скачать книгу бесплатно
Tornai immediatamente nella mia stanza per prendere le pistole. Mary, dal giardino, ai piedi della mia finestra, porgeva a Emma un mazzo di montenegri, maggiorana e garofani; ma il pi? bello di questi, per grandezza e rigoglio, era sulle sue labbra.
–Buongiorno, Maria", dissi, affrettandomi a ricevere i fiori.
Lei, impallidendo all'istante, ricambi? il saluto in modo brusco e il garofano le cadde dalla bocca. Mi porse i fiori, lasciandone cadere alcuni ai miei piedi, che raccolse e mise a portata di mano quando le sue guance furono nuovamente arrossate.
–Vuoi scambiare tutti questi con il garofano che avevi sulle labbra", dissi mentre ricevevo gli ultimi?
–L'ho calpestato", rispose, abbassando la testa per cercarlo.
–Cos? calpestate, vi dar? tutte queste cose per lui.
Rimase nello stesso atteggiamento senza rispondermi.
–Mi permette di raccoglierlo?
Poi si chin? per prenderlo e me lo porse senza guardarmi.
Nel frattempo Emma fingeva di essere completamente distratta dai nuovi fiori.
Ho stretto la mano di Maria mentre le consegnavo il garofano desiderato, dicendole:
–Grazie, grazie! Ci vediamo oggi pomeriggio.
Alz? gli occhi per guardarmi con l'espressione pi? estasiata che la tenerezza e il pudore, il rimprovero e le lacrime, possono produrre negli occhi di una donna.
Capitolo XIX
Avevo percorso poco pi? di una lega e gi? lottavo per aprire la porta che dava accesso ai mangones dell'hacienda del padre di Emigdio. Superata la resistenza dei cardini e dell'albero ammuffiti, e quella ancora pi? tenace del pilone, costituito da una grossa pietra, che, appeso al tetto con un catenaccio, dava il tormento ai passanti tenendo chiuso quel singolare congegno, mi ritenni fortunato a non essere rimasto incastrato nel pantano pietroso, la cui rispettabile et? era nota dal colore dell'acqua stagnante.
Attraversai una breve pianura dove la coda di volpe, la macchia e il rovo dominavano le erbe palustri; l? alcuni cavalli da macina a coda rasata pascolavano, i puledri sgambettavano e i vecchi asini meditavano, cos? lacerati e mutilati dal trasporto di legna e dalla crudelt? dei loro mulattieri, che Buffon sarebbe rimasto perplesso nel doverli classificare.
La grande e vecchia casa, circondata da alberi di cocco e mango, aveva un tetto cenerino e cadente che si affacciava sul fitto e alto boschetto di cacao.
Non avevo esaurito gli ostacoli per arrivarci, perchе inciampai nei recinti circondati da tetillal; e l? dovetti far rotolare i robusti guadua sui gradini traballanti. Vennero in mio aiuto due neri, un uomo e una donna: lui era vestito solo di calzoni, mostrando la schiena atletica che brillava del sudore peculiare della sua razza; lei indossava una fula blu e per camicia un fazzoletto annodato alla nuca e legato alla cintura, che le copriva il petto. Entrambi portavano cappelli di giunco, di quelli che diventano presto color paglia con poco uso.
La coppia ridente e fumante non voleva far altro che vedersela con un'altra coppia di puledri, il cui turno era gi? arrivato al fiocco; e sapevo perchе, perchе mi colp? la vista non solo del nero, ma anche del suo compagno, armato di pagaie con il lazo. Gridavano e correvano quando scesi sotto l'ala della casa, incurante delle minacce di due cani inospitali che giacevano sotto i sedili del corridoio.
