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–Non dimenticate i pellet!
E sventolando il cappello, continu? a salire le scale.
Andai in camera mia a preparare il fucile, non tanto perchе avesse bisogno di essere pulito, quanto perchе cercavo una scusa per non rimanere in sala da pranzo, dove finalmente Maria non si fece vedere.
Avevo una scatola di pistoni aperta in mano quando vidi Maria venire verso di me, portandomi il caff?, che assaggi? con un cucchiaio prima di vedermi.
I pistoni si sono rovesciati sul pavimento non appena si ? avvicinato a me.
Senza decidersi a guardarmi, mi augur? la buona sera e, appoggiando il piattino e la tazza sulla ringhiera con mano instabile, cerc? per un istante con occhi vigliacchi i miei, che la fecero arrossire; poi, inginocchiandosi, cominci? a raccogliere i pistoni.
–Non farlo", dissi, "lo far? dopo".
–Ho un ottimo occhio per le piccole cose", rispose; "vediamo la scatoletta.
Si protese verso di lei, esclamando alla sua vista:
–Oh, sono stati tutti annaffiati!
–Non era pieno", osservai, aiutandolo.
–E che domani avrai bisogno di questi", disse, soffiando via la polvere da quelli che teneva nel palmo roseo di una mano.
–Perchе domani e perchе questi?
–Perchе, dato che questa caccia ? pericolosa, penso che sbagliare un colpo sarebbe terribile, e so dalla scatoletta che questi sono quelli che il dottore le ha dato l'altro giorno, dicendo che erano inglesi e molto buoni.....
–Si sente tutto.
–A volte avrei dato qualsiasi cosa per non sentire. Forse sarebbe meglio non fare questa caccia.... Josе ti ha lasciato un messaggio con noi.
–Vuoi che non vada?
–E come potrei pretendere questo?
–Perchе no?
Mi guard? e non rispose.
–Penso che non ci sia altro", disse, alzandosi in piedi e guardando il pavimento intorno a sе; "vado. Il caff? sar? gi? freddo.
–Provatelo.
–Ma non finire di caricare quel fucile adesso..... ? buono", aggiunse, toccando la tazza.
–Metto via la pistola e la prendo; ma non andate via.
Ero entrato nella mia stanza e ne ero uscito.
–C'? molto da fare l? dentro.
–Oh, s?", risposi, "preparo i dolci e le serate di gala per domani, quindi te ne vai?
Fece un movimento con le spalle, inclinando contemporaneamente la testa da un lato, che significava: come volete.
–Ti devo una spiegazione", dissi avvicinandomi a lei. Vuoi ascoltarmi?
–Non ho detto che ci sono cose che non vorrei sentire? – rispose, facendo tintinnare i pistoni all'interno della scatola.
–Pensavo che quello che…
–? vero quello che state per dire, ? vero quello che credete.
–Cosa?
–Che io ti ascolti, ma non questa volta.
–Devi aver pensato male di me in questi giorni!
Ha letto, senza rispondermi, le scritte sul registratore di cassa.
–Non vi dir? nulla, dunque; ma ditemi cosa avete supposto.
–Che senso ha?
–Vuoi dire che non mi permetti nemmeno di scusarmi con te?
–Quello che vorrei sapere ? perchе l'avete fatto; ma ho paura di saperlo, perchе non ne ho dato alcuna ragione; e ho sempre pensato che ne aveste qualcuna che io non avrei saputo..... Ma visto che sembri essere di nuovo felice, lo sono anch'io.
–Non mi merito che tu sia cos? buono come lo sei con me.
–Forse sono io che non merito....
–Sono stato ingiusto con te e, se lo permetti, ti chiedo in ginocchio di perdonarmi.
I suoi occhi, a lungo velati, brillarono di tutta la loro bellezza ed egli esclam?:
–Oh, no, mio Dio! Ho dimenticato tutto… mi sentite bene? Tutto! Ma a una condizione", aggiunse dopo una breve pausa.
