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Si Mr. Evans
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Si Mr. Evans

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<<Dove sono i miei vestiti?>> Guardo la camicia che indosso poi Cade. Li rivoglio. Voglio indossare i miei di vestiti.

<<Sono ad asciugare. Ieri mentre facevi l’incosciente li hai lasciati sulla battigia e si sono bagnati.>>

“Già, davvero incosciente” sussurra la mia vocina. Come dargli torto. <<Scusa se ieri mi sono comportata…in quel modo.>>

<<È stata una delle sere più brutte della mia vita.>> Si strizza gli occhi con le dita.

Non riuscirò mai a ringraziarlo del tutto per avermi allontanato da quell’orrendo ragazzo che voleva fare di me ciò che era sua intenzione. Non voglio pensarci. <<Per fortuna ti ho raggiunta in tempo. Non so cosa ti avrebbe fatto quel…>> Non riesce a terminare la frase. Ha un’espressione cupa. Infuriata. Torva.

<<Ehi…>> Gli prendo il viso tra mani. Ha il fuoco negli occhi. <<Non preoccuparti.

Sono qui adesso.>> Per fortuna dopo la mia risposta, un sorriso gli invade le labbra. Perfette più che mai.

<<Non voglio che ti arrabbi.>>

<<Ti sembro per caso furibondo?>>

<<Si.>>

<<Nessuno deve farti del male, neanche col pensiero.>> Fa un sospiro profondo.

“Nessuno certo!” Penso. “Nessuno tranne te”.

<<Ti ho sentito stamattina, mentre parlavi con Naomi.>>

<<Non volevo che andasse così.>> Sussurra, stringendosi nelle spalle.

<<Così come?>> Porto la testa di lato.

<<Non mi aspettavo fossi tu…>> Si passa una mano sul viso. <<Intendo dire che…Senti Noele quello che ho detto oggi a Naomi è tutto vero. Mi conosco perfettamente e non voglio più farti soffrire. Quindi…>> Fa un sospiro.

<<Quindi cosa?>> Ho gli occhi lucidi, il cuore batte sempre più veloce, dentro il mio petto. Non voglio sentire quello che sta per dirmi.

<<Niente Noe…Niente.>> Si alza ed esce fuori dalla stanza. Non so a fare cosa. Mr. Calore Umano si è allontanato e dei brividi mi percorrono lungo tutto il corpo. Quando i miei occhi si posano su di lui, il mio corpo prova una smania che non ha mai provato in vita sua.

Ora che lo conosco sempre di più, Cade ha un qualcosa che non ho mai visto, provato…con altri ragazzi. Mi toglie il respiro ogni qualvolta si avvicina a me. “Forse l’accaduto di ieri è stato un bene” penso. A quest’ora non sarei sul suo letto, dentro una camicia che emana il suo profumo. È innegabile che abbia una sfaccettatura di sé che lo tormenta. Prima mi invita ad uscire, poi mi supplica di andare via e mi dice che “non può farlo” e poi ancora mi salva da un pazzo violentatore e mi porta a casa sua.

“Mi salva” sussurro nella mia mente e un sorriso che parte da un orecchio e termina nell’altro mi spunta e quasi mi è impossibile togliermelo. In fondo sin dal primo nostro incontro che mi salva. Forse è il destino che ci fa incontrare ogni qualvolta sono in pericolo, tranne l’unica volta che ci siamo visti per uscire. Comincio a pensare che oltre alla sua scura sfaccettatura ci sia un ragazzo dolce e premuroso nei miei confronti.

Mi alzo ed esco dalla stanza. Sono disorientata, non so in che porta entrare o dove sia Cade. Qui regna il silenzio. Improvvisamente una scia di odore di caffè giunge alle mie narici e come un cane da tartufo la seguo fino ad arrivare difronte una porta in legno massiccio. È socchiusa, quindi la spingo con la mano ed entro.

Cade è lì, in piedi che si diletta a preparare la colazione. Un piatto di riso, un hamburger, del pesce, del sugo e un uovo al tegamino.

Sembra una cena, non una colazione. Non sono solita mangiare così tanto a quest’ora del mattino. <<Siediti e mangia.>> Sussurra con tono dispotico mentre guarda il piatto. <<Devi riprendere le forze perdute ieri.>> Ora ha posato gli occhi su di me.

Arrossisco immediatamente.

<<Non so se mangerò tutto.>> Borbotto.

<<Devi.>> Mi ordina con tono tirannico.

“Perché ci tiene così tanto che divori tutto quello che contiene quel piatto?”

Si siede di fronte a me e controlla che mangi tutto. Nel frattempo mi fissa. Ha un braccio poggiato sul tavolo vicino al petto, l’altro sul gomito e sul palmo della mano la testa. Incrocio lo sguardo nel suo. Piega le labbra in un sorriso.