Alcune bardature di giunchi sfilacciati e selle montate sulle ringhiere bastarono a convincermi che tutti i piani fatti a Bogot? da Emigdio, impressionato dalle mie critiche, si erano infranti contro quelle che lui chiamava le baracche di suo padre. D'altra parte, l'allevamento del bestiame minuto era notevolmente migliorato, come dimostravano le capre di vari colori che appestavano il cortile; e vidi lo stesso miglioramento nel pollame, poichе molti pavoni salutarono il mio arrivo con grida allarmanti, e tra le anatre creole o palustri, che nuotavano nel vicino fossato, alcuni dei cosiddetti cileni si distinguevano per il loro comportamento circospetto.
Emigdio era un ragazzo eccellente. Un anno prima del mio ritorno a Cauca, suo padre lo mand? a Bogot? per avviarlo, come diceva il buon signore, a diventare un mercante e un buon commerciante. Carlos, che allora viveva con me ed era sempre al corrente anche di ci? che non doveva sapere, si imbattе in Emigdio, non so dove, e me lo piazz? davanti una domenica mattina, precedendolo quando entr? nella nostra stanza per dirgli: "Amico, ti uccider? di piacere: ti ho portato la cosa pi? bella.
Corsi ad abbracciare Emigdio che, in piedi sulla porta, aveva la figura pi? strana che si possa immaginare. ? sciocco pretendere di descriverlo.
Il mio compaesano era arrivato carico del cappello con i capelli color caff? e latte che suo padre, Don Ignacio, aveva indossato nelle settimane sante della sua giovinezza. Sia che fosse troppo stretto, sia che pensasse che fosse bello portarlo cos?, l'oggetto formava un angolo di novanta gradi con la nuca del nostro amico, lunga e irsuta. Quella struttura magra; quelle basette magre e smunte, che corrispondevano ai capelli pi? sconsolati nella loro negligenza mai visti; quella carnagione giallastra che scrostava il ciglio della strada assolata; il colletto della camicia infilato senza speranza sotto i risvolti di un gilet bianco le cui punte si odiavano a vicenda; le braccia imprigionate nel colletto della camicia; le braccia appuntate nel colletto della camicia; le braccia appuntate nel colletto della camicia; le braccia appuntate nel colletto della camicia; le braccia appuntate nel colletto della camicia; le braccia incastrate nelle maniche di un cappotto blu; i calzoni di chambray con ampi passanti di cordova e gli stivali di pelle di cervo lucidata erano pi? che sufficienti a suscitare l'entusiasmo di Carlo.
Emigdio aveva in una mano un paio di speroni dalle grandi orecchie e nell'altra un pacco voluminoso per me. Mi affrettai a liberarlo di tutto, soffermandomi un attimo a guardare severamente Carlos che, sdraiato su uno dei letti della nostra camera da letto, stava mordendo un cuscino, piangendo a dirotto, cosa che per poco non mi provoc? il pi? sgradito imbarazzo.
Offrii a Emigdio un posto nel salottino; e mentre sceglieva un divano a molle, il poveretto, sentendosi sprofondare, fece del suo meglio per trovare qualcosa a cui aggrapparsi nell'aria; ma, persa ogni speranza, si tir? su come meglio potе e, quando fu in piedi, disse:
–Che diavolo! Questo Carlos non riesce nemmeno a rinsavire, e adesso! Non c'? da stupirsi se per strada rideva dell'appiccicamento che mi avrebbe fatto. E anche tu? Beh, se queste persone qui sono gli stessi diavoli, cosa ne pensi di quello che mi hanno fatto oggi?
Carlos usc? dalla stanza, approfittando di un'occasione cos? felice, ed entrambi potemmo ridere liberamente.
–Che Emigdio! -disse al nostro visitatore, "siediti su questa sedia, che non ha trappola. ? necessario che tu tenga il guinzaglio.
–S?", rispose Emigdio, sedendosi con sospetto, come se temesse un altro fallimento.
–Che cosa ti hanno fatto? -Rispose pi? di quanto Carlos avesse chiesto.
–Avete visto? Stavo per non dirglielo.
–Ma perchе? -insistette l'implacabile Carlos, gettandogli un braccio intorno alle spalle, "diteci.