–Tutto quello che volete.
–Il giorno in cui far? o dir? qualcosa che ti dispiacer?, tu me lo dirai e io non lo far? o non lo dir? mai pi?. Non ? facile?
–E non dovrei pretendere lo stesso da voi?
–No, perchе non posso consigliarvi, nе so sempre se quello che penso ? meglio; inoltre, sapete quello che sto per dirvi, prima che ve lo dica io.
–Sei sicura, dunque, che vivrai convinta che ti amo con tutta l'anima? -dissi, con voce bassa e commossa.
–S?, s?", rispose a bassa voce; e quasi toccandomi le labbra con una mano per indicarmi di stare tranquilla, fece qualche passo verso il salotto.
–Che cosa hai intenzione di fare? -Dissi.
–Non senti che John mi chiama e piange perchе non mi trova?
Indeciso per un attimo, nel suo sorriso c'era una tale dolcezza e un tale languore amoroso nel suo sguardo, che lei era gi? sparita e io la stavo ancora guardando estasiato.
Capitolo XXI
Il giorno dopo, all'alba, presi la strada della montagna, accompagnato da Juan Angel, che portava alcuni regali di mia madre per Luisa e le bambine. Mayo ci segu?: la sua fedelt? era superiore a qualsiasi castigo, nonostante alcune brutte esperienze che aveva avuto in questo tipo di spedizioni, indegne dei suoi anni.
Dopo il ponte sul fiume, incontrammo Josе e suo nipote Braulio, che erano gi? venuti a cercarmi. Braulio mi parl? del suo progetto di caccia, che si era ridotto a colpire con precisione una tigre famosa nelle vicinanze, che aveva ucciso alcuni agnelli. Aveva seguito le tracce dell'animale e scoperto una delle sue tane alla sorgente del fiume, a pi? di mezza lega sopra il possedimento.
Juan Angel smise di sudare quando sent? questi dettagli e, appoggiando il cesto che portava sulla lettiera di foglie, ci guard? con quegli occhi come se ci stesse ascoltando discutere di un progetto di omicidio.
Joseph continu? a parlare del suo piano d'attacco in questo modo:
–Rispondo con le mie orecchie che non ci lascer?. Vedremo se il vallone Lucas ? cos? affidabile come dice di essere. A Tiburcio rispondo: porta le munizioni grandi?
–S?", risposi, "e la pistola lunga.
Oggi ? il giorno di Braulio. ? molto ansioso di vederti recitare, perchе gli ho detto che tu e io sbagliamo i colpi quando miriamo alla fronte di un orso e il proiettile passa attraverso un occhio.
Rise forte, dando una pacca sulla spalla al nipote.
–Ebbene, andiamo", continu?, "ma lasciate che l'omino nero porti queste verdure alla signora, perchе io torno indietro", e si gett? sulle spalle il cestino di Juan Аngel, dicendo: "Sono cose dolci che la ragazza Mar?a mette fuori per suo cugino?
–Ci sar? qualcosa che mia madre mander? a Luisa.
–Ma cosa le ? preso alla bambina? L'ho vista ieri sera, fresca e bella come sempre. Sembra un bocciolo di rosa di Castiglia.
–Va bene ora.
–E cosa fai l? che non te ne vai da qui, negro", disse Josе a Juan Аngel. Porta la guamb?a e vai, cos? tornerai presto, perchе pi? tardi non ti far? bene stare qui da solo. Non c'? bisogno di dire nulla laggi?.
–Attento a non tornare indietro! -Gli gridai quando era dall'altra parte del fiume.
Juan Аngel scomparve nel canneto come un guat?n spaventato.
Braulio era un ragazzo della mia et?. Da due mesi era venuto dalla provincia per accompagnare lo zio e da tempo era follemente innamorato di suo cugino Trаnsito.
