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Si Mr. Evans
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Si Mr. Evans

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Cade è poggiato sotto una palma. Indossa un pantalone bianco e una camicia azzurra con diversi fiori bianchi a mezze maniche, un colletto senza solino e due spacchetti laterali, ma la cosa più bella è che la tiene tutta aperta lasciando intravedere gli addominali. Resto senza parole quando lo vedo. È tremendamente sexy.

<<Finalmente.>> Sussurra. <<Temevo che non venissi più.>> Piega le labbra in un sorriso. Mi prende il braccio per avvicinarmi a lui e la scossa ritorna facendomi diventare rossa in volto.

<<Scusa per il ritardo, ho avuto un contrattempo nel camerino.>> Ogni scusa è sempre buona.

<<Spero nulla di grave.>> Mi fa un sorriso e mi guarda dritto agli occhi.

<<No, no, tranquillo.>> Incrocio le braccia per sentirmi più

a mio agio. Vorrei tanto domandargli chi era quella ragazza che ho sentito mentre parlavamo per telefono.

<<Sono felice di rivederti, Noele.>> Dice. Ora ha poggiato la mano sulla palma portando il peso del corpo contro di essa.

<<Anch’io.>> Arrossisco in una maniera sconsiderata. Mi inquieta e spero che non lo farà per tutta la durata dell’appuntamento. <<Dove andiamo?>>

<<Tu dove vorresti andare?>> Chiede con voce armonica poggiando il suo sguardo sul mio viso. <<Non so, sei stato tu ad invitarmi non io. Quindi ti lascio il libero arbitrio.>> Gli lancio un celere sguardo. Sta pensando. Alza gli occhi al cielo, porta il peso sulle sue gambe e mi rivolge un seducente, sontuoso e armonico sorriso.

“Perché proprio a me?” Naomi e Beverly mi stanno guardando dal bar e mi sorridono. Chissà cosa staranno pensando in questo momento.

<<Che ne pensi se intanto andiamo a prendere qualcosa da bere?>>

<<O…ok andiamo allora.>> Esclamo. Mi poggia una mano sulla spalla opposta alla sua posizione ma con un rapido gesto mi scosto scrollandomi di dosso il suo braccio. Meglio mantenere le distanze. Di fronte a questo gesto Cade rimane in silenzio. Percorriamo la strada in tutta quiete tanto da imbarazzarmi in modo sconfinato.

Si schiarisce la voce con un colpo di tosse, facendomi sobbalzare.

<<Allora, da quando lavori in quel bar?>> Finalmente qualcuno che parla.

<<Da circa un anno>> Prendo una pausa. <<E tu? Da quando fai il vigile del fuoco? Non ti ho mai visto da queste parti.>>

<<Da quando avevo ventidue anni. Mi hanno trasferito

da Honolulu circa un mese fa.>>

Improvvisamente un bambino mi lancia la palla tra le

gambe facendomi perdere l’equilibrio ma la tenuta salda delle braccia di Cade sotto le mie, impediscono di farmi fare una figuraccia che avrei ricordato per anni. <<Ehi, stai più attento la prossima.>>

Grida infuriato Cade contro il bambino.

<<Mi scusi signore, non l’ho fatto apposta.>>Dice dispiaciuto il ragazzino.

<<Ora vai prima che te la rompo quella palla.>> Per tutta la durata della ramanzina, Cade mi tiene stretta a sé. Come se avesse salvato un oggetto prezioso dal rompersi.

Poi si gira verso di me e mi guarda fisso con occhi agitati.

<<Tutto bene?>> Chiede preoccupato. Mi sta tenendo ancora stretta, contro il suo fisico marmoreo. Il cuore comincia a battere più forte del solito. Sento il viso arrossire sempre di più e il respiro di Cade che mi riscalda il viso a pochi centimetri dal suo.

Poi si allontana guardando per terra e circonda il suo mento con indice e pollice.

<<Credo che dovremmo andare ora.>>

Mi guarda. <<Seguimi, abbiamo una splendida serata che ci attende.>> Ora è ritornato tutto alla normalità.