Emigdio era finalmente arrabbiato e non potevamo certo accontentarlo. Qualche bicchiere di vino e qualche sigaro sancirono il nostro armistizio. Per quanto riguarda il vino, il nostro connazionale ha osservato che il vino arancione prodotto a Buga era migliore e l'anisete verde della Paporrina pi? venduto. I sigari di Ambalema gli sembravano inferiori a quelli che portava in tasca, infilati in foglie di banano secche e profumati con foglie di fico e arancio tritate.
Dopo due giorni, il nostro Telemaco era ormai vestito e strigliato a dovere da mastro Ilario; e sebbene gli abiti alla moda lo mettessero a disagio, e i nuovi stivali lo facessero sembrare un candelabro, dovette sottoporsi, stimolato dalla vanit? e da Carlo, a quello che lui chiamava un martirio.
Una volta stabilitosi nella casa in cui vivevamo, ci divertiva nel dopocena raccontando alle nostre padrone di casa le avventure del suo viaggio e dando il suo parere su tutto ci? che aveva attirato la vostra attenzione in citt?. Per strada era diverso, perchе eravamo costretti ad abbandonarlo al suo destino, cio? alla gioviale impertinenza dei sellai e degli ambulanti, che correvano ad assediarlo appena lo vedevano, per offrirgli sedie Chocontan, arretrancas, zamarros, bretelle e mille gingilli.
Fortunatamente Emigdio aveva gi? finito di fare la spesa quando venne a sapere che la figlia della padrona di casa, una ragazza spigliata, spensierata e ridente, stava morendo per lui.
Carlo, senza fermarsi alle battute, riusc? a convincerlo che Micaelina aveva finora disdegnato i corteggiamenti di tutti i commensali; ma il diavolo, che non dorme, fece s? che Emigdio sorprendesse il figlio e l'amata una sera in sala da pranzo, quando credevano che il disgraziato dormisse, perchе erano le dieci, l'ora in cui di solito era al terzo sonno; abitudine che giustificava alzandosi sempre presto, anche se tremava di freddo.
Quando Emigdio vide ci? che aveva visto e ud? ci? che aveva udito, cosa che, se solo avesse visto e udito, non avrebbe fatto per la sua e la nostra tranquillit?, pens? solo ad accelerare la sua marcia.
Non avendo alcuna lamentela nei miei confronti, la sera prima del viaggio si confid? con me, dicendomi, tra le tante altre cose, che non aveva alcun peso:
A Bogot? non ci sono donne: sono tutti… flirt con le sette suole. Quando questa l'ha fatto, cosa ti aspetti? Ho persino paura di non salutarla. Non c'? niente come le ragazze della nostra terra; qui c'? solo pericolo. Vedi Carlos: ? un corpus altar, va a letto alle undici di sera ed ? pi? pieno di sе che mai. Lascialo stare; lo far? sapere a Don Chomo perchе gli metta le ceneri. Mi fa piacere vederti pensare solo ai tuoi studi.
Cos? Emigdio part?, e con lui il divertimento di Carlos e Micaelina.
Questo, in breve, era l'amico onorevole e amichevole che stavo andando a trovare.
Aspettandomi di vederlo arrivare dall'interno della casa, mi sono fatta strada sul retro, sentendolo gridare contro di me mentre scavalcava una recinzione nel cortile:
–Finalmente, sciocco! Pensavo che mi avessi lasciato ad aspettarti. Siediti, sto arrivando. E cominci? a lavarsi le mani, che erano insanguinate, nel fosso del cortile.
–Cosa stavi facendo? -gli chiesi dopo i nostri saluti.
–Poichе oggi ? giorno di macellazione e mio padre si ? alzato presto per andare ai paddock, stavo razionando i neri, il che ? un lavoro di routine; ma ora non ho nulla da fare. Mia madre ? molto ansiosa di vederti; le far? sapere che sei qui. Chiss? se riusciremo a convincere le ragazze a uscire, perchе sono diventate ogni giorno pi? chiuse di mente.
–Choto! grid?; e subito apparve un omino nero seminudo, con una bella uva sultanina e un braccio secco e sfregiato.