La fisionomia del nipote aveva tutta la nobilt? che rendeva interessante quella del vecchio; ma la cosa pi? notevole era una bella bocca, senza ancora il pizzetto, il cui sorriso femminile contrastava con l'energia virile degli altri tratti. Mite di carattere, bello e instancabile nel lavoro, era un tesoro per Josе e il marito pi? adatto per Trаnsito.
Madame Louise e le ragazze uscirono ad accogliermi sulla porta della capanna, ridendo e affettuosamente. I nostri frequenti rapporti negli ultimi mesi avevano reso le ragazze meno timide nei miei confronti. Lo stesso Giuseppe durante le nostre cacce, cio? sul campo di battaglia, esercitava su di me un'autorit? paterna, che scompariva quando venivano a casa, come se la nostra leale e semplice amicizia fosse un segreto.
–Finalmente, finalmente! -disse Madame Louise, prendendomi per un braccio e conducendomi in salotto. Sette giorni! Li abbiamo contati uno per uno.
Le ragazze mi guardarono sorridendo maliziosamente.
–Ma Ges?, com'? pallido", esclam? Louisa, guardandomi pi? da vicino. Non va bene; se venissi spesso qui, saresti grande come un uomo grasso.
–E cosa vi sembro? -dissi alle ragazze.
–Dico io", disse Transito. -Disse Transito: "Beh, cosa penseremo di lui, se ? laggi? a studiare e…
–Abbiamo avuto tante cose buone per te", interruppe Lucia: "abbiamo lasciato la prima badea del nuovo cespuglio danneggiata, aspettandoti: gioved?, pensando che saresti venuto, abbiamo mangiato una crema cos? buona per te....
–E che peje, eh Luisa? -aggiunse Josе; "se questa ? stata la prova, non sapevamo cosa fare con lui. Ma ha avuto motivo di non venire", continu?, in tono grave; "c'? stato un motivo; e visto che presto lo inviterai a passare un'intera giornata con noi? Non ? vero, Braulio?
–S?, s?, facciamo pace e parliamone. Quando sar? il grande giorno, signora Luisa? Quando sar?, Trаnsito?
Era pazza come un cappellaio e non avrebbe alzato lo sguardo per vedere il suo ragazzo per tutto l'oro del mondo.
–? tardi", disse Luisa, "non vedi che la casetta ha bisogno di essere imbiancata e le porte devono essere montate? Sar? il giorno della Madonna di Guadalupe, perchе Trаnsito ? un suo devoto.
–E quando?
–E tu non lo sai? Beh, il 12 dicembre. Non ti hanno detto che vogliono fare di te il loro padrino?
–No, e il ritardo nel darmi questa buona notizia non lo perdono al Transito.
–Ho detto a Braulio di dirtelo, perchе mio padre pensava che fosse meglio cos?.
–Sono grato di questa scelta come non potete immaginare; ma ? nella speranza che presto mi farete diventare un compagno.
Braulio guard? con molta tenerezza la sua bella sposa e lei, imbarazzata, si affrett? a organizzare il pranzo, portando con sе Lucia.
I miei pasti a casa di Josе non erano pi? come quelli che ho descritto in un'altra occasione: facevo parte della famiglia; e senza alcun apparecchio da tavola, tranne l'unico pezzo di posate che mi veniva sempre dato, ricevevo la mia razione di frisoles, mazamorra, latte e camoscio dalle mani della signora Luisa, seduta nе pi? nе meno di Josе e Braulio, su una panca fatta di radice di guadua. Non senza difficolt? li abituai a trattarmi cos?.
Anni dopo, viaggiando per le montagne del Paese di Giuseppe, vidi, al tramonto, allegri contadini arrivare alla capanna dove ero stato ospitato: dopo aver lodato Dio davanti al venerabile capofamiglia, aspettavano intorno al focolare la cena che la vecchia e affettuosa madre distribuiva: un piatto bastava per ogni coppia di sposi; e i piccoli facevano i grembiulini appoggiati sulle ginocchia dei genitori. E io distolsi lo sguardo da queste scene patriarcali, che mi ricordavano gli ultimi giorni felici della mia giovinezza....