<<Cucini davvero bene.>> Affermo dopo aver posato la forchetta sul piatto.

<<Sono felice che ti sia piaciuto tutto.>> Sorride. Si è addolcito. Lo fisso. Mi piace quando è così.

<<Non so come ringraziarti per quello che hai fatto ieri sera

per me.>> Mi sento in debito. Questa è la seconda volta che mi salva la pelle e io non ho fatto niente a parte offrirgli un drink e accettare di uscire con lui.

<<Non so come, ma ogni volta che sei in pericolo sono sempre nelle vicinanze.>>

<<Per fortuna.>> Dopo aver parlato mi rendo conto di quello che ho appena detto.

“Per fortuna?”

Arrossisco e sfortunatamente lo nota. Si avvicina a me facendomi alzare.

<<Perché sei diventata rossa?>> Chiede, mentre mi scruta in viso con la mano sulla mia guancia.

Non sono in grado di rispondere. La voce se n’è andata a quel paese e il cuore mi batte all’impazzata al suo tocco.

<<Mm, c’è solo un motivo.>> Esclama. Poggia una sua mano sul mio fondoschiena e mi avvicina a lui. Cerco di distogliere lo sguardo dal suo. Mi svincolo dalla sua presa.

<<Devo andare al bagno.>>

Sgrana gli occhi e mi guarda allibito.

“Non te l’aspettavi che mi allontanassi eh” esclamo in mente.

<<Ti faccio strada.>> Con la mano mi fa cenno di precederlo.

Mi accompagna fin davanti la porta. Dopo essere entrata, la chiudo e faccio un gran sospiro. Noto la presenza di una vasca ma anche di una cabina doccia. Cosa ci farà mai con due utensili che hanno quasi lo stesso scopo? Mi dirigo verso lo specchio e ho quasi paura di guardarmi. Non so in che condizioni sono. Pian piano mi ci avvicino con gli occhi chiusi. Li apro lentamente e quando mi guardo rimango scioccata.

Come immaginavo sono un disastro.

Mi chiedo come Cade mi parli ancora. Ho i capelli tutti

scompigliati e la matita sbavata. Non mi trucco mai ma ieri sera prima di uscire dal camerino del bar ho deciso di mettere un po’ di matita per gli occhi prima di chiamare Naomi.

Mi lavo il viso con acqua fredda e i capelli li pettino con le dita, poi abbasso la testa come per guardare a terra e gli infilzo i polpastrelli smuovendoli a destra e a sinistra, poi butto la testa all’indietro ed ecco che la versione umana del Re Leone è pronta. Mi do due schiaffetti sulle guance per dare loro un tocco di vivacità, non che già non l’abbiano ma serve giusto un qualcosa in più. Prima di uscire noto la sua divisa, piegata alla perfezione sulla cassettiera in legno massiccio. Prendo la maglia blu tra le mani e la odoro. “Mio Dio” vado in estasi, chiudo gli occhi e la mia mente vaga tra i pensieri più impuri.

Mi immagino tra le sue braccia, intrappolata dalla sua salda presa, felice e immersa nel suo calore. “Mm” faccio un respiro profondo sulla sua maglia ed a malincuore la rimetto al suo posto. Mi sistemo la camicia ed esco fuori.

Mi dirigo nella stanza da letto e Cade è seduto ai piedi del letto con i miei vestiti in mano. Sta fissando un punto fisso del pavimento.

Forse avrà sentito i miei passi perché ha appena alzato lo sguardo da terra per guardarmi. <<Ti sta benissimo la mia camicia.>>

<<Grazie.>> Rispondo timida, dopo porto lo sguardo per terra.

<<Puoi anche tenerla se vuoi.>>

<<Preferisco la tenga tu.>> Perché me la vuole regalare? Forse non la vuole più perché l’ho indossata io. La può sempre lavare.

<<Come vuoi.>> Sembra che sia rimasto deluso dalla mia

risposta. Non la voglio la sua camicia. Per quanto bello sia

portarmela a casa, così potrò odorarla e sentire il suo profumo tutte le volte che vorrò, preferisco che stia al suo posto, cioè dentro il suo armadio.

<<Perché vuoi che la tenga io?>>

<<Perché ne ho tante.>> Mi rivolge un sorriso. <<Ciò non vuol dire che puoi metterti a regalare camicie a chiunque.>>

Mi fulmina con lo sguardo, come se avessi detto una bestemmia.

<<Non chiunque, ma a te.>>

“Cosa?”

Forse è meglio che chiudiamo il discorso “Camicia…” adesso. Non possiamo discutere per un indumento. È abbastanza da bambini. Quindi cerco di approfondire un dettaglio che mi affligge da quando mi sono svegliata.