–Portate il cavallo alla canoa e pulite il puledro per me.
E rivolgendosi a me, avendo notato il mio cavallo, aggiunse:
–Carrizo con il retinto!
–Come ha fatto il braccio di quel ragazzo a rompersi in quel modo? -chiesi.
–Sono cos? rozzi, sono cos? rozzi! ? buono solo per badare ai cavalli.
Presto iniziarono a servire il pranzo, mentre io rimasi con Do?a Andrea, la madre di Emigdio, che quasi lasciava il suo fazzoletto senza frange, per un quarto d'ora che eravamo sole a parlare.
Emigdio and? a indossare una giacca bianca per sedersi a tavola; ma prima ci present? una donna nera adornata da un mantello pastuziano con un fazzoletto, che portava appeso a un braccio un asciugamano splendidamente ricamato.
La sala da pranzo ? stata la nostra sala da pranzo, il cui arredamento si riduceva a vecchi divani in pelle di mucca, ad alcune pale d'altare raffiguranti santi di Quito, appese in alto sulle pareti non proprio bianche, e a due tavolini decorati con ciotole di frutta e pappagalli in gesso.
A dire il vero, non c'era nulla di eccezionale a pranzo, ma la madre e le sorelle di Emigdio sapevano come organizzarlo. La zuppa di tortilla aromatizzata con le erbe fresche dell'orto, i platani fritti, la carne tagliuzzata e le ciambelle di farina di mais, l'eccellente cioccolato locale, il formaggio di pietra, il pane al latte e l'acqua servita in grandi brocche d'argento non lasciavano nulla a desiderare.
Mentre pranzavamo, ho intravisto una delle ragazze che sbirciava da una porta semiaperta; e il suo bel visino, illuminato da occhi neri come cammei, mi ha suggerito che ci? che nascondeva doveva essere molto in armonia con ci? che mostrava.
Salutai la signora Andrea alle undici, perchе avevamo deciso di andare a vedere Don Ignacio nei paddock dove faceva il rodeo, e di approfittare della gita per fare un bagno nell'Amaime.
Emigdio si spogli? della giacca e la sostitu? con una ruana filettata; si tolse gli stivali a calza per indossare delle espadrillas logore; si allacci? una calzamaglia bianca di pelle di capra pelosa; indoss? un grande cappello Suaza con una copertura di percalle bianco e mont? sul puledro, prendendo la precauzione di bendarlo prima con un fazzoletto. Mentre il puledro si raggomitolava e nascondeva la coda tra le gambe, il cavaliere gli grid?: "Vieni con il tuo inganno!" scaricando immediatamente due sonore frustate con il lamantino Palmiran che brandiva. Cos?, dopo due o tre corcovo che non riuscirono nemmeno a smuovere il signore in sella alla sua chocontana, montai e partimmo.
Quando raggiungemmo il luogo del rodeo, distante dalla casa pi? di mezza lega, il mio compagno, dopo aver approfittato del primo piano apparente per girare e grattare il cavallo, entr? in una conversazione a braccio di ferro con me. Mi spieg? tutto quello che sapeva sulle pretese matrimoniali di Carlos, con il quale aveva ripreso l'amicizia da quando si erano incontrati di nuovo nel Cauca.
–Che ne dici? -, fin? per chiedermi.
Schivai furbescamente la risposta; e lui continu?:
–A che serve negarlo? Charles ? un ragazzo che lavora: una volta convinto che non pu? diventare un piantatore se prima non mette da parte i guanti e l'ombrello, deve fare bene. Mi prende ancora in giro perchе prendo il lazo, costruisco una staccionata e faccio il barbeque al mulo; ma lui deve fare lo stesso o fallire. Non l'avete visto?
–No.