Ma la mia mente è ancora ferma a quando si è avvicinato col suo viso al mio e il cuore sta ancora battendo forte, per non parlare della piacevole scossa che mi percorre lungo la schiena.

Camminiamo per altri cinque minuti, immersi nel silenzio più totale, prima di entrare nel Pub dove mi ha proposto di uscire con lui, il Dark Pub.

<<Un Margarita per favore.>> Ordina al barista, poi si volta a guardarmi. <<Tu cosa desideri?>>

<<Un Blue Hawaiian grazie.>> Mi rivolgo al ragazzo che prepara i drink.

Ci sediamo in un tavolo, quello stesso dove Naomi si era

ipnotizzata quando ha visto Alexavier.

<<Allora…>> Sorride. <<Stavamo parlando di te, prima che ti salvassi da quel moccioso.>>

<<Che io ricordi, è di te che stavamo parlando.>>

<<Che memoria>> Esclama. <<Cosa mi avevi chiesto?>>

<<Ecco a voi i drink.>> Ci interrompe il barista, ci serve le ordinazioni, in più ci porta le noccioline.

<<Adoro le noccioline.>>Ringrazio il ragazzo e ne prendo una. <<Mi stavi raccontando che ti avevano trasferito da Honolulu.>>Riprendo il discorso.

<<Si, ricordo.>>

<<Perché?>> Chiedo curiosa.

<<Ho chiesto il trasferimento.>>

<<Per quale motivo? Se non sono troppo indiscreta.>> Inclino la testa, mentre divoro le noccioline.

<<Incompatibilità caratteriale con alcune persone.>> Si passa le dita tra i capelli. Ha un che di misterioso. <<Hm…>> Queste noccioline sono davvero buone e la risposta di Cade non mi convince. <<Colleghi?>>

<<Si.>>Taglia corto. Ma anche questa volta la risposta non mi sembra sincera.

<<Perché quella sera, quando eravamo in riva al mare non hai voluto rispondere alla domanda se sei fidanzato?>>

Mi fulmina con lo sguardo dopo che ha bevuto un sorso del suo drink quasi andato di traverso dopo la mia domanda.

<<Perché non mi piace parlarne, e anche ora ti dirò di cambiare discorso.>>

<<Ma perché? Ho accettato il tuo appuntamento, devi una risposta alla mia domanda.>>Affermo. La pazienza sta per finire a riguardo. Voglio sapere perché non vuole parlarne ne vale della mia incolumità.

<<Noele, per favore…>>

<<Di me ti puoi fidare, puoi dirmi tutto.>>

<<Si vede che non mi conosci.>> Esclama con un filo di malizia.

Decido di andare in bagno. Questa conversazione sta prendendo una brutta piega. Dopo alcuni minuti ritorno. Ma prima di sedermi sto a guardarlo per alcuni secondi. È bello e dannato. È seduto e con le dita fa girare il bicchiere, sembra pensieroso. Poi lo raggiungo dalle spalle.

<<Io sono originaria di Honolulu.>>

<<Davvero?>> Lo guardo, è sorpreso dalla mia affermazione. Come se la conversazione precedente non fosse mai avvenuta. Ma non posso fare altro che notare la sua bellezza. I suoi occhi verdi e le spalle possenti, vorrei tanto toccarle per vedere quando sono muscolose.

Poi guardo il suo collo, bello e sexy da morire e comincio a

fantasticare a cosa potrei fargli se fosse tutto mio.

<<Ehi Noele?>> Mi passa la mano davanti gli occhi, per portarmi sulla terra ferma.

<<Si scusa…>> Mi schiarisco la voce. <<Fino a un anno fa abitavo a Honolulu con i miei.>>

<<Perché hai deciso di venire qui?>>

<<Per essere indipendente e poi volevo avverare il mio sogno.>>Affermo, mentre bevo un sorso del mio drink.

<<Quale?>>

<<Cosa?>>

<<Il tuo sogno.>> Cade mi fa distrarre in continuazione, facendomi perdere il filo del discorso. Meglio se non lo guardo più e mi concentro sulle noccioline.

<<Quello di diventare barista.>> Mormoro, dandolo per scontato.