Il pranzo ? stato succulento come al solito, condito da una conversazione che ha rivelato l'impazienza di Braulio e Josе di iniziare la caccia.
Erano circa le dieci quando, con tutti pronti, Lucas carico della carne fredda che Luisa aveva preparato per noi, e dopo le entrate e le uscite di Josе per mettere i cubetti di cabuya e altre cose che aveva dimenticato, siamo partiti.
Eravamo in cinque cacciatori: il mulatto Tiburcio, manovale della Chagra; Lucas, un Neivano di una vicina hacienda; Josе, Braulio e io. Eravamo tutti armati di fucili. Quelli dei primi due erano fucili da caccia, eccellenti, ovviamente, secondo loro. Josе e Braulio portavano anche lance, accuratamente equipaggiate con lance.
Non c'era pi? un cane utile in casa: tutti, a due a due, andarono a ingrossare il gruppo di spedizione, ululando di piacere; e perfino il preferito della cuoca Marta, Piccione, che i conigli temevano per la cecit?, tir? fuori il collo per essere annoverato nel numero degli abili; ma Giuseppe lo liquid? con uno zumba! seguito da qualche umiliante rimprovero.
Luisa e le ragazze erano inquiete, soprattutto Trаnsito, che sapeva che sarebbe stato il suo ragazzo a correre il pericolo maggiore, dato che la sua idoneit? al caso era indiscutibile.
Approfittando di un sentiero stretto e intricato, iniziammo a risalire la riva settentrionale del fiume. Il suo alveo inclinato, se cos? si pu? chiamare il fondo di giungla del burrone, orlato da rupi sulle cui cime crescevano, come sui tetti, felci ricciolute e canne aggrovigliate da rampicanti fioriti, era ostruito a intervalli da enormi pietre, attraverso le quali le correnti sfuggivano in rapide onde, zampilli bianchi e piumaggi capricciosi.
Avevamo percorso poco pi? di mezza lega, quando Josе, fermatosi all'imboccatura di un ampio fosso asciutto, murato da alte pareti rocciose, esamin? alcune ossa malamente rosicchiate sparse sulla sabbia: erano quelle dell'agnello che era stato usato come esca dalla bestia selvatica il giorno prima. Braulio ci precedette, mentre Josе e io ci addentrammo nel fosso. Le tracce si stavano alzando. Braulio, dopo un centinaio di canne di salita, si ferm? e senza guardarci ci fece cenno di fermarci. Ascolt? le voci della giungla, inspir? tutta l'aria che il suo petto poteva contenere, guard? l'alto baldacchino che i cedri, le jiguas e gli yarumos formavano sopra di noi e prosegu? con passi lenti e silenziosi. Dopo un po' si ferm? di nuovo; ripetе l'esame che aveva fatto alla prima stazione; e mostrandoci i graffi sul tronco di un albero che spuntava dal fondo del fosso, disse, dopo un nuovo esame delle tracce: "Questa ? la strada da cui ? uscito: ? noto che ? ben mangiato e ben baquiano". La chamba terminava venti canne pi? avanti con un muro dalla cui sommit? si sapeva, dalla buca scavata ai piedi, che nei giorni di pioggia i torrenti della pedemontana scendevano da l?.
Contro il mio giudizio, cercammo di nuovo la riva del fiume e continuammo a risalirla. Ben presto Braulio trov? le tracce della tigre su una spiaggia, che questa volta arrivavano fino alla riva.
Bisognava accertarsi se la bestia fosse passata da quella parte verso l'altra o se, impedita dalle correnti, gi? molto forti e impetuose, avesse continuato a risalire la riva dove ci trovavamo, cosa pi? probabile.