<<Senti, ma ieri sera ero ubriaca?>>

<<Per fortuna no. Chissà cosa avresti fatto se lo fossi stata.>> Fa un sospiro di sollievo.

<<Ah ok. Non sono solita divenire brilla.>> Esclamo, sedendomi accanto a lui.

<<Brilla o meno, ieri ti sei cacciata nei guai. E mi farebbe un sacco piacere se non ti ci cacciassi mai più.>>

<<Agli ordini capo.>> Faccio un saluto militare e accenno un sorriso.

Lui alza un sopracciglio, probabilmente per sottolineare la mia battuta. Improvvisamente da un’espressione seria ne assume una serena ricambiando il sorriso.

<<Di cosa volevi parlarmi ieri sera, Cade?>> Decido di affrontare il discorso. Dovrà pur sempre arrivare il momento e reputo che questo sia quello giusto. Si volta a guardarmi, con i miei vestiti ancora tra le mani.

Ha uno sguardo intenso.

<<Volevo scusarmi per averti mandata via quella sera. Non

so cosa mi sia capitato. Mi sono comportato da vero stronzo. Forse è stata per gelosia oppure per paura di affezionarmi a te.>> Fa una pausa. Poggia i miei vestiti sul letto e mi cinge le mani con le sue. <<Senti, io ho un passato alle spalle, non bello, che mi porto dietro e mi ha portato a diventare così. Spero un giorno di svegliarmi e dimenticare tutto ma non è così. Noele, il mio destino è segnato.>>

Lo sapevo che c’era qualcosa del suo passato che l’ha segnato per tutto il resto della sua vita.

<<Cosa ti è successo?>> Chiedo. Provo compassione nei suoi confronti. Prova ancora dolore.

<<Non ne parlo mai con nessuno.>>

<<Fallo con me.>>

Per un attimo mi sembra che mi abbia lanciato uno sguardo maligno. Non vorrei essere stata fraintesa. Mi affretto a precisare. <<Confidati, parla con me.>>

<<Non posso.>> Sussurra con un filo di voce.

Lascerò che sia lui a parlare di sua spontanea volontà. Quando sarà pronto ad affrontare l’argomento. <<Per favore potresti passarmi i vestiti?>> Gli porgo la mano.

<<Si certo.>>

<<E per favore potresti uscire dalla stanza? Dovrei cambiarmi.>> Arrossisco.

Cade si alza e rimane per qualche secondo bloccato di fronte a me a fissarmi, come se fosse immerso nei suoi pensieri. Poi scrolla la testa. <<Si certo.>> Lo accompagno alla porta e la chiudo. Mi cambio in fretta. Non voglio più sentire parlare di cibo almeno per una settimana. Ho lo stomaco pieno. Devo andare nel mio appartamento e in fretta. Fare una bella doccia rinfrescante e andare a lavorare.

Apro la porta e mi ritrovo Cade di fronte, in piedi. Mi

guarda fisso. Lo voglio. Lo voglio tutto per me. Adesso. Non ho mai desiderato un ragazzo così tanto in vita mia.

Ha qualcosa in mente, ma si trattiene. Vorrei tanto saperlo. Si mordicchia le unghie. Perché? Non lo ha mai fatto.

<<Tutto bene?>> Mi guarda con occhi pieni di smania.

<<S…si.>> Balbetto. <<Tu?>> Lo scruto in viso.

<<Noele non so se resisterò a lungo…>> Fa un sospiro.

<<Resistere a cosa?>> Rimango immobile sulla soglia della porta con la mano poggiata sulla maniglia. <<A te.>> Mi poggia la mano sulla guancia. Chiudo gli occhi e sento dei brividi percorrermi la schiena e le orecchie divampare.

<<Non farlo allora.>> Esclamo con un filo di voce. <<Ho promesso di non farti soffrire mai più.>> Sussurra con voce piena di rimorso.

<<Non lo farai. Non mi farai soffrire.>> Lo guardo con occhi piena di frenesia. È agitato e desideroso. Fa scorrere la mano lungo la mia schiena e mi avvicina a lui.

<<So che finirò per farlo.>>

<<Mi fido di te.>>

<<Fai male. Non mi conosci.>> Fa un sorriso malizioso.

<<Provaci almeno.>>

“Baciami.” Esclamo nella mia mente. Il respiro si fa sempre più affannoso. Del cuore non ho più il controllo e la mente si è persa tra i pensieri più impudici.

Non so cosa accadrà ma di una cosa sono certa. Lo desidero più di ogni altra cosa.

Infilo le mani sotto la sua maglia. È caldo e al mio tocco si contrae.

<<Non farlo.>>