–Credi che non vada al fiume a fare il bagno quando il sole ? forte, e che se non gli sellano il cavallo non vada a cavallo; tutto questo perchе non vuole abbronzarsi e sporcarsi le mani? Per il resto, ? un gentiluomo, questo ? certo: non pi? tardi di otto giorni fa mi ha tirato fuori dai guai prestandomi duecento patacones che mi servivano per comprare delle giovenche. Lui sa che non si lascia sprecare; ma questo ? ci? che si chiama servire in tempo. Per quanto riguarda il suo matrimonio… ti dico una cosa, se ti offri di non bruciarti.
–Dica, amico, dica quello che vuole.
–Nella vostra casa sembrano vivere con molto tono; e mi sembra che una di quelle bambine cresciute in mezzo alla fuliggine, come quelle dei racconti, debba essere trattata come una cosa benedetta.
Rise e continu?:
–Dico questo perchе Don Jerоnimo, il padre di Carlos, ha pi? gusci di un siete-cueros ed ? duro come un peperoncino. Mio padre non pu? vederlo perchе l'ha coinvolto in una disputa fondiaria e non so cos'altro. Il giorno in cui lo trova, la sera dobbiamo mettergli un unguento di yerba mora e dargli un massaggio di aguardiente con malambo.
Eravamo arrivati al luogo del rodeo. In mezzo al recinto, all'ombra di un albero di guаsimo e tra la polvere sollevata dai tori in movimento, scoprii Don Ignacio, che si avvicin? per salutarmi. Cavalcava un quarto di cavallo rosa e rozzo, bardato con una tartaruga la cui lucentezza e decadenza ne proclamavano i meriti. La scarna figura del ricco proprietario era cos? decorata: pauldrons leonini malandati con tomaie; speroni d'argento con fibbie; una giacca di panno non impacchettata e una ruana bianca sovraccarica di amido; a coronare il tutto, un enorme cappello Jipijapa, di quelli che si chiamano quando chi li indossa galoppa: Sotto la sua ombra, il grande naso e i piccoli occhi azzurri di Don Ignacio facevano lo stesso gioco della testa di un paletоn impagliato, dei granati che porta per pupille e del lungo becco.
Raccontai a Don Ignacio quello che mio padre mi aveva detto sul bestiame che avrebbero ingrassato insieme.
–Rispose: "Va tutto bene", disse, "Si vede che le manze non possono migliorare: sembrano tutte delle torri. Non vuoi entrare e divertirti un po'?
Gli occhi di Emigdio si sono spalancati a guardare i cowboy al lavoro nel recinto.
–Ah tuso! -grid?; "attenzione a non allentare il pial.... Alla coda! Alla coda!
Mi scusai con Don Ignacio, ringraziandolo allo stesso tempo; lui continu?:
–Niente, niente; i bogotani hanno paura del sole e dei tori feroci; per questo i ragazzi sono viziati nelle scuole. Non lasciate che vi menta, quel bel ragazzo, figlio di don Chomo: alle sette del mattino l'ho incontrato sulla strada, infagottato con una sciarpa, in modo che si vedesse solo un occhio, e con un ombrello!.... Voi, a quanto vedo, non usate nemmeno queste cose.
In quel momento, il cowboy gridava, con il marchio rovente in mano, applicandolo alla paletta di diversi tori sdraiati e legati nel recinto: "Un altro… un altro".... Ognuno di questi gridi era seguito da un muggito, e Don Ignacio usava il suo coltellino per fare un'altra tacca su un bastone di guasimo che serviva da foete.
Poichе il bestiame poteva essere pericoloso quando si alzava, Don Ignacio, dopo aver ricevuto il mio saluto, si mise al sicuro entrando in un recinto vicino.
Il posto scelto da Emigdio sul fiume era il migliore per godersi il bagno che le acque dell'Amaime offrono in estate, soprattutto nel momento in cui abbiamo raggiunto le sue sponde.