<<E con Naomi, da quando vi conoscete?>>

<<Sin da piccole. Ci facemmo una promessa.>> Sorrido al ricordo. Eravamo sedute sul giardino di casa mia e fantasticavamo sul nostro futuro e in mano avevamo due bicchieri di champagne con dentro del succo alla pesca per brindare, e a un certo punto diventammo entrambe serie. <<Ci siamo promesse che comunque sarebbero andate le cose, dovevamo avverare i nostri sogni, io di lavorare in un

bar e Naomi di fare la segretaria ad un uomo d’affari affascinante e sexy.>>

<<Alexavier.>>

<<Si e a quanto pare ci è riuscita in pieno nel tentativo di avverare il suo sogno.>>

<<Che intendi dire?>> Chiede, ha contorto la mandibola. Ha un’espressione tesa e seria.

<<Che Alexavier è un bel uomo d’affari, affascinante e sexy.>>

Alla mia affermazione digrigna i denti e mi guarda fissa negli occhi. È teso. Sembra quasi geloso del suo amico.

<<Credo che sia l’ora di andare via.>>

<<Dove?>>

<<Nelle nostre rispettive case.>>

<<Come? Perché?>>

<<Quante domande? Andiamo e basta.>> Si dirige verso il banco per andare a saldare il conto poi mi raggiunge. Sembra infuriato. Lo noto dagli occhi, sono scuri e privi di luce.

<<Mi spieghi almeno il motivo di questo comportamento?>>

<<Quale comportamento?>> Mi prende il braccio e mi trascina fuori dal Pub.

<<Questo.>>Affermo infastidita.

<<Non hai idea di quello che dici.>>

<<Credo che ti dà fastidio il fatto che io reputi Alexavier un uomo affascinante e sexy.>> Affermo senza pietà.

<<Io invece credo che dovresti cominciare a stare in silenzio.>>

Ora capisco le parole di Amber al bar. È tremendamente strano.

<<Mia madre e mio padre mi hanno fatto una lingua per parlare e quindi la utilizzo.>>

<<Per i miei gusti è una lingua troppo lunga.>>

<<Perché non accetti la realtà dei fatti? E poi perché fai così? Non siamo mica fidanzati.>> A questa frase Cade mi sbatte contro il muro, con una mano sul mio fianco e con l’altra affonda le dita dentro i miei capelli e con il pollice sulla guancia. Mi guarda dentro gli occhi. Io rimango immobile, sono incastrata tra il muro e il suo possente corpo, sento il suo profumo e il respiro affannoso.

<<Odio la parola fidanzata.>> È calmo all’apparenza ma dentro di sé non credo proprio.

<<Perché?>>

<<Non posso.>>Scuote la testa.

Gli guardo le labbra, sono carnose ed emanano un enorme desiderio di essere baciate.

4

Ho una tremenda voglia di baciarlo e sentire quella inebriante scossa percorrermi tutto il corpo per l’eternità.

Ha poggiato la mano sul muro e l’altra sul mio fondo schiena, avvicinandomi sempre di più a lui. Comincio a non capire la situazione. Mi sfiora le labbra con le sue. Sembra agitato e non so il perché. Mi guarda con occhi pieni di smania ma qualcosa lo trattiene.

<<Noe senti, non credo sia una buona idea.>>

<<Cosa?>>

<<Tutto questo.>>

<<Perché no?>> Borbotto. Entrambi bramiamo dal desiderio di baciare l’un l’altro, ma non muoviamo un passo.

<<Sei una ragazza umile, dolce e gentile. Meriti di meglio.>> Sussurra dolcemente. Poi allenta la presa e si allontana guardandomi negli occhi. <<Ti prego, va via.>> Drizza il braccio per farmi capire di allontanarmi da lui. Riesco a percepire la sua frustrazione. Ora capisco i comportamenti strani di Cade di cui mi parlava Amber.

<<Ma…>> Mi poggia una sua calda mano sulla bocca per farmi stare zitta. Sta tremando ed è caldo. <<Per favore…>> Con la testa mi fa cenno di andare via.