alla porta ed entrò senza aspettare. Era Adriana, la segretaria di De Angelis.
<<Scusate>> disse, <<penso che questo sia suo, signor Bennett>>.
Cosa? Da quando gli dava del lei, la scorsa settimana erano andati con un gruppo di amici a giocare al bowling e si erano divertiti un mondo!
Ma ora Adriana era più rigida di un palo dell'elettricita' quando gli gettò in braccio...la sua scarpa, quella che aveva perso quando stava inseguendo Sandy per l'intero pianerottolo.
<<Wow grazie Adri, me ne ero quasi scordato>> fece lui arrossendo, ma non ottenne che un'occhiata glaciale da parte sia della collega che del capo.
<<Mi adora>> assicurò Justin perplesso, mentre lei sbatteva la porta.
<<Ah ne sono convinto>> disse Gerardo, infilandosi in bocca uno stuzzicadenti e osservando il suo amico contorcersi e sudare nell'intento di infilarsi la scarpa.
Volle aggiungere qualcosa, ma qualcun'altro entrò all'improvviso. Questa volta, Annalisa irruppe nella stanza come un uragano, o meglio dire, quanto di uragano ci poteva essere in una donna barcollante, arrampicata su dei tacchi quindici e con la faccia cosparsa di trucco.
<<Ehi, cos'e' questo, un gabinetto pubblico?>> la sgridò Gerardo, fissandola con ostilità. Ci mancava proprio l'IQ di resistenza della Touchè' Comunicazioni e la sua giornata sarebbe stata perfettamente rovinata.
<<Amore mio!>> urlò Annalisa, facendo praticamente un salto dalla porta dritto nelle braccia di Justin, schiacciandolo contro la poltrona. Fece per dargli un bacio, e invece...lo schiaffeggiò con violenza.