I guabos churimos, sui cui fiori svolazzavano migliaia di smeraldi, ci offrivano un'ombra fitta e una lettiera di foglie ammortizzata dove stendevamo le nostre ruane. Sul fondo della profonda pozza che si trovava ai nostri piedi, erano visibili anche i sassolini pi? piccoli e le sardine d'argento si divertivano. In basso, sui sassi non coperti dalle correnti, aironi blu e garzette bianche pescavano facendo capolino o pettinando il loro piumaggio. Sulla spiaggia antistante, belle mucche erano sdraiate sulla spiaggia; le ara nascoste tra le fronde degli alberi di cachimbo chiacchieravano a bassa voce; e sdraiato sui rami alti, un gruppo di scimmie dormiva in pigro abbandono. Le cicale risuonavano ovunque con il loro canto monotono. Uno o due scoiattoli curiosi facevano capolino tra le canne e sparivano rapidamente. Pi? avanti nella giungla si sentiva di tanto in tanto il trillo malinconico dei chilacoas.
–Appendi la calzamaglia lontano da qui", dissi a Emigdio, "altrimenti usciremo dal bagno con il mal di testa.
Rise di cuore, guardandomi mentre li posavo sulla forcella di un albero lontano:
–Vuoi che tutto profumi di rose? L'uomo deve puzzare come una capra.
–Certo; e per dimostrare che ci credete, portate nella calzamaglia tutto il muschio di un capraio.
Durante il nostro bagno, sia che fosse la notte e le rive di un bel fiume a farmi sentire incline a confidarmi con lui, sia che fosse perchе mi ero dato da fare perchе il mio amico si confidasse con me, mi confess? che, dopo aver conservato per qualche tempo il ricordo di Micaelina come una reliquia, si era innamorato perdutamente di una bella ?apanguita, una debolezza che cercava di nascondere alla malizia di don Ignacio, poichе quest'ultimo avrebbe cercato di ostacolarlo, perchе la ragazza non era una signora; E alla fine ragion? cos?:
–Come se potesse essere conveniente per me sposare una signora, in modo da doverla servire invece di essere servito! E per quanto io sia un gentiluomo, cosa mai potrei fare con una donna del genere? Ma se conoscessi Zoila? Cavolo! Non vi annoio; ne fareste addirittura dei versi; che versi! Vi verrebbe l'acquolina in bocca: i suoi occhi potrebbero far vedere un cieco; ha la risata pi? furba, i piedi pi? belli e un girovita che....
–Lentamente", lo interruppi: "Vuoi dire che sei cos? freneticamente innamorato che annegherai se non la sposi?
–Mi sposo anche se la trappola mi prende!
–Con una donna del villaggio? Senza il consenso di tuo padre? Capisco: sei un uomo di barba e devi sapere cosa stai facendo. E Charles ha qualche notizia di tutto questo?
–Dio non voglia! Dio non voglia! A Buga ce l'hanno nel palmo delle mani e cosa vuoi che ci sia nella loro bocca? Fortunatamente Zoila vive a San Pedro e va a Buga solo ogni tanto.
–Ma tu me lo mostreresti.
–Per te ? un'altra cosa; ti porter? con me ogni giorno che vorrai.
Alle tre del pomeriggio mi separai da Emigdio, scusandomi in mille modi per non aver mangiato con lui, e alle quattro sarei tornato a casa.
Capitolo XX
Mia madre ed Emma uscirono nel corridoio per incontrarmi. Mio padre era uscito per visitare la fabbrica.
Poco dopo fui chiamata in sala da pranzo e non tardai ad andarci, perchе l? mi aspettavo di trovare Maria; ma fui ingannata; e quando chiesi a mia madre di lei, lei mi rispose:
Dato che i signori arriveranno domani, le ragazze sono impegnate a preparare dei dolci; credo che li abbiano finiti e che arriveranno adesso.
Stavo per alzarmi da tavola quando Josе, che stava salendo dalla valle verso la montagna con due muli carichi di canna-brava, si ferm? sull'altura che dominava l'interno e mi grid?:
–Buon pomeriggio! Non posso arrivare perchе ho una ch?cara e si sta facendo buio. Vi lascio un messaggio con le ragazze. Siate molto presto domani, perchе la cosa accadr? sicuramente.
–Bene", risposi, "verr? molto presto e saluter? tutti.